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manifesto

L’imperatore non è pazzo, è indebitato

di Emiliano Brancaccio

Giravolte americane Tutti a interrogarsi sul Trump che sbraita ma tentenna, urla ma arretra, minaccia ma si nasconde, quindi sorride, morde all’improvviso, chiede scusa e poi punta la pistola in faccia, come in un infinito circo dell’orrore. Si diffonde l’idea, lo sostiene ad esempio il Nobel per l’economia Heckman, che sia solo un altro «pazzo al potere»

Tutti a interrogarsi sul Trump che sbraita ma tentenna, urla ma arretra, minaccia ma si nasconde, quindi sorride, morde all’improvviso, chiede scusa e poi punta la pistola in faccia, come in un infinito circo dell’orrore. Si diffonde l’idea, lo sostiene ad esempio il Nobel per l’economia Heckman, che sia solo un altro «pazzo al potere».

L’ultimo sintomo di instabilità mentale sarebbe l’andirivieni del presidente sulla dimensione effettiva dell’appoggio militare americano a Israele, nella guerra contro l’Iran.

Questa moda di scovare i moventi rapsodici del leader tra le pieghe nascoste di una mente disturbata non è una novità. Già Erich Fromm, in pieno revisionismo freudiano, teorizzava sulle possibili ossessioni sadiche di Stalin per disvelare le cause della sua violenza politica. Di recente il concetto è stato ribadito per Putin, Kim, Khamenei. E adesso, tocca al capo del fronte occidentale.

Per la loro estrema semplicità, queste interpretazioni psicanalitiche godono di ampio successo tra gli opinionisti di grido, più che mai disallenati al pensiero complesso. In fondo, «il capo è pazzo» è un’espressione al contempo abbastanza stupida e solenne da funzionare alla perfezione nel ritmato nulla degli odierni talk televisivi.

Le seducenti teorie del «pazzo al potere», tuttavia, hanno un limite: ignorano totalmente il mostruoso coacervo di vincoli di struttura in cui qualsiasi leader moderno è costretto a operare, sia esso un infido tiranno oppure un sincero liberal-democratico, come si usa dire oggi.

Un vincolo di struttura decisivo, nel caso di Trump, è costituito dall’enorme debito degli Stati uniti verso l’estero: un rosso di 26 mila miliardi di dollari, record negativo senza precedenti.

Fino a qualche anno fa, l’egemonia americana sul mondo veniva esercitata attraverso un circuito «militar-monetario» che consentiva agli Stati uniti di indebitarsi a piacimento verso l’estero anche per finanziare le campagne militari all’estero.

La più estrema applicazione di questo circuito di dollari e bombe avvenne sotto l’amministrazione di George W. Bush.

All’epoca gli Stati uniti si cimentarono in una lunga e sanguinosa invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq. La giustificazione data ai media era la guerra al «terrore» e, guarda caso, la neutralizzazione di super-bombe immaginarie nelle mani di Saddam. In realtà, il governo americano finanziava a debito quelle colossali campagne militari per accaparrarsi i giacimenti dei due paesi e risolvere così la parte energetica del medesimo debito, che ai tempi pesava molto.

Prendendo dal gergo dei brokers, fu una sorta di «bolla speculativa bellica». Anche grazie a quegli arditi giochi di finanza, per anni l’America ha potuto imporre il suo tallone di ferro sul mondo.

Il problema è che oggi lo spettacolare circuito di speculazioni militar-monetarie americane ha raggiunto un punto limite. Il passivo verso l’estero, pubblico e privato, è infatti diventato troppo alto.

La conseguenza è che la spesa per interessi sul debito è ormai prossima alla spesa militare americana e si appresta a superarla. Per la prima volta, gli Stati uniti avvertono il morso di un vincolo finanziario all’apertura di nuovi fronti di guerra.

Ecco dunque una robusta spiegazione della titubanza degli Stati uniti nel supporto a Israele che bombarda l’Iran. Dopo aver massacrato Gaza, Netanyahu esorta Trump a sostenere il suo attacco su Teheran. Il leader israeliano teme l’isolamento. E quindi ricorda all’alleato Usa gli enormi interessi in ballo nella zona, dal petrolio al corridoio commerciale antagonista alla Via della Seta cinese.

Ma il presidente americano si agita e tentenna. Una crisi di coscienza? Un folle ondeggiare? Niente di tutto questo. La verità è che l’America non ha più i margini finanziari di un tempo. Il mondo accetta dollari sempre più a fatica, soprattutto se servono a lanciare altri missili.

Un’anima bella potrebbe considerarla una splendida notizia. Una sorta di placida eutanasia dell’impero americano inondato dai debiti.

Ma non è così facile. Messa alle corde, l’amministrazione degli Stati uniti potrebbe giocarsi il tutto per tutto: dar fondo alle risorse militari, caricare il debito sui vassalli e mobilitarli per imporre un nuovo ordine occidentale al mondo. Una nuova pax americana, più che mai nel sangue.

Donald Trump, dunque, non è semplicemente un pazzo. Il saltimbanco dai denti affilati, che minaccia di ammazzarti mentre sorride e tende la mano, è solo la perfetta incarnazione dell’ultimo, terrificante dilemma dell’impero indebitato.

Un dilemma che imporrà scelte, soprattutto agli alleati europei degli Stati uniti. Lo sa bene lo spagnolo Sanchez, che cerca di respingere le pressioni americane per portare la spesa militare al 5 percento del Pil. L’opposto delle smanie di Meloni e Crosetto verso un sollecito riarmo.

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Comments

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Roberto
Tuesday, 24 June 2025 11:50
@AlsOb, come al solito fai i tuoi "vaporosi" conti senza l'oste. Per fortuna, il compagno professore Brancaccio i conti li sa fare, come ogni marxista che si rispetti. Roberto
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AlsOb
Monday, 23 June 2025 17:45
L'articolo del vaporoso, sul bollettino di dubbia fama, al solito, si affida a una bolsa e distrattiva retorica e ripete una forzata e equivoca tesi.
L'impero, nel senso di classe imperiale, a prescindere dalle marionette, da almeno due decenni ha intuito, come avevano fatto Kissinger e l'ultimo Brzezinski, che l'imperialismo del dollaro e finanziario avrebbe incontrato degli inciampi a soggiogare il mondo intero. Perciò, senza abbandonare il progetto e anzi per sostenerlo e accelerarlo, passò a pianificare, specie sotto le presidenze Obama, un uso intensivo, estremamente facilitato dall’imperialismo del dollaro, del terrorismo, di formazioni mercenarie dalle più svariate etichette e di guerre di procura. La creazione di situazioni di caos e distruzione di interi paesi fa parte della strategia, l’Iran pertanto deve essere distrutto, per essere indipendente e uno dei principali fornitori di petrolio alla Cina, contro la quale di fatto sono state organizzate le varie guerre.
Da un punto di vista della classe imperiale appare infatti intollerabile che si strutturino paesi e regioni fondati sullo sfruttamento autonomo delle risorse, al di fuori del dominio finanziario imperiale e sulla costruzione di robusti sistemi industriali nazionali non vassallaticamente subordinati.
Ovviamente la Cina, conoscendo perfettamente questo stato di cose e il progetto imperiale, dietro le quinte protegge attivamente i propri interessi, per esempio BeiDou è diventato assolutamente essenziale per gli iraniani.
Ma quasi tutto il mondo ne è in qualche modo consapevole, a parte le popolazioni occidentali controllate da una rigida propaganda e censura.
Last but not least, la classe dominante tedesca conferma due riflessioni, la prima, che non hanno il minimo rispetto per la propria popolazione e la seconda, di Marx, che la seconda volta, per quanto possano essere tragici, gli avvenimenti, come il nazismo, si ripresentano con il colore della farsa, in questo caso i dominanti tedeschi si accontentano di accumulare il massimo possibile fungendo da piattaforma produttiva militare subordinata e da fornitori di carne da macello per l’impero, sulla falsariga dell’Ucraina.
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Alfred
Sunday, 22 June 2025 18:47
dar fondo alle risorse militari, caricare il debito sui vassalli e mobilitarli per imporre un nuovo ordine occidentale al mondo. Una nuova pax americana, più che mai nel sangue.

Ma guarda te, ma non saranno quei lavori sporchi iniziati da Israele tra Libano, Siria d adesso Iran?
Non vogliono commerciare in petro-dollari?
E noi ci prendiamo i petro e chi vuole idrocarburi li comprera' in dollari.
Troppo semplicistico?
Non e' questo il lavoro sporco che israele fa per noi occidente collettivo sotto giogo Usa?
Forse
Vorrei fare una serie di domande all'anatra zoppa germanica, ma non sono dell'ambiente. Peccato che nessuno lo abbia tallonato per capire quali lavori sporchi fa israele, volontariamente o a pagamento.
Ci tocca indovinare
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Franco Trondoli
Sunday, 22 June 2025 17:32
A forza di accatastare libri nel solaio, ad un certo punto non ce staranno più, sarai obbligato a buttarli al macero..!!
Visto anche che non li vuole proprio nessuno.
Non c'è scampo.
Saluti
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