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linterferenza

La partita truccata dell’Occidente

di Norberto Fragiacomo

Nel febbraio 2022 (lo scrissi già all’epoca) Vladimir Putin assunse forzatamente l’iniziativa, reputando un azzardato salto nel buio meno pericoloso della supina accettazione dell’imminente insediamento di truppe e missili NATO a un tiro di schioppo da Mosca. La dimostrazione di forza avrebbe dovuto convincere gli ucraini a scendere a più miti consigli, ma i conti non vanno mai fatti senza l’oste, in veste stavolta di sponsor e “suggeritore”.

Alla luce degli avvenimenti successivi direi che, dopo il sabotaggio angloamericano dei colloqui di pace della primavera 2022, il presidente russo ha optato in Ucraina per una guerra convenzionale, prolungata e a bassa intensità (malgrado l’ecatombe di uomini in divisa).

La scommessa si basava sull’ipotesi che USA e sottordini avrebbero sì sostenuto gli ucraini, ma in maniera poco più che simbolica, per poi tirarsi indietro come hanno fatto (dopo lustri, però!) in Iraq e in Afghanistan. In effetti le copiose forniture militari a Kiev non sono bastate a garantire un’improbabile vittoria totale (terrestre) sulla Russia, ma la sbandierata volontà di riconquista delle regioni annesse, Crimea compresa, non corrispondeva probabilmente alle reali intenzioni. I piani dovevano essere più complessi, subdoli e ambiziosi.

Nell’ultimo periodo la strategia della NATO si va chiarendo: a interessare non sono le vicende sul campo propriamente detto, dove l’esercito russo lentamente avanza, ma l’erosione di risorse più difficili da rimpiazzare rispetto agli sventurati fantaccini sbattuti in prima linea. È sugli attacchi a porti, infrastrutture, navi militari e aerei “paganti” (in particolare gli AWACS) che gli specialisti occidentali si vanno concentrando, con risultati che nel medio termine potrebbero rivelarsi – se non decisivi – perlomeno assai rilevanti, e tali da influenzare gli esiti di un futuro e verosimilmente programmato “scontro finale”.

L’asticella si alza di giorno in giorno, e la riluttanza russa a reagire ad azioni sempre più sfrontate che hanno “nome, cognome e firma” costituisce un incentivo a proseguire senza remore nella direzione intrapresa.

Considerato che per gli strateghi d’oltreoceano l’annichilimento della Federazione val bene il rischio – magari sottovalutato, ma nient’affatto escluso – della distruzione delle principali città europee, la prospettiva di colpi sempre più formidabili e clamorosi (e non solo in Crimea e nei territori di frontiera: anche nel Baltico, ad esempio) non è affatto remota, anche perché la NATO dispone degli strumenti per condurre un fulmineo e devastante assalto combinato su più fronti. Invero la babele di rivelazioni uscite in questi giorni e gli apparenti contrasti – o piuttosto il battibecco mediatico – tra “statisti” vassalli degli USA sembrano mirare a confondere opinioni pubbliche giustamente impaurite dall’escalation in corso, ma soprattutto a disorientare l’avversario, che non sa più cosa aspettarsi.

La rana seguita imperturbabile a nuotare, ma l’acqua sta arrivando al punto di bollitura – e la temperatura potrebbe raggiungere i 100 gradi in un istante, senza alcun esplicito preavviso.

La partita è nelle mani del c.d. Occidente, che può stravincere anche perdendo per strada mezza dozzina di Avdeevka e Kramatorsk, per non parlare di insignificanti villaggi senza nome: in fondo l’Ucraina è per Washington soltanto un paraurti, un sacrificabilissimo bene strumentale.

Zavorrata dalle imminenti elezioni la leadership russa si trova di fronte a un bivio: o accelera il passo e costringe l’Ucraina alla capitolazione (ma come? Il Paese “aggredito” non ha voce in capitolo sul punto…) oppure si rassegna a un confronto sempre più aspro e sbilanciato con un’alleanza che, oltretutto, può cambiare e riscrivere le regole del sanguinoso”gioco” a piacimento.

Insomma: o si riesce a invertire in extremis l’inerzia sfavorevole con una vincente contromossa a sorpresa (ma, sia chiaro, “convenzionale”) o si aspetta con rassegnazione che l’avversario cali l’asso al momento opportuno e incameri l’intera posta, forse sin dall’inizio troppo elevata per lo sfidante.

Confidare nelle arti di una diplomazia relegata ai margini è da illusi: l’Occidente non intende affatto trattare, puntando alla resa a discrezione del nemico vinto.

Come finirà? O la Russia trova il modo di sparigliare le carte, persuadendo Washington della sua determinazione senza ricorrere al jolly disperato dell’atomica, oppure si aprono due scenari: il primo è il ritorno a un unipolarismo ancor più brutale del precedente e senza diritto di replica, il secondo la fine della civiltà umana come la conosciamo.

Comments

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donato zeno
Thursday, 14 March 2024 03:52
Concordo parzialmente anche l'uccidente sta pagando un prezzo a Gaza nel Mar Rosso e nell'economia tedesca e le previsioni di piegare economicamente la Russia in pochi mesi e bloccare la de dollarizzazione si siano rivelate infondate piuttosto vorrei sottolineare come gli attacchi siano finalizzati a indebolire la capacità russa di sostenere l'Iran indicando così il prox obbiettivo
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Mario M
Wednesday, 13 March 2024 20:23
Riferimenti per indagare il clamoroso falso storico sulla bomba atomica:

Anders Björkman: https://heiwaco.tripod.com/bomb.htm

Akio Nakatani, Death Object-Exploding the Nuclear Weapon Hoax

Michael Palmer, Hiroshima Revisited

Miles Mathis, milesmathis.com
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Mario M
Wednesday, 13 March 2024 20:17
Ander Björkman:

Vladimir Putin, the president of the Russian federation, knows it first hand today! He supervised, as a young KGB agent 1985/90 based at Dresden the German (DDR) uranium mines (that never existed) that enabeled Stalin to build his (fake) atomic bomb 1949. He also met the German spies that had infiltrated the failed US atomic bomb (Manhattan) program during the second world war until 1945. The US atomic bombs didn't work! It was simple propaganda/fake news. And he also found out that DDR was bankrupt due to communism. Nothing worked.

Putin's work at Dresden 1985/90 isn't a mystery. The East-German (DDR) archives have been destroyed and the KGB archives at Moscow are evidently not available. Now and then new fake news are spread that Putin was involved with terrorism in West Germany, etc.

Putin later studied the Soviet archives about the 1945 Stalin/Truman secret agreements to split the world, etc, so that USA could keep its arms industry busy and start many wars, etc. against poor countries without Russian opposition. Stalin/USSR got two extra votes in the United Nations for his trouble to support the nuclear weapons hoax. Sovjet socialist republics like Belarus and Ukraine were considered old independent Russian nations, etc. Putin understood how easy it was to bluff about anything, which he does today to keep the Russian Federation together.

Potus Biden gives plenty money/arms to the mafioso Zelenskiy at Kiev/Ukraine, so that he, NATO and EU can blame Putin for the destruction of Ukraine. But Ukraine has never been a European nation. It has been part of Russia >250 years!
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Fabio Rontini
Wednesday, 13 March 2024 18:09
"...per gli strateghi d’oltreoceano l’annichilimento della Federazione val bene il rischio – magari sottovalutato, ma nient’affatto escluso – della distruzione delle principali città europee..."

ma la Federazione Russa dispone dei mezzi per distruggere anche le principali città americane,
sembrerebbe
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