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clarissa

Pace e guerra nel 2023

di Gaetano Colonna

Il 2023 inizia com’era finito il 2022, con la prosecuzione della guerra nel Donbass. La nostra analisi sulle difficoltà della Germania nei rapporti con la Nato è stata ampiamente confermata. Prima prova ne è la sostituzione del ministro della difesa tedesco, signora Christine Lambrecht (col pretesto di una sua infelice dichiarazione ai media), con un esponente politico da non molto convertitosi alla linea dura anti-russa: Boris Pistorius, arrivato al punto qualche tempo fa, come ministro dell’interno della Bassa Sassonia, di vietare la riproduzione in pubblico della famosa Z, segno distintivo delle truppe impegnate nella cosiddetta “operazione speciale” della Russia.

Subito dopo, è iniziato il tragicomico balletto sulla fornitura all’Ucraina dei carri armati Leopard tedeschi, notoriamente uno dei migliori mezzi corazzati al mondo, che la Germania era del tutto restìa a fornire, per comprensibili motivi: un atto chiaramente e direttamente ostile nei confronti della Russia. Alla fine, ecco un penoso compromesso maturato nel giro di poche ore. Sholz ha fatto la sua brava chiamata di correo agli Usa: noi mandiamo i nostri Leopard se anche voi mandate i vostri Abrams; quindi ha autorizzato i Paesi esteri che dispongono di Leopard di fabbricazione tedesca, tra cui la Polonia a cederli all’Ucraina! Idem faranno a quanto pare gli Usa con i loro Abrams.

Tutto dosato col contagocce, ovviamente. Poiché lo scopo di questa ipocrita guerra per procura della Nato contro la Russia, attraverso i campi di battaglia dell’Ucraina, è di prolungare quanto più possibile il conflitto – nella speranza che esso determini la caduta di Valdimir Putin, dimostratosi irriducibile revisionista. Si prolunga così una guerra in Europa, distillando armi micidiali in modo che nessuna di esse sia risolutiva – con la suprema menzogna di presentarle come scelte che porteranno la pace! Una pace che poteva trovarsi attraverso una soluzione diplomatica che avrebbe dovuto esercitare pressioni su entrambe le parti, non su di una sola: questo occorrerebbe fare, piaccia o non piaccia, non certo alimentare le forze di uno dei contendenti.

In questo modo il conflitto va aggravandosi, e non solo per il fatto che l’impiego di corazzati di ultima generazione richiederà probabilmente la presenza di ulteriori “consiglieri militari” Nato. In un’epoca infatti in cui sempre più spesso gli studiosi di armamenti nucleari affermano che la reciproca dissuasione, generata dalla potenza degli arsenali nucleari e per decenni presentata come la ricetta per evitare la distruzione totale, sta diventando sempre meno realistica, data la possibilità di un uso limitato, tattico delle armi nucleari, tecnicamente sempre più precise e con vettori sempre più difficili da individuare.

La Germania dunque, per pavidità, interesse o acquiescenza, o tutte insieme queste cose, si è piegata al gioco spregiudicato dei decisori atlantici. Una decisione intorno alla quale si è anche recitato intanto il classico copione delle altre tragicommedie, quelle ben note della strategia della tensione, con cui si riportano sui giusti binari i Paesi occidentali, a quanto pare tutti a sovranità limitata: episodi apparentemente di poco conto, che costituiscono invece dei veri e propri ammonimenti al governo tedesco a mantenersi sulla retta via prescritta dal governo sovra-nazionale atlantico.

Dapprima l’accusa ad un diplomatico tedesco di avere, più o meno inavvertitamente, fatto filtrare informazioni riservate alla Russia di Putin: motivo per cui la Gran Bretagna ha minacciato di non passare più nessun materiale ottenuto dalla propria intelligence al governo tedesco.

Poi, solo pochi giorni fa, l’ennesima scoperta, come già accaduto a dicembre, di un complotto della solita immancabile estrema destra: questa volta un altro drappello di nostalgici del Secondo Impero tedesco avrebbe progettato il rapimento del ministro della salute tedesco, obiettivo a quanto pare prioritario per rovesciare la democrazia germanica.

La guerra in Europa, nel ridestare i fantasmi della strategia della tensione, dimostra ancora una volta lo stato di soggezione totale dei nostri Paesi alle scelte sempre più pericolose del mondo atlantico, nella sua determinazione di ergersi come unica potenza arbitra dei destini del mondo. C’è sempre più da chiedersi se, oltre al “revisionismo” russo, non sia l’Europa, ancora una volta, il vero obiettivo del mancato raggiungimento di una pace giusta.

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