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piccolenote

L'Ucraina e il ritorno degli Usa come unica Potenza globale

di Piccole Note

“È probabile che l’amministrazione Biden voglia far dimenticare di aver inizialmente consigliato a Zelensky di arrendersi”. Questo un piccolo cenno, contenuto in un articolo del National Interest dedicato all’Afghanistan, fa intravedere cosa si cela nelle pieghe segrete della crisi ucraina che sta sconvolgendo il mondo. E può rischiarare certo insondabile mistero, sulla sua genesi.

Un mistero che inizia con l’ordine d’attacco di Putin, deciso d’improvviso e celato anche a molti dei suoi collaboratori più stretti. Un attacco sconsiderato anche nei numeri: un ex agente del Kgb, anche se colpito d’improvviso da un attacco di megalomania sconfinata, sa perfettamente che non si attacca un Paese di 45 milioni di abitanti, difeso da uno tra i venti eserciti più potenti del mondo (grazie ai crescenti aiuti della Nato), peraltro in perenne in assetto di guerra con un’armata composta da solo 100mila uomini.

Basti pensare che quando l’America attaccò l’Iraq nel 2003, schierò 300mila soldati, ai quali si sommavano i 70mila curdi addestrati allo scopo. E l’Iraq aveva la metà degli abitanti dell’Ucraina ed era difeso da un esercito di straccioni (essendo stato distrutto nella prima guerra del Golfo con scarse possibilità di rigenerarsi a causa delle dure sanzioni).

Una scelta talmente improvvida da parte dello zar può spiegarsi certo con la decisione di anticipare le mosse di Kiev, che in quel giorni aveva avviato una campagna contro il Donbass che sembrava dovesse sfociare in un’offensiva su larga scala per riprenderne il controllo (questo il pericolo percepito, o forse ben noto, a Mosca).

Ma che probabilmente fu indotta anche da un altro fattore, che rendeva tale missione per nulla folle agli occhi dello zar, ovvero l’acquiescenza della Casa Bianca, con la quale era stata trovata un’intesa segreta (d’altronde Biden aveva promesso di chiudere le guerre infinite e la crisi ucraina partecipava, e partecipa, di tale dinamica).

Un’intesa che era stata palesata alle autorità ucraine in tutti i modi: sia con le reiterate dichiarazioni di Biden sul fatto che l’America non l’avrebbe aiutata in caso di attacco, sia attraverso un passo simbolico, cioè il trasferimento dell’ambasciata Usa a Leopoli.

Questo spiega la mossa azzardata, che azzardata non appariva, di Putin, che prevedeva un’invasione poco più che simbolica e un golpe interno delle forze armate ucraine, parti delle quali erano d’accordo (golpe che Putin ha peraltro evocato pubblicamente quando l’intesa è saltata, con un’esortazione all’apparenza folle e di certo anch’essa improvvida perché pubblica).

il punto è che Biden conta poco o nulla, e quanti cercavano da tempo questa guerra hanno colto l’occasione per far scattare la trappola nella quale si dibatte ora il mondo.

Tali ambiti, americani e britannici, hanno messo alle strette Zelensky, che nei primi giorni aveva invece di fatto ceduto, e hanno stretto la morsa su Biden, relegandolo nell’angolo dal quale non è più riuscito a uscire.

Oltre, ovviamente, a chiudere una morsa inesorabile su quanti in Ucraina, prendendo il controllo della politica e dell’esercito, quest’ultimo posto sotto la diretta tutela della Nato e del battaglione Azov (e suoi consociati).

Momento simbolico di questo cambiamento di rotta fu quando Zelensky, invitato dagli americani a trasferirsi a Leopoli, rispose di non volere un passaggio, ma armi (interpretazione muscolare nella quale, peraltro, l’ex comico sembra sentirsi più a suo agio).

Tutto ciò non si può dire. Né russi né americani possono rivelare l’inconfessabile patto che avrebbe dovuto risolvere una volta per tutte la crisi ucraina, ponendo le basi per processo distensivo globale, e che invece è stato usato da neocon e liberal – e dalle forze oscure dei quali sono terminali – per alimentare di nuovo il sogno dell’Unica Superpotenza globale che sembrava svaporare.

L’ausilio a Kiev non è quindi fornito per salvare l’integrità territoriale dell’Ucraina e il suo popolo, che non importa nulla ai Signori della guerra, adusi a incenerire Paesi e vite umane, ma per ripristinare il sogno suddetto attraverso questa nuova guerra senza fine.

E però, non tutti, nell’Impero, condividono tale prospettiva nefasta. Ma porre fine alla guerra sarà arduo, come dimostra anche il collasso forzato dei negoziati che nel primo mese di guerra aveva invece visto una delegazione ucraina tenere costantemente i contatti con un’analoga delegazione russa, avviando un dialogo che appariva di prospettiva.

Così il conflitto è destinato a durare, come affermano in maniera reiterata i terminali del partito della guerra – tra i quali spicca lo stolto Stoltenberg -, ma, sottotraccia, anche in America qualcuno sta tentando di frenare.

L’ammissione di un anonimo funzionario del Pentagono riguardo le palesi difficoltà di ricacciare i russi dal Donbass, riferita ieri da diversi media internazionali, va in questa direzione. Se tale consapevolezza realistica riuscirà a prendere piede, sarà più arduo al partito della guerra impedire alla lunga un negoziato.

Peraltro, l’indiscrezione filtrata dal Pentagono è circolata nel giorno della prima conversazione ufficiale tra il capo di Stato maggiore statunitense e quello russo, come se l’accompagnasse, conferendogli rilievo ulteriore… Vedremo.

Nel frattempo, la guerra ha portato inattesi frutti distensivi: l’amministrazione Biden ha revocato alcune restrizioni imposte a Cuba dall’amministrazione Trump (a novembre i democratici hanno bisogno dei voti della Florida, affollata di esuli cubani) e altre restrizioni contro il Venezuela, dal quale gli Usa potranno attingere il petrolio negatogli dai Paesi del Golfo. Decisioni che palesano l’ipocrisia di Washington, ma che comunque aiuteranno un pochino i popoli di tali Paesi.

Comments

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Alfred*
Thursday, 26 May 2022 10:40
Direi che chi ha scritto l' articolo dovrebbe leggersi o ascoltare i siti militari o analisti di varia estrazione. Oltre a legfere qualche editoriale del nyt e ascoltare l'inossidabile kissinger nel discorso ultimo a Davos
Pensare che Putin sia forzato da un gruppo di potere... ci sono prove?
Non e' che Putin fa parte di un bel gruppo di potere? Indipendentemente da quello che abbiamo visto in tv saranno, forse, gli storici, a dirci i perche' e il come di una azione che tutto sembra tranne che estemporanea.
Sono anni che i russi contestano l'avanzata a est della Nato, se non hanno schierato prima l'esercito non puo' essere perche' si dovevano preparare e/o giudicavano la cosa l'ultima, estrema alternativa? Non credo che i russi abbiano una qualche tara aggressiva, non piu della nostra a occidente, almeno.
Hanno chiesto piu volte alla Nato di sedersi a un tavolo e discutere la cosa e Putin e il suo intorno erano quelli da cui arrivavano queste proposte. Non so se gli Usa a fronte di una avanzata di basi russe nell'america centrale e sino ai loro confini sarebbero stati cosi insistenti da un punto di vista diplomatico. Purtroppo risolvono in modi spicci e con pallotole sia le frustrazioni scolastiche che quelle geopolitiche.
Preciso che non ho nessuna simpatia per Putin e sarei per l'annullamento di tutte le frontiere, ma in assenza di un mondo ideale cerco di osservare con un certo distacco quello in cui ho la sfiga di vivere.
Consapevole che solo gli storici forse un giorno riusciranno a capire le dinamiche tra la cricca di ..elenski e la Nato l' idea che da esterno mi sono fatto e' che molte promesse siano state fatte o dalla Nato nel suo insieme o dai suoi maggiori azionisti alla cricca ucraina, prima della guerra.
Non e' solo follia di kuleba il rimprovero fatto a Davos contro la Nato. Saranno anche strafatti, ma si aspettavano molto, il molto promesso?
Biden ha urlato a reti mondiali unificate che la Nato non sarebbe intervenuta e ha invitato ... elenski ad abbandonare kiev. Noi vediamo la cosa come un discorso leale nel tinello di casa, le cose potrebbero nascondere una doppia lettura. Gli Usa Nato non possono permettersi un nuovo afganistan, ma non vogliono neanche perdere l' opportunita' che gli ucraini rosicchino le caviglie dell'
orso, quindi da una parte si negano e dall'altra finanziano e forniscono arsenali. La risposta ai russi sara ' responsabilita' degli ucraini e anche l' eventuale sconfitta. Quindi gli Usa non fuggiranno a gambe levate come da vietnam e afganistan e potranno essere gli eterni paladini delle liberta', soprattutto per gli elettori.
Una certa pappardella per dire che le dinamiche si prestano a diverse letture, quella di piccole note mi sembra un po' banali, consideriamo che in ballo e sul retro ci sono comunque fior di prezzolati strateghi.
Per questo andrei cauto anche sulle aperture a Cuba e Venezuela, fossi in quei governi camminerei con spalle rivolte al muro. Qualsiasi cosa vogliano ottenere con le aperture (elettori o petrolio) non sara' alle condizioni di Cuba e Venezuela. Al momento gli Usa rispetto alle due realta' rappresentano una potenza strategica e militare soverchiante, mai dimenticarlo come ha fatto la cricca ucraina sottovalutando la Russia.
Potrei continuare, ma non voglio perdere troppo tempo su un tema scolastico da valutare come ... si puo' studiare di piu' e fare di meglio
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andrea
Wednesday, 25 May 2022 22:30
Allora meglio la propaganda Nato. Se a sinistra si riescono a dire così tante castronerie in un solo articolo meglio gli altri.
Accordo Biden Putin????
Fai pace con il cervello
Il campo di battaglia ti sta dicendo che la Russia ha preparato proprio quello che sta facendo.
L'accordo Biden Putin ma Biden la prima cosa che dice è "Macellaio" e tu la prima cosa che dovresti fare è vergognarti
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Leonardo
Wednesday, 25 May 2022 16:30
A me sembra che Piccole Note abbia una certa tendenza al "complottismo" nei suoi ragionamenti.

Come quando, qualche giorno fa, disquisiva speculando sul computo degli autobus partiti da Azovstal rispetto a quelli giunti a destinazione per concludere che c'era stato un patto segreto per evacuare ufficiali NATO di comune accordo tra Russi e Americani. Patto anche possibile in linea di principio, ma conclusione fondamentalmente basata su informazioni di seconda mano di cui neppure si è in grado di verificare l'affidabilità.

Onestamente non credo ai Russi "presi di sorpresa" che si avventurano in una simile rischiosissima impresa quasi alla cieca.
Il fatto stesso che l'abbiano chiamata Operazione Militare Speciale non è da prendere come un eufemismo, ma come la chiara indicazione che fin dal principio hanno pianificato una operazione da condurre con mezzi limitati, accettando che quindi possa essere prolungata nel tempo.

Le dichiarazioni di Lavrov, di Medvedev e di altri funzionari russi hanno reso chiaro fin da subito che la Russia è consapevole che questa è UNA delle battaglie del prossimo futuro per smantellare il sistema di relazioni internazionali fondato sull'unilateralismo occidentale. Quindi fin dall'inizio hanno secondo me optato per una operazione sostenibile, anche a costo di prolungarla, condotta centellinando le proprie forze in vista di possibili futuri scontri con avversari ben più pericolosi.

Negli ultimi otto anni (dopo le sanzioni dovute all'annessione della Crimea) la Federazione Russa ha lavorato per disaccoppiare almeno parzialmente la propria economia dal sistema occidentale, in maniera da rendersi meno vulnerabile sul piano delle ritorsioni economiche.

Secondo me la scelta del tempismo della guerra in Ucraina è il risultato di una valutazione del rapporto costi/benefici tra l'attendere (per proseguire nel processo di messa in sicurezza della propria economia) e l'intervenire prima che le posizioni ucraine e l'influenza e il flusso di denaro NATO potesse consilidare le Forze Armate Ucraine ad un livello che non avrebbe più consentito di sconfiggerle con una operazione che impegnasse soltanto una parte relativamente modesta delle forze armate russe.

Mentre qui da noi si derubrica superficialmente questa guerra ad un episodio collegato alla megalomania o all'aggressività di un leader, la dirigenza russa mi sembra perfettamente conspaevole di aver intrapreso azioni sulla cui base si deciderà una parte importante della storia dei prossimi decenni, se non addirittura secoli.
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