Usa: l'inutile, brutale, illegittima guerra contro lo Yemen
di Davide Malacaria
“Il presidente Trump è entrato in carica promettendo di svincolare l’esercito americano dalle sue costose guerre senza fine in Medio Oriente. Dopo tre mesi, è coinvolto nello stesso tipo di campagna militare senza fine che ha afflitto i suoi predecessori e che potrebbe portare a una guerra più ampia contro l’Iran”. Così W. J. Hennigan sul New York Times sulla brutale guerra contro lo Yemen.
“L’esercito, impegnato in una controversa missione per fermare gli attacchi degli Houthi provenienti dallo Yemen contro le navi commerciali nel Mar Rosso, sta accumulando sempre più potenza di fuoco nella regione […]. Si tratta di un’operazione in cui gli Stati Uniti non solo non sono riusciti finora a ripristinare il traffico regolare attraverso la rotta marittima che collega l’Oceano Indiano al Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, ma che ha anche spinto l’amministrazione Trump in una spirale vorticosa con prospettive di escalation dalla quale, più passano i giorni, più sarà sempre più difficile ritirare l’esercito americano”.
“Si considerino le spese: due gruppi d’attacco di portaerei, la cui operatività costa circa 6,5 milioni di dollari al giorno ciascuno, sono ancorati al largo delle coste dello Yemen. Bombardieri B-2 invisibili, progettati per bombardare l’Unione Sovietica e che costano circa 90.000 dollari ogni ora di volo, hanno condotto diversi attacchi aerei”.
“Nel primo mese dell’operazione, questi bombardieri, insieme a decine di altri aerei militari e droni, hanno sganciato munizioni per un valore di oltre 250 milioni di dollari. La Marina sta usando intercettori antimissile, che possono arrivare a costare circa 2 milioni di dollari, per colpire droni e missili Houthi che costano solo poche migliaia di dollari ognuno. Le spese per l’operazione militare in Yemen, la nazione più povera del Medio Oriente, dovrebbe raggiungere a maggio i 2 miliardi di dollari “.
Bombe inutili, ma fanno strage lo stesso
“[…] Sebbene l’esercito e gli armamenti appena arrivati abbiano ottenuto alcune vittorie tattiche in Yemen, ripristinare le normali attività marittime nel Mar Rosso sarà quasi impossibile senza eliminare gli Houthi dal potere lungo la costa occidentale del Paese. Dopotutto, gli Houthi sono stati bombardati per oltre un decennio” senza alcun esito.
“I sauditi hanno colpito gli Houthi con circa 25.000 attacchi aerei in sette anni, parte di una campagna che ha portato alla morte di circa 377.000 persone”, cifra che sale esponenzialmente se ci considerano le morti indirette del conflitto.
“Trump, come ogni altro presidente che ha avuto a che fare con la guerra globale al terrorismo, sbaglia a presumere che una schiacciante superiorità militare porterà a un risultato rapido e decisivo. Incapace di sloggiare gli Houthi con la sola potenza aerea, si troverà presto di fronte alla stessa decisione senza via d’uscita che ha tormentato i suoi predecessori in Medio Oriente: ritirarsi o intensificare le ostilità“.
“Le forze yemenite [che si oppongono agli Houti], cercando di cogliere l’opportunità offerta dai raid aerei statunitensi, starebbero pianificando un attacco via terra contro gli Houthi. L’amministrazione sta valutando la possibilità di sostenere tali milizie, già supportate dagli Emirati Arabi Uniti, una mossa che quasi certamente si trasformerebbe in un conflitto su larga scala e prolungato, cosa che Trump ha ripetutamente affermato di voler evitare”.
L’unico modo realistico per porre fine a questo conflitto ed evitare ulteriore bagno di sangue, continua Hennigen, è trovare un accordo con Teheran sullo sviluppo del nucleare iraniano che abbia ricadute sui suoi alleati yemeniti. “Ma Trump finora si è rifiutato di escludere la possibilità di un attacco militare contro le infrastrutture nucleari iraniane se non si raggiungerà un accordo. La minaccia è resa ancora più inquietante dalla crescente presenza di truppe e mezzi nella regione“.
Quindi, ricordando come tanti esponenti dell’amministrazione Usa abbiano dichiarato che l’America si deve concentrare sul Pacifico, annota un particolare che definisce ironico, cioè che “gran parte dell’arsenale che si sta accumulando intorno allo Yemen è stato prelevato dall’Asia […]. Questo mese l’ammiraglio della Marina Samuel J. Paparo, che sovrintende al Comando dell’Indo-Pacifico degli Stati Uniti, ha dichiarato al Congresso che un intero battaglione per la difesa missilistica Patriot dell’esercito americano è stato recentemente trasferito dal Giappone e dalla Corea del Sud in Medio Oriente. Ci sono voluti 73 voli cargo in tutto“.
“[…] Trump è l’ultimo comandante in capo ad arrivare alla Casa Bianca con un occhio alla Cina, solo per essere successivamente dirottato altrove. Il successo strategico a lungo termine in Medio Oriente continuerà a restare irraggiungibile se non sarà accompagnato da intensi sforzi diplomatici e politici. Se abbiamo imparato qualcosa in un quarto di secolo dall’11 settembre, è che un presidente non può risolvere un problema con le bombe“.
La dimenticata Gaza e il silenzio sulle bombe
Abbiamo riportato il testo per alcuni interessanti accenni e la conclusione e non altro, dal momento che presenta tragiche lacune. Anzitutto il fatto che gli Houti hanno chiuso quella rotta marittima cruciale alle navi mercantili israeliane e americane, e non ad altre, per far pressione su Tel Aviv perché receda dal genocidio palestinese.
Quindi, non può che essere questo il focus di un eventuale lavoro diplomatico; le trattative con Teheran sullo sviluppo del nucleare non possono ricomprendere la criticità yemenita, come peraltro dichiarato dalle stesse autorità iraniane, le quali, in aggiunta, hanno chiarito che gli Houti sono loro alleati e non servi da gestire a comando (c’è da scusare l’autore per l’errore, tipico della mentalità dell’establishment Usa che non contempla tale distinzione verso i Paesi clienti).
Sulla guerra scatenata contro lo Yemen è di interesse un altro articolo, stavolta di Ted Galen Carpenter, pubblicato sul sito del Ron Paul Insitute. “La decisione dell’amministrazione Trump di riprendere la guerra su vasta scala in Yemen è orribile e immorale”, scrive Carpenter. “Farlo senza una dichiarazione di guerra è anche incostituzionale”.
Di seguito Carpenter ricorda lo scandalo Signal, la riunione online nella quale gli esponenti dell’amministrazione Usa hanno definito i piani di attacco contro lo Yemen, finita nell’occhio del ciclone per l’uso di un mezzo di comunicazione non ufficiale e la presenza indebita quanto clandestina del direttore dell’Atlantic Jeffrey Goldberg.
Media e opposizioni stanno criticando aspramente il Segretario della Difesa per aver usato Signal e non essersi accorti dell’intruso; nessuna lamentela, invece, per la sostanza, cioè le bombe sullo Yemen.
Infatti, annota Carpenter, “si è registrato il silenzio dei critici che hanno denunciato l’amministrazione Trump per tutto, dai maltrattamenti degli immigrati alle molestie contro gli studi legali legati al Partito Democratico, fino agli sforzi della Casa Bianca per ridimensionare la burocrazia federale”.
“Tuttavia, il bipartitismo che vige sulle guerre brutali e incostituzionali [scatenate dagli Usa] resta apparentemente intatto. Data la lunga storia di prese di posizione a favore della guerra in Yemen in entrambi i partiti, non dovrebbe sorprendere particolarmente che non ci sia alcun dissenso significativo riguardo all’attuale belligeranza di Washington nei confronti di quel Paese”.
Ps. Piccolo esempio di come funziona l’informazione. Oggi grande risalto per l’attacco russo a Kiev, 9 i poveretti morti. Martedì 12 i morti per le bombe Usa su un mercato yemenita, nessun fiato. Evidentemente lo Yemen è popolato da subumani…