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linterferenza

L’Illuminismo tradito e la crisi pandemica

di Fabrizio Marchi

Ieri ho telefonato ad una mia amica che non sentivo da tempo per avere sue nuove. La sento un po’, parecchio, abbacchiata e le chiedo il perché. Mi racconta, con toni comprensibilmente costernati, che i suoi amici storici – fra i quali anche un mio vecchissimo amico – hanno deciso di non frequentarla più perché lei non si è vaccinata.

Per la cronaca, non si tratta di una ”No vax terrapiattista” convinta che ci stiano impiantando un marchingegno nel corpo per controllarci a distanza (peraltro lo siamo già tutti da tempo senza bisogno del famoso 5G subdolamente inserito…) e farci venire un malore a comando onde obbligarci ad entrare in farmacia e acquistare questo o quel farmaco (ho ascoltato anche questo…), ma di una persona equilibrata e razionale che, come tante altre, per una serie di perplessità e di ragionamenti che possono essere più o meno condivisibili, ha scelto, almeno per il momento, di non vaccinarsi.

Del resto, ci sono tante altre persone altrettanto equilibrate e razionali che, sempre in virtù di una logica e di una analisi, sia pure diversa dalla sua, hanno invece scelto consapevolmente di farlo.

Mi sembra del tutto normale che di fronte ad una decisione da prendere ci siano diverse risposte che scaturiscono da punti di vista e analisi diverse e che queste differenti risposte debbano essere rispettate.

Non è per niente normale invece, per lo meno dal mio punto di vista, l’atteggiamento intollerante di quel suo gruppo di amici che hanno deciso di isolarla, di fatto interrompendo una storica amicizia. Se, infatti, anche lei dovesse cambiare idea e decidere di vaccinarsi, il loro rapporto è ormai rotto e non ci sarà più possibilità di ricucirlo.

Credo che non ci sia nulla di laico, di razionale, di equilibrato e di ragionevole nel comportamento di quel gruppo di persone che ha deciso di allontanarla. Al contrario, si tratta di un atteggiamento profondamente ideologico, integralista e oscurantista. E penso che quanto avvenuto a questa mia amica non sia affatto casuale ma il risultato di un clima che è stato costruito in questo anno e mezzo di crisi pandemica.

Ho già spiegato in un precedente articolo dal titolo “La distruzione della ragione nell’era del covid e il trionfo dell’irrazionalismo reazionario” come la pandemia abbia evidenziato la crisi, se non il vero e proprio crollo verticale della razionalità che caratterizza l’era cosiddetta postmoderna (cioè post crollo muro di Berlino e l’inizio dell’era cosiddetta “post-ideologica), dominata dalla “ragione” neoliberale, progressista e politicamente corretta dominante.

In realtà, l’epoca storica che stiamo vivendo è forse la più ideologica, anche e proprio perché camuffata dietro le spoglie della “fine delle ideologie”. La “ragione neoliberale, progressista e politicamente corretta” attualmente dominante nel mondo occidentale in questa fase storica si sta sempre più rivelando una ideologia, una teologia, forse addirittura una teleologia, altamente pervasiva, autoreferenziale e totalizzante che parte dal presupposto, come tutte le ideologie “chiuse” – cioè che pretendono di chiudere il cerchio della storia – di stabilire i confini del vero e del falso.

Un atteggiamento che di laico, di razionale e di illuminista non ha nulla. Il neoliberalismo postmoderno – cioè l’attuale “spirito dei tempi” – è un sostanziale tradimento di quello spirito che animava l’Illuminismo delle origini che si fondava sulla critica della ragione stessa, sulla ricerca razionale e scientifica, sull’abbattimento del dogma, non per andare verso una forma di relativismo assoluto ma, al contrario, proprio per costruire le fondamenta (e anche i limiti) di una conoscenza certa, sia pur soggetta, inevitabilmente, al principio di fallibilità che è il cardine del pensiero e della ricerca scientifica.

Mi riprometto di approfondire la questione in un successivo articolo, un po’ più approfondito, che scriverò nei prossimi giorni.

Mi limito per ora solo a dire che si sta creando (stanno creando…) un’altra grande spaccatura fra le persone che si aggiunge ad altre già esistenti e scientemente alimentate (autoctoni vs immigrati, femmine vs maschi, giovani vs anziani, lavoratori privati vs lavoratori pubblici…), cioè quella fra vaccinati e non vaccinati, fra “inclusi” ed esclusi (questi ultimi senza virgolette), fra “puri” e impuri”, dove i secondi sono i responsabili di ogni male. Non quindi il “sistema” dominante, non le classi dominanti, che perseguono da sempre i loro interessi e di conseguenza hanno scientemente smantellato lo stato sociale e in particolar modo la sanità pubblica negli ultimi trent’anni con i tragici esiti che abbiamo potuto constatare sulla nostra pelle ma quella gente che, per le ragioni più disparate, manifesta scetticismo nei confronti della campagna di vaccinazione e soprattutto delle modalità (ideologiche) con cui – è bene sottolinearlo – viene portata avanti. Anche le parole di Draghi nella sua ultima conferenza stampa sono eloquenti in tal senso. Del tutto ovvio, naturalmente, che questo approccio ideologico se non religioso, provochi una reazione opposta e contraria di natura altrettanto ideologica e religiosa. E questa seconda finisce per alimentare la prima in un gioco vicendevole di rimandi.

La logica, o meglio, la psicologia che sta dietro a tutto ciò, è quella dell’inclusione. Le persone vengono spinte a vaccinarsi non per una scelta razionale e consapevole (il sottoscritto ha scelto di vaccinarsi e suggerisce a quelli della sua età di farlo perché la logica, la matematica e la statistica, quindi la scienza, ci dicono che sulla bilancia costi-benefici, il rischio di effetti collaterali da vaccino è nettamente inferiore alla possibilità di contrarre l’infezione e ammalarsi seriamente …), ma per non essere emarginate, per poter appartenere al “club degli inclusi”. E questo è un uso prettamente ideologico – con conseguenze politiche che potrebbero rivelarsi molto pericolose – della crisi pandemica. In tutto ciò, la salvaguardia del bene comune, cioè in questo caso della salute pubblica – che dovrebbe essere la questione fondamentale – diventa, di fatto, del tutto secondario.

Il rischio di una deriva autoritaria, seppur in forme nuove, è purtroppo concreto ma, in realtà, è un processo a mio parere in corso già da tempo, proprio perché inscritto in quel neo integralismo ideologico attualmente dominante che ha trasformato, svuotato del suo significato e deformato quella cultura laica e illuministica in cui pretende di affondare le radici in una nuova religione secolarizzata. Il che, detto da un uomo di formazione marxista, dovrebbe far riflettere…

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