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“Eccezionale” quell’Occidente?

di Marco Aime*

Molte voci si sono levate contro le linee guida per l’insegnamento della storia, e, purtroppo, quell’incipit «Solo l’Occidente conosce la storia» ha finito per diventare celebre. L’autore, Ernesto Galli della Loggia, dopo aver affermato che «in Italia è rarissimo che si possa discutere nel merito: meglio denigrare l’interlocutore», si difende denigrando i suoi critici, accusandoli di non conoscere la lingua italiana. Non voleva dire che gli altri non hanno storia, ma «che solo in quell’area geo-storica che si chiama Occidente la conoscenza dei fatti storici e la riflessione su di essi ha dato vita a una dimensione culturale particolarissima…».

Il primo sistematico testo storico cinese, lo Shiji (Memorie di uno storico), fu scritto da Sima Qian nel II secolo avanti Cristo, e agli inizi del 700 dopo Cristo Liu Zhiji redigeva lo Shitong, in cui descrive lo schema generale delle storie dinastiche ufficiali del periodo degli Stati Combattenti, la loro struttura, i loro metodi, la sequenza, su cui si plasmerà la storiografia cinese a venire.

Il persiano al-Biruni (X secolo) scrive un trattato di cronologia dei popoli antichi (al-Āthār al-bāqiya), ricco di preziose notizie storiche e culturali, e un’opera d’insieme sull’India e la sua civiltà (Kitāb al-Hind), grazie alla sua conoscenza del sanscrito e al suo profondo interesse scientifico per una cultura straniera.

Ibn Khaldun (XIV sec.), peraltro molto apprezzato in Occidente per la modernità delle sue concezioni, introduce nel mondo islamico la nozione di “storia ciclica”, fondata su fattori profani generati dalla naturale tendenza a indebolirsi delle generazioni sedentarizzate, eredi dei conquistatori nomadi, trascinate però in una progressiva e inesorabile decadenza a opera della ricchezza e del modo di vita urbano.

«Benissimo. Ma allora, fuori i nomi (e magari anche le date)! Fuori i nomi di qualcosa di simile al dialogo riportato da Tucidide tra gli ambasciatori ateniesi e i Meli o alle pagine del Principe, che non abbia visto la luce da queste parti! Fuori i nomi di qualcosa che somigli alla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino che non porti il marchio della civiltà occidentale!», ribatte Galli Della Loggia.

Bene: il sovrano indiano Aśoka (304-232 a. C.) introdusse leggi che rappresentavano una vera rivoluzione culturale: furono proibiti la caccia e anche il ferimento di animali, si ridusse la gravità delle pene, concesse almeno venticinque volte l’amnistia a prigionieri e condannati a morte, fece costruire ospedali per uomini e animali, università, ostelli gratuiti per i pellegrini, sistemi di irrigazione e traffico fluviale, e nuove strade.

Le sue leggi proibivano ogni discriminazione per casta, fede o schieramento politico. In generale, le leggi introducevano nuove restrizioni, ma non rinnegavano alcuno dei princìpi morali preesistenti delle varie religioni che componevano l’impero.

Nel 604 d. C. (seicento anni prima della Magna Charta) il principe del Giappone Shotoku introdusse la Costituzione dei diciassette articoli in cui si legge: «Le decisioni importanti non devono essere prese da una sola persona. Devono, invece, essere discusse da più persone (…) Non dobbiamo provare nessun rancore, quando qualcuno non è d’accordo con noi. Perché tutti gli uomini hanno un cuore, e ogni cuore ha le sue inclinazioni».

Nel XII secolo il filosofo ebreo Maimonide, costretto a fuggire dall’intolleranza dell’Europa, trovò rifugio alla corte di Saladino, gran difensore dell’Islam, che gli conferì anche cariche importanti. Mentre Giordano Bruno ardeva sul rogo a Campo dei Fiori, l’imperatore moghul Akbar affermava la necessità di un dialogo tra le diverse religioni dell’India.

«Fuori i nomi dei luoghi della terra dove prima che in Europa ci sia stato qualcosa di simile alla decapitazione di un re decretata dal Parlamento o di paragonabile al suffragio universale!».

Nelson Mandela, nella sua autobiografia Lungo cammino verso la libertà, ricorda come già da ragazzo fosse rimasto colpito dallo svolgimento democratico delle discussioni nel suo villaggio natale, Mqhekezeweni, in cui tutti avevano diritto di parola.

In African Political Systems (1940) Meyer Fortes ed Edward E. Evans Pritchard sostengono che «la struttura dello Stato africano presuppone che re e capi governino sulla base del consenso». Parlano degli Stati tradizionali, prima che arrivassero le potenze occidentali a portare “la democrazia”. E in molti villaggi africani vige il principio dell’unanimità dell’assemblea e non della maggioranza.

In molti regni africani esistevano forme di controllo sul sovrano, che potevano portare anche all’eliminazione del monarca stesso, se esagerava nei suoi comportamenti. Presso i Bamileke del Camerun, ogni mattina l’equivalente del giullare ricordava al sovrano che poteva finire in polvere in qualunque momento.

Nessuno vuole condannare a priori l’Occidente, ma neppure arrogarsi il primato di tutto ciò che è buono (per noi), condannando gli altri a una sorta di serie B storico-culturale. Soprattutto, questa separazione nega i molti e fruttuosi scambi che il mondo occidentale ha avuto con altre regioni del mondo. Chiude una presunta cultura in un recinto, che in realtà è sempre stato aperto, per fortuna.

Davvero dovremmo fare tesoro delle parole del premio Nobel Amartya Sen, quando scrive: «Ci sono stati grandi esempi di tolleranza e intolleranza da entrambi i lati di questa presunta radicalizzazione del mondo. Quella che va corretta è la tesi, frutto solo d’ignoranza, dell’eccezionalismo occidentale in materia di intolleranza. Ma non c’è alcuna necessità di sostituirla con una altrettanto arbitraria generalizzazione di segno opposto».


 * dal quotidiano Domani
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Comments

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kruzaros
Saturday, 10 May 2025 16:03
il se-saccente Galli è tempo che abbandoni la Loggia(con i suoi privilegi) e che torni al pollaio con la sua scaletta ( corta, erta e defecata come la vita...)
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Lorenzo
Thursday, 01 May 2025 02:37
Il Della Loggia, nella sua (in)cultura anglosassonizzata, mette una accanto all'altra la fondazione della storiografia come disciplina autonoma (mi verrebbe da scrivere scientifica, ma gli orrori del costruttivismo odierno me ne fan passare la voglia) centrata sulla ricostruzione d'un reticolato causale soggiacente al dato evemenziale, il trapasso dal manitù evangelico a quello umanitario e la nascita delle odierne plutocrazie governate da un'oligarchia capitalistica.

Dalla storiografia alla morale (cioè al pregiudizio) fino alle forme di governo, tutto assieme appassionatamente fra meticciato universale, coca cola e strips & stars.
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Alfred
Wednesday, 30 April 2025 22:12
Giorni fa in merito GDL che invocava gli arruolamenti e lo spirito guerriero ho suggerito che lui e tutti quelli come lui se invocano e promuovono la guerra devono essere, minimo, costretti a farla. In prima linea e per primi.
Era un suggerimento educativo, capire, sulla sua pelle, le conseguenze di quello che si cerca di far fare agli altri.
Un suggerimento specifico.
Dopo la lettura di queste perle di ignoranza vorrei dare un altro suggerimento: dovrebbe essere rinchiuso in una biblioteca a studiare, almeno la storia e la storiografua, perche' e' evidente che persino wikipedia e chi si alimenta da wikipedia e' piu aggiornato e dice meno castronerie.
Se rifiuta bisogna che rinunci alla pensione e sia bollato come ignorante (ignorante volontario e incallito spacciatore di pregiudizi, perche' l'ignoranza di per se e' la condizione di tutti) in ogni occasione in cui presenta i suoi pregiudizi spacciati per storia e storiografia. Mi chiedo anche perche' si esponga al ridicolo pur, credo, non avendo problemi economici che lo spingono a qualsiasi gettone presenza pur di mangiare.
Ma crede davvero che le folle di analfabeti di ritorno saranno intruppati da questi deliri?
Quella folla destinata a essere convinta delle magiche sorti e progressive occidentali probabilmente e' su tik tok e su social sollazevoli, non a sentire patetiche esaltazioni. Chi invece ha la sfiga di ascoltarlo o leggero di solito qualche libro lo ha letto e ... mentre quelli meno feroci se la ridono gli altri fanno considerazioni che non riporto ...perche' non rispetterei la buona educazione occidentale, orientale, africana o di altri luoghi.
Meglio che lui di se medesimo immagini da solo gli epiteti nella solitudine della biblioteca.
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