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Trovare i soldi per ripartire: una soluzione per l’Italia

di Jacopo Brogi, Francesco Chini, Giovanna Pagani

Migliaia di attività commerciali in tutto il Paese attendono risposte dallo Stato, milioni di cittadini si stanno chiedendo ciò che sarà, molto oltre la Fase 2: come ci potrà essere normalità senza un’economia che riprende davvero a vivere?

Questi i temi al centro di “Trovare i soldi per ripartire”, diretta video organizzata dall’associazione Sottosopra in collaborazione con il Centro Studi Economici per il Pieno Impiego, la rivista La Fionda e le associazioni MeMMT Lombardia, Network per il Socialismo e Nuova Direzione.

Docenti universitari, editorialisti, economisti e parlamentari (Pino Cabras, Marco Cattaneo, Andrea de Bertoldi, Stefano Fassina, Musso, Alessandro Somma) hanno dibattuto su scenari futuribili e possibilità immediate da attuare.

Quale conseguenza avrà la decisione della Corte Costituzionale della Repubblica Federale di Germania con cui i giudici tedeschi definiscono “tirannica” (“ultra vires”) l’azione della Banca Centrale Europea (BCE) e impongono a quest’ultima severe limitazioni sui programmi di acquisto di titoli pubblici?

La Corte Costituzionale tedesca ha accusato la BCE di sconfinare nel campo della politica economica. Secondo i giudici, la BCE dovrebbe lasciare al mercato la determinazione dei tassi di interesse sui titoli di Stato. Per i Paesi in difficoltà rimane il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e secondo Alessandro Somma (docente di diritto comparato all’Università La Sapienza Roma): “la concessione di un prestito tramite il MES comporta nei fatti il commissariamento economico del Paese richiedente, vista la concessione di linee di credito (e non contributi “a fondo perduto”) sotto specifiche condizionalità.Musso (editorialista di AtlanticoQuotidiano) sottolinea come la decisione della Corte, “ponga addirittura in discussione la prerogativa della BCE di stabilire i tassi di interesse, pur essendo questa una delle funzioni principali ed esclusive delle banche centrali di tutto il mondo”.

In effetti, i giudici richiedono alla BCE di emettere entro tre mesi una “nuova decisione” da fare valutare al parlamento tedesco, pena il divieto alla Banca Centrale Tedesca di partecipare ai programmi di acquisto titoli della BCE. Per Musso, una BCE consenziente ai voleri tedeschi “potrebbe catapultarci in una nuova eurozona, assai peggiore della precedente, i cui trattati sarebbero modificati unilateralmente dalla Germania e il cui funzionamento sarebbe soggetto alle istituzioni nazionali tedesche”.

Per il deputato Stefano Fassina di Liberi e Uguali (Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione), “la decisione della Corte Costituzionale tedesca segna uno spartiacque e apre una nuova fase storica.”

Se Somma ritiene “improbabile che la Germania rinunci ai vantaggi economici e finanziari derivanti dall’eurozona.”, per Mussola Germania si è nei fatti posta al di fuori dai trattati UE. E il ruolo della Francia, anch’essa in crisi sanitaria ed economica, potrebbe risultare decisivo, visto che si è schierata coi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, ndr.), spezzando di fatto l’asse franco-tedesco. All’interno del Consiglio Direttivo della BCE i PIIGS, con l’appoggio dei francesi, sarebbero in maggioranza rispetto ai tedeschi e ai loro alleati. Questo cambio di equilibri potrebbe imprimere un nuovo corso alla BCE e renderla una vera banca centrale pronta ad attuare ogni sorta di monetizzazione straordinaria. Attenzione però: in passato, la Francia ha ceduto spesso alla Germania e ciò potrebbe ripetersi anche in questa occasione.”

E L’Italia? Fra i Paesi più penalizzati e paralizzati dal Covid-19, come la nostra nazione potrebbe “Trovare i soldi per ripartire”? Per l’economista Marco Cattaneo, la soluzione è la Moneta Fiscale, ossia i Certificati di Compensazione Fiscale (CCF): “sono degli sconti fiscali al portatore (quindi a cedibilità illimitata) e consentono di pagare qualsiasi tipo di imposta, sanzione o contributo dovuti alla Pubblica Amministrazione. I CCF possono essere usati a sconto delle tasse dopo due anni dalla data di emissione. Si tratta quindi di titoli di compensazione fiscale a maturazione posticipata, che possono circolare liberamente ed essere utilizzati come mezzi di pagamento o scontati in banca in cambio di euro. A livello giuridico, i CCF sono pienamente compatibili con i trattati europei in quanto la valuta a corso legale rimane esclusivamente l’euro. I CCF sono uno strumento di politica fiscale a disposizione degli Stati per effettuare politiche espansive, ossia politiche di spesa: investimenti pubblici, riduzione della tassazione, sostegno all’occupazione e ai redditi.

Per Somma, l’Italia necessita di avere un proprio piano B e trovare soluzioni a livello nazionale, senza fare affidamento su aiuti esterni: “vanno rigettati gli inviti all’attivazione del MES. Ciò comporterebbe gravi rischi per il tessuto sociale ed economico del Paese.”

Secondo Cattaneo, “i CCF hanno un effetto espansivo sul prodotto interno lordo e generano un incremento del gettito fiscale capace di assorbire senza problemi gli sconti fiscali quando giungono a maturazione. La Pubblica Amministrazione incassa ogni anno circa 800 miliardi di tasse, si stima che potrebbero essere emessi 100 miliardi di CCF all’anno, in modo da mantenere una prudente proporzione tra sconti fiscali in circolazione e gettito fiscale.” Il deputato Pino Cabras del Movimento 5 Stelle (Commissione Affari Esteri e Comunitari) si è distinto come promotore dei CCF in parlamento facendo approvare lo scorso anno un ordine del giorno (accolto dal governo) sulla Moneta Fiscale alla Camera. Il suo grande attivismo ha favorito la nascita di due proposte di legge (una depositata alla Camera e l’altra depositata al Senato) sottoscritte da 90 parlamentari e presentate durante un convegno a Montecitorio svoltosi lo scorso 2 dicembre. Secondo Cabras “questo è il nostro piano B, l’unica alternativa al MES. I CCF sono un’opportunità straordinaria per favorire la ripresa.”

Anche il senatore Andrea de Bertoldi di Fratelli d’Italia (Commissione Finanze e Tesoro) apprezza i CCF come soluzione concreta e sottolinea di avere non solo presentato in aprile un ordine del giorno (accolto dal governo) sulla Moneta Fiscale al Senato ma anche di avere “chiesto, in sede di conversione del decreto Cura Italia, ai colleghi del Movimento 5 Stelle di stimolare il governo sul tema della Moneta Fiscale”. De Bertoldi ritiene che, sebbene sinora queste richieste non abbiano avuto l’esito sperato, è comunque importante il passo effettuato dall’esecutivo nel prevedere l’emissione di sconti fiscali cedibili a terzi illimitatamente. Si tratta di un parziale progresso nella direzione auspicata, ma sarebbe urgente avanzare ulteriormente e in modo molto più incisivo al fine di guarire l’economia italiana.

Secondo Fassina, i CCF potrebbero trovare una risposta negativa da parte dei mercati e quindi sarebbe “opportuno valutare anche un recupero diretto di autonomia monetaria attraverso una banca centrale a livello nazionale capace di sostenere le politiche di bilancio”. Cattaneo sottolinea che “il rischio default sia legato al crollo dell’attività economica. Pertanto occorre spiegare agli operatori finanziari che l’introduzione dei CCF serve a stimolare la crescita dell’economia italiana e che ciò comporterà una riduzione del rapporto fra debito pubblico e prodotto interno lordo, facilitando il raggiungimento dell’equilibrio strutturale di bilancio. I CCF consentono la stabilizzazione del sistema euro, attualmente vacillante per motivi strutturali. Se poi la Germania volesse la rottura dell’euro, allora la circolazione già in atto dei CCF potrebbe rendere più facile la fase di transizione. Va specificato però che i CCF sono nati con lo scopo di migliorare il funzionamento dell’eurozona e che non vi sono ostacoli di tipo tecnico o legale alla loro implementazione. Realizzare i CCF dipende esclusivamente da una scelta politica.

Dal dialogo emerge come i CCF siano uno strumento utilizzabile per qualunque intervento di politica economica, quindi anche per attuare una politica industriale organica e per finanziare interventi strutturali come il Lavoro Garantito proposto dagli economisti della Modern Money Theory (MMT).

Tutti gli altri scenari, ivi inclusi un accoglimento delle richieste tedesche da parte della BCE (con devastanti effetti per gli altri Stati dell’area euro) o un’eventuale secessione della Germania dall’eurozona, sono secondo Cattaneo al di fuori dello spettro d’azione dell’Italia e, in termini di agibilità politica e di fattibilità tecnica, i CCF sono una soluzione concreta (di rapida e semplice realizzazione) basata su uno strumento economico (il credito fiscale) già previsto e normato sul piano contabile sia a livello internazionale sia a livello europeo.

Musso ritiene inderogabile che le istituzioni italiane pongano in essere tutti i provvedimenti legislativi utili a fronteggiare gli scenari avversi. L’approvazione di una legge non ne implica l’immediata attuazione: “è come preparare in anticipo le munizioni per non trovarsi con la pistola scarica nel momento del bisogno”.

Anime politicamente distinte che sembrano trovare sintonia: mentre Cabras (M5S) pensa già a come introdurre la Moneta Fiscale (“si potrebbero coinvolgere commercianti, grande distribuzione e aziende pubbliche per creare un’ampia rete di scambio e una infrastruttura di pagamento attraverso una carta elettronica”), de Bertoldi (contattato telefonicamente subito dopo la fine della diretta video) dichiara che in piena sintonia e in accordo con Giorgia Meloni (Presidente di Fratelli d’Italia) egli seguirà gli sviluppi in merito alla Moneta Fiscale “al fine di attuare una politica espansiva volta al rilancio dell’economia italiana, valutando ogni iniziativa utile a raggiungere questo obiettivo.” In effetti, prima di “Trovare i soldi”, bisognerebbe che venisse trovata comune sintonia politica sul che fare dell’Italia. Altrimenti gli strumenti economici rimarranno tali, senza la volontà concreta di “ripartire” davvero. Se lo aspettano milioni e milioni di italiani.

 

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