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manifesto

Un arrivederci ai lettori del manifesto

di Manlio Dinucci, Tommaso Di Francesco

L’8 marzo, dopo averla per breve tempo pubblicata online, la redazione del manifesto ha fatto sparire nottetempo la rubrica L’Arte della guerra anche dall’edizione cartacea, poiché mi ero rifiutato di uniformarmi alla direttiva del Ministero della Verità e avevo chiesto di aprire un dibattito sulla crisi ucraina.

Termina così la mia lunga collaborazione con questo giornale, su cui per oltre dieci anni ho pubblicato la rubrica. Un caro saluto ai lettori, che continuerò a informare attraverso altri canali.

Manlio Dinucci

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Risposta

È con vero dispiacere, dopo tanti anni di collaborazione con la preziosa rubrica “L’arte della guerra” che riceviamo questo arrivederci. Ma è doveroso, per l’autore, per il manifesto e per i lettori precisare l’ accaduto.

La sua ultima rubrica – che ha ripreso una rubrica sempre sulla Rand del 2019 – dal titolo “Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corporation” è stata considerata impropria e sbagliata – non c’è un giallo: è uscita online perché il servizio online ha pensato di passarlo come d’abitudine, mentre l’articolo invece era bloccato.

Il giudizio negativo sull’articolo è stato formulato all’autore, al quale è stato spiegato che la prima parte del ragionamento era come da tradizione rigorosa e informativa, cioè che la Rand Corporation aveva previsto ogni mossa della guerra in corso in Ucraina, ma che farne discendere allora l’oggettiva reazione dei bombardamenti di Putin “alle installazioni Nato in Ucraina” – questi giorni ci dicono che la mira è a dir poco sbagliata – assumeva la caratteristica di una legittimazione oggettiva della guerra russa.

Per questo giornale, per la sua storia e il suo presente, la guerra della Russia di Putin – che sembra dunque impegnato a recitare il copione della Rand – è una aggressione. Spiegarne le origini e le complicità, oltre che le responsabilità occidentali, è per noi impegno di ogni giorno, ma questo non può voler dire giustificarla.

Così alla fine il pezzo si appalesava. Richiesto di togliere le poche righe che contenevano questa brutta ambiguità, l’autore si rifiutava. Un rifiuto che non era “richiesta di apertura di dibattito” ma il contrario. E noi rispettando la sua indipendenza ma anche la nostra, abbiamo deciso di non pubblicarla. Speriamo sia un arrivederci.

Tommaso Di Francesco

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Commenti dei lettori

leones • 14 ore fa

Leggo ogni giorno il manifesto da 42 anni, ne avevo 18 quando l'ho acquistato la prima volta. I commenti che leggo qui mi rinfrancano, non solo il solo quindi a pensare che sia il manifesto a sbagliare, e di molto. Qui e non solo qui. E questo mi fa stare male. Non so come dirlo ma questi ultimi 2 anni sembrano stati propedeutici a quanto sta avvenendo ora, con la cosidetta sx, il sindacato e anche gli "intellettuali" che non sono capaci di dire pane al pane. Che non è stare "dalla parte di Putin" ma riconoscere la realtà delle cose, come ci ha insegnato Marx. Propedeutici perchè ci hanno insegnato, mascherina dopo mascherina, lockdown dopo lockdown, tampone dopo tampone, green pass dopo green pass, distanziamento dopo distanziamento, che tutte le asticelle che il governo, o chi per lui, ci mette davanti, sono tutte buone e sante, e -non c'è santo che tenga- nessuno deve oltrepassarle, altrimenti diventa un paria, un fuoricasta. Tu mi dirai che qui è stato Putin ad oltrepassare ben più di una asticella, ma un confine, attaccando l'Ucraina. Questo è un fatto. MA lo è anche che oggi nei media tutti i giornalisti sono tenuti a cospargersi il capo di cenere prima di affrontare il tema con uno sguardo giornalistico e non meramente di grancassa del governo e delle sue folli scelte. Dinucci non ha voluto mettersi la cenere in testa, e ha fatto benissimo: bravo. Poteva essere l'occasione per cominciare a smantellare tutte le asticelle che in questi due anni un poco alla volta a me pare abbiate inserito anche voi nel manifesto. Milioni di persone diffidenti a torto o ragione nei confronti della politica pseudosaniatria italiana, milioni che non volevano vaccinarsi ma lo hanno fatto per non perdere il lavoro e altri milioni che hanno preferito perderlo addirittura, ma voi (certo come anche i media borghesi) non siete stati capaci o non avete voluto capire chi caspita erano queste persone. Indagare, fare servizi, intervistarli, invece di dileggiarli anche voi come fossero masse di trogloditi. E tanti di questi erano vostri lettori... Non avete voluto mettere il naso in un cambiamento sociologico, epocale, che coinvolge masse di persone. Vi siete accontentati di fermarvi di fronte all'asticella. Come adesso con Dinucci. Ma non vedete che la realtà vi sta sfuggendo?

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Stefano_Bari • 19 ore fa

Caro Direttore, sono un azionista della "prima ora" quando fu avviato il processo di riorganizzazione de "Il Manifesto" ai tempi del povero Giancarlo Aresta (non so se c'eri allora, non ricordo). Poi, con la mia famiglia siamo stati abbonati per una decina d'anni e oggi sono ancora un lettore del "nostro" giornale. Sono rimasto sconvolto dall'allontanamento di Manlio Dinucci. Soprattutto perché nel suo pezzo, contrariamente a ciò che hai tentato di replicare arrampicandoti sugli specchi, non c'era assolutamente alcuna giustificazione dell'invasione russa. La verità è che la Sinistra (quel che ne rimane) non vuole aprire un dibattito libero e aperto sulla crisi ucraina perché vuole essere considerata "affidabile" e "legittimata" agli occhi dell'opinione pubblica mainstream. Tra questa Sinistra molto malandata, timorosa anche della propria ombra, obbligata al ripudio e all'abiura persino del più minimo ragionamento critico su ciò che accade, si aggiunge anche "Il Manifesto". Che tristezza che abbiate deciso di seguire le direttive del Ministero della Verità: sicuramente Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Valentino Parlato si stanno rivoltando nella tomba per questa ignobile storia di censura e arroganza stracciona.

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Miriam Schiantarelli • un giorno fa • edited

Buongiorno,

sono un abbonato e lettore dal 28 aprile 1971 ed e' la prima volta che vi scrivo.

Dal Manifesto, non mi sarei mai aspettato la censura a Manlio Dinucci. Non ditemi che non è stata una censura. Che vergogna!

Ridateci Dinucci, senza di lui l'informazione non é completa.

Seppur deluso, continuerete ad essere il mio quotidiano.

Biffi, Milano

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Stefano • un giorno fa

Beh... cara Redazione e caro Editore, diciamo semplicemente che avete pestato un bel merdone, e finiamola lì.

Cordiali saluti.

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Don • 2 giorni fa

Sei uscito senza ombrello, è venuto a piovere e quindi ti sei bagnato.

"Inaccettabile! Così stai legittimando la pioggia!!! Ritratta!"

Ma veramente io ho solo spiegato che, se esci senza ombrello e viene a piovere, ti bagni, è un fatto.

"Inaccettabile, questo è un discorso troppo ambiguo in questo momento".

Alla Redazione e all'editore del Manifesto chiedo: vostro lavoro è raccontare e spiegare I FATTI, oppure essere compiacenti e non "ambigui" verso i potenti che comandano l'Italia e l'occidente?

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Silvio Corbari • 2 giorni fa

Visto che il mio commento è sparito (problema elettronico?) lo ripeto: magari il finanziamento di 1.537.625.76 euro si vuole salvaguardare...Si pensi a quanto elmetto è stato usato dal manifesto anche nei confronti della campagna vaccinale...

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Salvatore Salzano • 3 giorni fa

Non mi è dato sapere con certezza, però rileggendo l'articolo di Dinucci le uniche frasi di "giustificazione" a cui penso ci si possa riferire nella risposta della redazione potrebbero essere queste, verso la fine dell'articolo:

"Stretta nella morsa politica, economica e militare che Usa e Nato serravano sempre più, ignorando i ripetuti avvertimenti e le proposte di trattativa da parte di Mosca, la Russia ha reagito con l’operazione militare che ha distrutto in Ucraina oltre 2.000 strutture militari realizzate e controllate in realtà non dai governanti di Kiev ma dai comandi Usa-Nato."

Se così fosse (in caso contrario ritiro quanto di seguito scritto) a me sembra che quelle non siano frasi di giustificazione, ma semplicemente il freddo resoconto di un meccanismo di causa ed effetto. E' chiaro a tutti che Putin ha sbagliato, gravemente, ad aggredire l'Ucraina, ma se Dinucci ha voluto anche provare a spiegare il perché è avvenuto, non per questo ci vedo una giustificazione dell'operato della Russia. Nel mio dizionario della lingua italiana "spiegare" e "giustificare" hanno significati nettamente differenti.

Mi spiace che abbiate preso questa decisione, mi ricorda più il PCI dell'ottobre 1969 che il giornale che leggo da 40 anni. Mi spiace veramente.

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Gian Felice Bionda Salvatore Salzano • 3 giorni fa

Condivido ogni parola scritta da Salvatore.

Sono rimasto semplicemente sconcertato dall’accaduto.

Le motivazioni della censura dopo la pubblicazione non mi hanno convinto: “Spiegarne le origini e le complicità, oltre che le responsabilità occidentali, è per noi impegno di ogni giorno, ma questo non può voler dire giustificarla.” Potrebbe la redazione de il manifesto, o Di Francesco o Rangeri, indicare a noi plagiabili lettori in quali frasi dell’articolo Dinucci espliciti (o nasconda) questa intenzione?

Viene il dubbio (e il dubbio si può fugare con un’opportuna argomentazione) che ci sia dell’altro. È quest’altro che sconcerta, perché non comprensibile.

In queste ultime settimane leggendo il manifesto ho ritrovato le motivazioni che mi hanno portato negli ultimi 30 anni a sostenerlo e divulgarlo: giornalismo serio, analisi dei fatti, reportage, commenti accurati. È stato un sollievo perché nell’ultimo anno di pandemia l’incapacità di analisi critica de il manifesto di quanto stava (e sta ancora) accadendo nella società italiana e di quali dispositivi venissero messi in atto dal potere è stato quanto meno imbarazzante; soprattutto alla luce dello slogan “50 anni dalla parte del torto”. Ora la censura: una doccia fredda. Agghiacciante.

Quanto accaduto nei mesi scorsi sarà probabilmente oggetto, in futuro, di quelle analisi che voi de il manifesto non siete stati in grado di realizzare, come in altri periodi della nostra storia, quando le cose stavano accadendo.

Chiudo tornando alla questione principale e ponendo alcune domande:

- Che senso ha per il manifesto perdere una firma come quella di Dinucci?

- Perché il manifesto si è messo a censurare dopo la pubblicazione quando bastava un articolo che ne argomentasse la presa di distanza? Da cosa, poi, rimane un mistero.

- Siete in grado di cogliere le conseguenze dell’atto compiuto? In decine di siti si è ripubblicato lo scritto con la specifica della vostra censura (non argomentata): bene che l’ottima e lucida argomentazione di Dinucci abbia avuto eco. Peccato che la causa prima di tale diffusione sia stata l’attività censoria de il manifesto. Per inciso: alquanto maldestra e ridicola per come condotta e per l’assenza (ripeto) di argomentazioni. A proposito: sull’app l’articolo è ancora presente.

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Alessandro Avallone Salvatore Salzano • 3 giorni fa

Concordo pienamente con Salvatore. Ai tempi della guerra in Libia contro Gheddafi si attaccò la Nato per un'operazione sbagliata e distruttiva, ma di fatto il giornale fu molto molto ambiguo sul regime di Tripoli. Si definiva la dittatura di Gheddafi addirittura socialista e quindi un patrimonio da difendere. L'articolo censurato, a cui si è chiesto di rimuovere non si sa quali righe di preciso, non è assolutamente paragonabile a quella ambiguità. Denunciare le responsabilità della Nato (contro cui un quotidiano comunista dovrebbe sempre e a prescindere schierarsi contro) non significa giustificare il massacro di Putin. Significa vedere meglio come siamo arrivati a tutto ciò. Mi spiace davvero per questa assurda decisione, il manifesto perde una penna preziosa e arguta.

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