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La distopia globalista di Davos

di Thomas Fazi

Sul sito Unherd una interessante analisi di Thomas Fazi sulla filosofia di base di questa organizzazione, che può essere considerata un emblema quasi caricaturale delle istituzioni globaliste: l'obiettivo è scindere la politica dal processo democratico e il mezzo per garantirne il successo è l'infiltrazione nelle istituzioni statali e internazionali. Aldilà di ogni complottismo, perché tutto è dichiarato in maniera aperta

davos 4.0 638x368Migliaia di membri dell’élite mondiale si sono riunite in questi giorni a Davos per il loro più importante raduno annuale: l’incontro del World Economic Forum (WEF). Accanto ai capi di Stato di tutto il mondo, sono discesi nella capitale svizzera, tra gli altri, gli amministratori delegati di Amazon, BlackRock, JPMorgan Chase, Pfizer e Moderna, come anche la presidente della Commissione europea, la direttrice operative del FMI, il segretario generale della Nato, i vertici dell’FBI e del MI6, l’editore del New York Times e, naturalmente, il famigerato “Cicerone” dell’evento, il fondatore e presidente del WEF, Klaus Schwab. Fino a 5.000 soldati sono stati mobilitati a protezione dell’evento.

Data la natura elitaria quasi caricaturale di questo “festival”, è naturale che l’organizzazione sia diventata oggetto di ogni sorta di teoria del complotto riguardo al suo presunto intento malevolo e alla sua “agenda segreta” legata al cosiddetto “Grande Reset”. In verità, non c’è nulla di cospiratorio nel WEF, nella misura in cui le cospirazioni implicano segretezza. Al contrario, il WEF – a differenza, ad esempio, del Bilderberg Group – è molto aperto sulla sua agenda: si possono persino seguire le sessioni in streaming online.

Fondato nel 1971 dallo stesso Schwab, il WEF è “impegnato a migliorare lo stato del mondo attraverso la cooperazione pubblico-privata”, nota anche come “governance multistakeholder”. L’idea è che il processo decisionale globale non dovrebbe essere lasciato ai governi e agli Stati-nazione — come nel quadro multilateralista del dopoguerra sancito dalle Nazioni Unite — ma dovrebbe coinvolgere un’intera gamma di “stakeholder”, o parti interessate, non governative: organismi della società civile, esperti accademici, personaggi dei media e, soprattutto, multinazionali.

Nelle sue stesse parole, il progetto del WEF intende “ridefinire il sistema internazionale come un sistema più ampio e sfaccettato di cooperazione globale in cui i quadri normativi e le istituzioni intergovernative siano inseriti come una componente centrale, ma non l’unica e talvolta nemmeno la più importante”.

Anche se tutto questo può sembrare abbastanza innocuo, sintetizza perfettamente la filosofia di base del globalismo: scindere la politica dalla democrazia trasferendo il processo decisionale dal livello nazionale e internazionale, dove i cittadini sono teoricamente in grado di esercitare un certo grado di influenza sulla politica, al livello sovranazionale, affidando a un gruppo autoselezionato di “stakeholder” non eletti e privi di responsabilità – principalmente grandi aziende – il compito di decidere su tutti i principali temi a livello globale, dalla produzione di energia e alimentare, ai media e alla salute pubblica. La filosofia antidemocratica sottostante è la stessa alla base dell’approccio filantrocapitalista di personaggi come Bill Gates, lui stesso un partner di lunga data del WEF, secondo cui le organizzazioni sociali e imprenditoriali non governative sono più adatte a risolvere i problemi del mondo rispetto ai governi e alle istituzioni multilaterali.

Anche se il WEF negli ultimi anni ha sempre più focalizzato la sua agenda su argomenti alla moda come la protezione dell’ambiente e l’imprenditoria sociale, non ci sono dubbi su quali siano gli interessi che la creatura di Schwab stia effettivamente promuovendo: il WEF è finanziato principalmente da circa 1.000 grandi società, generalmente imprese globali con fatturati multimiliardari, che comprendono alcune delle più grandi multinazionali del petrolio (Saudi Aramco, Shell, Chevron, BP), del cibo (Unilever, The Coca-Cola Company, Nestlé), della tecnologia (Facebook, Google, Amazon, Microsoft, Apple) e della farmaceutica (AstraZeneca, Pfizer, Moderna). Anche la composizione del consiglio di amministrazione del WEF è rivelatrice: comprende Laurence D. Fink, CEO di Blackrock, David M. Rubenstein, co-presidente del Carlyle Group e Mark Schneider, CEO di Nestlé. Non c’è bisogno di ricorrere a teorie del complotto per concludere che è molto più probabile che l’agenda del WEF sia finalizzata a promuovere gli interessi dei suoi finanziatori e membri del consiglio di amministrazione – i ceti ultra-ricchi e le grandi corporation – piuttosto che a “migliorare lo stato del mondo”, come rivendica l’organizzazione.

Forse l’esempio più simbolico della spinta globalista del WEF è il controverso accordo di partenariato strategico che l’organizzazione ha firmato con le Nazioni Unite nel 2019, che molti ritengono abbia attirato le Nazioni Unite entro la logica della cooperazione pubblico-privata del WEF. Secondo una lettera aperta firmata da più di 400 organizzazioni della società civile e 40 network internazionali, l’accordo rappresenta una “inquietante cattura corporativa delle Nazioni Unite, che ha pericolosamente spinto il mondo verso una governance globale privatizzata”. Le disposizioni del partenariato strategico, si osserva nella lettera, “prevedono effettivamente che i leader aziendali diventino ‘suggeritori’ dei capi dei dipartimenti del sistema delle Nazioni Unite, utilizzando il loro accesso privato per sostenere ‘soluzioni’ ai problemi globali orientate al mercato e al profitto, compromettendo in tal modo soluzioni reali orientate all’interesse pubblico e procedure democratiche trasparenti”.

Questa cattura dell’agenda globale da parte delle grandi imprese, favorita e incoraggiata dal WEF, è diventata particolarmente evidente durante la pandemia di Covid-19. La politica sanitaria globale e la “preparazione alle epidemie” sono state a lungo al centro dell’attenzione del WEF. Nel 2017 è stata lanciata a Davos la “Coalition for Epidemic Preparedness Innovations” (CEPI), un’iniziativa volta a garantire la fornitura di vaccini per le emergenze globali e le pandemie finanziata dai governi e da donatori privati, tra cui Gates. Poi, nell’ottobre 2019, appena due mesi prima dell’inizio ufficiale dell’epidemia a Wuhan, il WEF ha co-sponsorizzato un’esercitazione denominata “Event 201”, che simulava “un focolaio di un nuovo coronavirus zoonotico trasmesso dai pipistrelli ai maiali fino alle persone, che alla fine diventa efficacemente trasmissibile da persona a persona, portando a una grave pandemia”. In caso di pandemia, osservavano gli organizzatori, i governi nazionali, le organizzazioni internazionali e il settore privato avrebbero dovuto fornire ampie risorse per la produzione e la distribuzione di grandi quantità di vaccini attraverso “forme robuste di partenariato pubblico-privato”.

Quindi, è lecito affermare che quando è scoppiata la pandemia di Covid, il WEF era ben posizionato per assumere un ruolo centrale nella risposta pandemica. È stato al raduno del 2020 a Davos, dal 21 al 24 gennaio – poche settimane dopo che il nuovo coronavirus era stato identificato in Cina – che la CEPI ha incontrato l’amministratore delegato di Moderna, Stéphane Bancel, per avviare lo sviluppo di un vaccino Covid-19, in collaborazione con il National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti. Nel corso dell’anno, la CEPI è stata determinante nella creazione del “Covid-19 Vaccines Global Access” (Covax), in collaborazione con l’OMS, e nel fornire finanziamenti per diversi vaccini Covid.

Queste coalizioni pubblico-private – tutte legate al WEF e al di là di qualunque controllo democratico – hanno svolto un ruolo cruciale nella promozione di una risposta alla pandemia incentrata sui vaccini e orientata al profitto, e successivamente nella supervisione del programma vaccinale. In altre parole, la pandemia ha manifestato in tutta evidenza le conseguenze della spinta globalista decennale del WEF. Ancora una volta, sarebbe sbagliato considerare questo come un complotto, dal momento che il WEF è sempre stato molto chiaro sui suoi obiettivi: questo è semplicemente l’inevitabile risultato di un approccio “multistakeholderista” in cui gli interessi privati e “filantropici” trovano maggiore rilevanza negli affari globali rispetto alla maggior parte dei governi.

Ciò che è preoccupante, tuttavia, è che il WEF sta ora promuovendo lo stesso approccio dall’alto verso il basso, guidato dalle grandi aziende, in una vasta gamma di altri settori, dall’energia, ai prodotti alimentari, alle politiche di sorveglianza globale, con conseguenze altrettanto drammatiche. C’è una ragione per cui i governi sembrano spesso così disposti ad accettare queste politiche, anche di fronte a una diffusa opposizione sociale: ovvero che la strategia del WEF, nel corso degli anni, non è stata solo quella di allontanare il potere dai governi, ma anche di infiltrarsi in questi ultimi.

Il WEF ha ampiamente raggiunto questo obiettivo attraverso un programma noto come iniziativa Young Global Leaders (YGL), volto a formare i futuri leader globali. Lanciata nel 1992 (quando si chiamava Global Leaders for Tomorrow), l’iniziativa ha generato molti capi di Stato, ministri e dirigenti d’azienda allineati al globalismo. Tony Blair, ad esempio, partecipò al primo di questi eventi, mentre Gordon Brown vi partecipò nel 1993. In effetti, sin dalle sue prime fasi vi parteciparono molti altri futuri leader, tra cui Angela Merkel, Victor Orbán, Nicholas Sarkozy, Guy Verhofstadt e José Maria Aznar.

Nel 2017, Schwab ha ammesso di aver utilizzato la Young Global Leaders per “penetrare in diversi governi”, aggiungendo che nel 2017 “più della metà” dei membri del governo del primo ministro canadese Justin Trudeau erano stati partecipanti al programma. Più di recente, a seguito della proposta del primo ministro olandese Mark Rutte di ridurre drasticamente le emissioni di azoto in linea con le politiche “verdi” ispirate dal WEF, che ha scatenato grandi proteste nel paese, i critici hanno attirato l’attenzione sul fatto che non solo lo stesso Rutte aveva stretti legami con il WEF, ma anche il suo ministro degli affari sociali e dell’occupazione era stato eletto WEF Young Global Leader nel 2008, mentre il suo vice primo ministro e ministro delle finanze Sigrid Kaag contribuisce all’agenda del WEF. Nel dicembre 2021, il governo olandese ha pubblicato la sua passata corrispondenza con i rappresentanti del World Economic Forum, mostrando un’ampia interazione tra il WEF e il governo olandese.

Anche l’ex primo ministro dello Sri Lanka Ranil Wickremesinghe – che l’anno scorso è stato costretto a dimettersi a seguito di una rivolta popolare contro la sua decisione di vietare fertilizzanti e pesticidi a favore di alternative organiche e “climate-friendly” – è stato un membro e assiduo collaboratore dell’Agenda del WEF. Nel 2018 ha pubblicato un articolo sul sito web dell’organizzazione dal titolo: “Ecco come renderò ricco il mio paese entro il 2025”. (In seguito alle proteste, il WEF ha rapidamente rimosso l’articolo dal suo sito web). Ancora una volta, sembra chiaro che il ruolo del WEF nella formazione e nella selezione dei membri delle élite politiche mondiali non sia una cospirazione, ma piuttosto una politica pubblicamente nota, di cui Schwab è felice di vantarsi.

In definitiva, non si può negare che il WEF eserciti un potere immenso, che ha cementato il dominio della classe capitalista transnazionale a un livello mai visto prima nella storia. Ma è importante riconoscere che il suo potere è semplicemente una manifestazione del potere della “superclasse” che rappresenta – un piccolo gruppo che ammonta, secondo i ricercatori, a non più di 6.000 o 7.000 persone, ovvero lo 0,0001% della popolazione mondiale, eppure più potente di qualsiasi classe sociale che il mondo abbia mai conosciuto. Samuel Huntington, che ha il merito di aver inventato il termine “uomo di Davos”, ha sostenuto che i membri di questa élite globale “non hanno bisogno di una identità nazionale, vedono i confini nazionali come ostacoli che fortunatamente stanno svanendo e vedono i governi nazionali come residui del passato, la cui unica funzione utile è facilitare le operazioni globali dell’élite”. Era solo questione di tempo prima che questi aspiranti cosmocrati sviluppassero uno strumento attraverso il quale esercitare pienamente il loro dominio sulle classi subalterne – e il WEF si è dimostrato il veicolo perfetto per farlo.

Comments

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Emanuele
Thursday, 26 January 2023 02:00
È impossibile che una cosa del genere accada; una seconda rivoluzione francese intendo, perché l'altra parte del mondo, quella che dovrebbe adoperarsi per appenderli a testa in giù uno a uno, è troppo impegnata a venerarli e ad adularli, penso che la storia l'abbiano studiata e pure affondo, comprendendo quello che è stato l'errore della corte del Sole, e cioè dando alla plebaglia qualcosa da fare nel tempo libero: l'intrattenimento, oggi l'umanità è impegnata a programmare la propria vita sulla base di due paradigmi: cosa comprare con i soldi che avanzano dalle spese per il sostentamento; e cioè il consumismo compulsivo-ossessivo ormai imperante, e come secondo paradigma il vero colpo di genio: l'intrattenimento; tra cinema, TV, videogiochi, musica, social e chi più ne a più ne metta dove lo trovi il tempo per fare la rivoluzione? Non c'è proprio spazio nel cervello neanche per concepirla, inoltre c'è da considerare un'altra differenza, le élite di allora erano tali per diritto di nascita, i potenti moderni oltre che per lignaggio, possono diventarlo anche per "brillante carriera", certo in pochi ne hanno la reale possibilità, ma il solo fatto che tale possibilità esiste ha trasformato la casta dominante contemporanea capitalista/borghese in un modello a cui aspirare e non da odiare; e mancadoci appunto l'odio, tramutato astutamente in adulazuone, manca una parte importante del motore per qualsiasi idea-rivoluzione, oggi le persone non aspirano ad essere rivoluzionari, ma manager di successo in qualche multinazionale di successo per assomigliare ad un Re Sole.
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Alfred
Thursday, 26 January 2023 10:39
Forse ha ragione, dubito sempre, non ho certezze su come andra' il mondo
Quindi per un istante mi sono sentito illuso.
Poi ho letto nel giornalone repubblica questi brevi numeri sugli Usa

Trentanove sparatorie nei primi 24 giorni del 2023, già settanta morti. E nelle ultime 48 ore nella sola California due stragi, dove hanno trovato la morte complessivamente 18 persone: 11 nella Chinatown di Monterey Park, a Est di Los Angeles. E altre 7 ad Half Moon Bay, a sud di San Francisco, ieri sera.

Mi sembra che l'odio non e' passato di moda. Esiste e .... cresce.
Solo che si riversa su oggetti indifesi e spesso ignari...
Quando la gente sperimentera' di nuovo solidarieta' tra ultimi (e negli Usa sono milioni al di sotto della soglia di poverta', sempre secondo l'ocse) ... non so come andra' a finire in una nazione in cui ci sono piu arsenali privati che persone.
Non credo che sara' la bastiglia o la presa del palazzo d' inverno, forse ci sara' una virata reazionaria e un fascismo, difficile prevedere.
Sto leggendo Daniele Ganser e il suo breve storia dell' impero americano. Non e' un marxista, e' un pacifista svizzero, ma la descrizione della struttura oligarchica e dell'uso del potere in Usa andrebbe letto all'asilo, soprattutto in ...Usa, ma anche da noi.... giusto per avere un'idea, ripeto, pacifista e ... svizzera..

Fossi tra quelli che a davos vogliono dettare le leggi al mondo mi chiederei che cosa puo' fare loro il mondo (il 99% e oltre) se si incazza e capisce che ruolo hanno ...
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Emanuele
Thursday, 26 January 2023 11:42
Penso che le forme di esternazione di disagio sociale; semplifichiamole così, che possono rappresentare le stragi ormai endemiche negli USA, siano la rappresentazione plastica di quello che dicevo prima, forme di dissenso latenti e striscianti nelle coscienze collettive che non trovando sbocchi espressivi di nessuna natura nella società civile, si esternano nell'unica modalità che gli rimane concessa cioè la violenza totale, significativo il fatto a mio avviso, che molte volte avvengono nei luoghi della prima educazione-formazione, nel primo vero luogo di contatto con la società e la sua complessità dopo il comfort di inizio vita sperimentato nella famiglia, come se avvenise uno stacco talmente netto tra un mondo dedito all'accudimento incondizionato a quello che già mostra tutte le distopie in seno alla società per la quale si stanno formando-forzando, generi effetti distruttivi, e una cosa del genere a chi la vai a raccontare nel mondo degli adulti, a nessuno, tutti troppo assorbiti da dei paradigmi ormai irreversibili tanto sono capaci di plasmare intere masse e società a ritmi industriali.
Non lo so se la mia è una visione troppo pessimistica e troppo profetica, ma sulla povertà economica come motore di un cambiamento non ci giurerei, principalmente per il motivo che descrivevo prima, oggi tutti aspirano a diventare élite pur senza averne la reale possibilità, comprese le masse povere, scommetto che se si facesse un sondaggio globale tra i più indigenti ne risulterebbe che il desiderio più diffuso sarebbe quello del "riscatto sociale"; altra geniale trovata del potere per aquietare le masse, diffusa principalmente attraverso la cultura pop: "provaci e vedrai che riesci se ti applichi", che poi tutta la struttura economico-sociale sia concepita per remarti contro è secondario! Se non ci è riuscito Marx con il suo lavoro monumentale a smuovere le masse in maniera definitiva contro l'oligarchia cosa può riuscirci?
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Alfred
Thursday, 26 January 2023 12:41
si esternano nell'unica modalità che gli rimane concessa cioè la violenza totale..

una domanda: lei cosa pensa che siano le rivolte e le rivoluzioni? Dai ciompi alla rivoluzione russa?
Esplosioni di violenza di grandi dimensioni a volte prive di apparente senso, altre con un senso (in corso d'opera o a posteriori) e con maggiore o minore successo nel tempo.... direi, guardando la cosa da distanze spazio temporali.

Sul pessimismo che dire, come umani sembra (non sono psicologo, ma ascolto varie cose) che l'abitudine a certe condizioni di vita ci induca a proiettarle nel futuro.
Credo che la cosa ci rassicuri.
O... confermi le nostre paure?
Non sono in grado di giudicare
Pero' qui siamo gia in due ad avvertire che le cose non vanno, probilmente ne parliamo con i nostri amici, forse viviamo in cerchie di persone con cui condividiamo la visione delle ingiustizie.
Pensa che facendo circolare idee e interpretando la realta' non si possano creare premesse?
Per natura non sono ottimista, ma agisco e parlo come se lo fossi perche', decisamente, di proiettare nel futuro questo presente non mi va, per niente, anche se so che umanamente sono tentato.
Saluti
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Emanuele Simbolo
Thursday, 26 January 2023 13:48
Certo ogni rivoluzione è un'atto di violenza di massa, ma proprio questo volevo sottolineare, quelle esplosioni di violenza non riescono a raggiungere dimensione sociale di massa; quindi rivoluzionaria, ma rimangono eventi isolati e contestualizzati, come se fossero la manifestazione di un magma sotterraneo che cerca sfogo ma non lo trova per tutti i motivi di cui parlavo e chissà di quanti altri, ma ovviamente è solo un'opinione.
Io anche per natura non sono pessimista, ma rispondendo alla sua domanda circa la validità di interpretare la realtà e di far circolare le idee come base per nuove concezioni di questa società non riesco che ad essere profondamente pessimista rispondendo di no, non ne vedo le possibilità pratiche, ideologiche o di qualunque altro tipo di input che una tale rivoluzione/revisione richiederebbe nella società, piuttosto scorgo i segni opposti: ipocrisia, intolleranza verso qualsiasi altra forma possibile di visione di civiltà che non sia quella occidentalecentrica, bellicismo sfrenato, (che proprio la crisi ucraina ha smascherato in tutta la sua aberraza), razzismo, culto del classismo e mi fermerei qui.
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Emanuele Simbolo
Thursday, 26 January 2023 13:50
Ho scritto male, intendevo che per natura mi ritengo ottimista.
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Alfred
Thursday, 26 January 2023 17:22
Che dire ...
L'importante e' leggere e aiutare a leggere il presente ... il futuro verra' e se avremo seminato qualcosa verra' fuori.
Sempre se una visione di futuro simile al presente non ci rende sconsolati e fragili.
Questo e' da evitare
Saluti
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Emanuele
Thursday, 26 January 2023 01:56
È impossibile che una cosa del genere accada; una seconda rivoluzione francese intendo, perché l'altra parte del mondo, quella che dovrebbe adoperarsi per appenderli a testa in giù uno a uno, è troppo impegnata a venerarli e ad adularli, penso che la storia l'abbiano studiata e pure affondo, comprendendo quello che è stato l'errore della corte del Sole, e cioè dando alla plebaglia qualcosa da fare nel tempo libero: l'intrattenimento, oggi l'umanità è impegnata a programmare la propria vita sulla base di due paradigmi: cosa comprare con i soldi che avanzano dalle spese per il sostentamento; e cioè il consumismo compulsivo-ossessivo ormai imperante, e come secondo paradigma il vero colpo di genio: l'intrattenimento; tra cinema, TV, videogiochi, musica, social e chi più ne a più ne metta dove lo trovi il tempo per fare la rivoluzione? Non c'è proprio spazio nel cervello neanche per concepirla, inoltre c'è da considerare un'altra differenza, le élite di allora erano tali per diritto di nascita, i potenti moderni oltre che per lignaggio, possono diventarlo anche per "brillante carriera", certo in pochi ne hanno la reale possibilità, ma il solo fatto che ne esiste la possibilità ha trasformato la casta dominante contemporanea capitalista/borghese in un modello a cui aspirare e non da odiare; e mancadoci appunto l'odio, tramutato astutamente in adulazuone, manca una parte importante del motore per qualsiasi idea-rivoluzione, oggi le persone non aspirano ad essere rivoluzionari, ma manager di successo in qualche multinazionale di successo per assomigliare ad un Re Sole.
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Alfred
Tuesday, 24 January 2023 22:31
Non c’è bisogno di ricorrere a teorie del complotto per concludere che è molto più probabile che l’agenda del WEF sia finalizzata a promuovere gli interessi dei suoi finanziatori e membri del consiglio di amministrazione – i ceti ultra-ricchi e le grandi corporation – piuttosto che a “migliorare lo stato del mondo”, come rivendica l’organizzazione.

No, non c'e' bisogno di teorie del complotto. Pesano sulle nostre spalle di classi subalterne e li sentiamo pesare sempre di piu ogni giorno che passa.
Non capisco se in queste occasioni in cui celebrano le funzioni della richezza ostentata (non con ori, ma con posizioni di Potere) cerchino la fredda presenza dei loro simili per rassicurarsi o godano delle nostre plebee smancerie, sottomissioni o incazzature. Forse tutte le cose insieme.
Sembrano l'ostia offerta a chi, si spera fedele, deve adorarla.
Non so se leggono di storia. Fossi in loro cercherei anonimato e understatement, non sempre si passa dagli stati generali ....
e non sarebbe carino piangerli a posteriori come tante marie antoniette nostalgiche di brioches
Meglio che si trovino dei posti da giardiniere, nei giardini pubblici ... prima che il cielo cada loro sulla testa.
non faro' in tempo a vedere una nuova presa di dav ...pardon, della bastiglia, ma credo sia il destino naturale in cui si stanno incamminando da fruitori e creatori di sempre piu terribili e gravi disuguaglianze.
Nel frattempo ..chi vuole (tra governanti e sudditi) puo' abbevverarsi alle sacre parole dei celebranti del culto davosico ... davosiano o come preferite chiamarlo.

Ps: nonostanre il commento acidino: grazie per l'articolo
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Emanuele
Thursday, 26 January 2023 02:06
E' impossibile che una cosa del genere accada; una seconda rivoluzione francese intendo, perché l'altra parte del mondo, quella che dovrebbe adoperarsi per appenderli a testa in giù uno a uno, è troppo impegnata a venerarli e ad adularli, penso che la storia l'abbiano studiata e pure affondo, comprendendo quello che è stato l'errore della corte del Sole, e cioè dando alla plebaglia qualcosa da fare nel tempo libero: l'intrattenimento, oggi l'umanità è impegnata a programmare la propria vita sulla base di due paradigmi: cosa comprare con i soldi che avanzano dalle spese per il sostentamento; e cioè il consumismo compulsivo-ossessivo ormai imperante, e come secondo paradigma il vero colpo di genio: l'intrattenimento; tra cinema, TV, videogiochi, musica, social e chi più ne a più ne metta dove lo trovi il tempo per fare la rivoluzione? Non c'è proprio spazio nel cervello neanche per concepirla, inoltre c'è da considerare un'altra differenza, le élite di allora erano tali per diritto di nascita, i potenti moderni oltre che per lignaggio, possono diventarlo anche per "brillante carriera", certo in pochi ne hanno la reale possibilità, ma il solo fatto che ne esiste la possibilità ha trasformato la casta dominante contemporanea capitalista/borghese in un modello a cui aspirare e non da odiare; e mancadoci appunto l'odio, tramutato astutamente in adulazuone, manca una parte importante del motore per qualsiasi idea-rivoluzione, oggi le persone non aspirano ad essere rivoluzionari, ma manager di successo in qualche multinazionale di successo per assomigliare ad un Re Sole.
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Alfred
Tuesday, 24 January 2023 22:33
... e che una sonora risata pernacchiante li sepellisca ..
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