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pensieriprov

L’antifascismo ai tempi dell’incantesimo neoliberista

di Sandro Arcais

Il carattere fondamentale del governo del grande capitale neoliberista è la menzogna, la dissimulazione, la mezza verità. Almeno per ora. Fino a quando cioè non avrà finito di massacrare il ceto medio, così da poter tornare all’amore di un tempo: il manganello. Ma non è ancora giunto quel momento. Ancora ha bisogno dell’appoggio e dell’adesione proprio di quel ceto medio che lentamente sta bollendo a fuoco lento, come la famosa rana. E soprattutto ha bisogno dell’appoggio convinto di quel ceto medio “progressista”, “disinistra”, aperto, cosmopolita, a vocazione europea, al limite di un’altra europa, pacifista a casa sua (ma spesso umanitariamente guerrafondaio a casa degli altri), innamorato delle rivoluzioni colorate, noborderista, europadeipopolista, sovranitàeuropeaista, liberista, pareggiodibilancista, una parte del cervello per la costituzione italiana e l’altra parte per i Trattati di Mastricht, una parte per il pareggio di bilancio e l’altra contro i tagli ai servizi sociali, una parte per “l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” e l’altra per “Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio“. E nessuna comunicazione tra le due parti.

A questo ceto medio, e in particolare modo al ceto medio italiano, il grande capitale neoliberista attualmente ha deciso di fare un regalo: il fascismo. Anzi, i fascisti.

Giunto a questo punto è necessario essere sintetici e diretti.

Il neofascismo eversivo, sin dagli anni Sessanta del secolo scorso, è stato creatura e strumento nelle mani dei servizi segreti anglo-americani. Lo scopo era duplice: il contenimento del comunismo in Italia nel quadro della più generale Guerra Fredda, per gli Stati Uniti; impedire che l’Italia recuperasse un ruolo autonomo nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, per la Gran Bretagna (per questo secondo aspetto, due letture sono indispensabili: Colonia Italia e Il golpe inglese, entrambe di Giovanni Fasanella e Mario José Cereghino).

Obiettivi raggiunti, a quanto pare.

Anche attualmente, il fenomeno neofascista è creatura profondamente infiltrata e condizionata dai servizi segreti inglesi. Basta seguire le peripezie di Roberto Fiore, attuale segretario nazionale di Forza Nuova (anche in questo caso le letture sono due: un articolo dell’Espresso sui finanziamenti al neofascismo attuale e il verbale della seduta del 9 gennaio del 2001 della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi ).

Non è necessario leggere tutto il verbale. Cercate e trovate nel documento la parola “Fiore” e verranno fuori informazioni interessanti.

Il neo-neofascismo è del resto degno figlio del suo inventore e coltivatore, e da lui ha appreso l’arte della dissimulazione, dell’infiltrazione, della confusione:

Ma a cosa serve ora il neofascismo? Ora che la sovranità in Italia è roba di cui ci si vergogna? O di cui non ci si sente capaci e in grado, per cui si invoca il governante esterno, l’Europa, o il “pilota automatico” impostato dalla BCE?

Serve, serve. Il neofascismo attuale è un prodotto confezionato a misura degli antifascisti attuali. È fatto apposta per tenere sveglia la passione politica e la mobilitazione degli animi, per dare la sensazione di essere dalla parte giusta della storia, quella che ha vinto la seconda guerra mondiale. Ha la funzione di compattare un fronte contro il Nemico, l’Opposto dei Valori Europei. Ha la funzione di distrarre, tenere impegnata l’attenzione mentre si fa il lavoro vero. Tu sei lì che fai a botte col fascista, il fascista ti tiene impegnato, e loro, i lupi a caccia di preda, possono fare indisturbati il lavoro.

Non sto minimizzando il fenomeno. Sto affermando che il neofascismo attuale è eterodiretto, artificialmente suscitato. Non ci vuole scienza a capire che anni di politiche austeritarie, liberiste, di tagli e precarizzazioni, unite a una contemporanea politica scellerata di porte aperte all’immigrazione hanno creato il terreno di coltura ideale in cui inoculare il semino del fascismo che si è trasformato nella pianticella attuale. Pianticella il cui scopo è quello di tenere occupata l’attenzione degli antifascisti e costituire il polo negativo che automaticamente susciti il polo positivo. In maniera tale che passi inosservato il vero pericolo che stiamo correndo:

Uno dei momenti più suggestivi della saga dell’euro-crisi è stato quando le élite europee hanno costretto Silvio Berlusconi a lasciare la guida dell’Italia per cedere il posto al non eletto Mario Monti. Ciò è stato possibile a causa dell’appartenenza dell’Italia all’eurozona, e della sua conseguente vulnerabilità alla fuga di capitali e alle crisi bancarie.

Di primo acchito, il colpo di stato senza spargimento di sangue avvenuto in Italia sembra una buona ragione per tenersi lontani dall’unione monetaria, per coloro che ancora hanno la possibilità di farlo. Ma abbiamo partecipato di recente a un’affascinante conferenza a cura del Centro per le Riforme Europee dove alcuni hanno sostenuto che il potere di veto nei confronti di politici eletti detenuto dalla Banca Centrale Europea è un vantaggio, anziché un difetto.

Secondo questo ragionamento, la BCE è una salvaguardia costituzionale che avrebbe potuto prevenire il genere di preoccupante autoritarismo che sta prendendo piede in Ungheria e Polonia.

(…)

… la BCE è stata appositamente progettata per essere diversa dalle normali banche centrali. Anziché provvedere direttamente a fornire prestiti di emergenza alle banche che hanno necessità stringente di rimpiazzare i depositi in fuga, essa autorizza le banche nazionali a fare tali presti di emergenza giudicando caso per caso. (…) Queste caratteristiche conferiscono ampia discrezionalità alla BCE nella scelta se concedere – o negare – aiuto alle banche, sulla base di considerazioni politiche. Pertanto Silvio Berlusconi ritiene, non a torto, che ai parlamentari italiani fu detto che la sua caduta era una condizione indispensabile per poter dare ulteriore sostegno ai tassi di interesse e alle banche italiane alla fine del 2011.

Queste idee sono candidamente affermate in un blog del Financial Times tradotto da Voci dall’estero. Ciò che lascia perplessi, non è la notizia che Berlusconi sia stato rimosso da un “colpo di stato senza spargimento di sangue”: ormai lo sanno anche i sassi. Lascia perplessi il deficit di democrazia a cui è arrivato il neoliberismo anglosassone. Culturalmente hanno fatto un passo indietro di quasi cent’anni. Come cent’anni fa, questi sono convinti che gli unici popoli in diritto di autogovernarsi siano gli anglosassoni. Neanche gli europei, ma proprio solo gli anglosassoni. Gli europei vanno governati attraverso la BCE, proprio perché non all’altezza dell’autogoverno.

L’euro è stato creato in parte perché alcuni cittadini in Paesi come l’Italia e la Spagna non avevano fiducia che i propri governi sapessero gestire l’inflazione. Hanno sacrificato deliberatamente l’indipendenza monetaria nella speranza di rimediare a quella che loro credevano fosse una cattiva gestione politica a livello nazionale e locale. O, detto in altri termini, speravano che le élite straniere li avrebbero governati meglio dei loro politici eletti.

Il popolo italiano non sa governarsi e non sa scegliersi i suoi governanti. Quindi bisogna toglierglieli, con le buone o le cattive, soprattutto quando portano avanti politiche contrarie agli interessi angloamericani: Mattei, Moro, Craxi, Andreotti, Berlusconi.

Il vero pericolo per l’Italia (o quel che ne rimane), oggi, proviene da questi ambienti anglosassoni ed europei da cui esala i suoi miasmi l’articolo citato. Proviene da quell’area liberale e liberista italiana che ha sempre guardato al mondo angloamericano come a una patria elettiva, proviene dall’azionismo filo-britannico uscito profondamente minoritario dalla Resistenza, e poi dal grande capitale che ha subìto i partiti di massa democristiano e comunista, ha resistito arroccato nei ministeri economici e finanziari, ha remato contro l’interventismo statale in economia degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del secolo scorso, ha organizzato il golpe giudiziario Mani Pulite nella prima metà degli anni Novanta e ha dilagato successivamente con privatizzazioni, vincoli esterni, riforme costituzionali, precarizzazioni, tagli, avanzi di bilancio e tutti i pifferi e le grancasse delle politiche neoliberiste ispirate dalla grande finanza anglosassone.

Proviene insomma da chi in questi ultimi anni ha preparato il terreno per il seme fascista, lo ha piantato e fatto crescere e ora lo usa per compattare attorno a sé quell’ultimo 20% scarso di ceto medio sinistrato italiano che è convinto di difendere la Costituzione e le conquiste della Resistenza, ma in verità sta oliando la corda con cui sarà impiccato.

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