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La fragilità del corpo di Berlusconi. E del sistema politico italiano    

nique la police

berlusca1Silvio Berlusconi è stato il primo premier fisicamente aggredito dell'intera storia d'Italia. Neanche l'attentatrice solitaria, poi finita in manicomio, che provò ad uccidere Mussolini nel 1926 era arrivata così vicino al corpo fisico del rappresentante del potere del governo. Infatti Mussolini, dopo quell'attentato, dovette portare per qualche settimana un vistoso cerotto sul naso come segno di una pallottola che lo aveva però solo sfiorato. Piazzale Loreto, in questo senso, rappresenta la fine di un dittatore al cupio dissolvi di una guerra perduta. Infatti quando Mussolini fu arrestato a Dongo non era più a capo di nessun potere: come i Borboni dopo l'intervento di Napoleone in Italia rappresentava un regime che non aveva neanche una porzione di territorio utile per poter piazzare una bandiera.

Berlusconi invece si è fatto centrare nell'esercizio delle sue funzioni riportando una vistosa ferita ed una evidente, trasmessa su tutte le piattaforme mediali, perdita di sangue. Mai la perdita del sangue del corpo fisico del potere in carica si era mostrata con tanta spettacolarità in questo paese. Persino il corpo di Moro fu pietosamente composto dalle Brigate Rosse nella Renault 4 lasciata parcheggiata in via Caetani: nel nascondimento della vista del sangue si rivela infatti un sottile ma persistente rispetto politico per il giustiziato. Il sangue infatti è lo smembramento del corpo che prelude allo sfregio del ricordo dell'immagine del morente o del giustiziato.

Da vivo Silvio Berlusconi porta quindi con sè l'immagine dello sfregio, di un corpo politico violato, la cui simbolica perdita di potere peserà sulla coesione del suo elettorato quanto il probabile guadagno di immagine dovuto all'esposizione del martirio subito. Troppo spesso meccanicamente infatti si pensa che in questo paese funzioni solo la subcultura cristiana del consenso e del favore concessi alla vittima grazie a meccanismi dettati dalla pietà. Berlusconi è piuttosto l'archetipo della cultura manageriale del vincente, dell'imbattibile e questa rappresentazione è andata in pezzi in un tardo pomeriggio di una fredda domenica milanese.

Deve destare poi attenzione il fatto che Berlusconi non è stato vittima di un attentato e non è finito in mano alla piazza dopo una esplosiva manifestazione. La cultura impolitica prodotta ossessivamente per far crescere il consenso attorno a Berlusconi ha finito invece per riprodurre le condizioni di una classica aggressione impolitica: nessun ferimento da attentato prodotto da un qualche capolavoro di logistica, nessun assalto della folla ma un gesto degno di una banale rissa sulla gestione del box macchina nei sotterranei del condominio. Possiamo quindi dire che tutta la banalità prodotta dal berlusconismo non riesce che a riprodurre eventi tragici che hanno il forte segno del banale. Lo stile da avanspettacolo della cultura politica di Berlusconi in qualche modo deve infatti marcare sempre le tappe della vicenda storica del presidente del consiglio.

A questo punto si tratta però di riconsiderare le parole di un editoriale del Corriere della Sera scritto all'indomani della sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano.

L'editoriale, che è valso la riconferma della fedeltà al presidente del consiglio da parte dei poteri forti, affermava che Berlusconi non è tanto punto di equilibrio del centrodestra ma dello stesso sistema politico. E che quindi questo paese avrebbe dovuto metabolizzare Berlusconi scontando anche una perdita d'immagine all'estero.

Detto fatto: il PD, dopo il Lodo Alfano e persino dopo i casi Cosentino e Fitto (ministri rispettivamente sotto inchiesta e sotto processo), ha ripetuto il mantra "Berlusconi ha il dovere di governare" mentre il Sole 24 ore e La Stampa non hanno fatto che adeguarsi alle considerazioni espresse per primo dal Corriere.

E' quindi giusto chiedersi se la fragilità del corpo di Berlusconi, manifestatasi clamorosamente a Milano, sia anche il simbolo della fragilità di un intero sistema politico. E si tratta di una dimensione del simbolico che, nelle società a comunicazione istantanea come la nostra, circola con la velocità di un incendio che si sviluppa in un deposito di derivati del petrolio. Non a caso infatti, a seguito del ferimento di Milano, il governo pensa a misure securitarie da adottarsi nei confronti di Internet. Perchè è da questa dimensione che, piaccia o non piaccia, si è sviluppato il dissenso diretto nei confronti del presidente del consiglio sfociato ad esempio nel No Berlusconi Day. Ed è anche da questa dimensione che si mette in discussione il potere sistemico di codificazione dell'agenda politica da parte della televisione generalista.

Per il governo si tratta quindi adesso di riorganizzare il consenso su due direttrici di paura: una, quella classica, verso i "violenti", l'altra nei confronti della rete vista come il recesso oscuro e non regolato nella quale si generano questi fenomeni di violenza.

Invece di prendere con sufficienza quel che sta avvenendo su Facebook, perchè si usano strumenti più sofisticati o perchè si pensa che tutto questo sia espressione di un profondo dilettantismo politico, si tratta invece di comprendere che dalla "regolazione" o meno di questo angolo della rete passa la normalizzazione o meno dei flussi di comunicazione politica di questo paese. Il corpo ferito del sovrano, per confermare il potere al momento conferito, deve infatti passare attraverso una metamorfosi. Che lo porta da essere vittima e martire a potente vendicatore dell'offesa lesa alla propria immagine. Siccome la persona fisica di Berlusconi coincide anche con quella del monarca della televisione generalista non stupitevi se questo cercherà di attaccare la rete. Ne va della sua egemonia di sovrano dei flussi di comunicazione politica e della sua capacità di vendetta, intesa come strumento di mantenimento del potere acquisito.

Attorno a lui, come abbiamo visto, ruota però tutta la sfera simbolica di un intero sistema politico. Basta quindi che un'azienda di Palo Alto, la Facebook inc. appunto, si rifiuti di seguire le linee di normalizzazione delle sue pagine richieste dal governo italiano che l'intero sistema simbolico della politica di questo paese risulta instabile e passibile di ulteriori violazioni.

Questo per capire che, per quanto la politica italiana tenti di provincializzarsi, la fragilità del corpo di Berlusconi è esposta ai venti della comunicazione globale. Il corpo di Berlusconi è fragile, il sistema politico italiano pure ed entrambi giocano la propria credibilità sulla capacità o meno di regolazione di un servizio di social networking nato negli Stati Uniti come un gioco tra studenti. Non dobbiamo quindi spaventarci di quello che sta succedendo: questa è un'epoca interessante che si lascia governare da chi in politica ha idee creative. E l'intero sistema dei partiti ufficiali, da Berlusconi a Bersani, neanche sospetta quanta creatività ci sia dietro il pensiero politico.

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