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sinistra

Una macabra danza di disperati per esorcizzare la paura

di Michele Castaldo

«Eccolo! Finalmente lo abbiamo preso il criminale comunista! In carcere a scontare l’ergastolo! Cesare Battisti, il simbolo del terrorismo italiano durante gli anni di piombo è stato consegnato alle nostre autorità. Giustizia è fatta!».

Diciamoci la verità: una classe sociale che si accanisce intorno a un fantasma del passato mostra di non avere futuro, cerca di consumare le ultime risorse respiratorie per esorcizzare la paura, quella paura che nasce dalle profondità di una crisi di un sistema sociale che è durato anche troppo e che ha camminato sui morti, sulle stragi quotidiane per estorcere plusvalore e accelerare continuamente l’accumulazione e lo sviluppo capitalistico.

L’individuo è nulla di fronte ai processi storici e tutti noi degli anni ’70 del secolo passato – comunque schierati a sinistra - fummo nulla di fronte all’illusione che stessimo a un passo dal comunismo. Fummo travolti dalla passione di stare dalla parte giusta, di quella della lotta degli oppressi e sfruttati. Fummo ingenui anche quando scambiammo il tifo di settori di massa nei confronti delle formazioni combattenti per disponibilità alla mobilitazione per sostenere la “loro” causa. Cesare Battisti? Uno dei tanti; solo i fatatici del proprio ombelico si esercitano nei distinguo. Pagammo tutti un prezzo, a vario titolo e in vari modi, compresi i tanti che furono comprati da un potere che si fece beffa dei nostri ideali. Sputammo addosso al traditore e al pentito, sopravvalutando così il comprato e sottovalutando il compratore.

Sì, rincorremmo un ideale, quello del comunismo, di una società più razionale, più giusta, più onesta, più armoniosa; una società con maggiore sentimento, più egualitaria. Avemmo torto, ci illudemmo. Il popolo, in Occidente in modo particolare, non la voleva la rivoluzione comunista, e noi tutti combattemmo controvento, ci opponemmo alla stessa volontà popolare che non capiva di essere sfruttata e oppressa o lo capiva ed era compiacente. Un popolo che sopporta 1432 morti sul lavoro all’anno per decine di anni; altro che morti di terrorismo.

Poi la storia, quella vera, sa incasellare correttamente i vari pezzi del mosaico ed oggi quel popolo un tempo compiacente, allevato in un sistema barbaro e crudele, gli si sta rivoltando contro. Noi tutti, facenti parte di quello stranissimo magma della sinistra estrema, fummo degli anticipatori inconsapevoli di necessità oggettive che oggi vanno prendendo corpo più che del passato. Signori: non le volete chiamare comunismo? Chiamatele come vi pare, ma quelle stesse leggi che per mezzo millennio vi hanno sorretti vi seppelliranno.

Rosa Luxemburg a una sua amica che le scrisse in carcere chiedendole se ne valesse la pena rispose «Non c’è nulla di più mutevole della psicologia umana. Tanto più che la psiche degli uomini nasconde come il thalatta, l’eterno mare, tutte le possibilità latenti: calma mortale e ruggente tempesta; la più bassa vigliaccheria e il più selvaggio eroismo. La massa è sempre ciò che deve essere a seconda delle circostanze del momento ed è sempre sul punto di diventare qualcosa di totalmente diverso da quel che sembra. Che bel capitano sarebbe chi pilotasse la nave soltanto secondo come si presenta al momento la superficie delle acque e non sapesse prevedere la tempesta in arrivo dai segni del cielo e del mare!».

Ecco, noi non fummo dei buoni capitani, scambiammo la forza della ragione per la ragione della forza; e ci fu chi scambiò l’arma della critica per la critica delle armi. Mentre oggi la storia presenta il conto non a noi – “poveri illusi del tempo che fu“ – ma a voi che atterriti da una crisi senza via d’uscita danzate in modo macabro intorno a un individuo per esorcizzare la paura e scoraggiare le masse dall’intraprendere «vie pericolose affidandosi a soggetti e individui destinati prima o poi alle patrie galere e al pubblico ludibrio».

In Europa, la vecchia Europa, quella che diede vita al più grande movimento storico dell’uomo con i mezzi di produzione, aleggia il fantasma del caos. Il comunismo è morto? Questa volta l’illusione è vostra cari signori. La storia vi si sta rivoltando contro e non potrete farci nulla. I vostri rimedi incentrati sul sovranismo nazionalista, cioè sulla concorrenza delle merci elevata all’ennesima potenza, si farà beffa del sistema che vi ostinate a difendere. Vi mandava in bestia il colore rosso come per il toro nella corrida? Spunta il giallo non come i sindacati padronali, ma come nuovo colore, del sorgere del sole di un nuovo movimento di oppressi e sfruttati. Non c’è più la falce e martello nei vostri occhi furibondi? Ecco il simbolo di nuove rivendicazioni di masse oppresse dal vostro modo di produzione: una nuova divisa, un gilet semplice da indossare come strumento di identificazione di un mondo in ribellione; di masse sterminate di uomini che il modo di produzione, che vi ostinate a difendere, non potrà più incorporare e renderle compiacenti.

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