Print Friendly, PDF & Email

futurasocieta.png

Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo

di Aristide Bellacicco

Recensione del libro di Alessandra Ciattini, Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo, Multimage, Firenze 2023

L’epoca in cui viviamo, così come emerge dalle pagine di questo bel libro di Alessandra Ciattini, potrebbe apparire folle o insensata, vittima del caos generato da conflitti furibondi che hanno senz’altro trovato un motivo di ulteriore scatenamento nella fine dell’assetto internazionale conseguente, in modo determinante, alla scomparsa dell’Unione Sovietica.

Eppure, per dirla con l’Amleto, può darsi che “in questa follia” ci sia “del metodo”: il punto è capire in cosa tale metodo consiste e quali sono gli esiti ai quali potrebbe condurre.

È questo, mi sembra, il tentativo che anima il testo, a partire dal titolo che, come l’autrice sintetizza nella quarta di copertina, allude alla possibilità del comparire di “qualche spiraglio di cambiamento positivo” in un mondo che “tenta a fatica di darsi un ordine”.

Qui però non si tratta più del mondo in cui molti di noi hanno trascorso gran parte della loro vita: e penso soprattutto ai marxisti, bene o male legati all’idea che la lotta di classe (che sarebbe stato meglio declinare come “lotta delle classi”) avesse dalla sua una positiva razionalità con cui fronteggiare l’essenziale anarchia del grande capitale e il suo procedere alla pura e semplice distruzione dell’esistente a scopo di profitto.

Quel mondo non esiste più e non si può evitare di prenderne atto. Mille fenomeni ce lo testimoniano: e forse le straordinarie e, diciamolo pure, sbalorditive trasformazioni cui è andata incontro la Cina a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso costituiscono uno fra i più eloquenti di tali fenomeni.

L’autrice mette molto bene in evidenza tutto ciò: in particolare come, insieme alla ricostituzione via via crescente di un sistema di mercato e di economia a base capitalistica, i gruppi dirigenti cinesi stiano conducendo una lotta a fondo contro la povertà estrema e a favore di un ampliamento delle forme di democrazia “consultiva”. Può apparire come una contraddizione, certo, ma una contraddizione di tipo nuovo, con la quale forse non siamo ancora attrezzati a fare i conti.

Con le ovvie differenze, una situazione simile sembra configurarsi a Cuba: l’autrice svolge un’analisi molto dettagliata del discorso di Raùl Castro all’Ottavo Congresso del Partito Comunista Cubano: e la domanda che si pone “chi prevarrà” o quale equilibrio si potrà trovare fra il nuovo corso dell’economia cubana e l’iniziale ipotesi socialista è tutt’altro che peregrina.

Per fare un altro esempio, che riguarda un diverso ordine di problemi, mi sembra opportuno citare la situazione cilena. Non si può sfuggire a un sentimento di inquietudine nel constatare le difficoltà che il processo costituente incontra in quel torturato Paese. E sebbene si possano rintracciare colpe o responsabilità dovunque, è davvero difficile negare l’ipoteca colossale che l’imperialismo nordamericano, nella forma delle multinazionali, fa gravare da tempo immemorabile su quella società in ossequio a versioni sempre attuali della dottrina Monroe.

Alessandra Ciattini è un’esperta, anche sulla base della sua formazione antropologica, delle società sudamericane, e negli articoli che vi dedica esistono molti spunti di riflessione: il fatto è che, come dicevo prima, si ha a che fare con un mondo dove, per usare – forzandola un po’- la famosa espressione di Max Weber, ha avuto luogo un processo di “disincantamento” talmente profondo da rendercelo a volte indecifrabile o, semplicemente, brutto.

Sul piano generale, c’è da augurarsi che la centralità economico-politica di cui, a fatica e a prezzi altissimi che paghiamo tutti, gli Stati Uniti ancora godono, venga a cessare prima o poi.

Questa sembra l’unica certezza: ma non si può escludere che il gigante malato trascini tutti con sé nella sua fine.

Se Gaza ci sta insegnando qualcosa è proprio questo. La dignità umana, proclamata da grandi rivoluzioni borghesi e proletarie, perde peso davanti a interessi che con essa non hanno nulla a che vedere.

Ma allora esiste il “metodo” di cui parlavo all’inizio? C’è ancora spazio per l’affermarsi di un principio di razionalità nel caos? Non si può rispondere in maniera univoca. Bisognerà attendere che quei “semi” fioriscano e ci rivelino il futuro, sperando che ci sia.

Add comment

Submit