La catastrofe
di Andrea Zhok
Forse è venuto il momento di riconoscere un semplice fatto: la gestione sanitaria della pandemia da parte delle istituzioni italiane non è stata problematica, non è stata difettosa, è stata semplicemente catastrofica. Nonostante l’abnegazione e la volontà di numerosi medici a 19 mesi dallo scoppio della pandemia di Covid-19 possiamo concludere che fare peggio sarebbe stato assai arduo.
Quest’amara constatazione diviene particolarmente doverosa oggi, nel momento in cui sulla scorta di una ridicola equazione tra “Scienza” e “Istituzioni della politica sanitaria nazionale” si continuano a far passare per verità accreditate nozioni prive di fondamento scientifico, ma gradite agli indirizzi governativi.
Partiamo da qualche dato.
L’Italia ha i peggiori dati al mondo in termini di letalità da Covid.
Diversamente dalla mortalità, che è più soggetta a variabili incontrollabili, il dato della letalità, cioè il rapporto tra il numero delle persone contagiate e il numero delle persone decedute, è un indicatore piuttosto affidabile circa la qualità degli interventi terapeutici messi in campo nei confronti delle persone ammalate.
Vediamo così che per gli USA a fronte di 44,214,497 casi di Covid troviamo 714,098 decessi, per una letalità del 1,61%;
per la FRANCIA abbiamo 7,008,228 casi con 116,657 morti, per una letalità dell’1,65%;
per la SPAGNA abbiamo 4,959,091 casi e 86,415 morti: letalità 1,74%;
stessa letalità dell’1,74% per il REGNO UNITO (7,807,036 casi - 136,662 morti);
il BELGIO, il paese con la gestione sanitaria più scadente, dove il virus è stato lasciato circolare liberamente nelle case di riposo troviamo una letalità del 2,05% (1,242,821 casi - 25,595 decessi)
il confronto con i vicini olandesi è impietoso: OLANDA: 2,003,050 casi - 18,170 morti, letalità 0,90%;
la SVEZIA, il paese che ha preso la strada molto discutibile di non fare alcun intervento straordinario, accettando un elevato prezzo in termini di vite umane ha una letalità complessiva dell’1,28% (1,152,886 casi - 14,822 morti)
Qualcuno ora dirà, come si disse all’inizio, che i nostri molti decessi erano dovuti all’età avanzata della popolazione italiana, tuttavia l’età media italiana, che è davvero tra le più elevate al mondo, è sostanzialmente identica a quella del Giappone (che è in effetti un po’ più anziano) e della Germania (che è un po’ al di sotto).
E invero la GERMANIA ha dati di letalità poco brillanti: 4,235,721 casi - 94,214 decessi: letalità 2,21%, peggiore del Belgio; il GIAPPONE tuttavia presenta una letalità clamorosamente inferiore 1,699,636 casi - 17,605 decessi, letalità 1,03% (praticamente la metà di quella tedesca).
E che dire dei dati italiani?
Diciamo che non c’è competizione: con 4,668,261 casi e 130,870 decessi la letalità del Covid in ITALIA batte strepitosamente tutti i concorrenti con un bel 2,80%.
Ora, nel momento della prima emergenza era di cattivo gusto far notare il ruolo plausibilmente giocato dalla precedente strage di risorse sanitarie, di posti letto, ecc. Non solo. Scoprimmo anche ben presto che il piano pandemico nazionale mancava, e che le critiche mosse da ricercatori dell’OMS a questo fatto erano state fatte rimuovere sollecitamente dai siti da un intervento di alte cariche istituzionali.
Però, con grande senso di responsabilità, nel momento della difficoltà quasi nessuno insistette su queste clamorose mancanze: ci siamo stretti assieme e abbiamo evitato polemiche, per quanto ce ne fossero ampiamente gli estremi.
Poi però il tempo è passato, i protocolli che consigliavano interventi sanitari precoci erano noti, ma rimasero completamente ignorati. Si proseguì con “tachipirina e vigile attesa”, concentrando i pochi sforzi sulla sola fase terminale, la terapia intensiva, e ignorando tutti gli interventi che potevano ridurre a monte l’accesso alle terapie intensive.
Nonostante gli interventi draconiani di limitazione della circolazione, il sistema sanitario ha sostanzialmente ceduto di schianto. Dalla prima crisi della primavera 2020 il nostro sistema sanitario non si è più ripreso: le liste d’attesa per gli esami attraverso il SSN sono esplose. Nel 2020 sono stati assistiti 700.000 pazienti non Covid in meno rispetto alla gestione ordinaria, già lungi dall’essere particolarmente sollecita. Nel 2021 l‘arretrato non è stato recuperato, portando di fatto ad una criptoprivatizzazione della sanità (chi se lo può permettere si rivolge senz’altro al privato).
Il sistema è stato lasciato in una condizione di paralisi.
Tutto questo fino all’affacciarsi dei ‘vaccini’, finanziati con versamenti anticipati dall’UE, ordinati con contratti secretati, che sono stati presentati al popolo come la sola via di salvezza.
A questo punto qualunque proposta di non concepire il vaccino come sola ed unica via è stato attaccato scompostamente, distrutto mediaticamente, screditato in ogni forma possibile. Con una torsione semantica degna dei tempi gloriosi dell’Istituto Luce chiunque, laico o medico, cercasse di argomentare la sensatezza di un approccio non unilaterale, che abbinasse sviluppo delle terapie precoci alla campagna vaccinale, è stato etichettato come “No-vax”. E milioni di cittadini diversamente svegli hanno seguito le parole d’ordine dei capi, scatenando la caccia morale al fantomatico “No-vax”: il maledetto cacadubbi che non partecipava alla sforzo bellico.
I dati di agosto-settembre 2021, in presenza del vaccino sono stati massivamente peggiori dei dati di agosto-settembre del 2020, in assenza di vaccino: la media dei decessi giornalieri è stata di 6 volte superiore (media decessi del periodo 5-10 nel 2020, 50-70 nel 2021). Dovremmo forse trarne qualche ammonimento? Proprio nulla?
La replica canonica a questa constatazione numerica è che è tutta colpa della variante delta, e che altrimenti sarebbe stato molto molto peggio. Già, può darsi, chi può dirlo; come sempre nei fenomeni storici, non c’è la controprova, però qualunque soggetto che abbia ancora un ancorché moderatissimo senso critico, di fronte a questi dati dovrebbe almeno intrattenere il sospetto che la soluzione “extra vaccinum nulla salus” potrebbe non essere stata una trovata risolutiva e geniale. (E Dio non voglia che gli indizi che emergono da altri paesi sulla ‘perforabilità’ dei ‘vaccini’ siano confermati, perché potremmo trovarci a novembre nel mezzo di una nuova catastrofe sanitaria.)
In molti, da tempo, hanno segnalato che il protocollo “tachipirina e vigile attesa” era un’assurdità, un vero e proprio gesto di abdicazione, di rinuncia alla cura. In questi ultimi giorni si è aggiunto infine persino il dubbio scientifico che la tachipirina, lungi dall’essere semplicemente inutile, sia addirittura positivamente dannosa nella cura del Covid (vedi link[1]).
Ora, dopo la pressione e le denunce di inerzia rispetto allo sclerotico protocollo attendista, l’AIFA ha finalmente dato il via libera ad alcune cure con prodotti farmaceutici “riconvertiti” da precedenti usi. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Tuttavia, incidentalmente, dalle mie scarse conoscenze di profano compulsatore di riviste scientifiche, non posso non notare come uno dei farmaci ora approvati sia oggetto di uno studio che ne illustrava l’apparente efficacia pubblicato su Lancet sin dal maggio 2020 (14 mesi fa; vedi link[2]).
Il meno che si possa dire è che con i farmaci riconvertiti le nostre istituzioni sanitarie si sono mosse con piedi piombati, straordinaria cautela e sviluppatissimo principio di precauzione. Dovevano essere devastati all’idea di poter suscitare nei malati di Covid degli effetti collaterali ignoti, con prodotti in commercio da decenni.
Curiosamente invece per vaccini nuovi di zecca (con brevetti in vigore) prodotti con tecnologie innovative, le approvazioni sono fioccate in capo a poche settimane sulla base di dati dichiarati incompleti dalle stesse case farmaceutiche. Ecco, qui tutti i dubbi delle nostre istituzioni sanitarie relativi a possibili effetti collaterali di una somministrazione su individui sani si sono sciolti come neve al sole, anzi – diciamolo - non si sono proprio mai affacciati.
Ma naturalmente, visto il trionfo, visto lo strabiliante successo della nostra politica sanitaria ad oggi, chiunque sollevasse dubbi o sospetti su queste apparenti incongruenze sarebbe una malalingua, anzi un nemico della Razionalità e della Scienza.
E noi mai e poi mai vorremmo essere considerati nemici della Razionalità e della Scienza.
Così come mai vorremmo credere alle parole del virologo Crisanti quando l’altro giorno si è lasciato sfuggire che i membri del CTS sono “incompetenti e lottizzati”, aggiungendo che «l’istituzione non è una religione», e che il fatto che i componenti del Cts «rappresentino le istituzioni non significa che siano depositari della verità.»
E in altri momenti sarebbe suonato strano, ridondante, che un uomo di scienza debba ribadire che il principio di autorità istituzionale non è la Scienza, e tantomeno può essere considerato alla stregua di una religione, di un credo. Sarebbe suonato strano, ma non suona strano oggi, perché l’esperimento sociale dentro il quale stiamo nuotando come pesci rossi in una boccia ha davvero trasformato l’appello ai verdetti delle istituzioni scientifiche nazionali in articoli di fede da ripetere come l'Ave Maria e da ribadire in ogni sede mediatica. E su cui crocifiggere per blasfemia i dissenzienti.
Ecco, è forte l’impressione che il muro di questa narrazione sistematicamente manipolatoria stia iniziando a sgretolarsi. Ma saranno tempi interessanti - nel senso della maledizione cinese “Che tu possa vivere in tempi interessanti” - perché è improbabile che i costruttori del muro lasceranno il campo senza opporre strenua e feroce resistenza.
Comments
Non è più tempo, dico ormai da mesi, di mantenere una veste rivendicativa, del tipo “non vogliamo il green pass”, oppure perfino “quanto sono cattivi quelli che ci obbligano al green pass”.
E’ ormai giunta l’ora di passare al contrattacco e attribuire tutti i danni dovuti alla COVID-19 non ad una sorte cinica e bara, e neanche a un atteggiamento irresponsabile dei giovani che non hanno seguito alla lettera le regole date dai sommi sacerdoti della novella “Scienza Medica”, ma a chi le regole le ha scelto e imposto, e che è ora che inizino a pagare per le loro responsabilità in un ambito giudiziario.
I numeri hanno una straordinaria loquacità di per sé, basta considerare quelli giusti, e sono come giustamente afferma anche Zhok, quelli dati dal confronto tra il 2020 e il 2021. Malgrado i suoi tentativi acrobatici, Della Volpe non riesce a rispondere. Come per spiegare i dati dell’ottobre 2020, i soliti sacerdoti della medicina mediatica richiamavano comportamenti collettivi di luglio, come se a distanza di tre mesi potesse riscontrarsi qualche forma di correlazione, quando sappiamo che i tempi di incubazione stanno al di sotto di due settimane, così egli invoca il lockdown primaverile per spiegare gli andamenti di luglio-agosto 2020. Tra l’altro, così finisce in contraddizione rispetto alla sua stessa affermazione del ruolo fondamentale del vaccino, ammettendo che in fondo bastano solo mascherine e distanziamento sociale, ma il punto centrale è che una scusa infantile andare indietro di tre mesi per spiegare il dato dell’oggi, senza alcuna base scientifica.
Il dato che conta, l’unico, è quello che riporta Zhok, più morti con la grande maggioranza della popolazione vaccinata rispetto a quando il vaccino non esisteva ancora. Ma se a qualcuno non fosse sufficiente, consiglierei di guardare fuori dall’Italia ai due paesi simili per stile di vita al nostro, Israele e UK, quelli cioè che hanno incarnato nel mondo la scelta più estrema in fatto di vaccinazione, che da mesi ormai abitano costantemente la testa della classifica dei contagi nel mondo per milione di abitanti (il dato percentuale è l’unico significativo come è ovvio), ma anche i decessi per milione di abitanti sono costantemente superiori a paesi con una politica meno intransigente in fatto di vaccini, anche decisamente tiepida. Il dato più aggiornato per Israele è di 17 morti settimanali per milione di abitanti, mentre l’Italia viaggia a 5 morti e la Svezia addirittura a 0,8. Ci tengo a ribadire che sono dati settimanali, quindi più affidabili rispetto a quelli giornalieri inevitabilmente soggetti a maggiore variabilità, e inoltre si mantengono qualitativamente uguali ormai da quando li sto seguendo con una certa costanza, da più di un mese.
Rimane solo da sperare che ci sia ancora un giudice a Berlino.
il presidente della associazione FIAVET stima che in Italia nel 2020 ci sono stati 53 milioni di turisti in meno e che le agenzie han perso il 97% del loro giro e questo dimostra ampiamente che tu Schincaglia non sei stato un esempio tipico del turismo in Italia
Immagino che l'immissione in commercio dei vaccini, subordinata alla totale assenza di cure, sarebbe stata problematica, se qualcuno avesse obiettato quanto sopra.
Sarà rimasto qualche magistrato indipendente, in Italia?