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Questa guerra mondiale in fieri

di Nucleo comunista internazionalista

arton132549Una delle domande di fondo se non la domanda a nostro avviso di fondo a cui i rudimentali punti di orientamento qui sotto esposti cercano di rispondere è la seguente: quale è il carattere della presente guerra mondiale in fieri nella quale l’umanità è inesorabilmente trascinata e di cui è parte la guerra al momento localizzata in terra ucraina in quanto scontro armato fra la Nato-braccio armato dell’Occidente collettivo e la Russia-“ariete apripista” di un nuovo assetto “multipolare” del capitalismo mondiale?

Riguardo questo aspetto della guerra che evidentemente appare ed è centrale, la domanda può essere posta più precisamente:

essa ha o può avere un carattere progressivo dal lato delle potenze statali russa e cinese (e dietro ad esse il Sud globale del mondo) in quanto colpo di grazia vibrato all’egemonia imperialista dell’America e dell’Occidente collettivo e quindi guerra anti-imperialista che i rivoluzionari devono appoggiare; oppure essa è una contesa armata fra Stati per una diversa e “più equa” ripartizione del potere capitalistico globale, quindi guerra inter-capitalistica da sabotare da ogni lato statale dei belligeranti?

Può essere utile allo scioglimento del rebus anche prendere in esame lo storico discorso pronunciato il 30 settembre dal presidente Putin (che fa il tris con quelli, altrettanto storici, del 21 e del 24 febbraio su cui abbiamo detto in uno scritto precedente: https://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o55248:e1) in occasione dell’annessione alla Russia delle quattro provincie sudorientali di un’Ucraina che non esiste e non esisterà più per come era configurata prima il 24 febbraio.

Una dura e lucida requisitoria contro i crimini perpetrati dall’Occidente nella quale, per la prima volta se non ci sbagliamo, un leader russo aggiunge nella serie dei crimini anche quelli dei bombardamenti terroristici su Dresda, Amburgo, Colonia ad opera “degli alleati”! Prendere in esame vuol dire pronunciarsi nel merito della linea storica e politica tracciata con chiarezza da Putin. Noi abbiamo “qualcosina” da dire in merito alle sacrosante cose ricordate dal presidente Putin il 30 settembre, ed a quelle dimenticate nella sua storica e potente requisitoria. Lo faremo in altro articolo a parte.

 

Alla vigilia

Prima di tentare di sciogliere il (per noi) complicatissimo rebus in oggetto vogliamo dire alcune cose in merito ai prossimi tempi, forse assai prossimi, che ci aspettano dentro la guerra mondiale in fieri che sono quelli di “feroci tempeste in arrivo” per riprendere l’espressione usata dal presidente cinese Xi Jinping nell’appena concluso congresso del PCC. E, a proposito, non è detto che uno degli epicentri – a parte gli Stati Uniti d’America e l’Europa - non sia proprio anche l’immenso paese del quale Xi e il suo PCC sembra tenere in saldissimo pugno le redini. (1) Riteniamo di essere alla vigilia di una di quelle “feroci tempeste” cioè alla vigilia di un brusco e violento assestamento di un assetto del potere capitalistico globale che non corrisponde più ad un mondo in cui l’egemonia imperialista dell’America e dell’Occidente collettivo è stata scardinata dall’iniziativa armata russa del 24 febbraio coperta alle spalle dalla potenza dello Stato cinese. Prepariamoci dunque, come ci siamo più volte detti, a prossimi stati di emergenza repentinamente decretati nel precipitare degli eventi da un giorno all’altro, sperando che il terrorismo pandemico non sia di nuovo seminato in aggiunta al quadro di catastrofe economica e sociale.

Sul fronte di guerra ucraino si cammina sull’orlo dell’abisso, del coinvolgimento anche formale e dichiarato delle forze Nato, dello scambio di colpi anche nucleari (con il che possiamo andare direttamente all’inferno a finire di districare i nostri rebus… in santa pace). Il fatto è che anche nel caso di “congelamento” o di de-escalation del conflitto, le conseguenze sono comunque dirompenti, tali da innescare la “feroce tempesta” premonita da Xi. Il fatto è che la vetrina del controllo occidentale sull’Ucraina è stata sfasciata a colpi di maglio e con essa è definitivamente saltato il precedente equilibrio di potere mondiale. Non si può re-incollare e il varco si è aperto. Il Rubicone è stato passato.

Una serie di Stati e di popoli del Sud globale del mondo si dispongono per svincolarsi dallo stesso controllo politico e dal dollaro. Persino alle narici dei satrapi sauditi i profumatissimi dollari cominciano a puzzare e a bruciare fra le mani! E per tentare di farli profumare di nuovo bisogna che ci sia la garanzia, se non dell’oro che non c’è dal 1971, almeno e senz’altro la garanzia della spada gettata sulla bilancia da parte dell’emittente, applicando l’antichissimo metodo di Brenno sempre valido fin che dura il dominio, “multipolare” o meno, del capitale.

Il varco si è aperto: abbiamo visto le bandiere russe sventolate nelle dimostrazioni dei diseredati di Haiti, ma possiamo solo immaginare l’effetto di galvanizzazione su vastissime masse del Sud globale (comprese e in primo luogo le rispettive borghesie nazionali) indotto dalla potente requisitoria anti-imperialista pronunciata da Putin il 30 settembre (corroborata dalla forza concreta applicata, dal fatto di aver osato sfasciare la vetrina). Rivolte di massa come quella dei giovani iraniani contro alcuni degli aspetti più reazionari del regime di Teheran che è un pezzo importante dell’”asse della resistenza” attorno al quale il nuovo equilibrio “multipolare” prende forma, non spostano la corrente storica che spinge verso la caduta dell’(ex)egemone America e dei suoi vassalli per quanto gli apparati dell’imperialismo democratico occidentale si sforzino di cavalcarla se non dirigerla secondo copione sperimentato in Libia e in Siria. A proposito di vassalli: tutti avvertono cosa si muove sotto la crosta dei mastini guerrafondai europei alla Von der Leyen, Borell, Baerbock, Macron, Draghi/Meloni ecc.

Tutti lo sappiamo: si muove… Berlusconi. Il più sveglio o, se volete, il meno rincoglionito di tutti quanti nella fetente e invertebrata Europa borghese. Scherzi a parte: si muove soprattutto una parte della borghesia tedesca (e a ruota una parte del – fetente e invertebrato – sindacato tedesco) non disposta ad accettare il ricatto letale (con tanto di spudorati atti di guerra come il sabotaggio dei gasdotti) esercitato non da Putin ma dall’”amico americano”. Sotto la crosta si muove il malcontento di una larga parte di popolazione da (intanto) spennare contraria ad una guerra “che non ci riguarda” (sic!) e che “ci costa” dai 3 ai 5 miliardi di euro al mese “solo per le spese correnti” spese per la guerra escluse (la carne umana da cannone macellata non rientra in questi “conti della serva” in base ai quali, conti e bollette alla mano, “la guerra non ci riguarda e dobbiamo starne fuori” in quanto pessimo affare per le tasche della stragrande maggioranza dei cittadini/proprietà privata e per i bilanci della proprietà privata generale e collettiva/Stato). Tale è la somma di denaro necessaria per tenere in piedi le strutture del buco nero-Stato del quisling Zelensky il quale però in un certo senso dice il vero quando afferma (sollecitando il pronto finanziamento all’UE): “Noi rappresentiamo la sicurezza fisica dell’Europa”. Nel senso che il crollo del suo regime sarebbe a questo punto il crollo dell’attuale regime europeo, dei suoi attuali assetti di potere, delle attuali oligarchie dominanti il capitalismo europeo che poi sono le stesse attualmente prevalenti nell’intero Occidente collettivo a partire dal suo centro USA dove è ancora più forte che in Europa sia l’opposizione popolare alla guerra in Ucraina “che non ci riguarda” per le medesime e solide ragioni “contabili” che l’opposizione politica da parte della frazione borghese-“patriottica” o meglio patriottica-imperialista raccolta dietro a Trump.

 

Un cerchio molto difficile da quadrare (sulla pelle delle masse)

Ora, il formidabile movimento storico in atto che nel punto di contatto ucraino scarica la sua tremenda tensione è un calice di cicuta che non può essere trangugiato pacificamente dal corpo debilitato dell’Occidente collettivo, tanto dalla frazione borghese attualmente preponderante (quella progressista dell’Inclusive capitalism pitturato green e rainbow, Open society ecc.) che da quella patriottica-imperialista.

Se la frazione attualmente preponderante nell’Occidente collettivo non decide per la guerra di sterminio contro la Russia, e non lo decide perché insicura di vincere nello scontro bellico diretto, allora non resta altra scelta che fare buon viso a cattiva sorte. Cioè trattare con Mosca (e con Pechino), cioè guadagnare tempo. Guadagnare tempo per rettificare il tiro di una politica dimostratasi avventurista e impraticabile.

Si tratta di procedere ad una “rettifica di tiro” che sostanzialmente registra la sconfitta di una politica avventurista che ha sbattuto la testa contro il muro russo (e cinese e del Sud globale del mondo) senza che però tale registrazione si trasformi in un collasso incontrollato dell’Occidente collettivo, quindi nel collasso del capitalismo mondiale di cui anche i Mostri statali russo e cinese sono parte inseparabile.

C’è quindi, dato il livello “supremo” della posta in palio, una convergenza di (contingenti) interessi fra i belligeranti (pedine ucraine escluse). Si tratta di trovare una formula di compromesso provvisorio, magari facendo fuori in una maniera o in un’altra e nell’interesse reciproco e “multipolare” delle due parti, il burattino Zelensky (badando bene che nella manovra le masse ucraine stordite dal veleno nazionalista non abbiamo improvvisamente a realizzare di essere quel che sono, pedine giocate dai protettori occidentali della “causa ucraina”). Ma, se non si può procedere sulla strada della guerra di sterminio perché il rapporto di forza militare e complessivo al momento lo sconsiglia, il problema non è solo e tanto il burattino quanto il burattinaio americano il quale deve rassegnarsi ad abbassare decisamente la cresta, in un modo o in un altro. Mascherando il più possibile l’indigeribile fatto compiuto del 24 febbraio cioè la violazione a mano armata russa della sovranità imperialista occidentale sull’Ucraina. Altrettanto delicata la manovra “dello sfidante” Putin il quale deve rassegnarsi ad alcune pesanti concessioni tipo il ritiro dal territorio appena dichiarato solennemente annesso di Kherson. Ci sembra che il suo sistema di potere abbia le spalle sufficientemente larghe per far digerire il patteggiamento col nemico ma certo che ulteriori arretramenti lo metterebbero in grandissimo imbarazzo e difficoltà sia sul piano interno che sul piano del “prestigio internazionale” (della forza complessiva) dello Stato russo, perno essenziale del “mondo multipolare” in gestazione.

Sembra la quadratura di un cerchio ma per la salvezza del capitalismo mondiale i cerchi, ad ogni costo, si quadrano. Ad ogni costo: qualsiasi sia il prezzo in termini di distruzioni, di sofferenze e di sangue umano richiesto e necessario per la riuscita della manovra intanto di “congelamento” poi di “de-escalation” e di “trattative per la pace” (“trattative per la pace” alla maniera degli accordi di Monaco 1938; per “guadagnare tempo” alla maniera degli accordi Molotov-Ribbentrop agosto 1939, per quanto Putin abbia solennemente affermato di non voler ripetere questa volta “l’errore di compiacere il nemico” fatto allora da Stalin). Certi report dal fronte che leggiamo mettono i brividi in quanto avviso di incombente catastrofe in qualche modo funzionale agli interessi provvisoriamente convergenti di entrambe le parti. (2) Comunque è questa la nostra premonizione che abbiamo voluto esprimere alla vigilia e prima di passare al rebus, alla questione di fondo.


(scritto fine ottobre 2022)

Note
(1) Non è detto, per esempio, che gli schiavi salariati debbano continuare in eterno a scappare spinti dalla disperazione e in piccoli gruppi, come a metà ottobre dalla mostruosa galera Foxconn di Zhengzhou serrata nella morsa di un ennesimo lockdown. Uno degli ennesimi feroci e bestiali lockdown (feroci e bestiali, vedi il nostro “Sul bestiale lockdown in Cina/Shanghai”, 2 giugno 2022 https://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o55417:e1). Non è detto che debbano continuare in eterno a scappare e in piccoli gruppi…
(2) Dal sito SouthFront di controinfo. politico-militare, antiglobalista e filorusso, leggiamo:
The scenario of the division of the Ukrainian region by natural factor, an overflowing river, would lead to the inevitable attenuation of the conflict, which is in the interests not only of Russia, but also of the West.” 22/10 https://southfront.org/kiev-to-launch-dam-war/
L’articolo dice della possibile catastrofe dovuta al crollo della diga sopra la città di Kherson, catastrofe che “would lead to the inevitabile attenuation of the conflictche è nell’interesse non solo della Russia ma anche dell’Occidente!!!

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