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lantidiplomatico

L’Italia è sull'orlo del fallimento. La schiavitù non sia il nostro destino

di Alberto Bradanini*

Ultimo editoriale dell'Ambasciatore Bradanini: "Un altro mondo è sempre possibile. La sfera finanziaria risponda dunque a quella politica. I mercati siano governati dallo Stato e non viceversa."

bd6321411bff8b8ca83be4e49a4a38e1L’Italia è sull’orlo del fallimento. Nella giungla di quesiti che stringono d’assedio la mente del cittadino davanti al vuoto d’orizzonte dei dirigenti alla guida del Paese risulta centrale comprendere il rapporto tra sistema monetario e finanza sovranazionale, poiché dietro un’apparente neutralità tecnica si nasconde l’eterno bisogno patologico di dominio e colonizzazione. Di tale tecnicismo imposto fanno parte la narrativa ‘endogena del vincolo esterno’ (un incomprensibile ‘fuoco amico’ del nostro ceto dominante contro il lavoro e l’ingegno degli italiani), la leggenda di una maggiore efficienza della nostra economia all’interno dell’eurozona (contro l’evidenza dei dati su potere d’acquisto, lavoro stabile, investimenti pubblici e via dicendo rispetto ai tempi della gloriosa lira) e il mito di un’Unione Europa meglio attrezzata per costruire una società più libera e più giusta, mentre è limpido come il sole che essa è strumento di dominio delle élite finanziarie sovranazionaliste, il cui obiettivo è la distruzione della statualità nazionale, ultimo baluardo a difesa dei beni sociali e dei ceti più deboli.

La forma, affermava un grande scrittore del secolo scorso, è la sostanza visibile dell’esistenza. La differenza, ancora una volta, la fa la consapevolezza. Se non possiamo sfuggire alla sofferenza, vorremmo almeno guardarla negli occhi. Alle prese con una transizione politico-sociale che lascerà profonde cicatrici, la coscienza di ciò che scorre nelle vene profonde è il punto d’inizio della riscossa. Un aspetto preliminare/fondamentale è quello che il pensiero classico cinese chiama ‘rettificazione dei nomi’, un percorso di ragione emotiva (si perdoni l’ossimoro), affinché le parole usate corrispondano alla realtà descritta. Un’apparente banalità, che fornirebbe tuttavia un prezioso ausilio, nei limiti della sua praticabilità, per combattere le ingiustizie del mondo.

Sarebbe un passo nella giusta direzione se, ad esempio, l’umiliante terminologia ‘vincolo esterno’ – pietra miliare psicopatologica di una condotta altrimenti incomprensibile del nostro ceto politico - fosse sostituita da ‘deliberata flagellazione auto-inflitta’, ovvero se al posto della mistica dei ‘rapporti che uniscono i paesi membri dell’Unione Europea’, facessimo uso della sua traduzione rettificata, vale a dire le ‘crepe distruttive di benessere che separano i paesi membri dell’Edificio Tecnocratico Colonizzatore di popoli ingenui’. Un tale strumento rettificativo di nomi, poiché le scelte lessicali non sono mai neutrali, renderebbe la scena politica più decifrabile. Al posto di Unione Europea useremmo allora … ‘Discordia Europea’, invece di Banca Centrale Europea … ‘Banca Locale Tedesca’, Commissione Europea … ‘Comitato Centrale della finanza nordica’, Parlamento Europeo … Consiglio Europeo di Consulenza Normativa al servizio delle élite nordeuropee.

G. Orwell nel libro “1984”, descrivendo il linguaggio imposto dal Grande Fratello, scrive che l’aggettivo libero era utilizzabile solo nelle frasi quali “il campo è libero da erbacce”; quell’aggettivo non era utilizzabile per altri significati. Le parole d’ordine del regime erano: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. Nelle moderne società colonizzate dal pensiero unico, su un palcoscenico dove gli attori recitano mascherati, la saturazione lessicale dei media, creatori di (in-)cultura, fa da barricata al desiderio di conoscenza di un popolo che finisce così per amare persino i suoi carnefici.

Il poeta spagnolo Ramón Eder afferma che ‘la lotta per il potere può essere terribile, ma la lotta per le briciole del potere è sempre patetica’. L’Italia - insieme alla sovranità monetaria, e dunque al bene supremo della solvibilità permanente (nessun paese sovrano della propria moneta, e che contrae debiti nella propria valuta, potrà mai essere insolvibileper la contradizion che nol consente’) – ha ceduto anche e soprattutto la libertà di elaborare in forma autonoma i legittimi orizzonti futuri, come se questi fossero stati scolpiti nella pietra una volta e per sempre nel 1992, con la ratifica del Trattato di Maastricht. La storia della nostra nazione si sarebbe fermata allora, un imbuto ci avrebbe inghiottito all’insegna del trionfo dell’ideologia mercantile, per di più centrata sugli interessi di nazioni straniere, quella tedesca e dei satelliti circostanti. Sradicando i principi di equità e sovranità popolare, si è fatto ricorso all’abbaglio della costruzione europea, una statua di sale che ha destrutturato la statualità democratica delle nostre istituzioni, che si scoprono ora imprigionate in una galea senza via d’uscita.

Pochi rilevano la superba eppur legittima prepotenza di una Corte costituzionale che per tutelare gli interessi della Germania (ennesima evidenza che l’Unione Europea fonda le sue radici nei rapporti di forza tra paesi concorrenti, senza alcun percorso finalistico di stampo federalista) umilia il sacrosanto principio di pari dignità di tutti i paesi membri dell’eurozona. Questi ultimi, abbagliati da tanto osare – in punta di diritto, la Corte tedesca ha integralmente ragione – si scoprono indifesi e terrorizzati, come le moltitudini nell’allegoria del Grande Inquisitore, terrorizzate davanti alla prospettiva di essere abbandonate alla libertà. L’Inquisitore si presenta come l’illuminato che decide al posto del gregge digiuno della nozione di bene e di male, di cosa accettare e cosa rifiutare. In nome di un immaginario interesse comune, Egli convince la moltitudine smarrita che per essere davvero liberi occorre rinunciare alla libertà e sottomettersi, una volta e per sempre. Eppure, il colpo di scena finale del racconto di Dostoevskij lascia vivere la speranza: lo spirito di libertà aleggia tra noi, occorre solo afferrarlo.

Inspiegabilmente, per ora, il gusto perverso dell’asservimento si è diffuso tra gli altri 18 paesi eurozonici, i quali preferiscono delegare quesiti fondamentali ai Giudici Tedeschi, lasciando alle de-democratizzate istituzioni Ue la verifica di legittimità di ogni atto da queste compiuto, anche quando oltrepassano i limiti delle stesse norme europee, annullando in tal modo l’irrinunciabile distanza tra controllato e controllore. Davanti a un’occasione storica per mettere alla prova le ragioni costitutive di un percorso comune - provando magari a rifondare alle radici un’impalcatura oggi al servizio esclusivo della strategia coloniale del Nord – i nostri governanti appassionati di questa Europa evitano di battersi per una teleologia condivisa e finalmente decifrabile, preferendo la fuga tangenziale verso un comodo silenzio. La domanda sorge dunque lecita: la sera, uscendo dai loro suntuosi uffici, riescono costoro a trovare la strada di casa?

Un’Italia ansiosa di vincere la battaglia delle briciole viene così catturata nella finzione simulatrice di uno spazio di potere inesistente. Il nostro governo aspetterà dunque in un angolo che dal quadrilatero Karlsruhe, Francoforte, Lussemburgo, Berlino, dove il tedesco è la lingua più diffusa, giunga a noi la decifratura del discorso del padrone. Dopodiché ci inchineremo ringraziando l’Inquisitore, perché sarebbe potuto andar peggio.

* * * *

Da 21 anni, a fronte di un marginale risparmio sui tassi d’interesse, il Paese ha smesso di crescere, di creare lavoro stabile per i propri figli, di sostenere servizi sociali ed emergenze, salute, territorio, il Sud e via dicendo. Gli euroinomi chiamano ‘rigore e rispetto delle regole’ (fatte da loro) quello che ‘rettificato’ merita invece il nome di ‘sovranismo predatorio tedesco-centrico’.

Costretta in una soffocante camicia di contenzione dal 1° gennaio 1999, l’Italia deve ora affrontare una crisi di proporzioni drammatiche. È presumibile che tra qualche mese con un debito al 160%, il Pil in caduta libera e tassi d’interessi stellari - in assenza di una normale Banca Centrale compratrice di debito di ultima istanza - all’Italia non rimanga che investire su due orizzonti, se escludiamo la dichiarazione unilaterale d’insolvenza.

Il primo, di genesi eurocentrica, presuppone una permanente attitudine da parte della Bce a intervenire – nulla di inedito invero, perché è quel che fanno in casi simili le banche centrali di 174 paesi al mondo su 193, ma rivoluzionario nella patologia dell’eurozona – per rifornire quest’ultima della necessaria liquidità, in assenza di quel fantasma introvabile che oligarchia patogena del Nord chiama iperinflazione, lontana anni luce dal mondo reale. La Bce in tal caso dovrebbe percorrere un sentiero stretto, superando i seguenti ostacoli, a difficoltà crescenti: 1) modificare lo statuto della Banca, in teoria operazione facilmente praticabile, ma di valenza insieme anche politica e dunque problematica; 2) sperare nella forza persuasiva del governo tedesco sulla Corte di Karlsrhue (la quale, diversamente da una sprovveduta Italia, ha conservato il diritto di verificare la compatibilità delle decisioni Ue alla costituzione tedesca), con l’argomento principe che l’apparente condotta eterodossa della Bce tutela in realtà al massimo grado gli interessi della Germania, poiché l’euro è strumento fondamento del successo economico tedesco che si fonda sulla distorsione competitiva a danno degli altri partner europei, in primis dell’Italia. I ministri italiani ai quali tale scenario non è ancora palese farebbero bene a cambiare mestiere; 3) infine, superare la forza di gravità, che non è solo di stampo politico, ma anche storico-culturale-psicologica-sociologica-linguistica-sentimentale, vale a dire la definitiva chiarificazione della volontà teleologica, o meno, di voler costruire gli Stati Uniti d’Europa. Agli abitanti dei territori situati a Sud delle Alpi è chiaro da tempo che tale orizzonte è aborrito dalla stragrande maggioranza dei popoli del Nord, in primis quello tedesco, come constatiamo quotidianamente nei comportamenti nazionalistici/sovranisti dei governi nordeuropei a spremere il massimo dall’impalcatura Ue, senza alcuna condivisione di costi o sentimenti, neppure di lungo orizzonte.

Proponiamo ora un gioco di squadra. Se i governi dei 19 paesi eurocostretti intendessero mettere fine a ogni insidioso contrasto (in seno a Commissione, Eurogruppo, Mes, Bers, Bce, Ceg et similia, i quali tutti rettificati dovrebbero chiamarsi ‘organismi gestiti da funzionari reclutati per proteggere interessi oligarchici tedesco-centrici in cambio di soldi e potere’), sarebbe sufficiente che i Capi di Stato e di Governo dei paesi in questione convenissero che, in una data lontana (occorre certo prepararsi), a partire mettiamo dal 1° gennaio 2050, l’attuale Unione Europea (o anche solo l’eurozona a 19) sarà sostituita da una federazione di stati con un governo unico, responsabile davanti a un Parlamento, e una Banca Centrale che segue le direttive delle autorità politiche della istituenda Federazione. È intuibile che dopo tale ipotetico annuncio, lo scenario monetario, finanziario ed economico nei paesi aderenti all’euro cambierebbe di colpo; il famigerato spread svanirebbe in un baleno e le tensioni sui mercati verrebbero confinate nella cronaca di provincia. La traduzione strutturale di tale chimerica affermazione sarebbe infatti che le regioni ricche – come avviene nelle nazioni che si riconoscono nella medesima storia, cultura e sentimenti – avrebbero accettato di finanziare quelle più povere. Salta agli occhi, beninteso, che con la descrizione di questo ipotetico scenario siamo entrati nella trama di un film di fantascienza.

Il secondo orizzonte è il piano B-bis - mettendo da parte al momento l’uscita dall’eurozona, considerata problematica dal sistema tecnocrazia-dipendente, quando invece la gestione della moneta è attività eminentemente politica – vale a dire un’approfondita riflessione sui diversi strumenti di formazione di immediata liquidità di cui lo Stato italiano dispone già, che tuttavia per misteriose ragioni non intende utilizzare, quali ad esempio: creazione/rafforzamento di banche pubbliche che sostengano con generosità cittadini e imprese (come da tempo fanno tedeschi e francesi), l’emissione di CCF (certificati di credito/compensazione fiscale) e di biglietti di stato a corso legale (tutte azioni consentite dai Trattati europei). Non è facile comprendere la ragione per la quale, in un momento di immenso bisogno di liquidità da parte del sistema economico, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (e Palazzo Chigi) rimangano inerti, a meno di pensare che essi condividano i propositi nordici di definitiva colonizzazione economica e politica dell’Italia.

Tutta l’eurozona è entrata in terapia intensiva, ma l’ossigeno comincia a rarefarsi in particolare nei polmoni dell’Italia. I mercati esigono alti interessi per prestarci altri denari. Una penuria questa che potrebbe essere contenuta se l’Italia utilizzasse quella sovranità monetaria, pur limitata, che è alla sua portata. Una maggiore liquidità farebbe crescere persino l’inflazione, con benefici sull’economia e la riduzione del debito. Certo, non potremmo mai competere con Giappone, Svizzera, Stati Uniti e altri 170 paesi al mondo che sono liberi di immettere nei loro sistemi (essendo sovrani della loro moneta) tutta la liquidità necessaria, facendo attenzione esclusivamente al rischio altamente ipotetico dell’inflazione. E vedremo presto la differenza rispetto alla tundra eurozonica, dove gli oligarchi tedeschi soddisfano la loro tossicodipendenza da ricchezza e potere sulle spoglie martoriate dei paesi del Sud, imprigionati nella gabbia della moneta comune. Eppure, ciò farebbe già una grande differenza.

Secondo la strategia di Walther Funk, ministro nazista per gli affari economici (1938-1945), la Germania vittoriosa sarebbe stata il cardine dell’industria e della finanza europee. Le altre nazioni avrebbero fatto da corona. All’Italia sarebbero stati riservati turismo e agricoltura, diventando di fatto un parco divertimenti per tedeschi facoltosi. Si tratta di uno scenario che va riprendendo corpo nel XXI secolo, sotto il manto adulterato delle istituzioni Ue. La mosca fastidiosa che ci perseguita ci distrae dal vero pericolo: il branco di lupi affamati che si avvicina. Il calzante aforisma di Oscar Wilde - secondo il quale ‘ci avevano detto che tutti i sogni possono avverarsi, ma hanno dimenticato di dirci che anche gli incubi sono sogni’ – merita un’aggiunta: ‘i sogni di alcuni sono gli incubi di altri’.

Nella trappola dolosa della moneta comune senza un governo riequilibratore, l’Italia è ormai un Paese in via di sottosviluppo, in precipitazione accelerata verso il declino economico, sociale, culturale, e beninteso di totale irrilevanza politica. Che umiliazione! Il lavoro continuerà a mancare, servizi sociali e territorio a degradare; lo Stato, baluardo un tempo della tutela dei più deboli, verrà ancor più depauperato, defraudato, prosciugato. Un incomprensibile asservimento al dominio altrui, psicologico prima ancora che politico, impedisce l’avvio di una riflessione per la ricostruzione del Paese che metta al centro la sovranità costituzionale e il bisogno di lavoro, giustizia e libertà.

Lu Xun, il più grande scrittore cinese del XX secolo, nella “Fuga sulla Luna, alle armi” scrive: “Immagina una casa di ferro senza finestre, praticamente indistruttibile, con tanta gente addormentata sul punto di morire asfissiata. Tu sai che la morte li coglierà nel sonno e che quindi non conosceranno le pene dell’agonia. Ora, se tu, con le tue grida, svegli quelli dal sonno più leggero e se costringi questi sfortunati a soffrire il tormento di una morte inevitabile, credi di rendere loro un servigio? Eppure, se alcuni si svegliano, non puoi più dire che non vi sia speranza alcuna di distruggere la casa di ferro”.

Un altro mondo è sempre possibile, dunque. La schiavitù non sia il nostro destino davanti a un coro di voci politiche solo in apparenza dissonanti, mentre s’impone un unanime servilismo alle élite finanziarie. Solo, occorrono pensieri nuovi, e poiché questi sono generati dalla mente umana, servono menti nuove, all’altezza della fatica dei tempi, capaci di cavalcarne la durezza, nel gesto dirompente, perché l’umiliazione del pensiero porta alla miseria dell’azione.

La sfera finanziaria risponda dunque a quella politica. I mercati siano governati dallo Stato e non viceversa. L’interesse collettivo del Paese prevalga sulle norme imposte da chi ha avuto interesse a farlo. E se esse omettono di tutelare lavoro e famiglia, allora non meritano di essere rispettate. I sentieri per stracciarle e farne di migliori sono tanti e tutti accessibili. E se coloro che governano non possiedono conoscenza, capacità e etica per portare il Paese fuori dai marosi, ebbene che almeno lo si sappia. Poi vedremo casa fare.


*Alberto Bradanini è un ex-diplomatico. Tra i molti incarichi ricoperti, è stato Ambasciatore d’Italia a Teheran (2008-2012) e a Pechino (2013-2015). È attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.

Comments

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Lara
Thursday, 21 May 2020 20:26
Nel dare la buona serata a tutti noi qui convenuti, uno sguardo inevitabile a questo presente, qui, ora, in Italia.
L'affanno di milioni di nostri connazionali, e non da covid, è visibile. Le riaperture spettrali, tranne qualche isolato assembramento da movida. Soldi che scarseggiano e aumenti a raffica, dal barbiere al bar. Prospettive , realisticamente, da brividi. In autunno, il conto sarà salatissimo. Ieri, lo spettacolo degli accordi per mantenere in piedi il governo più che per lasciare Bonafede al suo posto. Il decreto Rilancio da leggere con molta pazienza per capire i pieni ( solo per taluni) e i tanti vuoti. Beffe.
C'è chi sta peggio di noi. Certamente. Ho appena visto il film Eldorado di Markus Imhooff. Non attenua la pena e la rabbia dell'ingiustizia su cui si regge questo mondo.
Coraggio e buona fortuna a tutti.
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Franco Trondoli
Thursday, 21 May 2020 14:17
Cose senz'altro di buon senso quelle dette da D.M. Testa. Per quanto mi riguarda ho detto e dico qualcosa senza nessuna pretesa naturalmente. La mia convinzione di fondo è quella che esiste una sfera di vita individuale che mai potrà coincidere con una qualche Società reale. Ne attuale ne futura. La Società in cui ci è dato vivere ci determina e influenza ovviamente, ma singolarmente invece non riusciremo mai ad influenzare nulla e nessuno. Per cui a mio parere è meglio non farci illusioni di nessun tipo. Possiamo solo "difenderci" e basta; e probabilmente è anch'essa un illusione. Quelli che credono di poter andare all'attacco si sbagliano di grosso secondo me. Nessun gruppo "politico e sociale" difende le persone soggette al regime del dominio del Capitale Mondiale. Ogni parte di Élite Mondiale è contemporaneamente ,sia alleata che in competizione ,per dominare le rispettive popolazioni sottomesse al loro potere. Andrà sempre avanti cosi. Le Società Umane sono state sempre dominate dalle persone malevoli. Ogni persona pacifica non vuole competere per dominare. È un debole per questo ?. Non lo so. So solo che bisogna essere molto forti per autodeterminarsi. Quello si. E forse è proprio questo che manca , la potenza dell'autodeterminazione. La mia tesi di fondo è quella che il "Capitalismo" crollerà progressivamente. Non può reggere umanamente un modo simile di concepire la vita. E infatti la distrugge, insieme all'ambiente che dovrebbe darle da vivere. Eppure viene prodotto ininterrottamente tutto quello che porta alla distruzione della vita. Presentando il tutto come il meglio. Il progresso che avanza. Ineluttabilmente e Scientificamente concepito. Cordiali Saluti
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DomenicoMattiaTesta
Thursday, 21 May 2020 11:42
Dato che la "confusione è grande sotto il cielo" per cui si può dire contemporaneaneamente tutto ed il contrario di tutto,credo sarebbe opportuno partire non dal 1943,più correttamente dal 23 Marzo 1919......Quanto alla Germania è corretto parlare di capitalismo espansionista sotto il profilo economico,del tutto fuori luogo parlare di imperialismo geopolitico,Da sola senza tutta l'UE,non conta e non conterà granchè nel contesto mondo,dominato dalle potenze atomiche. Sulla " sinistra storica e politica" è giusto e necessario muovere critiche,rilevare limiti ed errori,ma per farlo non bastano affermazioni,dettate dal preguidizio,mancanti di una seria e documentata analisi storica.Il mondo di oggi è complesso,reso ancora più comlicato dall'inedita esperienza del corona virus,che dovrebbe insegnare a tutti:scienziati,polititici,giornalisti ed a noi, modesti opinionisti, umiltà.Aggiungo solo che questo que virus ha detto a tutti che ci vuole più Europa.....Fuori di essa il vecchio Contnente non avrà una grande storia,esenza naturalmente accampare visione eurocentriche esauritesi già dal primo conflitto mondiale....Un saluto
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Francesco Zucconi
Thursday, 21 May 2020 01:53
Beh! A molti sembra oramai ovvio
lo scontro geopolitico alla fine del quale
la Germania
riesce finalmente , ma in modo riluttante, e quasi
"senza volerlo" a
creare un impero economico e geopolitico.
La sinistra, che dal 1943 è essenzialmente
anti-italiana, anche con alcune ragioni,
ha lavorato contro la cultura italiana,
come ben avevano ben capito i capi
inglesi e americani della guerra psicologica
già nel 1944/45. La sinistra si è fermata sul nesso nazionale-internazionale ed è priva di una vera comprensione del problema dello Stato Nazionale
Quest'ultimo è da lei vissuto solo come ,
"comitato d'affari della borghesia" e
oppressore delle forze subalterne;
quindi per essa lavorare, come ha sempre fatto, .
contro l'interesse nazionale italiano
è fattore di progresso e
di eleganza intellettuale o spirituale:
migliori servitori il capitale finanziario
non poteva trovarne...

In un certo senso la sinistra politica
ha confermato il giudizio che i fascisti avevano,
ma allora era semplicistico ed erroneo, su di essa...

La classe dirigente della sinistra lucra
in un modo squallido, subalterno
e opportunista di una posizione
di rendita per sé e i propri accoliti più stretti per
spremere la classe operosa del paese
a vantaggio dei "risparmiatori"...Cioè della rendita!
il paese viene lentamente strangolato
da questi servi del capitale finanziario,
che si sentono anche moralmente a posto
per la loro passata gioventù
"anticapitalista". In compenso, per cercare
soluzioni reali
per gente reale che realmente soffre
non va che a traino di coloro che sono stati
capaci solo di creare un assegno di sussistenza
Anche
questo non investire su merito, produttività
è utile per affossare lo "Stato Borghese"...
evidentemente sperano che
chi speculò selvaggiamente sulla lira opererà
a vantaggio del "proletariato"...
Il cervello di molti ha smesso evidentemente
seguire la via sperimentale...
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Franco Trondoli
Tuesday, 19 May 2020 19:43
La Germania guarda verso la Cina e la Russia. Per ora tra Germania e Russia c'è il gruppo di Visegrad. Per la Germania va bene spolpare l'Italia con l'euro e costringere l'Élite Italiana a svendere le sue Infrastrutture alla Cina per farne porte di ingresso delle sue merci a basso valore aggiunto e poter mantenere in povertà la popolazione Sudmediterranea. I Tedeschi saranno gli esportatori principali di merci di qualità verso la Cina. Questo potrebbe essere (è) il circolo vizioso che condannerebbe l'Italia (la sua popolazione) alla povertà !?. Dentro l'UE non c'è futuro per il Belpaese. Fuori dall'Eurozona e con gli Anglo-Statunitensi qualcuno dovrebbe portarla di sicuro. Posso essere d'accordo che non se ne vede l'intenzione. Almeno fino ad ora. La mia è solo un ipotesi dentro i rapporti geopolitici esistenti. Al di là del destino ultimo del Capitalismo. Di sicuro non vedo la possibilità di una costruzione di un polo Europeo equilibrato ed Indipendente. Cordialmente
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Lara
Tuesday, 19 May 2020 19:23
Per Claudio. Non siamo qui per congratularci. Se poi , per convergenza su quanto si esprime, qualcuno lo fa, non può che farci piacere. Computiamo questi piccoli attestati di empatia tra le cose amabili che ci fanno bene.
Ciò detto, non abbiamo fatto l'analisi minuziosa dell'intervento di Bradanini, cogliendo piuttosto l'allarme che egli lancia. Innegabile il baratro che si sta spalancando per noi e il nostro paese. Ci sono tutte le premesse. L'urgenza di impedire un default con schiavizzazione, ci ha fatto riflettere sull'inazione degli intellettuali, non assolvendo la nostra inerzia e passività. Tra noi, qualcuno, ha spaziato sulle possibili " amicizie" a cui dovremmo guardare per cercare di salvare capra e cavoli, in buona sostanza. Gli assi attuali ( euroatlantici), più catene che altro, ci stanno affossando. Che poi, lei, gentile Claudio,abbia fatto una pregevole disamina della situazione, ben venga. Il confronto non può che arricchirci. Concordo molto sul fatto che grandissima responsabilità sulla nostra mancata crescita, è da attribuire ai nostri politici. Non aggiungo altro per non essere superflua e ripetitiva riguardo a quanto lei ha già evidenziato.
Una buona serata e cordialità a tutti.
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DomenicoMattiaTesta
Tuesday, 19 May 2020 19:08
L'Italia conta poco nell'Ue,fuori di essa non conterebbe nulla,per cui è importante che,come sostiene l'esperto Bradanini,si lavori per un "goverrno riequilibratore",capace di contrastare il potere della moneta unica,come dire del potere bancario-finanziario della Germania.La sentenza di Karlsruhe,la dice lunga sul nazionalismo economico tedesco.In prospettiva,pur consapevole delle difficoltà concrete,l'Italia deve sapere trovare alleanze possibili con gli Stati della zona Sud del vecchio Continente a partire dalla Francia.Senza l'unione politica,militare,fiscale...se non diventa una federazione di Stati per l'Ue non c'è futuro nel mondo globalizzato.Per quanto mi riguarda l'Unione europea è una necessità storica per competere con le vecchie e nuove potenze mondiali.E' questa la sfida per i prossimi decenni.Qui si vedrà la lungimiranza delle classi dirigenti di tutti i Paesi dell'Ue.Se essa vuole giocare un ruolo protagonistico,non subalterno alla Russia,alla Cina,agli Stati uniti, l'alternativa è una sola: quella della Federazione politica,non solo monetaria.Insistere ancora con gli angusti orizzonti nazionali significa non voler fare i conti con il passato tragico e la complessità geopolitica degli inizi di questo terzo millennio.
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claudio
Tuesday, 19 May 2020 18:18
Al contrario degli altri commentatori, non mi posso congratulare con nessuno e per un’infinità di motivi.
Prima di tutto nello scritto manca qualsiasi riferimento all’organizzazione sociale, come l’attuale, che è divisa in classi contrapposte, in cui lo sfruttamento del lavoro salariato serve a far crescere i profitti dei capitalisti, e costoro, pur di aumentarli, sono disposti a distruggere la vita dell’intero pianeta ...
Poi non è che l’Italia e noi italiani siamo privi di colpe per l’attuale consolidato andazzo, al contrario. Siamo i più trasandati, ignoranti e sporchi tra gli stati dell’Europa occidentale, nonché tra i più corrotti. E’ dove la differenza retributiva tra vertici e base è più ampia, sia a livello di organizzazioni statuali che private. Non dovrebbe servire ricordare che in Italia non c’è un salario minimo, ma il supersfruttamento degli immigrati e non solo di quelli, che le remunerazioni complessive dal capo dello stato, alla banca d’Italia, dalla Consob e così via, sono ben più elevate dei loro pari grado di paesi come Usa e Germania, i presidenti e gli amministratori delegati delle aziende italiane quotate, nonostante siano in grandissima parte aziende medie e piccole, di fronte ai colossi degli altri paesi, continuano assegnarsi le remunerazioni più alte al mondo dopo gli svizzeri.
Certo che “dietro un’apparente neutralità tecnica si nasconde l’eterno bisogno patologico di dominio e colonizzazione”, infatti, viviamo in un mondo imperialistico, in cui vige la concorrenza e la sopraffazione del più debole. Nella Ue tolleriamo i paradisi fiscali, che lo spread tra Btp italiani e bund tedeschi continui a penalizzare fortemente i primi e a premiare i secondi. Ma non mi si venga a raccontare la bazzecola della “gloriosa lira” che ha svalutato oltre una decina di volte negli anni sessanta, e a pagarne le conseguenze sono sempre state, come nel rapporto di cambio lira/euro, le classi meno abbienti in generale e quelle dei salariati e dei pensionati in particolare. Mi vuole spiegare per cortesia quale fine potrebbe fare la ‘gloriosa liretta’ in un mercato mondiale dominato da dollaro, euro, yen, franco svizzero e remnibindi cinese, e così via?
“Per costruire una società più libera e più giusta”, non può certo essere la Ue, infatti, è una ‘unione’ di stati imperialisti, dediti alla sottomissione delle classi subordinate e dei paesi più poveri, come a suo tempo aveva fatto l’imperialismo straccione dal nome Italia, mentre per giungere ad una società di uomini liberi occorre superare l’attuale sistema sociale, basato sullo sfruttamento per il profitto, ma ne l’estensore ne i commentatori non ne fanno alcun cenno.
Che la “statualità nazionale (sia) l’ultimo baluardo a difesa dei beni sociali e dei ceti più deboli” è un’affermazione del tutto gratuita che non trova nessunissimo riscontro nella realtà, basti ricordare che ci sono milioni di poveri assoluti e di senza fissa dimora che, questi ultimi, non rientrano nemmeno nella statistica ufficiale italiana, ancora ferma in materia ad una decina d’anni fa. Categorie sociali già ora in esponenziale aumento, figuriamoci cosa potrà succedere nei mesi futuri.
Se “da 21 anni … il Paese ha smesso di crescere”, è colpa dei nostri governanti, di destra e di ‘sinistra’, nonché dei capitalisti nostrani, che hanno regalato o svenduto buona parte dei ‘gioielli nazionali’ ai concorrenti esteri, anche in nome della globalizzazione, cosa che non hanno fatto ne i governanti, ne i capitalisti, francesi e tedeschi.
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Franco Trondoli
Monday, 18 May 2020 22:33
Quote#3,#5. Mi congratulo con la Sig.ra Lara e il Sig.Testa. interventi sintetici, ma che denotano ampia visione culturale e pragmatica. Il senso di quello che dicono è chiarissimo. Ora dopo i miei dovuti complimenti, mi attirero' anche le loro tirate di orecchie. Premesso che vedo una progressiva implosione di questo mondo totalitario basato sul modo di produrre e vivere capitalistico (in continua evoluzione), per restare in ambito puramente realistico , ammesso che abbia un senso, mi pare che il Sig.Bradanini non chiarisca , essendo un diplomatico, quale dovrebbe essere una politica di alleanze che il richiesto Stato regolatore potrebbe mettere in essere. Non credo affatto che si vada verso un mondo "Multipolare" pacifato e senza conflitti. Ed anche se con il conflitto si raggiungesse una Multipolarita', essa non sarà uno stato quieto. Ci sarà sempre movimento e dinamica. Quindi..l'Italia se cerca di stare con i piedi in troppe scarpe..come ora, alla fine ci saranno delle buone possibilità che "perda" con tutti. Chi troppo vuole..nulla stringe. Sembrerà paradossale..ma dico Italia fuori dall'Eurozona, entrare a tutti gli effetti nell'Universo Angloamericano. Niente concessioni Finanziarie, Industriali e Infrastrutturali a Germania e Cina. Non possiamo importare ed esportare solamente prodotti di bassa qualità. Dobbiamo rilanciare il Mercato Interno. Poi si vedrà che cosa succede. Forse è già troppo tardi per tutto. Le nuove generazioni non vanno abbandonate paternalisticamente al loro destino. Bisognerebbe essere Autorevoli. Invece la Scuola e la "Famiglia" sono o Autoritarie o Permissive. Bisogna tener presente che con le nuove rotte nel Mar Artico si aprirà, già si è aperta, una nuova epoca della storia geopolitica mondiale tra Canada, Russia, Usa e Cina. Le vecchie Nazioni Europee con chi stanno e potranno stare ?. I Tedeschi non sanno costruire gli Imperi. Non ci sono mai riusciti. Essi fondano, ma non conoscendo la Diplomazia e l'Egemonia, non riescono ad estendere. Negli Stati Uniti hanno vinto le elite Inglesi e Francesi. Almeno a me così sembra. Comunque grazie. Cordiali Saluti.
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DomenicoMattiaTesta
Monday, 18 May 2020 17:23
L'analisi-denuncia di Bradanini coglie nel segno:non è un'ipotesi azzardata.L'Ue non è una federazione di Stati,come gli Stati Uniti, per cui il più forte detta legge.L'Italia per inettitudine dei sui rappresentanti negli organismi europei,per "Timidezza storica,strutturale" non ha fatto sentire,nè fa sentire con forza le sue buone ragioni.Che la Germania continui per la via economico-finanziaria il dominio sull'Ue è un dato che dovrebbe preoccupare i convinti europeisti.Del resto i Paesi dell'Est,già schiavi dell'URSS,attualmente sono colonie della finanza e delle banche tedesche.Gli interventi di cui sopra a ragione criticano gli intellettuali che da tempo vivono l'emarginazione del ruolo di mentori.Il punto dolente è che la sinistra è marginale,afasica,divisa per cui gli intellettuali,pur producendo analisi puntuali sulle complesse questioni del mondo di oggi, sono diventate voci che parlano nel deserto.Il coronavirus potrebbe essere l'occasione per aprire un serio discorso sulla ricostruzione d'una sinistra alternativa,antagonista.E qui comincia il difficile....in cui da decenni ci troviamo...
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Lara
Sunday, 17 May 2020 21:51
spoliticizzato, pardon.
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Lara
Sunday, 17 May 2020 21:48
Gentile sig. Franco Trondoli, la ringrazio per avere raccolto la mia provocazione. Veda io la penso esattamente come lei riguardo ai nostri intellettuali. Qui, su Sinistra in rete , vi é un copioso dispiegamento di pregevoli articoli di costoro, ben rintanati nelle loro stanze, barricati nei loro studi e sottilmente occupati a disquisire, spaccare il capello a quattro, polemizzare, mostrare la loro raffinata dottrina. So bene che il loro principale diletto è questo. Pur vero che, ricordando Alfieri, ne uccide più la penna che la spada, ma i tempi corrono celerius, e non sono più quelli dell'astigiano.
Smetteranno di trastullarsi con l'Inanitá ? No. El pueblo , come ben rileva lei, è stato messo ai ceppi, controllato e immobilizzato. Se vogliamo, é un alibi giacché da anni vessato, non ha mai reagito. Assuefatto, ignavo, politicizzato, mitridatizzato.
Riguardo a Grillo, mi rammarico per chi ci ha creduto. Personalmente , con molta umiltà, non l'ho mai preso in considerazione. É apparso come l'ultima spiaggia, mi rendo conto. Ha abbagliato. Ora ci sono i residui del miraggio, in carne e ossa. Vederli in tv ai posti di comando, con un Conte da loro trainato, é desolante. In buona compagnia, per carità, ma non meno amaro.
Ricambio i cordiali saluti.
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Franco Trondoli
Sunday, 17 May 2020 21:11
Gentile Signora Lara, temo che si debba mettere il cuore in pace. Gli "intellettuali" (neutro), sono molto accorti, probabilmente molti di loro vivono ancora "bene" in Occidente. Qualche crisetta esistenziale, ma niente di importante. Sanno che per loro vale il detto,"come te movi te fulmino". Possono fare degli appelli, come hanno sempre fatto, ma non di più. Bisogna che si muovano altri "soggetti". Ma quali ?. Il Soggetto resta uno: Das Capital. in Italia c'è stato un bel accumulo di ricchezza, e la popolazione ,che in gran maggioranza si barcamena, dice tra di sé: "ca`nisciuno è fesso". Quali strumenti ci sono per farci sentire ?. Nessuno. Siamo in isolamento. VIRUS docet. Avevamo puntato fin sul comico; veramente in tutti i sensi !. Grillo !?, chi era costui !?. Cordialmente
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Lara
Sunday, 17 May 2020 17:47
Intervento apprezzabile che si unisce ad altri di intellettuali, economisti, semplici cittadini, perfettamente consapevoli del baratro su cui stiamo precipitando.
Credo che ci sia una progressiva presa di coscienza dei rischi , gravissimi , che corriamo il cui contraltare è una classe politica inetta e servile, preoccupata, banale sottolinearlo, di mantenere posizioni e prebende varie.
Io lancio una proposta sul vedremo cosa fare. Basterebbe che i luminosi intelletti che in questi giorni, generosamente , si stanno donando con i loro articoli, scritti, riflessioni sul virus e i suoi effetti molteplici, si mettessero tutti in contatto tra loro, anche attraverso Sinistra in rete che raccoglie i loro contributi, e costituissero un fronte di azione comune contro la catastrofe imminente. La moltiplicazione , pregevole, di teoria, è tempo che diventi prassi. Occorrebbe il coinvolgimento di ampi strati dell'opinione pubblica e fare pressione su chi decide dei nostri destini offrendo proposte attuabili e alternative al fallimento e alla schiavitù ipotizzate da Bradanini.
E' un'idea così peregrina ?
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