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Le bimbe ci ripiombano nei tempi più bui!

di Miguel Martinez

Quando si pensava che tra Covid, guerra mondiale imminente a oriente, le prime Olimpiadi invernali su neve interamente artificiale ed elezioni del Presidente della Repubblica avessimo toccato il fondo…

Arriva una notizia sconvolgente, da Venturina Terme, che è una frazione di Campiglia Marittima, che se non sapete dov’è sta nell’angolo più remoto della provincia di Livorno.

Sulla pagina nazionale del sito di Repubblica, apprendo che la sindaca di Campiglia Marittima ha scritto su una pagina Facebook quanto segue, e che merita di essere citato per intero, come esempio di letteratura contemporanea:

“Una situazione incredibile, da pelle d’oca, sembra di essere ripiombati nei tempi più bui della storia del nostro paese – ha detto la sindaca di Campiglia Marittima, Alberta Ticciati – l’Amministrazione comunale non intende sottacere o banalizzare quanto accaduto che è di una gravità inaudita. Abbiamo invitato la famiglia a fare i propri passi.

Mi confronterò con le forze dell’ordine e la scuola e faremo il possibile perché la cosa non venga archiviata e banalizzata. Il fatto che nel 2022 succeda una cosa tale in una realtà come la nostra è di una gravità massima che va indagata, approfondita, compresa, e fortemente stigmatizzata. Questi atti, pericolosi e inaccettabili, vanno stroncati subito“.”

L’evento di Gravità Massima che ha fatto venire la pelle d’oca su Facebook alla signora Alberta Ticciati è questo.

Il Comune di Campiglia avrebbe ricevuto la telefonata di un signore (almeno per noi anonimo), che dice di essere padre di un bambino di dodici anni, il quale mentre giocava al parco, avrebbe incrociato due ragazzine, rispettivamente di anni quindici e tredici.

Per motivi che non ci sono dati conoscere, il maschietto avrebbe avuto un diverbio con le femminucce in questione, alla fine del quale – secondo quanto Repubblica dice che il Comune avrebbe detto che il padre avrebbe detto nella telefonata, raccontando quanto riferito a lui da suo figlio:

“”Ci dà fastidio la tua voce” partono [le femmine]. […] Il ragazzino reagisce: “Non ci sto zitto”. E a quel punto giù spintoni, urli, sputi. “Quando è tornato a casa aveva il cappotto pieno di sputi. Faceva come per nasconderlo”

E in particolare, avrebbero detto:

“Zitto te, ebreo di m…brucia nei forni”

Per fortuna, le istituzioni vegliano affinché le forze dell’ordine intervengano, e perché i magistrati non archivino il caso, ma puniscano le ragazzine fino in fondo anzi le stronchino (la tredicenne, si lamenta Repubblica, non è purtroppo perseguibile).

Mentre il popolo di Venturina scende in piazza fiaccole in mano a cercare le aspiranti maschicide, interviene persino uno Stato straniero:

“E mentre la Procura presso il tribunale dei minori di Firenze è pronta ad aprire un’indagine tutta Venturina domani sera scenderà in strada alla fiaccolata di solidarietà organizzata dalla sindaca Alberta Ticciati, Pd, a cui ha dato il suo sostegno anche l’Ambasciata di Israele.”

Di fronte a due furie come quelle di Venturina, gli animi pavidi si sarebbero già messi in fuga, ma arriva un invito al coraggio:

Non dobbiamo arrenderci, continuiamo a parlare di Shoah nelle scuole” invocano il rabbino capo e il presidente della comunità ebraica di Firenze Gadi Piperno e Enrico Fink. Solidarietà e sdegno da tutto il mondo politico. Da Liliana Segre ai ministri dell’istruzione Bianchi e dell’Interno Lamorgese al governatore Giani.

Per le ragazze, la Lega ha già pronta la punizione:

“La Lega: “Mandiamo quelle due ragazze a visitare Mauthausen“.

Non disperiamo. Il popolo toscano ha sempre saputo reagire subito quando gli venne la pelle d’oca.

Agosto 1493, un certo Bartolomeo de Cases, giovane ebreo spagnolo, viene alle mani con un gruppo di fiorentini, e ne ferisce uno alla gola con un coltello.

I giovani chiamano un birro, che arresta il de Cases; e visto che ci sono, lo accusano anche di avere sfregiato delle immagini sacre.

Sottoposto a tortura, il giovane confessa colpe di una gravità inaudita:

“La notte precedente l’arresto, egli aveva colpito col coltellino la statua della Madonna fuori la Chiesa di Orsanmichele, e il bambino Gesù che la Vergine

tiene in braccio. Non solo. Poche notti avanti, aveva danneggiato una Pietà nella Chiesa di S. Maria in Campo e imbrattato la statua della Madonna in S. Onofrio presso il canto dell’Ospedale di S. Maria Nuova.”

I magistrati fiorentini non archiviano e non banalizzano, lo condannano a essere portato in un carro davanti all’immagine violata di San Onofrio, perché gli si tagli la mano destra e gli si cavino gli occhi.

Ma i fiorentini sono cittadini attivi: intercettano il carro, si portano via il blasfemo e lo bastonano a morte.

Direte che essere mandati in gita forzata a Mauthausen è meno doloroso, ma ognuno fa quel che può con i tempi che ha.

Ciò che conta è mantenere sempre alta la guardia e stigmatizzare fortemente, senza farsi mai distrarre dalla tentazione di capire cosa sia successo davvero.

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