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Qualcosa si è rotto

di Andrea Zhok

Salvini:

"Qualcosa si è rotto negli ultimi mesi"

E puoi dirlo forte Matteo.

Per non scadere nel turpiloquio, non si può dire che cosa si sia rotto. Ma che si sia rotto è indubbio.

Qualcosa si è rotto vedendo questo sconcertante teatro di baruffe, dispettucci, gelosie e minacce, neanche foste liceali a una diretta del Grande Fratello.

Qualcosa si è rotto a tutti gli italiani che, dopo il 4 marzo del 2018, avevano sperato in un governo capace di fare compromessi nell'interesse, per una volta, della maggioranza dei cittadini e non di una collezione di influenti minoranze.

Il plauso della maggioranza degli italiani era andato all'idea di un governo che accettasse di essere proprio un 'governo di coalizione', senza vergognarsene, un governo che trovava dei punti di compromesso tra istanze e elettorati chiaramente non coincidenti, ma proprio perciò un governo che non fosse la solita esibizione muscolare di galletti vanesi, di chiacchiere e distintivo, di 'governismo', di impazienza verso la mediazione.

Se non l'avessi capito, caro Matteo, la fiducia non vi è stata mai data perché 'promettevate così bene', ma per il livello di nausea suscitata dai governi precedenti che uno dopo l'altro governavano per una manciata di lobby influenti, mostrando sempre maggiore impazienza verso i 'riti della democrazia'. Che queste lobby fossero poi l'entourage di Berlusconi o le enclave di potere del PD poco importa.

Ma a poco più di un anno di distanza, e soprattutto ad un'elezione di distanza, si è visto che tutti i vecchi istinti di massimizzazione dell'interesse personale del ceto politico, e di tutela dei propri gruppi di pressione sono riemersi.

Invece di fare uno sforzo nell'ottica di un interesse collettivo, le spinte sono ora solo quelle a capitalizzare l'onda di consenso (per chi ce l'ha), ad accontentare le proprie lobby nell'imprenditoria lombardo-veneta per la Lega, o a rincorrere i propri referenti sparsi nei No Tav o No Tap o No Vattelapesca per i Cinque Stelle.

Tutto il resto è solo il gioco del cerino, alla ricerca di come addossare all'altro la colpa di un ritorno alle urne.

In questo gioco naturalmente la Lega può avvantaggiarsi di una linea coerente di lungo periodo, mentre il M5S soffre per aver raccolto richieste sparse senza darvi alcuna unità organica.

Ma a parte questa disparità di efficacia, che si ripercuote in un diverso successo presso l'elettorato, la dinamica del ritorno al 'particulare' è evidente.

Purtroppo non basta riempirsi la bocca di 'Italia' e vestire magliette col tricolore per imparare a pensare in termini di interesse nazionale.

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