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sinistra

Škola kommunizma: i sindacati nel Paese dei Soviet

di Paolo Selmi

Sedicesima parte. “Ammettere i propri difetti è privilegio dei forti”: l’intervento di Tomskij al XIV Congresso del Partito Comunista di tutta l’Unione (bolscevico) PARTE VI

Škola kommunizma i sindacati nel Paese dei Soviet parte 1 html 98bc8d74546bea8ff. Ancora una volta sui compiti delle conferenze di produzione

Ritorniamo all’intervento di Tomskij e al punto successivo, in cui esamina circa compiti e mansioni delle Conferenze di produzione. Dopo tutto quanto esaminato abbiamo ben chiaro come Tomskij non agisca per pedanteria o eccessiva preoccupazione. Ribadire punti non ancora scontati, anzi, per niente scontati in gran parte dei casi, era necessità concreta. Lasciarne, infatti, l’interpretazione alla libera e totale discrezione di ciascun collettivo, altro non avrebbe che amplificato arbitrarietà, disordine e, in ultima analisi, non solo inefficacia ma anche dannosità di tali conferenze.

Così, pertanto, prosegue, passando alle Conferenze di produzione:

La conferenza di produzione non decide alcunché: non è per questo che è stata concepita; ribadiamolo, in primo luogo, e a chiare lettere. Le risoluzioni delle conferenze di produzione non sono cogenti, obbligatorie per gli organismi economici, e questo è il secondo punto. Si tratta di una premessa doverosa, perché poi sull’onda di un’enfasi esagerata, di gente che invoca a ogni piè sospinto: “Conferenza di produzione, conferenza di produzione!”, poi c’è chi ci rimane male perché le proposte da essa votate non vengono adottate.

Parliamo ora di composizione dei partecipanti alle conferenze di produzione. Quelle che vi porto sono le cifre in nostre mani delle cifre di Leningrado e di Tula. E cosa ci dicono queste cifre? Che le conferenze di produzione constano per oltre il 50% di operai in forza alle linee di produzione, mentre la restante parte è composta da membri del comitato di fabbrica, dell’amministrazione, piuttosto che impiegati, tecnici, personale in distacco sindacale, eccetera.

Quando invece passiamo alla loro appartenenza politica, vediamo che i comunisti sono soltanto poco più della metà, mediamente dal 52% al 56%, più un 3-4% di iscritti al komsomol e il resto, circa il 42%, di non iscritti. Occorre aggiungere a questo anche il fatto che, persino nelle realtà più partecipate, come per esempio a Leningrado, a presenziare alle conferenze di produzione è il 19% dei lavoratori. Meno di un lavoratore su cinque non è un grande indicatore di adesione.

Cosa significa tutto questo? Che dovremmo forse entrare in maggior numero dentro queste assemblee? Io avrei un’altra conclusione: esaminiamo certo, più nel dettaglio, queste conferenze di produzione, vediamo che ruolo svolgono in ciascuna di esse i comunisti e i non comunisti, che tipo di proposte vengono deliberate e da chi. È doveroso muoversi in questo senso.

Ma non ne esageriamo, allo stesso tempo, il ruolo, non mettiamo in testa, a chi vi partecipa, l’idea che quanto da loro deliberato sarà l’ultima parola: a questo punto perché non metterli a fianco dei quadri, nella peggior forma di collegialità, o addirittura al loro posto! Cosa resterebbero lì a fare i dirigenti, del resto?

Per questo l’idea, saltata in testa ad alcuni compagni, di sottoporre i piani di produzione alle conferenze di produzione, concedendo loro il diritto di cambiarli, è senza dubbio sbagliata!

Questo, oltre al fatto che una proposta del genere non è per nulla seria, e contraddice le risoluzioni che ci siam dati all’ XI Congresso tra cui, non da ultima, quella relativa alla direzione unica (единоличное управление) che è ormai parte della nostra linea generale. Questo, oltre al fatto che, stando ai dati dell’esperienza di Leningrado – e penso che il lavoro delle conferenze di produzione di Leningrado non sia il peggiore, al contrario, molto meglio di altri posti! – abbiamo un 12-14% di proposte rifiutate del tutto da parte della direzione, una parte accettata e messa in opera, un’altra parte accettata ma non messa in opera e, infine, un’ultima parte ancora in attesa di risposta!1

Siamo sempre qui, ma vale la pena ribadirlo ancora una volta. Leggere queste cose è salutare, perché ci parla di un approccio alle questioni, ai problemi, che unisce e collega i tanti aspetti, le tante sfaccettature a essi collegati. Un approccio che noi, OGGI, abbiamo perso.

Si, noi… guardiamo i nostri capipopolo, preoccupati di sapere se la loro uscita mediatica del giorno ha raccolto più o meno pollici in su di quella del giorno prima, o della media settimanale e mensile… si sarebbero posti questo problema? A scalare, chi se lo porrebbe? Dirigenti che accettano come “fisiologico” avere come categoria più numerosa i pensionati?

Per concludere quindi con noi quattro gatti: il problema delle conferenze di produzione, magari, ce lo porremmo anche… ma con quale impostazione? Spaccando anche qui il capello in quattro: con qualcuno che partirebbe (e lì resterebbe) con un pistolotto pseudo-operaistico (gli operai han sempre ragione) o ancorato ad assiomi “in linea di principio” (“non siamo economisti” e non ci teniamo neppure a sporcarci le mani), piuttosto che tenuto in piedi soltanto dall’opposizione alla “linea generale” (sic! ...degli altri tre gatti)?

E tolti i “puristi”, quelli che “Tu sai citare i classici a memoria / Ma non distingui il ramo da una foglia”, quelli che “il socialismo non c’è mai stato, neanche in URSS”, gli altri tre gatti come si comporterebbero? Col “non capisco, ma mi adeguo”, magari tirando fuori ancora la “disciplina di partito”, il realismo, il senso di responsabilità e altre menate con cui ci hanno condito via, negli anni Novanta del secolo scorso per promuovere la loro politica di concertazione e smantellare le conquiste operaie del dopoguerra? Probabilmente…

Tomskij vede la cosa, ancora una volta, in modo diverso. Forse non poteva fare altrimenti. In tal senso era, la sua, una generazione fortunata: non solo perché temprata da anni di lotte e di sacrifici per noi inimmaginabili, ma anche perché Lenin non lo aveva letto, non ne aveva sentito parlare... era ancora vivo in carne e ossa, ci parlava, si scontrava e da lui imparava e assorbiva.

È riconoscibile nel suo approccio questa impronta: organizzazione del partito, dei sindacati, delle istituzioni e metodo del lavoro di massa e della promozione operaia tramite emulazione socialista, come strumenti per realizzare la teoria nella prassi e, al contempo, arricchire la teoria con la prassi, in un processo di continua trasformazione e crescita di un esistente che non è solo dato numerico, materiale, ma anche e parimenti dato spirituale, sotto forma di sempre maggiori coscienza collettiva, consapevolezza ideologica, politica attiva e partecipata, alimentando così una precisa direttrice ideologica di transizione al socialismo.

Ecco quindi che, secondo Tomskij, le conferenze di produzione non devono essere elementi di governo che vanno a duplicare altre funzioni, ma non devono neppure smettere di essere laboratori di idee, di analisi su quello che va e che non va, da un lato, ed elementi di aggregazione e partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale dall’altro. Il cerchio aperto con l’esempio dell’operatore su tre macchine si chiude. Così continua:

Così, propongo che la linea da tenere in futuro da parte delle conferenze di produzione sia studiare anzi tutto i propri errori e correggerli con coraggio, senza paura e con metodo, da un lato, così come senza lasciarsi andare a facili entusiasmi dall’altro. Perciò laddove ci sarà una conferenza di produzione, ci dovrà anche essere una commissione sulla produzione, con tutto il suo organico, la sua struttura, eccetera. Ecco allora che una conferenza che si occupa degli affari della commissione è solo un dannoso duplicato di istituti economici.

In tutto questo, la mia idea, eretica dal punto di vista di alcuni compagni, è di condurre gradualmente le conferenze di produzione a occuparsi di quei temi che siano vicini e comprensibili agli operai. Non è un caso che noi abbiamo ridotto i punti all’ordine del giorno di queste assemblee all’essenziale: organizzazione del lavoro, o dell’allocazione delle materie prime, eccetera. La maggior parte delle domande poste dagli operai riguardano temi concreti e problematiche quotidiane. Produciamo ancora troppe relazioni generiche, mentre invece abbiamo bisogno di essere più concreti! 2

Grassetto, sottolineato, maiuscoletto e punto esclamativo finale miei. Ora, lo so che mi ripeto, ma traduco anche il paragrafo successivo, dove parla degli scioperi spontanei. Lo faccio, perché mi illudo che repetita juvant, qui, per noi, perché anche in piena offensiva – e che offensiva – del Capitale, nei confronti di un Lavoro che è rappresentato da ciarlatani (termine sdoganato da Tomskij… io non c’entro!), e che è sempre più stritolato, spremuto, scarnificato all’osso, e gettato quando non serve più, c’è ancora chi pensa – tra i nostri, i quattro rimasti, ovviamente – che la lotta di classe sia quella cosa che rimbalza di qua e di là nella sua testa. E possa essere solo quella cosa lì, e niente altro. E tutto sia spiegabile, riconducibile, a quell’analisi dove, ritorniamo a Mosca cent’anni fa, la reazione spontanea di un operaio semianalfabeta era ricondotta direttamente, in un rapporto immediato di causa ed effetto, al perfido piano di opportunisti e restauratori del capitalismo, peraltro in minoranza, all’interno del partito. Troppo facile “spiegare” così le cose! E siccome noi, quanto a scaricabarile e a sepolcrume imbiancato e imbiancante, siamo cinture nere e non ci batte nessuno, repetita juvant. Riprendiamo questa sequenza di Tomskij:

Lo sappiamo, in alcune fabbriche ci son stati scioperi che han lasciato fuori partito e sindacato. Vediamo allora per esempio una di quelle fabbriche, per che cosa scioperavano lì gli operai. Scioperavano perché quegli “artisti” della direzione, al fine di ottenere il miglior filato, avevano aggiunto uno sfregatoio al filatoio, nel punto da cui doveva passare il filato. Bella pensata… peccato che la macchina non era stata concepita per quel carico di lavoro in più, e il filato continuava a rompersi. E ancora, nessuno pagava qualcosa in più ai lavoratori per tutto il lavoro in più che dovevano fare in virtù di questa “innovazione”.

E in tutto questo, cosa faceva la locale conferenza di produzione? Sfornava bei grafici con linee rosse e blu, presentava documenti tanto interessanti quanto generici… e dello sfregatoio e dei problemi che causava nessuna traccia! Ecco quanto gliene importava dello sfregatoio! Ed è per questi sfregatoi che ci sono gli scioperi! Non per lo slogan “arricchitevi!”, compagno Glebov! Per questo ci sono gli scioperi! 3

Ancora oggi c’è chi volutamente fa finta di non capire, o non capisce proprio, quale dovrebbe essere il ruolo del sindacato in questa fase. Spero che le parole di indignazione del compagno Tomskij stimolino in essi un minimo di riflessione e autocritica. Torniamo alla sua relazione.

 

g. Su come NON IMPOSTARE i rapporti fra sindacato e partito

L’argomento successivo da lui trattato riguarda un tema scottante. Scottante anche per noi: togliamo la parola “partito” e mettiamo “giudice” al suo posto e ci siamo capiti. Che sindacato è quello che rimanda al lavoro del giudice la risoluzione di vertenze individuali e collettive? “Esiste una legge”. Tutto giusto. Ma il padrone deve essere posto nella condizione di fermarsi PRIMA, molto prima, di finire davanti a un giudice. Perché? Perché, per esempio, non deve neanche passargli per l’anticamera del cervello di potersi “rifare il parco macchine”, pardon, il parco operai, perché attempati, “con certe pretese” e, soprattutto, “vecchio contratto”, mentre invece oggi gli stessi potrebbero essere “a tutele crescenti”, freschi, buoni anche i fine settimana, oltre che tabula rasa in testa, quindi malleabili a volontà su cosa sono il loro “lavoro”, i loro “doveri”, il “giusto” e lo “sbagliato”, eccetera… e cavandosela con ventimila euro o poco più di prebenda a lavoratore da cacciare! Invece non è così. Nell’URSS della NEP i rapporti di forza erano COMPLETAMENTE diversi, praticamente invertiti, non quindi in una fase propriamente difensiva, di LIMITAZIONE DEL DANNO come la nostra, ma ma totalmente offensiva, di IMPOSIZIONE A TUTTO CAMPO DI NUOVE REGOLE DEL GIOCO: eppure, a ben vedere la “logica mandataria”, PER PROCURA, alla fine era sempre la stessa, anche se quei fortunati lavoratori avevano uno strumento più potente di un giudice, il partito, ed erano in toto appoggiati dallo Stato, il LORO Stato, e quindi il motivo era un altro: si vinceva sempre. Facile vincere facile, verrebbe da dire… ma non si considera, ancora una volta, l’altra faccia della medaglia. Prosegue Tomskij (e questa volta mi riprometto di non interromperlo a metà del suo ragionamento, perché davvero tocca punti validi oggi come allora, se non di più… ma giudicherete voi stessi):

Vorrei dedicare qualche parola ancora ai problemi relativi al lavoro di vertenza sindacale e alla loro risoluzione tramite il partito. L’esperienza ci mostra come stia crescendo il numero di vertenze che passano attraverso le RKK e gli altri gradi di arbitrato, ovvero nonostante cresca il numero di conflitti che seguono un iter corretto, interessando via via sindacato, partito e Stato nelle misure e nei modi previsti. Eppure, occorre sottolineare come vi sia ancora o, almeno, ci sia stato fino a oggi, un modo di considerare i conflitti economici fra sindacati e amministrazione non tramite organismi terzi e di arbitrato, ma mettendo in mezzo sin da subito il partito.

Lo ricordiamo: in caso di problemi fra sindacati e amministrazione, la prima istanza sono le RKK locali; la seconda istanza la camera di conciliazione (примирительная камера), la terza il tribunale arbitrale (третейский суд). In pratica invece capita spesso che, in caso di divergenze fra amministrazione e sindacato si scappa subito – anche se nella maggior parte dei casi a farlo è l’amministrazione – al comitato distrettuale (уездком) o di governatorato (губком)4, dove il problema si risolve.

E cosa ne abbiamo ricavato? Che ora tutte le questioni, anche quelle interne al partito, sono sulla bocca di tutti, anche dei non iscritti! Il lavoro di un milione di comunisti resta sempre e costantemente sotto una campana di vetro. Ecco cosa ne abbiamo ricavato! Peggio ancora: prima ancora che venga resa pubblica una decisione circa un conflitto tutti, sia gli iscritti che i non iscritti tramite i primi, a cui son collegati tramite mille canali, sanno già cosa è stato deciso, e il comitato distrettuale è già bersagliato perché ritenuto responsabile a questo punto di presunta giustizia o ingiustizia. È giusta secondo voi questa impostazione? NO CHE NON E’ GIUSTA!

Non è giusta, perché il partito risulta eccessivamente gravato di responsabilità, soprattutto verso i non iscritti, che assolutamente non gli competono. Il partito supplisce gli organismi sindacali e amministrativi! Ecco allora che se a un lavoratore non iscritto tagliano lo stipendio, lui cosa deve pensare se non che a farlo è stato il partito comunista stesso?

Qui non è in discussione l’autorità del partito comunista anche sui lavoratori non iscritti, tutto giusto. Però, a maggior ragione, capite anche che se a sbagliare sono sindacati e amministrazione è un conto e se invece a farlo è il partito comunista è un altro!

Agli occhi dei lavoratori non iscritti è peggio, è un grave danno!

Ecco allora che un atteggiamento sbagliato ha portato a un ruolo sempre più marginale delle RKK nella risoluzione dei conflitti; la maggior parte dei conflitti si è trasferita dalla loro giurisdizione all’autorità superiore, e da lì ancora più in alto. Dove, chi li risolve quindi? O riescono a farlo gli organismi locali del partito, o passano addirittura a Mosca! E lì partono tutte le lungaggini burocratiche, ma i problemi non possono aspettare; quindi, alla fine, qualcuno li risolve nel silenzio generale, come si suol dire, “senza che nessuno sappia nulla”.

Occorre quindi rafforzare il ruolo conflittuale delle RKK. Occorre quindi impostare un decorso normale dei conflitti stessi, e condurre il tutto secondo le regole. Ci saranno, naturalmente, eccezioni, previste nelle nostre risoluzioni. E nei casi più importanti, quelli dove sono in gioco interessi generali, pubblici, collettivi, il partito sicuramente non starà in un angolo a guardare. Gli organismi di partito e sindacali devono mantenere inderogabilmente e di norma una linea comune per risolvere tutti i conflitti secondo modalità, previste dalle leggi e dalle disposizioni, che siano standardizzate e generalmente diffuse. 5

Torniamo per un attimo a p. 5156. Riprendiamo quel grafico, dove si vede molto bene l’ordine di grandezza dei lavoratori sindacalizzati sul totale. Già sul grado di preparazione e competenze sindacali dei primi, alcuni dei quali appena entrati nell’organizzazione, Tomskij aveva da dire. Figurarsi i secondi, a questo punto. Che comprendevano, e ragionevolmente dopo una guerra civile lunga tre anni,

- sia lavoratori non schierati, figli però non solo

a. di oggettiva ignoranza di cose più grandi di loro, come sottolineava Tomskij peraltro pagine addietro richiamando tutti sulla necessità di un lavoro supplementare con loro, ma anche

b. ma anche di quel “senso comune” che, in un malcelato istinto di autoconservazione, copre quei qualunquismi e opportunismi tanto più beceri, quanto di massa, che di solito cadono sotto la duplice categoria del “pararsi il culo” e del “chi si fa i fatti suoi campa cent’anni”;

- sia lavoratori che magari avevano anche simpatizzato, più o meno apertamente, per i “bianchi” e che guardavano con diffidenza alle nuove dinamiche in corso, seminando non appena possibile qualche battuta lapidaria, o qualche stoccata ironica, qua e là, senza neppure farci caso magari ma lasciando il segno.

Ecco che, rileggendo in questa chiave quanto appena accennato da Tomskij, notiamo non solo il suo realismo circa l’attuazione della cosiddetta “nuova politica economica”, ma anche la sua profonda conoscenza, direttamente sul campo, delle dinamiche in corso.


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Note
1 Производственное совещание не может решать, это — первое, это нужно твердо сказать. Постановления производственных совещаний не обязательны для хозорганов, это — второе, потому что порою на почве чрезмерных криков: «производственное совещание, производственное совещание» начинают расти корешки разочарования, огорчения участников собрания, когда их предложения непринимаются. Состав производственных совещаний. Имейте в виду, я беру ленинградские и тульские цифры. Что говорят цифры о составе производственных совещаний? Производственные совещания состоят в большинстве на 50 слишним процентов из рабочих от станка, остальная часть, около половины, состоит из членов фабзавкома, администрации, членов цеховых бюро,освобожденных от работы, и т. д.
Но когда мы присмотримся к их составу, то увидим, что больше половины производственных совещаний составляют пока только коммунисты, — коммунистов — от 52 до 56%, 3 — 4% комсомола и 42% беспартийных рабочих. К этому надо прибавить, что сами производственные совещания там, где они наиболее развиты, например, в Ленинграде, охватывают лишь от 18 до 20% (в среднем 19%) работающих предприятий. Пока это еще не такое широкое русло. Следует ли отсюда делать вывод, что нужно еще побольше втянуть? Нет, я сделал бы вывод: сначала давайте определим более точно, из кого производственные совещания состоят, кем вносятся там предложения — коммунистами или не-коммунистами, ибо и это нужно проверить. Не нужно также преувеличивать роли этих совещаний ивбивать в голову их участников, что их решение есть последнее слово, иначе нельзя будет работать нашим хозяйственникам, — мы рискуем здесь перейти к самой худшей форме коллегиальности. Поэтому идея, которая возникала у некоторых товарищей: производственные планы переносить на рассмотрение производственных совещаний, предоставив им право их изменения, — является, несомненно, неправильной. Такое предложение и несерьезно и противоречит резолюции XI с'езда, так как общая наша линия—единоличное управление.
И тут рядом из ленинградского опыта мы видим, —я считаю, что работа производственных совещаний поставлена в Ленинграде не хуже, а, вероятно, лучше, чем в другим местах, — процент предложений производственных совещаний, имеющих совершенно неблагоприятный ответ, равняется 14 —12; часть этих предложений проводится, часть не проводится, а на часть их заводоуправлениями даже совершенно никакого ответа не дается. Aa. Vv., XIV Congresso del Partito Comunista di tutta l’Unione (bolscevico). Trascrizione stenografica, cit., pp. 734-5.
2 Так вот, предлагаю как будущую линию производственных совещаний, — путем предварительного изучения их ошибок поправлять их смело и бесстрашно и не увлекаться слишком большим масштабом. Затем у нас входит, как правило, что если — производственное совещание, то, само собой разумеется, и производственная комиссия, с непременной платностью работников, аппаратом и т. д. Не нужно этого, это будет вредное дублирование хозорганов. Мое еретическое, по словам некоторых товарищей, мнение заключается в том, чтобы постепенно воспитывать производственное совещание на тех вопросах, которые близки и доступны рабочим. Не случайно мы урезали перечень вопросов этих совещаний: организация труда, организация подачи материалов и т. д. Большинство вопросов, которые ставят рабочие, именно к этому и сводится. У нас слишком много общих докладов, нужны же более конкретные. Ibidem.
3 Мы знаем, что на некоторых фабриках произошли забастовки без ведома партийных органов, без ведома профессиональных органов. Но вот посмотрим на примере одной фабрики, из-за чего бастовали там рабочие. Из-за того, что изобретательный хозяйственник для того, чтобы получалась лучшая пряжа, приспособил суконочку к прядильному станку, через которую должна итти нитка. Это очень хорошо, но так как машина не была рассчитана на эту дополнительную нагрузку, то ниточка сталарваться. Но и это еще не беда. Дело в том, что, приспособив эту суконочку, ничего не платили рабочим, несмотря на добавочную работу с рвущейся ниткой. Производственное совещание заседает, смотрит в зеленые и синие квадратики, слушает умные доклады, а суконочку-то пропустили. Вот как отражается такая суконочка на работе! Из-за таких суконочек порой происходят забастовки, а не из-за лозунга «обогащайтесь», тов. Глебов! Вот из-за чего происходят забастовки. Ibidem.
4 Ricordiamo, a puro titolo informativo, che la divisione amministrativa del territorio ereditata dall’Impero Russo prevedeva gubernija, governatorati corrispondenti grosso modo alle nostre regioni (78 nella Russia prerivoluzionaria, di cui 25 dopo la I guerra mondiale passarono alla Polonia, alla Finlandia e ai Paesi Baltici, i quali a loro volta si dividevano in uezd, distretti, corrispondenti alle nostre province. N.d.T.
5 Я хотел в нескольких словах коснуться вопросов о конфликтной работе профсоюзов и о разрешении их методами партийного порядка. Опыт нам показал, что, несмотря на то, что общее количество конфликтов, рассматриваемых в примирительных камерах и третейских судах, растет и, следовательно, рассмотрение конфликтов идет нормальным путем, предусмотренным нашей партией, профсоюзами и государством, тем не менее следует отметить, что существует, по крайней мере, существовал до последнего времени, метод рассмотрения экономических конфликтов между профсоюзами и хозорганами не нормальным путем третейского и примирительного разбирательства, а путем перенесения этих конфликтов в партийные органы.
Когда возникают спорные вопросы между профсоюзами и хозорганами, первой инстанцией для их рассмотрения является РКК на месте. Вторая инстанция — примирительная камера; третья инстанция — третейский суд. А практика порой говорит, что при разногласии между хозяйственниками и профессионалистами в большинстве случаев хозяйственники бегут в губком или уездком, где вопрос ставится и решается.
Что из этого получается? Да то, что беспартийные рабочие поголовно знают, какие вопросы когда проходят через уездный комитет. Не скроете вы этого! Миллионная партия живет под стеклянным колпаком. Вот что! И еще до того, как формально вывесили об'явление, беспартийные рабочие, тысячами нитей связанные с партийными рабочими, обязательно знают, что решил уездный комитет по поводу конфликта, и вся ответственность заправильность или неправильность решения падает на партийную организацию. Правильна ли такая постановка дела? Неправильна!
Неправильна потому, что партия слишком много берет на себя ответственности перед беспартийными рабочими. В данном случае партийный орган заменяет проф- и хозорганы. Когда рабочим урезывают зарплату, то в головах беспартийных рабочих это отражается так, что их урезывает коммунистическая партия.
Мы же не раз ставили вопрос и считаем правильным, что выше всего у беспартийных рабочих должен быть авторитет коммунистической партии. Если ошибется профсоюз, хозорган, — это еще ничего, но если ошибется коммунистическая партия, то в глазах беспартийных это больший вред, это хуже. Неправильная тактика привела к тому, что стала падать конфликтная роль РКК; большинство конфликтов стало изыматься из ее ведения и переносится выше и выше. Где решаются эти конфликты и как они решаются? Они или очень хорошо решаются местными органами, или они утекают в Москву. Происходит волокита, вопросы же не ждут; в результате — конфликты, так называемые, «без ведома и согласия».
Следует усилить конфликтную роль РКК; следует поставить нормальное разбирательство конфликтов; ввести все это, как правило. Исключения у нас предусмотрены в наших резолюциях. В важнейших случаях, касающихся общегосударственных интересов, партия, конечно, не может стоять в стороне. Партийные и профессиональные органы должны взять неукоснительно линию, как правило, на разрешение всех конфликтов нормальным, обычным, предусмотренным законами и положениями путем. Ibidem, p. 736-7
6 Nella versione online, questo grafico:
https://sinistrainrete.info/images/stories/stories12/%C5%A0kola_kommunizma-_i_sindacati_nel_Paese_dei_Soviet_-_parte_1_html_fba07fac56d48093.gif
che fa riferimento a questa tabella:
https://sinistrainrete.info/images/stories/stories12/Schermata_del_2022-02-22_13-57-29.jpg
entrambi nel primo numero di questo lavoro:
https://sinistrainrete.info/storia/22349-paolo-selmi-skola-kommunizma-i-sindacati-nel-paese-dei-soviet.html
 
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