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La crisi ucraina e la miopia dell'Occidente

di Piccole Note

A volte anche i siti che la propaganda d’Occidente bolla come cospirazionisti possono pubblicare articoli in grado di passare il vaglio di tale propaganda, perché inattaccabili. È il caso di un articolo di Moon of Alabama che spiega due grandi errori di valutazione dell’Occidente riguardo alla crisi ucraina.

Il primo è palese ormai a tutti: le “sanzioni infernali” avrebbero dovuto incenerire l’economia russa, col risultato di costringere Putin a chiedere in ginocchio la pace. Non è andata così, e l’articolo di Helmholtz Smith spiega il perché.

I media d’Occidente, afferma Smith, da tempo raccontano che “l’economia russa può essere paragonata a quella del Texas o del Belgio o del Lussemburgo o a qualcos’altro di simile; semplicemente traducono i rubli in dollari e galoppano verso la conclusione prestabilita”.

“Non si chiedono mai quanto sia grande il programma spaziale russo […] o quanti sottomarini nucleari produce, o nuove stazioni della metropolitana, nuovi aeroporti o ponti, o se quel paese produca svariati modelli di aeroplani e camion, o come molto cibo viene coltivato ed esportato o, infine, qualsiasi altra cosa che misuri effettivamente un’economia reale“.

“Non appena lo facessero, ovviamente, vedrebbero che l’economia russa è molto più grande di quanto suggerisca il puerile confronto rublo-dollaro. E uno sguardo leggermente più attento rivelerebbe che l’economia russa è quasi autosufficiente” [risultato raggiunto negli ultimi anni, ndr.].

Gli analisti d’Occidente immaginavano che le restrizioni contro Mosca avrebbero “ridotto il rublo in macerie, ma Mosca ha contrastato senza sforzo la mossa e il rublo è ora legato all’energia, una delle basi più solide che una valuta possa avere”.

Non solo, “il mondo adesso sta scoprendo che la Russia è un grande produttore di molte cose importanti e, se le sanziona, si ritroverà a corto di molte cose di cui non aveva mai sentito neanche parlare (d’altronde penseresti che chiunque possieda un atlante sia in grado di capire che un paese grande come la Russia deve essere un grande produttore di risorse)”.

La resilienza della Russia inizia a suscitare un dubbio, cioè che forse “le persone che gestiscono la Russia sono più brave a pensare e a vedere la realtà di quanto immaginassimo (ancora un’altra ipotesi occidentale sbagliata: cosa c’è negli ultimi vent’anni che suggerisce che siamo più intelligenti di loro?)”.

E ancora, “l’idea errata che la Russia sia una grande congrega criminale e che Putin sia il capo dei capi di tale congrega è alla base della strategia delle sanzioni personali”. Si reputava, cioè, che bastava sanzionare tutti quelli vicini a “Putin” e minacciare di colpire le élite per suscitare una rivolta della congrega in questione contro il boss.

“I think tanker ci dicono che Putin è il capo ladro che mantiene il potere elargendo in giro il bottino, svolgendo false elezioni e facendo sparire i critici (a proposito, non avrebbe dovuto uccidere Navalny, allora come si spiega che sia ancora vivo?)”.

“Tutte le elezioni in Russia sono false, tutti i sondaggi d’opinione sono falsi, tutti i media sono controllati dal Cremlino, i boss intermedi stanno soffrendo, quindi perché Putin è ancora lì?”.

Forse l’autore della nota è troppo irenico nei confronti del capo del Cremlino, e però è un dato di fatto, dottrina militare consolidata, che se un leader è isolato, anche se ponesse in essere la repressione più spietata, non durerebbe tempo.

Basti pensare che anche Hitler, che pure aveva una presa micidiale sul Paese, ebbe a guardarsi da numerosi attentati e tante insubordinazioni (la più importante riuscì nel colpo di Stato e a prendere addirittura Berlino, ma i congiurati invano comunicarono agli alleati di aver preso il potere. Senza l’intervento esterno, furono poi tutti catturati e uccisi, ma questa storia la racconteremo in altra nota).

La guerra ha certo aumentato la presa del potere – anche se non come in Ucraina dove sono state banditi tutti i partiti di opposizione -, ma se la maggior parte delle élite russe, apparati militari e di intelligence compresi, non fossero solidali con lo zar, questi cadrebbe, cosa che non si vede all’orizzonte.

Ma, al di là di tutto questo, restano di interesse le considerazioni di Smith, come anche la conclusione della sua nota: “La guerra è un’irruzione della realtà brutale nella fantasia; e la guerra in Ucraina sta mettendo a nudo il vuoto compiacimento alla base della visione occidentale della Russia. Sarà un inverno di freddo e di fame in Europa e in alcune parti dell’America. Non possono incolpare Putin per sempre”.

Tale il problema delle conseguenze delle sanzioni e il dibattito resta aperto. Vedremo. Intanto gli ucraini si stanno ritirando da Severodonetsk, modo edulcorato per dire che sono in rotta, com’era prevedibile, nonostante i roboanti racconti dell’eroica resistenza (è sempre un errore alterare la realtà: si rischiano dure smentite).

Per indorare la pillola, gli analisti occidentali annunciano che sono arrivati i famosi lanciamissili Himars della Nato, che, secondo la propaganda, dovrebbero cambiare le sorti della guerra.

Un modo, appunto, per rilanciare la posta e edulcorare il rovescio. Non sappiamo se ciò avverrà davvero, sappiamo solo che finora le previsioni degli strateghi d’Occidente (quelli consegnati alla propaganda, ché di seri ce ne sono anche dalle nostre parti) si sono rivelate errate. Vedremo.

Intanto la macelleria a ritmo continuo prosegue e in vista non si vede l’ombra di un negoziato…

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