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lacausadellecose

Guerra e Internazionalismo proletario

di Michele Castaldo

1586965715125 la grande guerra 2048x1152 816x408Quando ho scritto Il caos capitalistico riflesso in Ucraina, pubblicato il 3 marzo 2022, ho accennato a una serie di questioni teoriche che sapevo essere presenti nel vasto panorama della sinistra e in modo particolare in quel pulviscolo che si suole definire di estrema sinistra e che comprende un ventaglio di posizioni che si richiamano ai grandi teorici e dirigenti politici che in nome del comunismo si sono battuti contro il capitalismo sia dal punto di vista ideale che politico.

Di questioni teoriche, dicevo che hanno rappresentato e tuttora rappresentano una sorta di « cassetta degli attrezzi » dove ognuno va e prende quello che gli serve per utilizzarlo nel contesto determinato. In certi casi quel ventaglio di posizioni teoriche diviene un tessuto elastico circolare tenuto da un punto centrale fisso, una specie di pilastro ideale, e che è possibile tirare da ogni lato secondo la posizione politica o tattica che si vuole affermare per la soluzione del problema del presente.

È del tutto evidente che in questo modo ogni gruppo politico che si forma per pulsioni sociali si relaziona ad esse attraverso la mediazione degli elementi teorici. Si scatena così una vera e propria “competizione interpretativa” di come usare la cassetta degli attrezzi, ovvero di quale arnese prendere per contribuire a risolvere una questione sociale di qualsiasi tipo. In questo modo si costruiscono modelli ideali stabili per applicarli alla realtà concreta, che però è dinamica, e dunque si finisce il più delle volte per arenarsi in futili ed inutili discussioni.

Si tratta per lo più di piccole sette che poi subiscono la scissione per gruppi di atomi fino a divenire addirittura singoli atomi che brancolano e spesso vengono definiti « cani sciolti », ovvero singoli personaggi scoraggiati che rifluiscono verso gli interessi della famiglia, del lavoro, di un affetto o di qualche attrattiva artistica e ritrovano equilibro e motivazioni per vivere, quando va bene; altrimenti si passa armi e bagagli al nemico di classe e chi si è visto si è visto. In Italia ci sono molti esempi di sessantottini e settantasettini approdati poi nelle file della destra liberale con ruoli, in qualche caso, anche di primo piano.

In qualche mio scritto precedente ho messo in luce come certe posizioni teorico-politiche, pur agendo in buona fede e dunque con la volontà di apportare un serio e concreto contributo alla causa di oppressi e sfruttati, finiscono inevitabilmente in un settarismo estremo nei confronti dei più prossimi, ma si tratta comunque di una vera e propria guerra di posizione di cui la stragrande realtà sociale non s’avvede, e dunque mentre la realtà dei fatti scorre lungo l’alveo del fiume, gruppi di “comunisti estremisti” discutono come deviarlo.

Nel precedente scritto, sull’Ucraina, accennavo a due questioni fondamentali ovvero quella dell’ « Autodeterminazione delle nazioni » e quella dell’ « Autonomia di classe », posizioni teorico-politiche a lungo dibattute da tutte le formazioni politiche di sinistra; ma la prima è stata e tuttora viene impugnata dalla grande “cultura liberale”.

Dal momento che da sponde opposte – l’ideologia comunista e la “cultura liberale” -viene difeso lo stesso principio, corre la necessità di cosa intendono le due sponde rispetto allo stesso problema. Diversamente quella che riguarda « l’Autonomia di classe » quale totem teorico e politico dell’ideologia comunista.

Ci troviamo ad affrontare la questione in termini concreti oggi per quello che sta accadendo in Ucraina, nazione staccatasi dall’Urss dopo l’’89 del secolo scorso e oggi sotto assedio della Russia mentre le potenze occidentali ne rivendicano la piena libertà e « l’Autodeterminazione ».

Dal momento che il mondo è fatto di relazioni non può esistere in assoluto una « Autodeterminazione », perché ogni atto è determinato da più fattori interni ed esterni, dunque vanno esaminati i fattori che determinano un atto sia interno che esterno per stabilire in qualche modo la causa di un problema. Posta la questione in questi termini il fattore preponderante che si delinea tra due forze perché una possa avere ascendenza sull’altra è forza e potenza dell’una rispetto all’altra. E per essere chiaro e farmi capire dico che l’insieme dell’Urss non poteva essere soggiogato dall’insieme dell’Occidente, mentre una nazione come l’Ucraina può essere soggiogata dall’Occidente così come poteva essere soggiogata dall’Urss. Dunque in questione non c’è « l’Autodeterminazione » dell’Ucraina in astratto, ma in che modo sfruttarla nella sua autodeterminazione.

Al collasso dell’Urss e di una economia stagnante faceva riscontro una crescita del modo di produzione capitalistico in Occidente, perciò era del tutto naturale che l’Ucraina potesse essere attratta più dal versante in crescita che dal versante stagnante verso una propria “autodeterminazione”.

Ora, lo studio della causa delle cose è lo strumento fondamentale per comprendere in che modo si è determinato un fatto. Le cause non sono teleologiche, non sono già scritte come destino dettato dal padreterno, ma si intrecciamo nel mondo caotico atomistico del modo di produzione capitalistico e per questa ragione hegelianamente si possono capire solo dopo. Nessuno poteva pensare cosa sarebbe successo a distanza di 30 anni dall’implosione dell’Urss, tanto meno il popolo ucraino e il suo attuale presidente, Zelensky, che è passato dal fare l’attore comico a dirigere un paese oggi attaccato dalla Russia. La storia si racconta sempre dopo e sono sempre i vincitori a scriverla. Evitiamo accuratamente il paragone tra il prima e il dopo perché è un esercizio privo di senso, perché mai la stessa quantità e qualità di acqua scorre nello stesso fiume. Non è possibile perciò misurare la tenuta dei suoi argini e il suo utilizzo se solo per irrigazione o anche per dissetare animali e umani.

 

Qualche passo indietro

Nel 1905 - prendano nota certi cosiddetti estremisti di sinistra - scoppiò quella che è passata alla storia come « La domenica di sangue », ovvero di un corteo di operai che si recava sotto residenza dello zar a san Pietroburgo per consegnare una supplica allo zar. Si trattava di una invocazione affinché intervenisse nei confronti degli industriali occidentali che li sfruttavano come bestie con paghe bassissime e privati di ogni diritto. La polizia intervenne e fece un massacro perché sparò ad altezza d’uomo nel mucchio e i morti non furono mai contati, ma ma di sicuro a centinaia. Insomma una vera strage. Gli storici, fra cui il professor Ettore Cinnella, indicano nello zar il responsabile di quell’eccidio e quella rivoluzione come « 1905 La vera rivoluzione russa ».

Ora da un punto di vista formale è del tutto evidente che le responsabilità cadessero sullo zar, e tutti gli storici sparano sul bersaglio facile. Un modo “nobile” per nascondere quello che invece era, da un punto di vista della storia del modo di produzione, il vero responsabile, cioè quell’Occidente che in pieno sviluppo e crescita esponenziale dell’accumulazione capitalistica aveva investito ingenti capitali in Russia utilizzando la riforma agraria che aveva liberato i mugichi dalla servitù della gleba. Ricordiamo solo en passant che essere « servo della gleba » significava essere di proprietà del pomesciki, cioè dell’aristocratico titolare del fondo. La riforma agraria del 1861 liberava i mugichi per poterli impiegare nell’industria, che altrimenti non sarebbe stata possibile.

Era più libero prima o dopo il povero nullatenente? Domanda oziosa, come detto sopra, era schiavo prima e diventa di nuova schiavitù dopo perché è diversa l’acqua che scorre nel fiume storico capitalistico. Allo stesso modo è schiavo? Certamente no, ma non apparteniamo a quella categoria di liberisti alla Fulvio Giuliani e Davide Giacalone che in questi giorni gridano « Forza Occidente! Non si cede! » proprio in virtù della e sulla libertà della nuova schiavitù come “fine della storia”.

È chiaro che di fronte a un fatto come quello della « Domenica di sangue », un qualsiasi cittadino è portato a condannare la polizia zarista e lo zar. Ma mentre quel cittadino non conosce le dinamiche della storia di un movimento impersonale come il modo di produzione capitalistico, certi storici lo avrebbero potuto e dovuto sapere e chiarirlo alle generazioni successive. Non lo hanno fatto, e ci può stare, perché la storia la scrivono i vincitori, ma certi personaggi che si definiscono comunisti dovrebbero conoscere quelle dinamiche; se non le conoscono sono ciucci e farebbero bene a tacere e studiare piuttosto che dire stupidaggini. Se poi le sanno e le distorcono per utilizzarle da servi sciocchi e da utili idioti, cambia il valore degli addenti. Questo sia detto in generale.

Veniamo alla Ucraina e ai fatti di ieri con l’Urss, dopo Urss e di oggi.

Non sono un economista e non amo le tabelle, preferisco ragionare sui fatti cercando di inquadrare il particolare nel generale e dal generale scendere nei particolari. Sicché stando ai fatti siamo tutti certi di una cosa: solo dopo che l’Ucraina è uscita dall’Urss si è verificato quello “stranissimo” fenomeno di decine di migliaia di donne ucraine che sono arrivate in Italia, attraverso ONG, la Chiesa cattolica e gruppi ebraici a fare le badanti agli anziani del nostro ceto medio dopo il disimpegno della Stato italiano per alcuni servizi essenziali come le residenze degli anziani. Insieme a tante donne anche tantissimi uomini impegnati poi nell’edilizia. Per lo Stato italiano e la nazione italiana una vera e propria cuccagna; per una parte del popolo ucraino umiliazioni e sacrifici.

Il nostro ragionamento è semplice: se l’Ucraina dopo l’uscita dall’Urss ed essersi liberata dal “comunismo” si è dovuta nuovamente indebitare col FMI, e le banche di quel paese rapinarono le famiglie con la svalutazione selvaggia improvvisa buttandole sul lastrico e le costrinsero ad emigrare nel luccicante Occidente a fare i lavori più umili, la responsabilità non può essere addebitata alla Russia. E qui ripetiamo il concetto che non intendiamo fare un confronto tra il prima, quando l’Ucraina era nell’Urss e dopo, quando si è impoverita, costringendo centinaia di migliaia di persone a emigrare. Altrimenti detto: dietro l’impoverimento dell’Ucraina c’è il Fondo Monetario Internazionale e le Banche, ovvero le grinfie della finanza occidentale.

A seguito di quell’indebitamento l’Ucraina è risultata più ricattabile dalle potenze occidentali in crisi, prima fra tutte lo Stato del Nord America che si ritiene padrone della Nato, alla quale hanno aderito gran parte dei paesi dell’ex Patto di Varsavia, il quale si è sciolto, mentre è rimasta in vita e si è sempre più estesa la Nato. Dunque a fronte di una potenza che è cresciuta, l’altra si è ridotta.

L’Ucraina presa per il collo dalla crisi interna, dovuta all’indebitamento, non fa che chiedere di entrare nella NATO. In realtà è diventata il servo dominato dalla volontà del padrone, l’Occidente, che in grave crisi economica deve portare i suoi confini, costi quel che costi, a ridosso dei confini della Russia per poterla bombardare, renderla impotente, disintegrarla come potenza detentrice di materie prime e puntare a scendere a patti con la Cina, il pericolo numero uno per la potenza concorrenziale delle sue merci. Così stanno le cose e nonostante le montagne di bugie questa verità emerge continuamente, perché la forza della verità è come la tosse, non la si può del tutto e a lungo sopprimere.

 

Internazionalismo proletario

Siamo cosi arrivati al punto cruciale della questione comunista, ovvero del senso che vogliamo dare alla espressione Internazionalismo proletario. Si tratta di una tesi che scaturisce dalla parola d’ordine « Proletari di tutto il mondo unitevi! » del Manifesto del partito comunista di Marx-Engels del 1848. Ed essendo quella la fonte, da essa dobbiamo partire per spiegare il senso storico del: se, quando, dove, e come esso si dà.

Capisco che affrontare uno dei capisaldi teorici del comunismo del Manifesto, suona quasi blasfemo, ma o si affrontano le questioni alla fonte o non si risolvono, men che meno a valle. Entriamo perciò nel merito e lo facciamo non in astratto ma per riferirci poi alla realtà attuale, allo scontro in atto in Ucraina e al dispiegarsi di posizioni da assumere.

Come sempre a chiare lettere e senza nascondere nulla fra le righe (come amava dire Marx) l’espressione « Proletari di tutto il mondo unitevi! » vista da un punto di vista ideale è giusta. Molti filosofi però per poter giustificare alcune teorie sono diventati fisici, chimici, medici, matematici, ecc. ecc. Marx – e dopo Engels – fanno la stessa cosa, partono da una idea: del proletariato sfruttato che se si unifica in tutto il mondo abbatte la borghesia che detiene il potere capitalistico. Il buon Marx però non si ferma al Manifesto – ideale e filosofico – ma procede, arriva ai Grundrisse e al Capitale, e si accorge che il capitale è un processo storico « impersonale », non solo, ma è un insieme di rapporti che coinvolgono più classi e settori sociali, è anarchico ed è il punto di arrivo di un movimento storico derivato dallo « scambio ». Dunque non è un rapporto di volontà delle persone, e se non è un rapporto di volontà tra e per le classi vuol dire che la borghesia più che soggetto della storia è oggetto della storia e che le istituzioni che la tengono al “potere” derivano non dal potere formale ma dai rapporti di produzione.

Se questo è vero per la classe borghese lo è a maggior ragione per la classe proletaria e per tutte le altre classi che il modo di produzione continuamente riproduce. Si tratta dunque di un movimento storico « monista » che si tiene finché tutto l’insieme si tiene anche se al suo interno le classi si modificano, restano i ruoli impersonali che il movimento produce. Dunque non esiste la possibilità che una classe possa rendersi autonoma, nessuna di esse, perché tutte rivestono ruoli impersonali.

Perché allora il proletariato di tutto il mondo dovrebbe unirsi? In base a quale legge? La legge della volontà? Ma da che cosa è dettata la volontà? Dalla presa di coscienza di essere sfruttato da un altro suo simile? Via non ci prendiamo in giro, cari compagni, affrontiamo di petto la cosa dicendo che l’idea non produce forza, e non producendo forza non produce valore, dunque non costituisce un fattore determinante.

Stante così le cose, cioè che il proletariato non si unifica intorno a una idea, cerchiamo di capire « se, quando, dove e come, ». E l’unico modo per cominciare ad avvicinarci al problema è studiare il suo comportamento negli ultimi 200 anni sfrontando di tante sciocchezze scritte per la volontà dei comunisti pur di giustificare una tesi ideale astratta.

La parola d’ordine dei gruppi che si definiscono internazionalisti è « Il nemico è in casa nostra » che declamata in un paese colonialista e imperialista ha un certo valore, ma in Afghanistan avrebbe avuto un valore un “poco” diverso, in Iraq altrettanto, in tutto il Medio Oriente pure, in Sud America stesso dicasi. Dunque se l’espressione « il nemico è in casa nostra » non ha lo stesso valore ovunque e sempre, questo vuol dire che quelli che si definiscono internazionalisti sono chiamati perlomeno a chiarire il senso che danno a quel concetto. E se quel concetto volesse significare che in tutto il mondo ci sono i padroni e gli operai e perciò per il proletariato il suo nemico è il suo padrone in un paese oppresso dall’imperialismo, siamo alla scemenza decantata come purezza teorica. Provare a chiedere a un iracheno scampato ai bombardamenti del 1991 in Iraq se il suo nemico era Saddam Hussein.

Stabilito perciò che quel concetto non è applicabile ovunque e sempre, cerchiamo di capire dove e in che modo può essere applicato. In Italia, in Europa, negli Usa, cioè in quell’Occidente riconosciuto come forza sociale, politica, militare, culturale e religiosa che partita dall’Europa ha dominato per circa 500 anni gran parte del mondo e che nel suo percorso ha prodotto razzismo, oppressione, sfruttamento e per ultimo due guerre mondiali sempre nel tentativo di dominare il mondo? E oggi proprio quella straordinaria potenza storica è in crisi per le stesse leggi che l’hanno resa potente.

A questo punto la domanda è: bisogna aiutarla a risollevarsi o affossarla per evitare che continui a produrre disastri? Non giriamo intorno al problema: questa è la questione e su questo si devono pronunciare tutti, compresi gli internazionalisti.

Posta in termini più schietti vuol dire che c’è un aggressore storico in continuum che ha accerchiato la Russia e si prepara a sferrarle il colpo finale per disintegrarla, mettere le mani sulle sue ricchezze per sopravvivere come potenza/e. A questa azione continua e costante la Russia ha sferrato un’azione di difesa con l’unico strumento che le hanno lasciato: la guerra nei confronti di un paese un tempo amico e oggi soggiogato dall’Occidente.

Ci impressionano i morti e i feriti? È la guerra e certi internazionalisti farebbero bene a rileggere o leggere la storia, capire sempre la causa delle cose piuttosto che andare a infoltire le file già fin troppo folte dei servi degli occidentali.

 

La posta in palio

Siamo perciò più precisi: che vuol dire oggi nella situazione concreta in Ucraina declamare lo slogan « il nemico è in casa nostra » e cosa vuol dire negli Usa, in Europa, in Russia e in Ucraina? E perché mai il proletariato russo dovrebbe lottare in Russia contro la Russia? Per indebolire la Russia, far ringalluzzire il governo Zelensky, dare mano libera alla Nato e portarsela ai confini. Giusto?

Mentre c’è un popolo, uno Stato, una nazione soggiogata dagli occidentali, con a capo un ebreo che si sta prestando a un gioco infame, e questo che andrebbe difeso? Ma a che gioco giocano certi internazionalisti, a quello della Cisl, de La 7, del Corriere della sera, de La ragion, de La Stampa e di tutto quel baraccone propagandistico che invita ad armare il popolo ucraino, come scrive Paolo Mieli, e mandarlo al massacro. Questo vuol dire sostenere l’Ucraina oggi contro la Russia. W allora, cari sindacalisti rivoluzionari, Non facciamo le mammolette, che vuol dire « Chiediamo la cessazione immediata della guerra della Russia all’Ucraina »? E perché mai proprio in Ucraina, proprio in questa fase non dovrebbe valere la parola d’ordine proprio per gli ucraini « il nemico è in casa nostra »? Perché da internazionalisti veri in Occidente noi lo diciamo, e non lo dovrebbero sostenere gli ucraini? Perciò, bando alle chiacchiere in libertà.

Partendo dal presupposto che il proletariato è assente come classe autonoma, indipendente e quant’altro, facciamocene una ragione e cerchiamo di restringere il campo e di esaminare le opzioni possibili per capire che senso dare da un punto di vista politico a quella espressione di « Internazionalismo proletario ».

  • 1) Opzione: Zelensky chiama alla resistenza contro l’invasione russa, appoggiato e sostenuto in vario modo da tutte le potenze occidentali. Tutti quelli che chiedono di inviare armi e sostenere la resistenza ucraina diretta da Zelensky non fanno che perpetuare il massacro del popolo ucraino per conto degli Occidentali e della Nato. Una posizione che se portata alle estreme conseguenze potrebbe provocare il terzo conflitto mondiale.

  • 2) Opzione: Fuga dalla Ucraina, è una posizione che assumono quelli che possono, cioè un ceto medio che in qualche modo sa dove andare; e masse di poveri disgraziati in balia della servitù dei nostri vecchi europei, oppure nelle nostre industrie a quattro soldi e umiliati.

  • 3) Opzione: Resa incondizionata, non vogliamo combattere per conto degli occidentali e della Nato. Molto difficile da pronunciarla, me ne rendo conto, ma è quella leninista, di chi ha veramente a cuore la pace e non la guerra. Lotta contro il governo che si è reso complice dei disegni dell’Occidente contro la Russia. Un segnale, questo sì, al proletariato russo e di tutto il mondo: ci rifiutiamo di essere massacrati per difendere l’Occidente e le sue mire espansionistiche attraverso la Nato.

  • 4) Opzione: Campagna politica in Occidente contro il nemico in casa nostra che ha utilizzato il popolo ucraino contro la Russia per risolvere una crisi che lo sta portando al collasso.

  • 5) Fratellanza col popolo ucraino nella resa rivoluzionaria e nella cacciata del governo che sostiene l’Occidente.

Quanto alla Rivoluzione russa che si svolse in due fasi: a) la prima fase in marzo (febbraio) con grandiose mobilitazioni contro la guerra da parte delle donne e dei lavoratori tessili ai quali si accodarono i lavoratori metallurgici, siderurgici e meccanici; misero in fuga lo zar e fu nominato il governo provvisorio Kerensky; b) mentre nella seconda fase, che durò dall’estate fino a novembre (ottobre), i contadini scappavano dal fronte per occupare le terre, sconfissero il governo Kerensky che traccheggiava sulla guerra e sulla necessità di indire un’Assemblea Costituente per formare un nuovo governo che avrebbe dovuto assegnare la terra ai contadini.

A rivoluzione avvenuta Lenin volle la pace a tutti i costi, una pace senza se e senza ma, che costò ai firmatari russi la Polonia Orientale, la Lituania, l’Estonia, la Finlandia, l’Ucraina e la Transcaucasia. Complessivamente strappando alla Russia 56 milioni di abitanti (pari al 32% della sua popolazione), privandola del 75% della produzione del carbone e del ferro, del 32% della produzione agricola e di circa 5.000 fabbriche, cedendo parte del territorio, mentre Trocky, menscevico fino ad agosto del 1917, era contrario. Certi epigoni del “grande” Leone farebbero bene a tacere.

Noi non stiamo con l’”eroismo” del popolo ucraino al servizio delle potenze occidentali! Per farle uscire dalla crisi e continuare nella barbarie.

Comments

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Franco Trondoli
Sunday, 20 March 2022 00:27
È tutto uno schifo, qualsiasi cosa sia veicolata dalla immani forze di manipolazione e condizionamento delle elites che dominano le potenze del mondo è ributtante, nessuna esclusa, non si fa sentire nessuna voce che abbia un minimo di buon senso, tutti si sono bevuti il cervello, di quelli che "contano" ovviamente. I poveri cristi devono giocarsi la vita per dire qualcosa, se lo riescono a dire.. Come ?. Scendere nelle piazze, a mani nude, a farsi macciullare, a finire in galera, a migliaia, a milioni forse, questa sarà l'unica possibilità che ci rimane, se ne avremo il coraggio, perdere e morire. Un film già visto, troppe volte, in tutti i tempi ed in tutte le parti del mondo. Da sempre. Che cazzo gliene frega al Potere, al Capitale..? Forse non aspetta altro. Quelli che si muoveranno saranno sempre una minoranza, gli altri, la maggioranza, saranno sempre, con "ragione", in disaccordo, democraticamente s'intende. No, meglio aspettare, stare a vedere come procede, come finisce, se finisce..vedersi ridurre alla fame, perdere tutto quello che abbiamo per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale. Vedremo cosa fanno quelli che pensano alla carriera, agli aumenti di livello, ai soldi, e gli operai.. vita da fame..neanche più con il posto fisso.. I commercianti dicevano che erano dei privilegiati.. Avevano appunto il posto fisso...forse non sanno neanche che la maggioranza l'ha perso.. I bambini.. I giovani, i disoccupati, le donne, i vecchi.. Che società di merda.. Ma la parola "Socialismo" è scomparsa dalla testa di chiunque, bandita, tabù dei tabù, qualsiasi cosa è permesso, basta che non venga pronunciata quella bestemmia. Tutto quello che viviamo viene chiamato democrazia e libertà...Zombi vaganti. La paghiamo e la pagheremo cara. Ce lo meritiamo. Ma se devo dire la verità, sono contento, ho iniziato a leggere Bertrand Russell, ed ho finito con Gilles Deleuze. Mi hanno dato una enorme gioia. Cordiali Saluti
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Pantaléone
Friday, 18 March 2022 07:17
Alfonso@

Da un punto di vista microcosmico intercapitalista.
Naturalmente sappiamo che la sottomissione dei paesi europei non ha limiti.
Le élite schizofreniche degli stati europei sono incaricate di liquidare ciò che resta dell'autonomia.
E che l'origine di questo conflitto è castrare definitivamente ciò che resta delle nazioni del vecchio continente, e far sparire l'autonomia delle nazioni del vecchio continente facendo un pasticcio economico, satellitizzando l'intero continente europeo, lavorando sottobanco da Bologna a Minsk
Tutto questo fa parte del vecchio mondo, a beneficio del nuovo mondo dell'impero capitalista delle megalopoli.
La crisi terminale verso la quale ci stiamo dirigendo e che è il massimo grado della decadenza del capitale, è la decomposizione di tutto, ed è la decomposizione dell'intelligenza, le élite sono analfabete in poesia e letteratura in strategia e storia.
Siamo entrati nel nulla culturale assoluto della politica.
Il modello culturale americano è entrato nell'università ed è entrato nella sede centrale,
Siamo entrati nel tempo culturale americano.
Le nostre élite sono nel non-pensiero e nella non-strategia.
Ed è per questo che ci viene raccontata la stessa storia su Sadaam Hussein, le fosse comuni a Timisoara, le incubatrici a Kuwait City e quelle a Mariupol, è sempre la stessa storia, ma la gente non ha cultura,
Ci hanno anche detto che c'è stato un genocidio a Srebrenica e in Kosovo.
Gli stessi mass media che ci hanno inoculato bugie coronavirali per 2 anni, che ci hanno parlato delle incubatrici di Sadaam, che ora ci parlano dell'aggressione schizoide del Cremlino all'Ucraina.
Siamo di fronte alla realtà orwelliana, ma
1984 è la proiezione dialettica di Barcellona 1937.
"L'ignoranza è la forza" lo stato trova la sua forza nell'ignoranza della popolazione addomesticata.
Se crediamo alla bugia dello Stato per due anni, crediamo alla bugia dello Stato in Ucraina, Iraq e Libia.
Tutto questo si chiama IDEOLOGIA, è la formazione sistemica della cultura chiusa del valore di scambio totalitario, che distrugge la cultura dell'intelligenza aperta.
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Pantaléone
Friday, 18 March 2022 07:50
Fobia selettiva?
l'ONU ha appena dichiarato il giorno dell'islamofobia, (le milizie possono essere necessarie in Ucraina)
Isalmofobia = non buona, russofobia = buona!
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Pantaléone
Thursday, 17 March 2022 23:13
Vladimir o Volodymyr il proletariato continua a morire a testa bassa nel fango
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Anonimo
Thursday, 17 March 2022 11:19
ottimo l'articolo di Michele. Le leggi del moto di produzione capitalistico prescindono dalla volontà delle nazioni, delle classi sociali e degli individui. E' un universo deterministico. Chi si astrae da questa considerazione, dunque, si arrampica sugli specchi evitando di chiarire verso gli immigrati Ucraini qui (le donne che l'occidente usa come sguattere) che sono stati determinati a sostenere il tritacarne che ora li sta soggiogando, nolente o volente si finisce impotenti davanti ad un destino balcanico lì e all'impotenza del forza occidente che sale.
In una fase del capitale decisamente differente, di espansione dell'accumulazione mondiale e del mercato, l'impero Ottomano già capitalistico era di ostacolo a questa espansione verso l'estremo oriente (la storica barriere del mondo musulmano per il "progresso" degli europei cristiani) e rappresentava esso stesso una prateria di caccia. Venne sbriciolato dalla maggiore produttività della produzione delle merci occidentali, dalla finanza britannica, francese ed anche tedesca, da una serie di aggressioni della Russia zarista alleata alle prime due. Anche l'Italia si aggiunse ad una serie infinita di guerre all'impero ottomano ed alla Turchia. L'ordine che scricchiolava nell'Europa centrale ed orientale per la ritirata dell'impero Ottomano da quel mercato fece sobbalzare per fattori endogeni ed esogeni quei paesi e quelle nazioni, prese sempre più di un furore nazionalistico: Sudeti, Slesiani, Bulgari, Moldavi, Serbi, Rumeni, Ucraini, Magiari, ecc. A quel nazionalismo, che era espressione della forza concentrata della finanza imperialista che li attirava, "il diritto di autodecisione delle nazioni", non era altro che il riflesso del proletariato delle nazioni più forti di rivindecare il diritto di determinarsi sotto il proprio stato. Ma anche di nazionalismi slegati dal tratto comune del mercato (contiguità nello spazio dello scambio, lingua comune, tradizione storica alle spalle) vennero determinati come prodotto diretto ed emanazione dell'imperialismo. Il sionismo e la colonizzazione di Israele. Fino al ai primi anni del '900 la fuga delle popolazioni ebraiche dai paesi dell'Europa centro orientale non era la "terra promessa" di Palestina, bensì Australia, Stati Uniti, Canada, Argentina, appunto perchè essi, sia Askenaziti e Sefarditi, dispersi per il mercato non solo riuscivano a rappresentare una "nazionalità". La stessa lingua Sefardita e Askenazi molto diverse tra loro. Fu la finanza Britannico, alla stregua della sua necessità di conquistare il mondo ottomano non solo in Europa ma anche nel medio oriente e nell'asia minore, che fondò il sionismo. Le banche britanniche direttamente anticiparono agli ebrei perseguitati quel portafoglio finanziario e quel credito vincolato alla loro emigrazione in Palestina. Vi riuscirono perchè l'espansione del mercato e della accumulazione lo consentì ed ora lo stato di Israele rappresenta il killer dell'imperialismo nell'area, il suo cane da guardia su un'area dove forza lavoro e materie prime sono vitali. Un killer che talvolta non agisce in proprio e non risponde al comando del padrone. Si vorrebbe trasformare l'Ucraina ad una moderna Israele, dove la pulizia etnica in favore della maggioranza omogenea Ucraina intende - come lo intendeva 70 anni fa - fare piazza pulita di russofoni, turcomanni, polacchi, rumeni, moldavi ecc. che vivono in interconnessione lì. Non c'è alcuna vocazione "nazista" avulsa dal contesto del modo di produzione capitalistico. Il nazismo ed il fascismo è solo lo strumento che rappresenta meglio questa necessità. Ma non è la ideologia a guidare la storia, lo è il determinismo economico, tanto è vero che Israele in casa perseguita gli ebrei in pelle nera, gli ebrei cittadini di Israele di origine Etiope. Tanto è vero che a capo di una comunità nazione ferocemente agguerrita vi sia un personaggio che meglio rappresenta questa dinamica, di fedeltà sionista che ritiene eroi nazionali personaggi che collaborarono a fare pulizia etnica di russi, polacci ed ebrei in Ucraina. Se pensassimo che sono le ideologie a determinare il mondo, tali "paradossi" non potrebbero esistere. Appunto per questo la disanima di Michele Castaldo è priva di quel fattore ideologico che assegna all'Ucraina la facile etichetta di una nazione governata da un pugno di "neo nazisti". Oggi questa etichetta fa comodo anche all'Occidente anche quando la nega, perchè sarà utile un domani per rispolverare l'antico detto che è tutta colpa della follia del popolo tedesco e del suo innato militarismo totalitario.
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Alfred *
Thursday, 17 March 2022 09:35
Ps quando scrivo di aiuto alle situazioni finanziarie fallite e/o speculative, mi riferisco a aiuti Pubblici, pagati dalla collettivita' sia ben chiaro. Oggi leggevo che i trader dell energia EFET stanno bussando a tutte le istituzioni europee per evitare di collassare. Credete che per questa gente ( che fa un lavoro inutile e speulativo) mancheranno i soldi come per scuole? Credete che una guerra non li aiuti a fare pressione lamentando le cose piu inverosimili? E come questa molte altre situazioni, cominciamo a individuarle e capiremo anche perche' per molti e' meglio se la guerra non finisce
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Alfonso
Thursday, 17 March 2022 11:02
Alfred. Posso anche capire come sia a volte necessario veicolare i propri intenti in coda ad articoli scritti da altri. Coerenza vuole che questo tuo intervento aiuti la scelta di campo dell'autore, visto che non lo attacchi. Allora, come fai ad apporre questo stesso commento in coda a Castaldo quando costui propone quanto segue?
https://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/22441-sirio-zolea-conflitto-russo-ucraino-essere-per-la-pace-significa-adoperarsi-per-una-piena-neutralita-dell-italia.html#comment-13045,0
Trovi eufemistico il termine 'educare'? Non ti chiedo di essere un campione, Alfred. Solo un decente essere umano. Ben gentile.
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Alfred*
Thursday, 17 March 2022 11:34
Avevo chiarito che non mi occupo delle questioni alte e, aggiungo, neanche della sua personale crociata. Sfogo su questi e altri interventi le mie paure ed esponongo, con tutti i limiti quello che riesco a capire
Detto questo
Ho espresso in un intervento che non necessariamenre condivido, la convinzione che questa guerra ha molte utilita' per aree di interesse che sono intenzionate a prolungarla.
Prova ne sia che ieri si diceva che zelenski avesse capito che il suo stato non poteva aderire alla Nato e sembrava esserci unno spiraglio di discussione. Oggi non piu' . Sembra che le trattative non siano quelle giuste. A me di cosa pensa e chi vuole educate Castaldo non interessa, mi limito al presente a constatare che questa inquietante situazione ci sta travolgendo.
In questo momento darei ragione a chiunque pur di mettere fine al massacro. Se non si e' capito stiamo rischiando una guerra atomica. Bisogna restare vivi per avere la possibilita' di confrontarsi in una qualsiasi diatriba dialettica. Saluti
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Alfonso
Thursday, 17 March 2022 20:24
Quindi il personaggio in questione parla di 'educare gli ebrei' e tu la chiami come? Un articolo parla di pace e il personaggio in questione indica 'educare gli ebrei' e a te sta bene? O forse non sei stato attento al dettaglio? Insomma, quando mi vieni a prendere? Userai lo stesso treno che usarono per mio padre?
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Alfred*
Friday, 18 March 2022 13:00
Caro Alfonso,
Ilan Pappe' e' ebreo, Moni Ovadia e'ebreo, Akiva Orr era ebreo e insieme a loro molti altri. Io potrei essere ebreo.
Saro' ebreo, negro, comunista, islamico o altro ogni qualvolta mi trovo davanti a chi vuole correggere per categorie e non capisce che gli umani (e anche gli altri animali) non sono catalogabili in maniera cosi banale. Confermo che quella frase di Castaldo sulla rieducazione e' pessima. Pero' bisogna esserci o arrivarci a un qualsiasi confronto su queste cose. Adesso l'imperativo e' scongiurare una guerra nucleare perche' se accade non ci sara' nessuna esistenza ne' per gente da educare ne' per presunti educatori.
Ps Se avessi scritto una cazzata come quella sul rieducare gli ebrei chiederei scusa, ma io non sono Castaldo e non rispondo per lui, ne commentando mi schiero con una stupidita' simile. Saluti
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Alfred*
Thursday, 17 March 2022 09:21
Non mi addentro nelle questioni alte
Sono d'accordo su un fatto, se fossi ucraino prenderei a pedate zelenski e i suoi simili.
Non e' possibile che una nazione in quella posizione geografica invitata a rendersi neutrale (come la Svizzera, ma avrei preferito il Costa Rica come scelta piu saggia) Non abbia optato per questa forma garantita dall Onu.
Fino alle parole del prof Orsini ignoravo le tre grandi esercitazioni Nato in Ucraina. Molte cose, mea culpa, ignoravo su questa nazione prima di gennaio e delle urla di Biden sulla imminente invasione.
Non ignoravo i fatti del 2014 e neanche la presenza di neonazisti.
A parte il donbass pochi hanno osato andare contro le cricche che zelenski rappresenta e concordo sul fatto che loro (zelenscki &c) sono il vero problema dell'Ucraina e dovrebbero essere contestati e ridotti all'impotenza, dagli ucraini, possibilmente.
Oggi abbiamo una guerra, con l' invio di armi l'occidente Non la vuole far finire. Infatto non si non si tratta di lavarsi la coscienza o aiutare la resistenza, ma di Non far finire il conflitto. Perche' fa comodo e risolve altre situazioni oltre a essere un bel casus belli se si vuole attaccare la Russia e darla da bere a noi utili idioti e carne da macello.
Non solo le armi, ma le trattative sono praticamente boicottate.
Chiediamoci a cosa serve questo a parte che a ingrassare i produttori di armi. C'e' una situazione finanziaria dopata da anni di soldi facili e di bolle speculative e grazie alla guerra c'e' un grande aiuto a questi falliti e affini per consentergli di continuare a fare i loro porci comodi, ma temo che la mia sia una vista miope (nel senso che ho pochi strumendi e vedo poco lontano). Se non si vuole far finire una carneficina come quella e tutta l'informazione ci sta fornendo gli elmetti ... bhe, fatevi un giro di analisi sul mondo in cui siamo seduti, please.saluti
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Pantaléone
Wednesday, 16 March 2022 21:28
"La guerra è solo l'estensione della politica con altri mezzi". Clausewitz, Sulla guerra
La guerra sociale, la guerra commerciale, la guerra militare hanno come sfondo la ristrutturazione del modo di produzione capitalista.
"Guerra" è uno dei concetti più importanti nella comprensione dialettica della storia, nella comprensione comunista della storia, e nella comprensione dei percorsi storici dall'alienazione all'anti-alienazione.

"La guerra non è che l'estensione della politica con altri mezzi" che si sviluppa in altre forme.
Non c'è guerra se non nella e attraverso la politica.
La pace è economia e commercio, e il tempo politico dell'economia e del commercio prepara la guerra.
La guerra è un atto di violenza di natura politica, il cui scopo è quello di costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà.
La pax industriale, commerciale e agricola, nella competizione dei territori di appropriazione, con l'obbligo di incontrare un altro territorio di appropriazione, e in questo incontro di due territori di appropriazione, si crea un polemos.
La guerra in quanto tale non esiste, ma ciò che esiste è la dialettica delle forze produttive dell'alienazione,
Il mercato mondiale è il risultato delle precedenti guerre capitaliste, che hanno trasformato il bacino del Mediterraneo in quello dell'Atlantico, il bacino dell'Atlantico in quello del Pacifico.
Tutta la storia dello sviluppo capitalista spiega come il potere che nacque intorno a Genova e Firenze si spostò gradualmente in Spagna e Portogallo, poi progressivamente nelle Province Unite e nella grande rivoluzione protestante di Comwell si spostò a Londra e diede origine al primo impero capitalista,
Introduzione di Marx del 1857
Tempo 4 produzione 1) La guerra si è sviluppata prima della pace.
La guerra precede la pace, contrariamente alla vulgata, non c'è prima la pace e poi la guerra.
La guerra è già in pace, e la pace è la guerra che racconta il suo vero volto.
La pace nel sistema dell'economia politica generalizzata è il commercio, e il commercio significa guerra.
Perché la guerra non è altro che il commercio che esplode nelle sue contraddizioni e la ri-divisione delle rendite (industriali, agricole, commerciali, bancarie monetarie...) è la decisione militare che deve regolare la divergenza commerciale che non può più funzionare commercialmente.
Tutto questo è strutturato su forze produttive, relazioni di circolazione e su una realtà oggettiva, produttrice di universalità storica.
Il lavoro salariato è prima di tutto negli eserciti, il machinismo prima di tutto negli eserciti, la guerra come laboratorio della ricerca della pace.

Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)
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Alfonso
Thursday, 17 March 2022 11:00
Pantaléone. Posso anche capire come sia a volte necessario veicolare i propri intenti in coda ad articoli scritti da altri. Coerenza vuole che questo tuo intervento aiuti la scelta di campo dell'autore, visto che non lo attacchi. Allora, come fai ad apporre questo stesso commento in coda a Castaldo quando costui propone quanto segue?
https://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/22441-sirio-zolea-conflitto-russo-ucraino-essere-per-la-pace-significa-adoperarsi-per-una-piena-neutralita-dell-italia.html#comment-13045,0
Trovi eufemistico il termine 'educare'? Non ti chiedo di essere un campione, Pantaléone. Solo un decente essere umano. Ben gentile.
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Noi non abbiamo patria
Friday, 18 March 2022 13:55
Alfonso, mi pare che ti chiami.
Non farti prendere dall’orticaria. Forse Michele avrebbe potuto specificare “gli ebrei che alla loro oppressione hanno risposto interpretando un ruolo al servizio del mercato mondiale e dell’imperialismo occidentale”. Dopo di che la vicenda Ucraina e quella della oppressione del popolo ebraico salta nelle sue soluzioni reazionarie attuali dalla medesima frantumazione dell’Impero ottomano già capitalista. Da quella ritirata sotto la pressione di nazioni capitalistiche più potenti e con forza di attrazione finanziaria, in europa centrale ma anche in asia minore e nord africa la forza finanziaria determinó spinte centrifughe nazionaliste, cui il movimento operaio alla coda del capitalismo si accodó: il diritto di autodecisione delle nazioni (secondo il punto di vista codista del movimento operaio delle nazioni più finanziarizzate). Mentre gli ebrei fuggivano altrove e non in terra di Palestina, e mentre altri - vedi Bruno Bauer - pensavano di determinarsi come cittadini tedeschi, la finanza britannica concesse lauti prestiti agli ebrei che scappavano dai paesi dell’europa centrale e orientale, con un prestito vincolato alla loro missione di colonizzazione del capitale finanziario in terra di Palestina e l’annessa pulizia etnica dei Palestinesi e Arabi. Ora l’Ucraina, per il crollo finanziario di un altro pezzo capitalistica, e in una fase di crisi generale dell’accumulazione, percorre la stessa necessità del grande eretz di israele, ma non c’è lo spazio, tantomeno la ciccia. In sostanza l’Ucraina è in una fase diversa la necessità di realizzare quanto fu possibile fare attraverso due guerre mondiali in palestina. Se gli ebrei di origine e lingua askenazita che stanno a Gerusalemme, ossia figli di quei colonizzatori a servizio dell’imperialismo, piangono e pregano al muro del pianto con la bandiera Ucraina (ci sono le foto per la miseria), non ricordano che sono lì come colonizzatori imperialisti perchè purgati dal nazionalismo grande ucraino. Educarli? Inutile, forse andrebbero presi a schiaffi dai palestinesi.
Leggila na cosetta
http://noinonabbiamopatria.blog/2021/05/24/la-liberazione-della-palestina-ed-israele-nel-vortice-della-crisi-generale-del-sistema-capitalista/
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Alfonso
Friday, 18 March 2022 21:09
Da come argomentate, dovreste essere almeno due. A scrivere "la forza finanziaria determinó spinte centrifughe nazionaliste" occorre una persona. Quindi, di voi due, uno evoca 'spinte centrifughe' che non esistono in natura, e l'altro lo lascia evocare, aspettando il momento opportuno per rompere con tali fandonie. Insomma, gladiatori, andate a litigare su faccende che non comprendete. Delegate persino gli schiaffi a terzi. E dopo aver applaudito alla educazione operata dai talebani ("non ci dobbiamo meravigliare che gli occidentali scappano terrorizzati fino a cadere dall’aereo pur di sottrarsi alla “furia vendicativa” dei talebani (https://sinistrainrete.info/politica/21047-michele-castaldo-la-dura-lezione-dell-afghanistan.html)), e agli schiaffi operati dai palestinesi (https://www.sinistrainrete.info/geopolitica/22565-michele-castaldo-guerra-e-internazionalismo-proletario.html#comments.13253), fateci sapere, a chi tocca ora? Ma come mai, a chi figli a chi figliastri? Come mai ve la prendete sempre con i soliti?
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Pantaléone
Thursday, 17 March 2022 22:34
Non sono responsabile se non hai capito il mio punto, che è abbastanza chiaro.
Ho dato un'occhiata sommaria al testo che hai indicato.
Scusate, non vale molto, perché è più un testo moralizzante che rivoluzionario.
Non arriverete mai all'essenza delle cose, poiché non denunciate le categorie di base del dominio.
Dalle profondità della loro singolarità alienata, chiunque può produrre sentimenti o sensazioni, no?
Si tratta di capire il movimento e la dialettica delle forze storiche delle forze produttive.
Per concludere, non c'è peggiore controrivoluzione di questa staffetta del pensiero dominante che costituisce la sinistra, che si cancella dal semplice termine comunista, cioè il grado di allucinazione in cui si evolve
Con la pandemia, la sinistra si è dimostrata incapace di produrre un'analisi concreta dal punto di vista delle forze produttive e della caduta del tasso di profitto.
La contraddizione tra lavoro morto e lavoro vivo.
La misura della ricchezza è il lavoro astratto...
Concludo, semplicemente per sensazioni, emozioni e punti di vista particolari, di cui esistono infinite varietà, che l'unica analisi che non bisogna perdere di vista è la logica dell'automa interno del sistema di socializzazione basato sull'accumulazione di valore, che poggia esso stesso sulla proprietà privata dei mezzi di produzione.
Ed è in questo senso che leggo con attenzione i testi di Michèle Castaldo.
Buona serata.

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Alfonso
Friday, 18 March 2022 06:32
Quindi il personaggio in questione parla di 'educare gli ebrei' e tu la chiami come? Un articolo parla di pace e il personaggio in questione indica 'educare gli ebrei' e a te sta bene? O forse non sei stato attento al dettaglio? Insomma, quando mi vieni a prendere Patrick? Userai lo stesso treno che usarono per Levinas?
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Pantaléone
Friday, 18 March 2022 15:03
Abraham Leon à répondu à à votre question en 1942 !
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