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perunaltracitta

Per giusta causa di Danilo Conte

di Edoardo Todaro

Danilo Conte, Per giusta causa, Milieu editore, 2023, pp 144, euro 17

Dalle aule di tribunale a scrivere un libro, il passo è breve se si considera il materiale a disposizione, e di materiale Danilo Conte ne ha avuto, e ne ha, tanto. Comunque con Per giusta causa l’avvocato Conte ci ha piacevolmente sorpreso ancora una volta.

Ci troviamo di fronte a 143 pagine, ma senza ombra di dubbio potevano essere molte di più, visto che il suo essere avvocato del lavoro lo ha portato a incontrare centinaia di persone. Detto questo, sorge spontaneo domandarsi se qualcuno ha avuto la fortuna di aver avuto a che fare con Danilo Conte e il suo studio, con l’indispensabile Letizia Martini, per questioni non riguardanti cause di lavoro. Ad esempio il sottoscritto è entrato in contatto con lui in quanto come CobaS Poste abbiamo portato avanti le cause intentate da un bel numero di precari/e contro Poste Italiane SpA per l’uso di contratti che si rinnovavano all’infinito e che in realtà erano un vero e proprio sfruttamento continuato nel tempo di mano d’opera, nonostante la denunciata emergenza produttiva, un emergenza continua; e in quanto, sempre Poste decise di affibbiarmi 2 giorni di sospensione “per non aver commesso il fatto”, così definimmo la cosa.

Chiusa questa parentesi, entriamo nel merito di questo libro. Un libro che di fatto è un’essenziale sintesi di come è avvenuta l’involuzione contrattuale nel mondo del lavoro, non solo con la miriade di forme contrattuali diverse, ma anche con il clima che viene imposto nei posti di lavoro. Un clima che è fatto di una ricattabilità che assume mille odiose forme. Un intreccio di storie che hanno un denominatore comune: lo sfruttamento dei lavoratori. Contratti rinnovati anche per 108 volte, perché il rinnovo è una “formalità”; contratti a progetto, ma per quale progetto?; contratti a uso e consumo delle più raffinate strategie dei mercati; un’esigenza temporanea che dura 20 anni; il “dare una mano” al padrone di turno; la macchina dell’isolamento come forma di pressione; le “imprevedibili esigenze stagionali” che si fanno sentire in particolare in alcuni settori; il lavoro subordinato; contratti di collaborazione coordinata e continuativa; i cambi d’appalto per poter cambiare tutto senza cambiare niente, anzi per sfuggire alle cause intentate; gli incarichi temporanei; l’uso della partita IVA per chi in realtà è dipendente a tutti gli effetti; le contestazioni disciplinari verso quei lavoratori che sono mal sopportati o sono incompatibili a livello sindacale; pressioni subite da chi lavora a tal punto che chi prova a resistere alla fine cede e si arrende. L’inversione di tendenza è lampante con il cambio dei cosiddetti obiettivi, il cui parametro diviene l’eccellenza da raggiungere attraverso l’algoritmo, con la App che comanda e controlla. Un mondo del lavoro divenuto una vera e propria estorsione, nel quale la sicurezza è stata, per i padroni, un costo e in queste pagine ce ne accorgiamo, con il corriere che per garantire le consegne ci rimette la pelle e Abd El Salam, che muore di sciopero, una parola che suscita fastidio.

E’ proprio lo sciopero, con le sue varie forme, che è elemento portante di una prospettiva disegnata dal conflitto che i portuali di Genova portano avanti contro il trasporto di armi, e se di armi si parla è proprio lo sciopero che è un’ arma e che in quanto tale deve essere usato. Un libro che non fa sconti a nessuna parte politica, “sinistra” compresa. Un libro che sta al passo con altri usciti di recente, o con film come “Palazzina LAF”. Certo i rapporti di forza sono cambiati, non sono più quelli favorevoli alla classe operaia e ai lavoratori in genere, oggi è sempre più indispensabile e necessario coniugare conflitto e tutela legale, ma guai se non pratichiamo il primo e deleghiamo tutto al secondo anche in presenza di un avvocato militante, come lo è Danilo Conte e i suo protagonista, l’avvocato Chiton. Perché i rapporti di forza si possono modificare, e se le conquiste non sono per sempre dobbiamo provarci, senza rimpiangere tempi che ormai sono irripetibili, tempi in cui l’avvocato del lavoro era inesistente e il conflitto praticato aveva sbocchi a livello penale.


Edoardo Todaro: Oltre a svolger la propria militanza tra realtà autogestite (CPA) e sindacali (delegato RSU Cobas presso Poste spa) è appassionato di letture, noir in particolare. È tra i collaboratori, con le proprie recensioni, del blog Thriller Pages

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