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lantidiplomatico

Dopo Conte, l'avvento dei Draghi. La marionetta Renzi, gli USA e la Cina

di Fosco Giannini*

Nel rapporto di collaborazione che si è costituito tra il nostro giornale e “Cumpanis” pubblichiamo, come anticipazione, il prosssimo editoriale di Fosco Giannini per “Cumpanis”

immagini.quotidiano.netCrisi e caduta del governo Conte, incarico a Draghi e ruolo di Renzi. Nel provincialismo dilagante della “cultura” politica italiana, in pochissimi alzano gli occhi per vedere da che parte è venuta la spinta reale e determinante affinchè un nuovo scenario politico si determinasse nel nostro Paese. Renzi - nella “distrazione” generale, nella cecità di chi crede che un’Italia dominata politicamente dall’imperialismo USA, occupata militarmente dalla NATO e genuflessa ai voleri neoimperialisti dell’Ue sia un Paese libero e autonomo - è eletto a deus ex machina, a grande giocatore di poker, al nuovo principe machiavellico in grado di determinare sia il caos che il suo conseguente e nuovo ordine politico in Italia. E’ vero che i dirigenti di Italia Viva avevano già chiaramente anticipato, ben prima che Mattarella desse l’incarico esplorativo a Fico per un nuovo governo dopo il Conte 2, l’avvento di Draghi. Ma ciò sta solo a dimostrare quanto Draghi fosse già, e da tempo, l’uomo del vecchio ordine imperialista e capitalista, nordamericano ed europeo, quanto quest’ ordine abbia lavorato contro il governo Conte 2 e a favore di Draghi, e non sta certo a dimostrare quanto Renzi sia l’architetto del nuovo quadro politico italiano. La stessa demonizzazione, da parte di quella vasta area politica liberista della quale il PD è sicuramente il massimo rappresentante, di un Renzi quale cinico distruttore del governo Conte, è funzionale a sorreggere l’idea di un’Italia “autonoma”, priva di padroni, libera dagli USA, dalla NATO e dall’Ue, un Paese nel quale, purtroppo, possono però spadroneggiare dei corsari politici come Renzi.

Quest’idea generale di un’Italia che ha subito l’oltraggio “renziano” è largamente dominante e ben rappresentata dalle parole di Maurizio Molinari, direttore de “la Repubblica”, nel suo editoriale (“La posta in gioco”) di mercoledi 3 febbraio: “...Mattarella vede in Mario Draghi il premier europeo di cui l’Italia ha bisogno per risollevarsi. E’ un momento drammatico ed allo stesso tempo pieno di speranza per il nostro Paese...il sistema politico non è riuscito a liberarsi dalla palude dei veti incrociati e, dopo lunghi giorni di un indecoroso mercato delle vacche in Parlamento, si è dimostrato incapace di generare il governo della ricostruzione da cui dipende il futuro dei nostri figli...”. Che poi sia stato Renzi “a far saltare il banco” è una figura retorica che segna di sè un fronte vastissimo di commenti, da “la Repubblica” al “Corriere della Sera”, dalle televisioni ai social, dai dirigenti del PD a quelli della “sinistra” di Liberi e Uguali.

Tuttavia, proprio a partire da questa (incongrua e profondamente malsana) mitizzazione di Renzi, è lecito porci, porre ai furbi e agli sprovveduti, almeno una domanda. E cioè: è così inverosimile pensare che un Paese come l’Italia (un puro prolungamento USA e NATO nel Mediterraneo, un alleato fedele e complice di tutta quella strategia di dominio economico, politico e militare USA nel mondo segnata, oggi, da una particolare aggressività contro la Russia e la Cina) sia attentamente sorvegliato, nelle sue dinamiche politiche, dal suo dominus imperiale? E’ così inverosimile pensare che all’Italia, un tassello così importante nel disegno generale di espansione imperialista, non sia consentito, da Washington, tirare troppo la corda, oltrepassare “i confini atlantici”, stringere amicizie con quelli che gli USA definiscono i nemici ? E’ proprio così inverosimile pensare che la potenza USA-NATO-Ue possa mettere il proprio zampino nel disfare governi italiani non totalmente schierati con la Casa Bianca e Bruxelles e lavorare per costruirne altri con questa triplice potenza più chiaramente allineati? Tutto ciò va considerato completamente verosimile poichè, al contrario, non si riconoscerebbe la potenza concreta e in atto dell’imperialismo USA, della NATO e dell’Ue. E la domanda va dunque chiarita: è inverosimile pensare che l’artefice dell’odierna crisi politica italiana non sia affatto Renzi, che Renzi ne sia solo uno strumento e che i mandanti vadano piuttosto ricercati negli USA, nelle teste d’uovo della NATO e a Bruxelles, nelle sedi dell’Ue dove si richiede una maggiore disciplina liberista da quella mostrata da quel governo Conte 2 ancora lontano da accettare, ad esempio, il cappio “greco” del MES? D’altra parte, è la stessa condizione politica oggettiva del partito di Renzi, Italia Viva, a indicare la risposta: questo partito non aveva nulla da guadagnare nè nel proseguire l’esperienza di governo col Conte 2 nè nell’andare alle elezioni, per le quali i sondaggi lo danno quasi in estinzione. L’unica possibilità è un regalo americano, un investimento politico sul doppio fronte imperialista USA - Ue. Peraltro, la spegiudicatezza con la quale Renzi si è fatto trovare in Arabia Saudita proprio durante la crisi di governo non appare certo un errore da parte del leader di IV: appare, piuttosto, una plateale ratifica della sua piena complicità col doppio fronte imperialista, nella speranza di veder aumentare il futuro premio americano.

D’altra parte solo chi vuole rimuovere può dimenticare: non era accaduto anche al primo governo Conte di subire la destabilizzazione americana? La crisi “Salvini” del 2019 occorre infatti ripercorrerla cronologicamente: il 23 marzo viene firmato a Roma, da Conte e dal Presidente Xi Jinping, il Memorandum per la Via della Seta e l’Italia è il primo Paese del G7 ad aderire. Gli USA avevavo premuto prepotentemente perchè ciò non accadesse e dopo la firma italiana reagiscono violentemente, non solo contro Conte e il M5S, ma contro tutto il governo italiano, compresa la Lega e Salvini. L’11 aprile scoppia (infatti!) lo scandalo Siri, chiaramente scagliato dai servizi segreti USA, in combutta con quelli italiani, contro Salvini e la Lega. Il 17 giugno Salvini viene convocato a Washington e i moniti dell’establishement USA in relazione alla firma del Memorandum per la Via della Seta sono facilmente immaginabili, nonostante le assicurazioni pubbliche di Salvini sull’acquisto degli F-35, sul pagamento da parte dell’Italia dei nuovi oneri economici per la NATO e l’accettazione del nuovo progetto di rafforzamento, anche nucleare, delle Basi USA e NATO in Italia. Ma, dal punto di vista USA, la scelta “filo cinese” del governo Lega-M5S è davvero indegeribile e il 10 luglio i servizi segreti USA passano al sito web americano“BuzzFeed”l’audio dell’incontro all’Hotel Metropolitan di Mosca tra i leghisti e i russi, il cosiddetto incontro “sui rubli alla Lega”, avvenuto il 18 ottobre 2018, otto mesi prima dell’audio rivelato. L’attacco a Salvini è potente e si riversa sull’intero governo Conte, che è destabilizzato e va incontro alla propria crisi e alla propria fine.

I lettori capiranno che questa cronaca altro non è che la denuncia dell’ennesima e decisiva intrusione degli USA negli affari interni di un Paese altro, in questo caso l’Italia, e certo non è una difesa di Salvini.

Riflettiamo: l’ideologia e la pratica politica isolazionista di Trump aveva sì messo in campo una “guerra doganale” con la Cina. Ma non aveva mai progetatto, proprio in virtù del suo isolazionismo, la costruzione di un vasto fronte occidentale-capitalistico, USA-Ue, contro la Cina (e contro la Russia). Progetto che ha invece subito lanciato la nuova Amministrazione Biden. E’ dello scorso gennaio (prima, dunque, dell’attacco finale di Renzi al governo Conte 2) la circostanziata e bellicosa proposta del National Securety Adviser di Joe Biden, Jake Sullivan, di costruire un fronte comune USA-Ue, allargato a Giappone, Corea del Sud, Australia, India, contro la Cina. Belt and Road Iniziative, Huawei e 5G i fronti di guerra economica sui quali Sullivan ha chiamato ad unirsi tutte queste potenze sovranazionali e statuali. E Sullivan ha chiarito: “ Tutti dovremo prepararci ad agire e imporre dei costi per quello che la Cina sta facendo nello Xinijang, a Hong Kong e per la bellicosità e le minacce che proietta su Taiwan”. Senza risparmiare l’Ue: “ L’Europa si è illusa di giocare da terza forza, senza scegliere da che parte stare. Ora, è invece il tempo dell’allineamento, di una sola e unita politica contro la Cina”. Quando si dice contraddizioni interimperialistiche: la visione delle relazioni con Russia e Cina sono molto diverse tra USA e Ue, poichè diversi sono gli interessi economici e geopolitici. Ma l’imperialismo USA tende a cancellare le contraddizioni attraverso l’imposizione su Bruxelles della propria egemonia. Come fa, peraltro, per il costituendo esercito dell’Ue, che per Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO dal 1° ottobre 2014, può essere anche costituito, ma sempre sotto il dominio della NATO e con il quartier generale a Bruxelles, quello stesso della NATO. Cancellare le contraddizioni interimperialiste attraverso il dominio politico e militare di Washington: si vede come l’Italia, considerata dagli USA “il ventre molle” dell’Ue, sia giudicato anche il Paese ove più facilmente si possono disfare governi ( Conte 1 e Conte 2) non del tutto allineati e troppo inclini al rapporto economico con la Cina, mettendo in piedi governi (Draghi) più sensibili alla “voce del padrone”. Trovato un Renzi qualsiasi la destabilizzazione e la restaurazione si possono progettare...

E certo gli USA non solo soli nello scatenare l’inferno contro la Cina. Sotto la spinta della nuova Amministrazione Biden e sotto quella del movimento anticinese di Hong Kong della Rivoluzione degli Ombrelli (il cui leader, Nathan Law, ha trovato piena, untuosa e cordialissima ospitalità a Londra) il governo del Regno Unito ha lanciato ufficialmente, a fine gennaio (e anche ciò è accaduto in sintonia temporale e politica con la lotta di Renzi contro il governo Conte 2), una grande campagna di visti per ottenere facilmente la cittadinanza britannica per centinaia di migliaia di cittadini di Hong Kong. E mentre l’Ue firma un grande accordo di investimenti con la Cina, proprio Nathan Law dichiara, in sintonia con Londra e Washington: “L’Ue sta mandando un cattivo segnale al mondo sulla libertà e sulla democrazia. Non si può assicurare a Pechino una simile intesa commerciale e di investimenti proprio mentre la Cina aumenta la sua pressione antidemocratica su Hong Kong”. Di nuovo le contraddizioni interimperialistiche USA-Ue “risolte” con la volontà di potenza anglo-americana. Una volontà di potenza che sembra aver già fatto breccia, peraltro, nelle idee del nuovo capo dell’Ambasciata dell’Ue, Stefano Sannino, che a fine gennaio (altra sinergia con le manovre destabilizzanti di Renzi in Italia) dichiara, sui rapporti tra Ue e Cina: “Sulla Cina l’Europa non è equidistante, noi siamo partner strategici di Washington e rivali strategici di Pechino. Con la Cina abbiamo un rapporto complesso di relazioni economiche ma di visoni profondamente diverse su democrazia e diritti umani”.

Mentre sale, condotta da Biden, un’offensiva anticinese che ha come obiettivo quello di mettere in campo contro Pechino l’intera “armata” occidentale (progetto che trova una, seppur fragile, resistenza proveniente dagli interessi commerciali dell’Ue con Cina e Russia), sale anche e contemporaneamente una vasta offensiva antirussa. Un’offensiva che trova nel “caso Navalny” il suo cavallo di Troia. Erano anni che non si vedeva l’intero sistema mediatico occidentale-capitalistico, dagli USA all’Ue, impegnarsi così a fondo nell’ attaccare la Russia, nel demonizzarne il potere

Dunque, si può giungere ad una prima sintesi: Renzi decide di staccare la spina al governo Conte 2 nel bel mezzo del doppio e imponente attacco del fronte occidentale-capitalistico alla Russia e alla Cina. E nella fase della possibilissima estinzione politica di Italia Viva. Da questo punto di vista, che è il più oggettivo in campo, non sarebbe davvero difficile dire per chi Renzi abbia lavorato e tuttora lavori: per gli USA, la NATO e l’Ue (l’ostinazione con la quale Renzi si è battuto contro il governo Conte 2 affinchè si decidesse positivamente non solo per il Recovery Found ma anche per il MES la dice lunga sulle posizioni iperliberiste ed ipereuropeiste del ledaer di IV, ascoltate, nel governo Conte 2, solo dal PD).

Ma rimane una domanda: perchè Renzi, facendo cadere il governo Conte 2, ha svolto il lavoro che il fronte USA-NATO inannzitutto gli ha chiesto di svolgere? Perchè questo governo era un pericoloso governo rivoluzionario? Assolutamente no. Il governo Conte 2 non è stato certo questo e la lista delle sue mancanze e delle sue politiche antisociali sarebbe lunga, a cominciare dal mancato rafforzamento della sanità pubblica, dalle deficitarie politiche antipandemia, dal milione di lavoratori che rimarranno privi di ogni “paracadute” sociale, dalla cassa integrazione che non arriva, dalla disperata condizione di un intero popolo di commercianti, artigiani e piccoli imprenditori abbandonato a se stesso, dalla condizione, drammaticamente peggiorata, delle donne nel mondo del lavoro e ancora e ancora.

No: il punto è che il governo Conte 2 non aveva accettato i diktat già imposti da Trump volti a rompere ogni legame economico-commerciale con la Cina e ancor più non avrebbe accettato di far parte, progetto Biden, del fronte occidentale unito contro la Cina.

L’industria italiana, si dice, è in crisi. Non conosciamo ancora bene l’entità di questa crisi. Ciò che è certo è che tale crisi sarebbe ben più profonda e drammatica se non vi fosse, largamente aperto, il mercato cinese. Impressionante, se la si scorre, è la lunga lista di rapporti commerciali che ogni regione d’Italia ha avviato con la Cina.

Prendiamo l’Abruzzo: per quello abruzzese l’export verso i Paesi dell’Ue rimane, con il suo 74%, il mercato più vasto, mentre l’export verso l’intero continente americano è dell’11%. Ciò che c’è da rimarcare è che negli ultimi anni, soprattutto in virtù dell’adesione dell’Italia alla Nuova Via della Seta, fortemente voluta dal primo governo Conte, confermata dal suo secondo governo e soprattutto sorretta dal M5S, le esportazioni abruzzesi degli ultimi anni sono cresciute del 58%, raggiungendo la cifra, nel 2018, di circa 60 milioni di euro. In Basilicata, regione con molti problemi di sviluppo industriale, l’export verso la Cina ha registrato un aumento del 23%, per un valore di 6 milioni di euro. In Calabria, dove l’export di merci verso la Cina è solo all’ottavo posto nell’export generale, nel 2018, tuttavia, si è registrata un’impennata di esportazioni verso il mercato cinese (determinata soprattutto dai settori agroalimentari e chimici) di circa il 16%. In Campania l’export verso il mercato cinese, che già garantiva grandi e importanti volumi d’affari per il tessuto produttivo napoletano e campano, si è ulteriormente innalzato, nel 2018, dell’1,84%, conquista dovuta essenzialmente all’adesione del primo governo Conte alla Via della Seta. In Emilia- Romagna, nel 2018, circa il 15% della totalità delle merci esportate ha raggiunto i mercati asiatici. Di questa “porzione” di merci circa il 21% ha raggiunto la Cina, che si è posta così al sesto posto tra i destinatari più importanti delle merci emiliano-romagnole, seconda agli USA tra i Paesi non europei. Per il Friuli-Venezia Giulia il mercato cinese è il sesto in ordine di importanza, con un fatturato, nel 2018, di 357 milioni di euro, un aumento del 27,3% rispetto al 2017. Straordinaria è l’excalition della regione Lazio in relazione all’entrata nei mercati cinesi: a fronte, infatti, di una decrescita complessiva, nel 2018, nei mercati asiatici del 16,7%, vi è stata una crescita del 170% di interscambi di merci laziali con la Cina, che è divenuto così il più importante partner commerciale extra-Ue della regione Lazio dopo gli USA. Sempre nel 2018, la Liguria, seppur con un calo complessivo delle esportazioni verso la Cina del 39,7%, ha mantenuto il mercato cinese al quinto posto tra le destinazioni generali delle proprie merci. Per ciò che riguarda la Lombardia: la Cina, con circa 4,5 miliardi di prodotti venduti nel 2018, rappresenta per i lombardi il primo mercato asiatico, con un aumento del 12% rispetto al 2017. Per le Marche l’interscambio con la Cina rappresenta il 20% di quello totale. Il fatturato marchigiano in Cina ha raggiunto i 290 milioni di euro nel 2018, con un crescita, rispetto al 2015, del 23%. Il Molise, forse la regione italiana più colpita dalla crisi economica del 2008, è anche il territorio che più ha beneficiato della Nuova Via della Seta: nel 2018 le esportazioni molisane verso la Cina hanno registrato il prodigioso aumento del 300% e questo trend è continuato dal 2019 sino al 2020, contribuendo notevolmente ad una ripresa dell’intera economia della regione. Il Piemonte, nel 2018, è stata la quarta regione per esportazioni di merci in Cina a livello nazionale, un’esportazione caratterizzata da merci tecnologicamente avanzate che ha fornito un importante contributo alla tenuta complessiva dell’economia piemontese. Per ciò che riguarda la Puglia: secondo la Banca d’Italia, al terzo trimestre del 2018 l’interscambio con la Cina è valso più di mezzo miliardo di euro, con un aumento del 5,9% rispetto al 2016. E ciò in un contesto in cui il rapporto complessivo con la Cina non può dirsi ancora decollato, ma in una verosimile prospettiva che l’interscambio Cina-Puglia possa pienamente svilupparsi nei prossimi anni. Seppur, in termini assoluti, non positivo e certamente non al livello delle altre regioni, il rapporto commerciale della Sardegna con la Cina è tuttavia tornato a svilupparsi nei primi mesi del 2019, nel momento in cui le esportazioni sarde hanno raggiunto i 20,8 milioni di euro, con un aumento del 31% rispetto alla fase 2017-2018. In Sicilia abbiamo assistito ad una crescita stupefacente, tra il 2017 ed il 2018, dell’export verso la Cina: 46% in più nel 2017 e addirittura del 212% in più nel 2018, dati che hanno collocato la Sicilia al primo posto, per interscambi con la Cina, nel Mezzogiorno. La Toscana, nel 2018, ha raggiunto, per gli interscambi con Pechino, il valore di 971 milioni di euro e con una crescita del 3,5%, si è collocata al quinto posto in Italia per le esportazioni verso il gigante asiatico. Per il Trentino-Alto Adige la Cina rappresenta il più importante partner commerciale asiatico e nel quarto trimestre del 2018 le esportazioni trentine verso il mercato cinese sono aumentate del 18.2%. L’Umbria, pur avendo con la Cina solo l’1,7% del proprio export complessivo, ha comunque registrato nel 2018 una crescita di esportazioni verso Pechino del 3,5%. Nella Valle d’Aosta, nel 2018, la Cina, alimentando la richiesta di merci, si è confermata importante partner per i rapporti commerciali. In Veneto, regione segnata da un alto volume di esportazione generale (circa 64 milioni di euro nel 2018) il rapporto commerciale con la Cina ricopre il 9° posto, ma sia la politica che l’industria veneta sono assiduamente al lavoro per un piano generale volto ad estendere significativamente il rapporto commerciale con Pechino.

Questi dati generali e concreti concreti provenienti dalla regioni (ai quali dati territoriali vanno aggiunte altre grandi performance commerciali sul mercato cinese delle aziende italiane agroalimentari, del legno, dell’edilizia, della farmaceutica, dell’abbigliamento, della cosmetica, dell’auto ecc...) mettono in luce almeno tre grandi questioni:

-la nuova e particolarmente aggressiva politica anticinese di Biden lanciata e praticata anche in Italia è data dalla forte preoccupazione per le profonde e, specie per l’Italia, proficue relazioni Italia- Cina;

-la scelta dei governi Conte di aderire alla Nuova Via della Seta si va sempre più rivelando elemento fortemente corroborante per l’industria e l’economia italiana;

- conseguentemente, l’attacco degli USA al Conte 2 ( che ha trovato in Renzi il proprio e ultraconsenziente braccio armato) è in verità un attacco allo stesso apparato industriale italiano, allo stesso capitalismo italiano, sacrificato dall’imperialismo USA sull’altare degli interessi americani e sull’altare delle contraddizioni interimperialistiche. L’attacco USA contro il governo Conte 2 ( soprattutto contro l’asse Conte-M5S, poichè il PD è già pronto a smarcarsi e appoggiare Draghi) è la prosecuzione della politica USA-NATO tendente a svuotare di ogni autonomia (politica, istituzionale, militare, economica) il nostro Paese.

Abbiamo visto, peraltro, come la stessa politica aggressiva USA-NATO si vada rivolgendo contro la Russia di Putin. E come tale politica si vada addensando sempre più di caratteri legati alla lotta interimperialista tra USA ed Ue. La Russia, infatti è, oggi come ieri, il più grande esportatore di energia in Europa. I canali russi Brotherhood (100 miliardi di metri cubi di gas all’anno), Yamal- Europe (33 miliardi di metri cubi di gas all’anno) e il Nord Stream (55 miliardi di metri cubi di gas all’anno) sono indispensabili per i Paesi dell’Unione europea, a cominciare dalla Germania. Già Trump aveva intimato all’Ue (e soprattutto alla Germania) di rompere con la Russia per rivolgersi al sistema produttivo energetico USA. E Biden sta insaprendo contro l’Ue questa lotta, sta perseguendo con più determinazione e minacce questo cruciale progetto dell’imperialismo USA.

Ilquadro dato da queste acute contraddizioni interimperialiste Usa- Ue in atto è grave quanto è importante, specie per le forze comuniste e antimperialiste, la sua decodificazione. Diciamo ciò in virtù del gigantesco errore già commesso da alcune forze comuniste e di sinistra italiane, che in virtù dello scontro Usa-Ue sceglievano (e ancora scelgono) il campo Ue come“contraltare” dell’imperialsimo USA. Ma ciò sarebbe un danno incalcolabile per gli interesssi del movimento operaio complessivo italiano, poichè lo getterebbe nelle mani del neoimperialismo dell’Ue, particolarmente incline ad abbattere il welfare e ridurre il costo della forza-lavoro europea al fine di partecipare con più chance alla concorrenza internazionale per la conquista dei mercati. Mentre altra cosa è quella, per i comunisti, per le forze antimperialiste, per le aree più avanzate del M5S, di lavorare per allargare le contraddizioni tra USA e Ue, ma con il progetto strategico di riconquista dell’autonomia (economica e politica) italiana dagli USA, dalla NATO e dall’Ue, attraverso una lotta di “liberazione nazionale” e di difesa (con Lenin, con Gramsci) degli interessi nazionali.

E’ alla luce di tutto ciò che possiamo razionalmente definire l’attacco al governo Conte 2 un ulteriore attacco del fronte USA-NATO alla nostra autonomia nazionale; che possiamo definire l’avvento di Draghi (l’uomo dell’Euro, delle grandi banche mondiali, degli USA e della NATO) come una “strana” commistione unificante di interessi del doppio imperialismo USA-Ue; che possiamo definire Renzi come un meschino e pavido strumento in mano a queste due potenze; che possiamo anche definire le forze, come il PD, che spostano tutto il male sulle spalle di Renzi, (dio acceca chi non vuole vedere) come le forze servili che continueranno, con Draghi, a genuflettersi ai due padroni. Fine ingloriosa che non auspichiamo per il M5S, che ha la possibilità di riscattarsi, opponendosi al governo Draghi, e recuperare e rafforzare una propria identità anticapitalista.

Per ultimo un monito alle forze comuniste e antimperialiste : esse dovrebbero, in una fase così problematica, segnata dal “golpe” strisciante perpretato dai poteri forti internazionali e dall’immensa sofferenza sociale presente nel Paese, avviare - ora! - seri processi di unificazione, a cominciare dalla lotta unitaria contro l’inquietante stato di cose presenti. Se non ora quando? Così, spesso, si chiudeva, un tempo. E oggi più che mai questa domanda si fa pregnante.


*Direttore di Cumpanis

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Eros Barone
Wednesday, 10 February 2021 22:12
Le filippiche di Galati contro la laurea, considerata poco meno di una mistificazione/illusione/corruzione prodotta dal potere capitalistico, e contro lo starto sociale dei laureati, “vil razza dannata” avida di indebiti privilegi e unicamente desiderosa, con ben poche eccezioni, di ‘ruere in servitium’, rischiano di sconfinare nella ecolalia e si fondano su un errore logico che, per quanto mi competeva, ho cercato di chiarire, ahimè senza successo: la scorretta identificazione tra un titolo professionale, la laurea per l’appunto, quale predicato accidentale di un soggetto e la laurea quale predicato sostanziale di un soggetto, laddove in entrambi i casi il soggetto è sempre un uomo politico, ma la relazione con il predicato è ‘toto coelo’ differente. Infatti, la differente relazione soggetto-predicato dà luogo a due differenti giudizi che, in termini di logica formale, corrispondono o a un giudizio negativo vero e proprio o ad un giudizio di limitazione. Nel primo caso la negazione riguarda la copula (come accade nella proposizione “alcuni uomini politici non sono laureati”); nel secondo caso riguarda il predicato (come accade nella proposizione “alcuni uomini politici sono non-laureati”). Dovrebbe essere evidente per chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale e di intuito logico-semantico che la formulazione da me adottata per caratterizzare, insieme con l’essere “semianalfabeti”, gli altri tre predicati riferibili alla coppia Di Maio-Salvini – “non sono neanche laureati, non hanno idee né ideali e non conoscono nemmeno l’inglese” – corrisponde ad altrettanti giudizi di limitazione (segnalati anche dagli avverbi ‘neanche’ e ‘nemmeno’), che ovviamente non potevo – ma forse, con un certo raccapriccio, avrei dovuto al fine di evitare fraintendimenti e non incorrere nelle reprimende di Galati – formulare nei seguenti termini; “…sono non-laureati,…sono non-ideativi,…sono non-conoscenti l’inglese”. Circa il paragone tra Conte e Draghi ribadisco che il rapporto è quello tra un personaggio – l’avvocaticchio trasformista al servizio della piccola borghesia famelica – e una personalità – lo scienziato borghese dell’economia capitalistica - . Infine, mi scuso con coloro che hanno seguito il presente dibattito per il carattere pedestre di questa esemplificazione, che si è però resa necessaria a causa di una mal riposta ‘vis polemica’ e di un infantilismo politico che mi auguro, per chi ne è affetto, che sia correggibile e presto superabile.
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Mario Galati
Thursday, 11 February 2021 09:58
Ringrazio Eros barone della lezione di logica formale, ma credo che non cambi di una virgola la posizione sostanziale da lui assunta quando rimarca, con tutti i distinguo possibili e immaginabili desumibili dall'analisi formale delle sue proposizioni, l'elemento "laurea". Egli vuole che gli si riconosca una sua netta delimitazione dell'accidentalità dell'elemento laurea dalla sua sostanzialità per un uomo politico (ma questa limitazione all'uomo politico è un po' stretta, mi sembra) certificata dall'analisi formale delle sue proposizioni. Ma il senso complessivo e il significato di un discorso non si ricava meccanicamente dall'analisi formale delle singole parti e della loro concatenazione. C'è un senso complessivo dato anche dal contesto in cui viene pronunciato, dall'accentuazione dell'uno o dell'altro elemento, dal tono (anche in uno scritto c'è un tono del discorso) e da vari elementi che un linguista, come io non sono, potrebbe evidenziare (si chiamano elementi metalinguistici? Non sono un esperto). Questa delimitazione netta e rigorosa tra accidentalità ed essenzialità può sfumare.
Non sono nella condizione di poter fare lezioni di logica formale ad Eros Barone, ma sono in grado di cogliere la mistificazione del mio discorso da lui operata quando ne riassume il senso in questa frase: " Le filippiche di Galati contro la laurea, considerata poco meno di una mistificazione / illusione prodotta dal potere capitalistico, e contro i laureati, “vil razza dannata” avida di indebiti privilegi e unicamente desiderosa, con ben poche eccezioni, di ‘ruere in servitium’".
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Eros Barone
Wednesday, 10 February 2021 22:00
Le filippiche di Galati contro la laurea, considerata poco meno di una mistificazione / illusione prodotta dal potere capitalistico, e contro i laureati, “vil razza dannata” avida di indebiti privilegi e unicamente desiderosa, con ben poche eccezioni, di ‘ruere in servitium’, rischiano di sconfinare nella ecolalia e si fondano su un errore logico che, per quanto mi competeva, ho cercato di chiarire, ahimè senza successo: la scorretta identificazione tra un titolo professionale, la laurea per l’appunto, quale predicato accidentale di un soggetto e la laurea quale predicato sostanziale di un soggetto, laddove in entrambi i casi il soggetto è sempre un uomo politico, ma la relazione con il predicato è ‘toto coelo’ differente. Infatti, la differente relazione soggetto-predicato dà luogo a due differenti giudizi che, in termini di logica formale, corrispondono o a un giudizio negativo vero e proprio o ad un giudizio di limitazione. Nel primo caso la negazione riguarda la copula (come accade nella proposizione “alcuni uomini politici non sono laureati”); nel secondo caso riguarda il predicato (come accade nella proposizione “alcuni uomini politici sono non-laureati”). Dovrebbe essere evidente per chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale e di intuito logico-semantico che la formulazione da me adottata per caratterizzare, insieme con l’essere “semianalfabeti”, gli altri tre predicati riferibili alla coppia Di Maio-Salvini – “non sono neanche laureati, non hanno idee né ideali e non conoscono nemmeno l’inglese” – corrispondono ad altrettanti giudizi di limitazione (segnalati anche dagli avverbi ‘neanche’ e ‘nemmeno’), che ovviamente non potevo – ma forse, con un certo raccapriccio, avrei dovuto al fine di evitare fraintendimenti e non incorrere nelle reprimende di Galati – formulare nei seguenti termini; “…sono non-laureati,…sono non-ideativi,…sono non-conoscenti l’inglese”. Circa il paragone tra Conte e Draghi ribadisco che il rapporto è quello tra un personaggio – l’avvocaticchio trasformista al servizio della piccola borghesia famelica – e una personalità – uno scienziato borghese dell’economia capitalistica - . Infine, mi scuso con coloro che hanno seguito il presente dibattito per il carattere pedestre di questa esemplificazione, che si è però resa necessaria a causa di una mal riposta ‘vis polemica’ e di un infantilismo che mi auguro, per chi ne è affetto, che sia correggibile e presto superabile.
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Mario Galati
Wednesday, 10 February 2021 16:05
Il piano di Draghi, per ora, è soltanto un oggetto misterioso. Sicuramente sarà un serio piano di ristrutturazione capitalistica che non concederà nulla all'impresa capitalistica considerata obsoleta e priva di vitalità concorrenziale. In tal senso, ed ha ragione Eros Barone, non si può considerare un piano reazionario, se non secondo la logica delle imprese capitalistiche morenti e della piccola borghesia rovinata.
Ma la sua progressività capitalistica significa comunque aumento del dominio e dell'oppressione per i lavoratori. Il salario sociale di Draghi sarà un salario da Hartz IV, ossia una misura per la conservazione di una forza lavoro disponibile sempre più assoggettata. Sul resto le ipotesi sono varie e non mi pronuncerei prematuramente, salvo tenere sempre presente chi è Draghi e quali poteri rappresenta. La piccola borghesia reazionaria (5S, Lega, Pd, Fi) non ha alcuna capacità di resistenza al potere capitalistico incarnato, è proprio il caso di dire, da Draghi (non solo per senso di inferiorità interiorizzato, ma per oggettiva inferiorità sul piano socio-economico che si traduce anche sul piano politico: i capitalisti che Draghi rappresenta possono spegnere qualsiasi velleità di qualsiasi governo con un'azione concentrata sullo spread) e si è totalmente dato alla sua dittatura (perché di questo si tratta: di una dittatura in senso classico), sperando nella benevolenza che può derivare dalla collaborazione fedele.
Ma il punto centrale della polemica non era questo.
Ci ritorno con qualche altra considerazione.
Fermo restando che un livello di istruzione più alto è sempre un fatto progressivo (Lenin l'ha sottolineato a sufficienza riguardo alla situazione russa post rivoluzione), occorre stare attenti a non far trasparire alcuna coincidenza tra istruzione e cultura e tra istruzione-cultura e laurea (o qualunque altro titolo formale).
Io provengo da una realtà nella quale era ancora presente il retaggio dell'arretratezza contadina. Nell'ambiente contadino arretrato si ambisce al titolo, al pezzo di carta, non alla cultura, e i laureati asini sono una categoria non trascurabile. Ma tanti più tecnicamente istruiti laureati alla Bocconi, per es., non farebbero anch'essi parte della categoria dei laureati asini e ignoranti? Certo, essi sono istruiti in ciò che è funzionale alla riproduzione del capitalismo e del suo potere, ma sono ignoranti della realtà in cui vivono. Sono portatori di vere e proprie sciocchezze tenute per scienza. La loro istruzione generale e tecnica è tutta racchiusa in una cultura misera che è becera ideologia.
Consideriamo un altro dato. Alcune statistiche degli anni '80 evidenziavano il fatto che tra gli studenti universitari solo il 3/4 % era figlio di operai. L'università di massa era terreno della piccola borghesia. In questo contesto, di contenuti e di composizione di classe dell'istruzione e della "cultura", un aumento del numero dei laureati sarebbe di per sé un progresso favorevole alla cultura e alla lotta di classe dei lavoratori? E l'identificazione tra laurea e cultura non sarebbe soltanto l'espressione classista delle gerarchie sociali?
Ancora un altro elemento. La patria della cultura, la Germania, partorì il lorianismo mostruoso nazista. Gli aguzzini nazisti ascoltavano Beethoven. Non credo che Eros Barone abbia bisogno che io dica queste cose: le sa molto meglio di me.
Un ultimo fatto. Circola su internet un video di un prete che in una omelia tartassava Di Maio che si sarebbe permesso di esprimere un giudizio, positivo, si badi, sulla persona di Draghi: quasi avesse nominato il nome di Dio invano. Per radio un altro prete faceva sapere di avere "adorato", questo era il senso, nella sua messa Draghi. Il capitale è senza remora alcuna divinizzato nella persona di Draghi: come si permette un plebeo non laureato e che non sa usare i congiuntivi osare solo nominarne il nome?
Di tutto abbiamo bisogno, meno che assecondare questa tendenza in nome della lotta all'ignoranza.
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Eros Barone
Tuesday, 09 February 2021 22:28
Come ha osservato l’economista Pasquale Cicalese qui ("https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-piano_economico_di_draghi_e_il__salario_sociale/29785_39611/"), il Piano di politica economica di Draghi sembra essere incentrato, keynesianamente, sul potenziamento del salario sociale e sul cosiddetto “debito sano”. Il Piano in parola prevede, ad esempio, il rafforzamento della medicina territoriale, una “clausola di supremazia dello Stato” per la sanità, dopo decenni di micidiale “federalismo sanitario”, investimenti e assunzioni nella sanità ecc. Poi prevede assunzioni nel pubblico impiego per 500 mila unità, l’esenzione dalle tasse per le rette universitarie dei figli delle famiglie appartenenti ai redditi medio-bassi, l’aumento del contributo per le spese pubbliche nella scuola dal 3,6% ad almeno il 5%. In sostanza, Draghi punta a fare della formazione della forza-lavoro operaia e intellettuale e dell’innovazione tecnologica due leve decisive della ripresa economica. Quindi, secondo questa impostazione Draghi punterebbe al “salario sociale” per sostenere le trasformazioni industriali necessarie a promuovere la parte più avanzata del sistema industriale italiano. Come nota Cicalese, dopo trent’anni di eclisse il rapporto capitale-lavoro tornerebbe al centro della scena. Ciò potrebbe significare che i ceti sociali che negli ultimi decenni, quindi a partire dalla sconfitta del movimento operaio, si sono impinguati grazie alla rendita, spesso frutto di evasione fiscale, verrebbero storicamente spazzati via. Sennonché è da prevedere che il nascente governo di Mario Draghi non attuerà un programma così culturalmente ambizioso e così socialmente avanzato. E non lo attuerà non perché sia incapace o non voglia, ma perché non potrà farlo a causa dei rapporti di forza che si sono cristallizzati nella società: rapporti di forza che traggono origine dai rapporti reciproci tra le classi e trovano la loro espressione politica nelle cinque destre che monopolizzano il parlamento: M5S, PD, Lega, FdI e FI. La stagnazione e la regressione di questo paese sono infatti il portato degli interessi di classi e frazioni di classe, strati e segmenti che costituiscono un vero e proprio blocco reazionario, un tappo della storia destinato prima o poi o a produrre un nuovo fascismo o a saltare per aria. In questo senso, se il succedersi di governi tecnocratici è, nella storia recente del nostro paese, la resultante necessaria della mefitica stagnazione prodotta dagli interessi cementati in un simile blocco, è anche vero che il periodo iniziato nel 2011 è un periodo “tecnicamente rivoluzionario”. Dalla riforma fiscale alla riforma della giustizia, dalla riforma scolastica alla riforma sanitaria, non vi è paragrafo del Piano di Draghi che non sia sottoposto all’ipoteca e al ricatto di quel blocco, pronto a riaggregarsi e ad attaccare con la massima ferocia non appena sia leso un solo privilegio acquisito o un solo ‘vincolo’ da rispettare. Draghi non è certo un rivoluzionario, ma lo sarebbe, nel contesto attuale del nostro paese, il Piano da lui elaborato. Certo è che egli, non essendo un velleitario, terrà conto dei margini assai stretti che offre la “realtà effettuale” e cercherà di forzarli per quanto possibile. Ma, come notava Lenin a proposito dei compromessi, si possono ingannare gli uomini, non le classi.
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Luciano Pietropaolo
Tuesday, 09 February 2021 17:45
Lenin affermava che "anche una cuoca deve poter dirigere lo Stato". Questo concetto vale ancora oggi o no? Io credo di sì, e penso al conducente di autobus che oggi è presidente del Venezuala e proprio in quanto ex conducente viene disprezzato dai borghesi del suo paese.
Inveire contro Di Maio perchè incompetente è un conto, e mi sta bene perché è in parte vero,inveire contro di lui perché non è laureato è un altro conto e non mi sta affatto bene: lasciamo questo genere di invettive a Sgarbi (nomen omen!)
Si potrebbe aggiungere che l'ignoranza (soprattutto "nell'arte di governo") non è una colpa a priori, perché la si può superare solo con un faticoso processo di apprendimento che ovviamente per un ex bibitaro non può aver luogo alla Bocconi o nei rinomati think tank (pardon, "centro studi") dove si coltivano i futuri statisti borghesi. La mia critica serrata al 5S è ideologica e politica e prescinde dai personalismi.
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Mario Galati
Tuesday, 09 February 2021 16:48
Dimenticavo: l'avvocaticchio Conte è laureato e pure insegnante universitario.
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Mario Galati
Tuesday, 09 February 2021 16:47
Rispondo, populisticamente, con un aneddoto. Nella fase del tramonto del PCI, nel mio paese i suoi più recenti dirigenti piccolo borghesi laureati formavano una giunta da loro stessi celebrata come "la giunta dei sette laureati, la migliore giunta di tutti i tempi". Questa giunta di piccolo borghesi è stata la peggiore, la più fallimentare e dannosa apparsa sino a quel momento. la sua pochezza e meschinità rispetto alle giunte dei lavoratori non laureati si accompagnava al classismo latente di cui ogni componente era portatore. Era la cialtroneria e la miseria intellettuale e morale praticata nel decoro piccolo borghese e nella correttezza grammaticale da scuola dell'obbligo e da liceo. La loro cultura universitaria era un'accozzaglia di banalità e di scolasticismo vuoto e conformista. Ripetitori di trivialitá apprese dal giornalismo; profondità pari allo zero: "Quelli della cravatta", li appellava qualche compagno anziano.
Non era questa una dittatura dell'ignoranza? Forse che la cultura piccolo borghese non è ignoranza con la laurea? Anzi, ignoranza della laurea, il cui percorso la certifica propriamente, come un tipo di ignoranza specifica e propria della piccola borghesia. E i ceti medi "intellettuali", in questo momento storico, non sono forse parte del blocco piccolo-borghese? Gli insegnanti che formano la base del PD non sono forse l'altra componente della piccola borghesia italiana, speculare e complementare a grillini e leghisti?
Una delle cause della trasformazione e della fine del PCI è stata anche la sua trasformazione in un partito dei "professori", degli insegnanti e degli impiegati, oltre che di una certa aristocrazia operaia.
E tutta questa piccola borghesia non si è precipitata tutta a leccare le pantofole al padrone che assume il comando direttamente? Come si vede, anche i cialtroni populisti apprezzano la "statura", la "levatura" intellettuale e morale di Draghi (assunto direttamente in cielo come la Madonna e il profeta Elia), esattamente come i "laureati" piddini: tutti a cuccia quando il padrone lo ordina. Per usare una categoria psico-sociologica, accessoria e inessenziale rispetto a quella materialistica di classe, è la tendenza ad attenuare la distanza cognitiva con il potere. La levatura di Draghi è la levatura del potere capitalistico (oggi siamo nella vera e propria divinizzazione), meglio essere con lui che contro di lui. Anzi, viene naturale e spontaneo, commovente, il trasporto verso il potere capitalistico: nessuna forzatura o ipocrisia. Già si scrivono libri che promuovono apertamente il ripristino dell'aristocrazia. Draghi potrebbe rappresentare il passaggio verso la monarchia per diritto divino. Ma questo clima sarebbe meno preoccupante della cialtroneria grillina. La borghesia non vuole lasciare neppure le briciole sul piatto, ma questo è meno preoccupante del populismo grillino. La svolta è stata dettata anche da Washington nell'ambito del riallineamento imperialistico, ma questo è un dettaglio. Imperialisti e padroni feroci va bene, purché laureati.
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Eliana
Tuesday, 09 February 2021 11:04
Continuo ad apprezzare la tenuta logica e stilistica di Eros Barone. Altro cammeo, di raffinata fattura, l'effigie della Bellanova. Meglio non si poteva dire.
Riguardo a questo di alto profilo intellettuale , mogio mogio, "mura mura" come si dice dalle mie parti, non ci aspettiamo svolte, vero compagni ?
E poi non è raro vedere collassare cime sotto il peso della neve.
Ciao, ciao.
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Alfonso
Tuesday, 09 February 2021 08:32
Se posso scassarvi la uallera con una nota per un rimpallo a due con Eros, una trentacinquina di anni fa all'incirca, Eros aiutami con la memoria, si andava a trovare Gianfranco, nell'angolo dove lo avevano emarginato pur con tutte le carte in regola da ottenere la cattedra di Economia Politica I, e magari ci si allungava di un altro piano, il quinto, a trovare Roberto che stava con Federico, l'unico che vedevi entrare insieme agli studenti dalla porta principale in quanto aria netta non ha paura di tempesta. Entrando appunto nel corridoio non maestoso di Politica Economica, a volte, ma solo a volte, usciva modesto modesto, o forse mogio mogio, questo di alto profilo intellettuale di cui fate menzione. Con me, fu subito reciproco: lui guarda me come si guarda una mosca sul muro, io guardo lui come fosse una mosca sul muro. Insomma, un po' di rispetto reciproco aiuta a distinguere, che so, tra diversi modi di rendere il cibo commestibile, una mosca ad esempio deve vomitare su quello che poi ingurgita. Una coincidenza ricorrente mi pare interessante: non lo vedevo mai entrare, solo uscire. Non potevo sapere se aveva apportato a Federico, o piuttosto se stava portando via qualcosa. Se avesse fretta nell'uscire, o se scappasse. Occhio a quando esce, non è angelo nuovo. Grazie
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Ennio Abate
Tuesday, 09 February 2021 00:16
"Quindi, Galati non me ne voglia se, in contrapposizione alla “dittatura dell’ignoranza” instaurata da una borghesia che ha i suoi campioni più rappresentativi nei fratelli Elkann, e in alternativa alla “moderna barbarie” incarnata da una piccola borghesia che si riconosce in personaggi come Grillo e Salvini, io ritengo opportuno valorizzare, ovviamente in senso dialettico, perciò in quanto nemici di alto livello, un Monti o un Draghi." (Barone)

La sinistra s'è dimostrata incapace di contrastare sia la "dittatura dell'ignoranza" degli Elkann sia la "moderna barbarie" incarnata da personaggi come Grillo e Salvini né quella di un Monti. Si sveglierebbe d'improvviso per contrastare un Draghi, ", un uomo preparato, colto e poliglotta, creatura scolastica del “Sacer Ordo Societatis Jesu Christi”?
Qualcosa non mi torna.
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Giampaolo Rabissi
Tuesday, 09 February 2021 13:58
Ennio non sei il solo a ritenere che qualcosa non torna in questi commenti!
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Eros Barone
Monday, 08 February 2021 22:59
Mi sorprende il fatto che Mario Galati si sorprenda; ma ancor più mi sorprendono la natura populistica degli appunti che mi rivolge e la loro ingenuità. Che senso può avere per chiunque abbia letto il mio commento e ne abbia compreso lo stile e lo scopo – è il caso di Eliana, che ringrazio - rimproverarmi, come fa Galati, e di aver contrapposto una personalità, Draghi, ad un personaggio, Conte, e di aver dimenticato che i prestigiosi dirigenti da lui citati - i Gramsci e i Di Vittorio - non erano laureati? Eppure non occorre una grande scienza per capire che si tratta di due situazioni del tutto diverse sia quantitativamente che qualitativamente. Nel 1920 in un paese che contava più del 35% di analfabeti la percentuale di laureati era il 2% rispetto ad una popolazione di poco meno di 40 milioni, mentre nel 2020 in un paese che conta circa il 3% di analfabeti la percentuale di laureati supera il 7% rispetto ad una popolazione di 60 milioni. Dopodiché, sono d’accordo con Galati sul fatto che il possesso della laurea di per sé non è un requisito necessario per lo svolgimento di funzioni pubbliche nelle istituzioni elettive, ma non lo sono neanche l’ignoranza, la volgarità e l’arroganza che trasudano, amplificate dalla “retorica senza lumi” dei mass media, il linguaggio e il comportamento di quei buffoni e/o sbruffoni che ho citato e, ad un livello non molto peggiore, vasti settori, scarsamente alfabetizzati o semicolti, dei ceti che li hanno votati e che in loro si riconoscono. Da questo punto di vista, la crisi culturale e formativa del paese meriterebbe un approfondimento, che finora è mancato a causa di quello che Asor Rosa ha definito “il silenzio degli intellettuali”: in parole povere, il loro riflusso su posizioni sostanzialmente escapiste, cioè moderate e conservatrici. Quindi, Galati non me ne voglia se, in contrapposizione alla “dittatura dell’ignoranza” instaurata da una borghesia che ha i suoi campioni più rappresentativi nei fratelli Elkann, e in alternativa alla “moderna barbarie” incarnata da una piccola borghesia che si riconosce in personaggi come Grillo e Salvini, io ritengo opportuno valorizzare, ovviamente in senso dialettico, perciò in quanto nemici di alto livello, un Monti o un Draghi. Il livello intellettuale della classe dominante ha sempre condizionato inevitabilmente, per simmetria aliorelativa, il livello della classe dominata, quindi il livello politico del proletariato, fin dai tempi in cui Andrea Costa faceva giustamente dipendere lo scarso livello della coscienza di classe dei lavoratori italiani dal carattere arretrato, sezionale e tardivo dello sviluppo socio-economico della borghesia italiana. Così, al capitalismo asfittico e familiare che domina oggi larga parte dell’economia italiana corrisponde l’egemonia sottoculturale del blocco dominante: egemonia che si esprime per l’appunto come “dittatura dell’ignoranza” e “moderna barbarie”. Del resto, è noto che i nemici si scelgono, gli alleati no. Ecco perché non posso non sottoscrivere per la sua verità e per la sua importanza quell’aforisma di Oscar Wilde secondo cui “i conoscenti vanno scelti per il buon carattere e i nemici per l’intelligenza: non si è mai abbastanza attenti nella scelta dei propri nemici”…

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Mario Galati
Monday, 08 February 2021 18:18
Mi sorprende il commento di Eros Barone che pone l'accento sulla laurea quale tratto distintivo di cultura e che preferisce il più duro bastone capitalistico del padrone tecnocrate colto e signorile (Draghi), alla più morbida verga plebea del servo ignorante (Conte). Lui sa meglio di me che Gramsci non era laureato, come non lo era Di Vittorio e non lo erano tantissimi operai e dirigenti comunisti, italiani e non (a iniziare da Dimitrov). Mentre Un Forlani qualsiasi era laureato e scriveva persino poesie (purtroppo). La stessa retorica classista è stata usata al momento della nomina della ministra dell'istruzione che proveniva dalla CGIL (non ricordo il nome), non laureata, oppure nei confronti della Bellanova. Tutti a dar loro addosso perché non laureate. Se una cosa vi era da rimproverare non era certo la mancanza di laurea, ma l'essere serve dei padroni (l'ex ministra dell'istruzione, ripagata dai padroni, è passata come se nulla fosse dalla CGIL alla Fondazione Agnelli. La ministra Bellanova è stata premiata come si vede e si è pure convinta che ciò è dovuto al "merito", abbracciandone l'ideologia reazionaria, non al suo servilismo canino nei confronti dei padroni); il non essere riuscite, nonostante anni di militanza politica e sindacale in un campo formalmente di un certo tipo, ad uscire da una condizione di subalternità nei confronti dei padroni (la ministra Bellanova, ex bracciante, cooptata dai padroni e invitata alla loro mensa per raccoglierne le briciole e i bocconi, scambia ciò per emancipazione), nella quale si trovano penosamente invischiate.
Se è indubitabile l'infimo livello culturale e morale di questi politici cialtroni, trovo infelice cercare nella laurea o in studi regolari un rimedio a questa condizione. Se dobbiamo riporre le nostre speranze su laureati e cosiddetti istruiti in genere, campa cavallo...
Basta rivolgere lo sguardo a molti nostri laureati e istruiti per rendersi conto della pochezza e ristrettezza culturale, se non della vera e propria ignoranza, da piccolo-borghesi, che li caratterizza, non in quanto "specialisti" e possessori di un sapere particolare che nessuno nega, ma in quanto lavoratori e uomini subalterni all'ideologia dominante e al filisteismo imperante.
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Eliana
Monday, 08 February 2021 07:19
Un applauso ad Eros Barone , la cui descrizione del Conte, è degna delle pagine di un grande narratore. Così il seguito.
Una fotografia perfetta.
Intanto, ho testè letto, alcune anticipazioni del piano Draghi, più esatto definirle indiscrezioni, che non mi disturbano rispetto al nulla dei personaggi finora sulla scena. Uomini e donne, di assoluta inconsistenza, a cui oltre che cultura difetta tensione morale.
I grillini, disorientati e preoccupati di perdere la cuccagna, con gli scaltri spregiudicati capi della Lega, sono assai significativi in questo senso. Tralascio Renzi&Co, il pd e le varie "azioni" ciniche. Sono coerenti con se stessi, da tempo essendosi scoperti per quelli che sono.
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Eros Barone
Sunday, 07 February 2021 22:15
Un avvocaticchio trasformista giunto non si sa come a presiedere ben due governi di questo disgraziato paese, un personaggio che per comportamento e abbigliamento è un ottimo cameriere, con la sua brava riga fra i capelli e il suo vezzoso fazzolettino bianco sporgente dal taschino della giacca, è stato fatto fuori, politicamente, in quattro e quattr’otto. E’ andata così: che, mentre tutto impettito portava un vassoio al tavolino, uno sbruffone di quelli che giocano a carte nel bar sotto casa e alzano la voce a tutto spiano gli ha fatto lo sgambetto e lui è rotolato per terra. Bisogna riconoscere, d’altronde, che per troppe settimane quello sbruffone ha avuto facile gioco nell’alzare continuamente la posta. E però gli “scappati di casa” del Movimento Cinque Stelle e i neocentristi del PD hanno perso la bussola e, intimiditi dal vocione del ‘miles gloriosus’ – megafono di oligarchie interne ed estere - , si sono limitati a indietreggiare. E‘ bastato allora che il ‘miles gloriosus’ calasse l’asso di bastoni e facesse la faccia feroce perché quegli imbelli battessero in ritirata e gli dessero partita vinta. In tal modo, dirigenti di partiti che hanno il 20% dell’elettorato si sono fatti menare per il naso da uno sbruffone che ha il 2 o il 3%. A questo punto sarebbe d’uopo fare qualche seria riflessione su un aspetto decisivo, ma di cui si parla ben poco: non esiste solo una crisi economica, una crisi sociale e una crisi sanitaria; esiste anche una grave crisi culturale. Abbiamo una classe dirigente che è lontana anche dai livelli minimi della cultura di base. Oggi il ceto dirigente sotto i cinquant’anni è formato da semianalfabeti come i Di Maio e i Salvini, che non sono neanche laureati, non hanno idee né ideali e non conoscono nemmeno l’inglese (abbiamo visto, e sentito, Di Maio – ministro degli esteri! - nei suoi viaggi all’estero e in questi ultimi giorni Renzi a Dubai...). D’altronde la scuola è stata destrutturata da una infame politica che negli ultimi anni ha puntato a smantellare l’educazione pubblica, la cultura e la sanità (e oggi ne possiamo misurare le conseguenze col numero di morti per Covid, che da noi è più alto che in altri paesi europei). Ben venga, allora, un uomo preparato, colto e poliglotta, creatura scolastica del “Sacer Ordo Societatis Jesu Christi”: certamente un avversario irriducibile dal mio punto di vista, ma un avversario di alto profilo intellettuale, che spero possa contribuire ad elevare il livello della lotta politica nel nostro paese.
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andrea z.
Sunday, 07 February 2021 19:14
Il Vaticano ha appoggiato tutte le iniziative filocinesi dei due governi Conte per poi appoggiare quello che si presenta come il più filo-americano degli esecutivi. Solita diplomazia della Santa Sede o cambio di obiettivi?
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Eliana
Sunday, 07 February 2021 17:11
Il discorso fila. Ho tuttavia dei dubbi sulla "incauta" posizione del governo Conte 2.
Delle due l'una : o Conte è uno sprovveduto o è un ammirevole dissenziente.
Ma non regge né una né l' altra alla luce della sua subitanea docilità a Draghi. Il che porta a concludere che l'avvocato appartiene alla stessa genia di lacché, entusiasti di eseguire ordini euro atlantici.
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