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linterferenza

Il coronavirus, il caos e la disciplina

di Fabrizio Marchi

La reazione complessivamente composta e tutto sommato disciplinata delle persone all’emergenza coronavirus e alle misure draconiane adottate dal governo, mi suggerisce un paio di riflessioni.

La prima (la seconda la tratterò nel prossimo articolo).

Il concetto di disciplina, nell’immaginario comune, viene normalmente interpretato e concepito come qualcosa di negativo, impositivo, repressivo, se non spesso reazionario e fascista.

Si tratta ovviamente di luoghi comuni, banalità, certamente, però ben radicati e diffusi. La Cina, ad esempio (che non è il mio modello ideale di società, a scanso di equivoci) fra le altre cose, è un paese molto disciplinato, e sicuramente non è fascista. Può essere tante altre cose, anche in contraddizione fra loro (contraddizioni che, al momento, sembrano addirittura rafforzarla…), ma sicuramente non è fascista.

In realtà la disciplina è un concetto fondamentale, essenziale. Se si vuole studiare seriamente o lavorare con criterio bisogna darsi una disciplina. Se si vuole praticare uno sport, ci si deve dare una disciplina.

Ancor più se si vogliono fare le due cose insieme. Anche e soprattutto se si vuole avere un ordine e un equilibrio mentale, psicologico, fisico e alimentare è necessario darsi una disciplina. Insomma, mens sana in corpore sano, dicevano i latini.

Scontato, dirà qualcuno, ma io non sono d’accordo, specialmente in questo nostro mondo capitalista occidentale senz’altro caratterizzato dal caos, a tutti i livelli, piuttosto che dalla disciplina e da quel vecchio e saggio motto latino di cui sopra che di quella ne costituisce l’essenza. Né potrebbe essere altrimenti.

Caos economico, geopolitico, sociale, psicologico, esistenziale, personale. Del resto, tutti questi aspetti sono strettamente correlati e interconnessi. L’attuale dominio sociale si fonda infatti sulla frammentazione e sull’atomizzazione sociale, sulla disgregazione dei legami sociali e comunitari ma anche sull’indebolimento delle capacità cognitive e della coscienza delle persone che, metaforicamente parlando, devono essere trasformate in contenitori di merci, ai quali gli si infila un imbuto in bocca e gli si fa trangugiare di tutto. Il consumo sfrenato di sostanze varie, droghe, alcool, la ricerca dello “sballo”, oppure una vita all’insegna della sregolatezza (cioè l’esatto contrario della disciplina), ad esempio, vengono fatti apparire come qualcosa di trasgressivo, di “figo”, per utilizzare lo slang attualmente in voga, quando in realtà sono quanto di più omologante e omologato possa esserci oggi, per lo meno in relazione alla natura dell’attuale dominio sociale. Il quale si fonda proprio su questa miscela di aspetti: iperindividualismo, corsa sfrenata al successo e all’accumulazione di denaro (o quanto meno la speranza o l’illusione di poterlo accumulare) da una parte; disgregazione, atomizzazione, smarrimento di sé, solipsismo, perdita di riferimenti certi, di identità personale e anche sociale (la famosa coscienza di classe…), relativismo culturale ed esistenziale, dall’altra. Ultimo, ma non in ordine di importanza, il consumismo. Quest’ultimo diventa l’approdo necessario e inevitabile di questo processo, specie per chi, paradossalmente – la maggior parte delle persone – non è riuscito ad entrare metaforicamente nel club esclusivo dei vincitori. Il consumismo (di qualsiasi tipo di merce…) diventa – soprattutto in questo caso – l’unico porto sicuro dove poter attraccare.

Tutto questo per dire che consapevolezza e disciplina non possono essere separate. Una persona consapevole è anche una persona disciplinata (nel senso che si è dotata di una disciplina) e viceversa. L’attuale sistema dominante lavora scientemente a spappolare sia l’una che l’altra. Tranne a farne appello nei momenti di grave difficoltà, come quello che stiamo attraversando.

E tuttavia, proprio questa risposta da parte della gente, tutto sommato disciplinata e consapevole (paura di essere contagiati a parte, che sicuramente ci mette del suo…), ci fa capire che nonostante tutto, non ci hanno ancora completamente spappolati. Se riuscissimo a mantenere questo livello di lucidità (consapevolezza più disciplina) una volta passata l’emergenza, sarebbe un enorme passo in avanti. Temo, purtroppo, che ciò non avverrà.

Comments

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claudio
Thursday, 19 March 2020 13:55
Perché un così elevato numero di contagi e di decessi in Lombardia?
Secondo i dati dalla P. C. il 18/3 avevamo in Italia 31506 contagiati e 2503 decessi, di cui 16220 contagiati e 744 morti nella sola Lombardia. Molti si chiedono il perché il virus e i decessi colpiscono così ferocemente questa regione. Le cause possono essere molteplici, dall’avanzata età al forte inquinamento che interessa l’intera Padana, dove sono concentrate fabbriche, traffico e spostamenti. Ma molto probabilmente influisce anche una concausa non secondaria, e cioè la pulizia dei filtri dei condizionatori, sia nelle case private che negli ospedali. Ne ha fatto cenno ieri sera la virologa Ilaria Capua, ora responsabile di un importantissimo centro di ricerca della California. Questo mi ha riportato alla mente quanto mi diceva una mia carissima amica tedesca, deceduta per un tumore al cervello. Circa un quarto di secolo fa mi diceva che nei nuovi grandi uffici, spostati dai centri città alle periferie , dove anch’essa lavorava, non installavano più il condizionamento, perché avevano constatato che provocava malattie respiratorie, specialmente se i filtri non venivano spesso sostituiti e/o scrupolosamente puliti. Considerando questa non peregrina concausa e relazionandola con la trasandatezza, l’incuria e la spavalderia di noi italiani in generale e dei lombardi in particolare, credo si possa presumere tale non trascurabile motivo dell’elevato numero dei contagiati e soprattutto dei decessi lombardi. Tuttavia ora dimostriamo d’aver perduto la testa e così vogliono allungare sine die la chiusura delle scuole e la reclusione negli ospedali e in casa. Ma se fra le concause ci fosse per davvero, com’è probabile, il sistema di condizionamento, portandoci negli ospedali e obbligandoci a stare in casa, sarebbe la “giusta medicina” per farci ammalare e morire in gran numero, a causa del virus o di fame. E’ vero anche che noi italioti siamo i più “furbi” di altri e per questo ci copiano, pertanto lo possiamo cantare a squarciagola, sputando virus, come raccomanda il presidente del consiglio Conte!
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