La fatwa di Giorgio Cremaschi
di Moreno Pasquinelli
Il 12 giugno scorso Contropiano ha pubblicato un pastrocchio di Giorgio Cremaschi dal violento titolo: Adesso basta con i cialtroni che usano Marx per benedire Salvini!
Il pastrocchio si conclude con una scomposta FATWA di vago sapore islamo-stalinista:
«Non è davvero più tempo di buonismo, davvero non si può più essere tolleranti con chi si dichiara comunista e poi lecca i piedi a Salvini. Giù le mani da Marx e andate all’inferno, finti compagni. Lì troverete Bombacci».
Chi sarebbero quelli che bolla come "cialtroni" e poi come "mascalzoni"? Nomi il Cremaschi non ne fa ma denuncia il peccato. Sentiamo:
«Mentre c’è chi aiuta i poveri non nel nome dell’accoglienza, ma della fraternità sociale che è necessaria a tutti. Mentre c’è chi lotta contro la schiavitù stando con gli schiavi, ci sono cialtroni che usano Marx per giustificare il loro e l’altrui razzismo. Usano qualche riga di qualche lettera astratta dal contesto, e spiegano che essere marxisti significherebbe combattere le migrazioni, perché offrono lavoro a basso costo che distrugge diritti e salari. Essi sono ignoranti e in malafede, Marx li avrebbe massacrati come reazionari, come chi sosteneva la “legge bronzea dei salari” o come chi difendeva gli stati confederati del sud, perché la liberazione degli schiavi avrebbe portato forza lavoro a basso costo nel Nord America.. Marx era per il rovesciamento del capitalismo, ma non certo per tornare al Medio Evo e in tutta la sua vita ha sempre combattuto le vandee, comunque esse si presentassero.
Ma la questione non è neanche l’uso sfacciato che questi fanno di Marx; il fatto che le loro fesserie siano riprese e sostenute da leghisti e fascisti che considerano il comunismo come il demonio, li squalifica a sufficienza».
Sorvoliamo su quella che Hegel avrebbe definito la "pappa del cuore", [1] il melenso sentimentalismo impolitico che farebbe invidia a Padre Pio. Il succo del moralistico pistolotto è che Marx avrebbe negato che le migrazioni di massa, in quando costituiscono immissione sul mercato di forza-lavoro eccedente, non avrebbero conseguenze deflattive sui salari e sui diritti dei lavoratori autoctoni.
Facciamo notare, di passata, che non troverete in Marx specifici studi sugli effetti dell'emigrazione sui salari, come non troverete il sostantivo "disoccupazione" (non era in uso all'epoca sua). Troverete però trattata e sviscerata la questione alle voci "sovrappopolazione operaia relativa" ed "esercito industriale di riserva". E di questo trattasi, infatti, poiché sì i migranti sono esseri umani, ma per il capitale sono anzitutto una merce, forza-lavoro disponibile, fanno quindi parte dell'esercito industriale di riserva.Cremaschi, cosa grave per uno che ha fatto il sindacalista comunista, incredibile per uno che si dichiara "marxista" (che non è proprio la stessa cosa), pare non sia a conoscenza di una delle leggi fondamentali del capitalismo scoperta da Marx. Qual'è questa legge fondamentale? E' la LEGGE ASSOLUTA, GENERALE DELL’ACCUMULAZIONE CAPITALISTICA. [2]
E cosa ci dice questa legge? Che il Capitale, proprio per la sua natura, bramoso di valorizzazione, ha bisogno di avere un esercito di disoccupati e di "Lazzari", e se non lo trova già sul mercato, lo crea, sradicando e schiavizzando popoli, spostando masse enormi da un capo all'altro di un paese, oggi, a globalizzazione dispiegata, da un capo all'altro del mondo. E perché ne ha vitale bisogno? Ci dice Marx, proprio per "regolare" ovvero tenere bassi i salari:
«Tutto sommato i movimenti generali del salario sono regolati esclusivamente dall’espansione e dalla contrazione dell’esercito industriale di riserva, le quali corrispondono all’alternarsi dei periodi del ciclo industriale. Non sono dunque determinati dal movimento del numero assoluto della popolazione operaia, ma dalla mutevole proporzione in cui la classe operaia si scinde in esercito attivo e in esercito di riserva, dall’aumento e dalla diminuzione del volume relativo della sovrappopolazione, dal grado in cui questa viene ora assorbita ora di nuovo messa in libertà. (...) L’esercito industriale di riserva preme durante i periodi di stagnazione e di prosperità media sull’esercito operaio attivo e ne frena durante il periodo della sovrapproduzione e del parossismo le rivendicazioni. La sovrappopolazione relativa è quindi lo sfondo sul quale si muove la legge della domanda e dell’offerta del lavoro. Essa costringe il campo d’azione di questa legge entro i limiti assolutamente convenienti alla brama di sfruttamento e alla smania di dominio del capitale». [3]
Non solo questo:
«La gran bellezza della produzione capitalistica consiste nel fatto che essa produce sempre una sovrappopolazione relativa di operai salariati in proporzione dell’accumulazione del capitale. Così la legge della domanda e dell’offerta viene tenuta sul binario giusto, l’oscillazione dei salari viene tenuta entro limiti giovevoli allo sfruttamento capitalistico, e infine è garantita la tanto indispensabile dipendenza sociale dell’operaio dal capitalista». [4]
Chi dice "fesserie" caro Cremaschi? chi fa contraffazione ed "un uso sfacciato" di Marx? Chi è che estrapola "qualche riga di qualche lettera astratta dal contesto"?
Riscopriamo dunque l'acqua calda: la massa di disoccupati (tanto più se migranti disposti ad accettare condizioni schiavistiche) è funzionale al capitale, ergo, disfunzionale a quelli del proletariato attivo. Da questo che se ne deve dedurre? Che si deve sputare addosso ai disoccupati? Che si dovrebbero affondare la barche coi migranti? certo che no. Se ne deve dedurre che occorre combattere la disoccupazione e per il diritto al lavoro. Che ferma restando la più ferma condanna di razzismo e xenofobia, è nell'interesse del proletariato contrastare la deportazione di massa causata dall'anarchia capitalista che produce miseria nei paesi che depreda e controllare i flussi dei nuovi schiavi — che qui, in tanti, andrebbero ad ingrossare le file del sottoproletariato, quel ceto che Marx definì come ”ladri e delinquenti, vagabondi privi di mestieri, lazzaroni senza scrupoli " [5] e Lenin «servi dei padroni, senza idee né princìpi».
Dopo Marx sarà il caso di volare basso.
Egli ci parla della legge della domanda e dell'offerta. Questa dovrebbe capirla anche un profano. In sintesi: se sul mercato l'offerta di una merce eccede la domanda, essa necessariamente si deprezza. Ove avvenga il contrario, ove cioè la domanda sia maggiore dell'offerta, quella merce si apprezza. Questa legge vale per ogni merce: vale per il mercato del denaro e dei capitali, figurarsi per quello degli esseri umani (forza-lavoro nel vocabolario capitalistico). Morale: ove l'offerta di forza-lavoro superi la richiesta del capitale, questa eccedenza causerà la svalutazione del prezzo della medesima. E' evidente che i flussi migratori di massa, tanto più in un mercato contraddistinto dalla stagnazione economica ("secolare" per alcuni economisti) e dalla disoccupazione generale, agiscono sulla legge.
Se mi è permessa una licenza categoriale, parafrasando Marx, dirò anzi di più: che le migrazioni di massa trasformano la "sovrappopolazione operaia" da relativa a permanente, più precisamente assoluta.
Cremaschi, negando a priori che l'immigrazione di massa non ha alcun impatto sul mercato del lavoro, sui salari ed i diritti dei lavoratori, compie l'errore speculare di quelli che bolla come "cialtroni". Come non è vero l'immigrazione di per sé contribuisca ad abbassare i salari, è falso che essa sia del tutto ininfluente. Ove il ciclo capitalistico della produzione e della accumulazione sia in crescita, nelle fasi di boom, in questi casi, siccome il ciclo conosce una penuria di forza-lavoro, il capitale chiede e dunque rende possibile il reclutamento di nuova forza-lavoro. In questi casi l'immigrazione, malgrado i capitalisti bramino sempre al massimo sfruttamento (com'è naturale in regime di concorrenza e di lotta accanita per aumentare il saggio di profitto) non tende, automaticamente, ad abbassare i livelli salariali e intaccare diritti. Ma ove il ciclo non sia di espansione, ove ci sia stagnazione economica, l'afflusso di forza-lavoro (migrante o non migrante) tende e come! ad avere un impatto deflazionistico, diventando indispensabile al capitale che sempre tenta di disporre di forza-lavoro inoccupata come clava per tenere bassi i salari cioè strappare saggi di profitto più alti.
Analisi concreta della situazione concreta (diceva Lenin). Chiediamo a Cremaschi: che fase è, qui da noi, il ciclo capitalistico? L'economia del Paese è forse in fase espansiva o recessiva? é in fase recessiva, anzi è segnata da una depressione senza precedenti. Più sotto i terribili dati. Alcune cifre per rinfrescare la memoria alle anime belle. [6]
Una vera e propria catastrofe sociale, una depressione di lunga durata contraddistinta da un eccesso di offerta di forza-lavoro a bassa e media qualificazione senza precedenti. In questo contesto l'immigrazione, ovvero l'afflusso di nuova forza-lavoro a basso costo, andando ad ingrossare quello che Marx chiamava l'esercito industriale di riserva, ha contribuito (assieme ad altri fattori, tra cui i processi di automazione, di crescente produttività del lavoro o delocalizzazione) a determinare un pesante effetto deflattivo sui diritti ed i salari dei lavoratori già impiegati (siano italiani che stranieri). Solo figli di papà, pariolini sciccosi e intellettuali snob lontani dal popolo lavoratore possono non essersene accorti.
Se è illusoria l'idea che considera i migranti come la base sociale supplente futura di una sinistra radicale "tradita e abbandonata" dal proletariato — di cui il mutualismo umanitario o assistenzialismo dal basso pretende di essere la leva del rimpiazzo —, è imperdonabile che si tiri in ballo Marx per giustificarla.
Confessiamo che leggendo l'ultima sinistra frase del pastrocchio di Cremaschi ci è corso un brivido lungo la schiena : "Giù le mani da Marx e andate all’inferno, finti compagni. Lì troverete Bombacci". Saremo anche noi, dal momento che diciamo queste cose, colpiti dalla sua FATWA-do-cojo-cojo-do-chiappo-chiappo?
Comunque sia noi non rispondiamo "giù le mani", bensì "rimettete le mani su Marx", che le buone letture disintossicano, liberano dagli isterismi, e giovano a non incappare in brutte cadute di stile.
Comments
Magari per chi ritiene che anche un solo negraccio sia di troppo, è di massa. Ma "oggettivamente", non lo è.
Vero, ne ha usato uno ancora più infame, quale "deportazione", il che conferma l'adesione assoluta alla propaganda di estrema destra contro i sinistrati che vanno a prendere i negri per corrompere la razza bianca.
signor Gino, se lei parla di immigrazione di massa, sta replicando la propaganda di destra. E quini è perfettamente normale che chi le risponde la tratti come uno che se non è di destra, sicuramente è succube di quella propaganda.
Chi dice "fesserie" caro Cremaschi? chi fa contraffazione ed "un uso sfacciato" di Marx? Chi è che estrapola "qualche riga di qualche lettera astratta dal contesto"?
Sempre PAsquinelli, che cita correttamente Marx quando parla di esercito industriale di riserva, ma poi lo cita canagliescamente quando si inventa una cosa che Marx non ha mai scritto, ovvero che gli immigrati sarebbero tutti sottoproletari (e quindi nemici dei lavoratori dei paesi in cui immigrano da combattere).
"i flussi dei nuovi schiavi — che qui, in tanti, andrebbero ad ingrossare le file del sottoproletariato, quel ceto che Marx definì come ”ladri e delinquenti, vagabondi privi di mestieri, lazzaroni senza scrupoli " [5] e Lenin «servi dei padroni, senza idee né princìpi»."
Questo Marx non l'ha MAI scritto. Ha parlato si del Lumpenproletariat come nemico del proletariato, ma MAI ha scritto che l'immigrato è a priori un lumpen, e quindi nemico del proletario locale*, che in fondo è la stessa PORCATA RAZZISTA che dice Salvini ("vengono qui solo per delinquere") Questa è un INFAMIA che conferma che Cremaschi ha ragione da vendere.
*al contrario, Marx nella sua famosa lettera spiega chiaramente che è la borghesia inglese che fa propaganda razzista per aizzare gli uni contro gli altri i PROLETARI irlandesi e i PROLETARI inglesi. Marx denunciava i Salvini dei tempi suoi, altro che chiamare razzisticamente gli immigrati lumpen!
"L’operaio comune inglese odia l’operaio irlandese come un concorrente che comprime il livello di vita. In relazione al lavoratore irlandese egli si considera un membro della nazione dominante e di conseguenza diventa uno strumento degli aristocratici inglesi e capitalisti contro l’Irlanda, rafforzando così il loro dominio su se stesso. Egli nutre pregiudizi religiosi, sociali e nazionali contro l’operaio irlandese. Il suo atteggiamento verso di lui è più o meno identico a quello dei “bianchi poveri” verso i negri negli ex Stati schiavisti degli U.S.A. L’irlandese lo ripaga con gli interessi della stessa moneta. Egli vede nell’operaio inglese il corresponsabile e lo strumento idiota del dominio inglese sull’Irlanda. Questo antagonismo viene alimentato artificialmente e accresciuto dalla stampa, dal pulpito, dai giornali umoristici, insomma con tutti i mezzi a disposizione delle classi dominanti. Questo antagonismo è il segreto dell’impotenza della classe operaia inglese, a dispetto della sua organizzazione. Esso è il segreto della conservazione del potere da parte della classe capitalistica. E quest’ultima lo sa benissimo."
COme si vede, ancora una volta Marx denuncia l'uso della propaganda razzista da parte della borghesia per creare una divisione artificiale tra i proletari, altro che dire che il proletariato locale deve combattere gli immigrati perchè non sono proletari ma sottoproletari e quindi nemici!
Anche solo limitandosi all'Italia, non è mostrando unicamente i dati del 2018 che si può valutare l'immigrazione recente - tantopiù sapendo che Minniti ha fatto in modo di fermare in gran parte i flussi.
Secondo questi dati, per esempio, tra il 2010 e il 2015 in Italia c'è stato un "saldo positivo" di 528.000 migranti - e questo, quindi, senza contare due degli anni più "caldi", ovvero 2016 e 2017.
https://www.migrationpolicy.org/programs/data-hub/charts/net-number-migrants-country-1950-2015-five-year-intervals
Ricordiamoci che qualsiasi posizione politica si prenda rispetto ai fenomeni, per prima cosa occorre comunque valutarli obiettivamente.
A Marku che mi dice che non ci sarebbe alcuna "immigrazione di massa" — buttando là, tanto per far caciara, il vocabolo "invasione", che non ho usato —consiglio di seguire meno la repubblica e di considerare i crudi dati, i quali ci dicono che:
«Al 1° gennaio 2016 i cittadini di paesi terzi che dimoravano nell'UE-28 erano 20,7 milioni, mentre le persone residenti nell'UE-28 e nate al di fuori dell'UE erano 35,1 milioni. Di cui in Italia 5milioni». [http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Migration_and_migrant_population_statistics/it]
Dunque qualche milionata di esseri umani nonrappresenta una "massa"?
Mi arrendo, non senza ricordare quel che ci dice un recente studio demografico che a dimostrazione delle dimensioni moltitudinarie del fenomeno afferma:
«1. NEI DUE DECENNI A CAVALLO DELL’inizio del terzo millennio, l’Europa è divenuta la regione di massima attrazione dei flussi migratori internazionali. Italia e Spagna, nell’ultimo quinquennio, hanno avuto un’immigrazione più intensa (tenuto conto delle dimensioni demografiche) di quella assorbita dall’America ricca a nord del Rio Grande. La persistente debolezza demografica di buona parte del continente – particolarmente dell’Europa mediterranea e della Germania – e la buona ripresa economica fanno ritenere che per molti anni ancora (forse un paio di decenni) l’Europa continuerà ad essere meta di flussi consistenti».
[http://www.limesonline.com/cartaceo/i-grandi-cicli-migratori-europei?prv=true]
ma di quale immigrazione di massa parlate
qui in italietta?
http://www.interno.gov.it/sites/default/files
/cruscotto_statistico_giornaliero_21-06-2018.pdf
siete caduti mani e piedi nella propaganda di distrazione di massa massmerdatika
vedete bene i numeri che non d'invasione si tratta
ma di semplice accumulo dovuto agli accordi stipulati dal centro sinistra che sta a sinistra dell'immondizia di destra ed alquanto vicino al centro dell'impero nato e globalista
Se tenete presente poi che almeno il 95% di questi vorrebbe andare verso i paesi del nord europa (paesi meno belli ma fortunatamente senz'altro più civili almeno nello stile di accoglienza e trattamento delle necessità quotidiane), avrete il metro della misura della pochezza politica delle vs posizione patriottiche e sovraniste dove avete preso come faro della vs linea politica il contrasto senza se e senza ma alla creazione dell'esercito indistriale di riserva quale male cancrenico della lotta di classe.
Avete quindi dal calderone dell'analisi sociale ed economica globale estratto il jolly che vi farà vincere la partita della rivoluzione ed affanculo se per il momento vi siete scelti come compagni di corsa i gialloverdi di lotta e di governo
A tal proposito io non ho paragonato il sovranismo al fascismo è il sovranismo che storicamente ha come figli legittimi lo sciovinismo ed il fascismo.
Ma questo voi lo sapete benissimo e come ho già scritto sul vs blog (dove sinceramente come si dice ve la suonate e ve la cantate) ma il censore ha ben visto di cassare a priori, comunque dicevo, l'orizzonte politico che delineate è quello non rivoluzionario ma di un cambio di classe dirigente sia ben chiaro con voi dentro ed a tal fine non mancano mai gli interventi dei bonzi della sinistra a perdere (bertinotto, fassina etc) o degli economisti ieri contro l'euro e oggi nel governo del cambiamento delle regole del pagherete caro pagherete tutto (staremo a vedere)
quindi tanti auguri a voi attenti però ai compagni di viaggio
in quanto pare che, come ben ricordato, la madre dei mussolini e dei bombacci è sempre incinta
Non è così che funziona tra gente seria..
Ma il tuo ultimo predicozzo, siccome in questa polemica tiri in ballo l’autorità di Marx, merita una risposta.
Ti riferisci alla lettera inviata da quest’ultimo a Sigfried Meyer e August Vogt il 9 aprile 1870, quindi passi al predicozzo dandola “per nota”. Ora, proprio perché, come dici citando Hegel “ciò che è noto spesso non è affatto conosciuto”, è bene andare a vedere le carte e verificare se le tue non siano truccate.
Cosa ci dice Marx nella lettera — che ricapitola quanto contenuto nella circolare del 1 gennaio 1870 del Consiglio generale dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori? Da forse man forte ai pronunciatori di fatwe per cui la terra è quadrata e l’immigrazione di massa non avrebbe alcun impatto su salari? Ovviamente no! Che forse Marx svolge una smielata orazione umanitaria sui “poveri immigrati irlandesi”. Ma figuriamoci!
Il Nostro svolge un discorso tutto politico e strategico sulle condizioni della rivoluzione proletaria in Inghilterra ed afferma (“terzomondista”! esclamerebbero gli operaisti d’antan) che finché il popolo irlandese non insorgerà togliendo così linfa vitale al capitalismo britannico, mai si avrà una rivoluzione sociale in Inghilterra. Sostiene dunque — facendo autocritica rispetto a quanto precedentemente riteneva [1]— che la liberazione nazionale della “arretrata” Irlanda era la condizione per la vittoria proletaria nella “avanzata” Inghilterra:
«L’avvento della rivoluzione in Inghilterra è la principale ragion d’essere dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori. Il solo modo per accelerare l’avvento è quello di rendere l’Irlanda indipendente».
E’ in questa cornice che Marx, contestualmente, denuncia l’uso divisivo che la classe dominante inglese fa “dei pregiudizi religiosi, nazionali sociali e nazionali” anti-irlandesi per tenere in “uno stato d’impotenza la classe operaia inglese malgrado la sua organizzazione”.
Qual era sul piano dell’azione politica, la conseguenza di questa analisi? Si misero forse i marxisti a costruire associazioni caritatevoli (mutualismo) per dare alloggi e pasti a gratis agli immigrati irlandesi? Per niente! Costruirono in Inghilterra comitati per l’indipendenza irlandese e in Irlanda militavano nel movimento di liberazione nazionale. Perorano forse umanitariamente i flussi migratori dall’Irlanda verso l’Inghilterra? Al contrario incitavano gli irlandesi a combattere in patria, che l’emigrazione era funzionale al capitalismo inglese Nella stessa lettera a Vogt Marx scrive infatti:
«Per quanto riguarda la borghesia inglese, essa ha innanzi tutto l’interesse, insieme all’aristocrazia inglese, a trasformare l’Irlanda in un immenso pascolo tale da fornire al mercato inglese carne e lana al più basso prezzo. Essa ha ugualmente interesse a ridurre con l’espulsione violenta e l’emigrazione forzata, la popolazione irlandese ad un numero così piccolo che il capitale inglese (investito nella terra data in affitto ai fittavoli) possa là funzionare in tutta sicurezza».
Dunque: l’emigrazione di massa è funzionale al capitalismo imperialista sotto un duplice profilo. E’ necessaria al centro schiavista per avere un esercito industriale di riserva, forza lavoro a basso costo e senza diritti, per calmierare i salari e accrescere quindi il tasso di sfruttamento. Al lato delle periferie serve per tenere meglio soggiogati i paesi semicoloniali, ciò che si ottiene deportando la loro gioventù, privandoli così della loro più importante forza produttiva. L’emigrazione di massa, come lo schiavismo al tempo, è uno dei meccanismi principali del saccheggio imperialista del “terzo mondo” nonché mezzo per disattivare i movimenti di liberazione.
Ergo: al netto della lotta senza quartiere contro xenofobia e razzismo, i rivoluzionari, per le ragioni opposte alle borghesia predatrice cosmopolitica, sono contro l’emigrazione (deportazione) di massa. Marx (per chi lo conosce davvero) avrebbe riservato il massimo disprezzo agli araldi della deportazione, peggio ancora ove essi camuffassero la cosa, come i preti, dietro a motivi filantropici e morali.
Ps
Noto che, sempre “facendo dell’ironia”, mi accusi di far parte della “sinistra cattivista, nazionalista-listiana”. E così tiri in ballo anche l’economista tedesco Friedrich List, contro cui il giovane Marx libero-scambista scagliò i suoi strali. Davvero interessante. Il Barone è un libero scambista. Faccio notare che Marx farà autocritica rispetto al suo primigenio liberoscambismo e giungerà alla posizione di List, che il libero scambismo era una frode dei paesi più forti per soggiogare e depredare quelli più deboli e meno industrialmente avanzati. Ma capisco: solo una mentalità libero-scambista può perorare le migrazione di massa, scambiando l’atto della deportazione schiavistica come un diritto umano. Evviva la libertà di essere deportati!
Nota
[1]
«Astraendo da tutti i discorsi sulla giustizia “internazionale” ed “umanitaria”… è questa la mia convinzione. Per lungo tempo ho creduto che fosse possibile rovesciare il regime irlandese mediante l’ascendenza della classe operaia inglese». Ho sempre sostenuto questa tesi sul New York Tribune. Uno studio più approfondito i ha convinto del contrario. La classe operaia inglese non farà mai nulla prima che si sia riusciti a disfarsi del problema irlandese. La leva si deve applicare in Irlanda. Per questo motivo la questione irlandese è così importante per il movimento sociale in generale.
Lettera di Marx a Engels del 10 dicembre 1869
Per quanto riguarda la replica di Moreno Pasquinelli, dico che respingiamo tutti la riduzione umanitarista e liberista del fenomeno migratorio operata dalla sinistra imperial-liberista. Questa nasconde la natura di classe e imperialista del fenomeno e trasforma la tragedia dello sradicamento, cioè l'imperatività del bisogno e la sofferenza causate dal sistema, in un "diritto" al libero movimento, quasi che si tratti di benestanti viaggiatori che compiono libere scelte di vita. Il tutto, ovviamente, ha valore funzionale alle necessità capitalistiche della sovrappopolazione relativa.
Ma rigettare la lettura ideologica umanitarista non significa mettere da parte il senso e il dovere di umanità. Un movimento dei lavoratori che perde il senso umanitario è una gretta appendice corporativa del sistema capitalistico, come dicevo (non credo che possiamo concedere il monopolio del senso d'umanità, che non è altro che il portato di una concezione universalista, all'ipocrita borghesia intellettuale politically correct).
Tra l'altro, una posizione del genere sarebbe anche inefficace sul piano della difesa dei propri interessi immediati. Precisamente, perchè crea divisioni tra lavoratori, non ferma i flussi, getta nella clandestinità, ossia in una condizione di ricattabilità peggiore i propri "concorrenti" stranieri, e perciò ribassa ulteriormente l'asticella concorrenziale e svaluta ulteriormente la manodopera "autoctona" (a questo mirano le politiche migratorie sull'esempio della Bossi-Fini, non solo a dare un contentino propagandistico "populista". In generale, la creazione di una manodopera servile è proprio la funzione sociale del razzismo nel sistema coloniale capitalistico).
Ora, io non sostengo che la posizione rappresentata da Moreno Pasquinelli non abbia presenti questi elementi; nè dico che lo stato debba rinunciare a controllare e gestire i flussi d'immigrazione (certamente non con i lager e i respingimenti disumani). Dico, però, che una propaganda sbilanciata su questo aspetto porta acqua alla destra e al capitale. Su questo terreno sono inutili i vari i distinguo; questo atteggiamento confluirà inevitabilmente nel fiume della retorica antimmigrati e delle politiche della destra. L'etica della responsabilità impone di valutare anche le conseguenze non volute.
Non contrastare nettamente da giuste posizioni certi fenomeni equivale a favorirli.
Aggiungo che non sono per nulla convinto che il sentimento antimmigrati nasca in seno ai lavoratori coscienti della concorrenza salariale degli immigrati. Questo sentimento nasce e viene alimentato in seno alla piccola borghesia e diffuso tra i lavoratori come diversivo. Non per nulla l'accento viene posto meno sull'immigrato che "ruba il lavoro" e più sull'immigrato povero che sottrae denaro pubblico per l'assistenza, che "ruba" la casa popolare, che incrementa la criminalità, che inquina l'identità italiana. Cioè, non si alimenta la concorrenza tra lavoratori (pericoloso parlare di lavoro), ma la guerra tra poveri, in ossequio alla cancellazione del lavoro dall'agenda politica e dal discorso pubblico; e si accarezzano i sentimenti securitari piccolo borghesi diffondendoli anche tra i lavoratori.
Cosa mi rimprovera Galati? Che non andrei “alla radice” dei grandi flussi migratori. Ove la radice, scopriamo l’acqua calda, è senza dubbio alcuno il saccheggio imperialistico (aggravatosi con l’ultima globalizzazione i.e. con l’uso predatorio della finanza speculativa) dei paesi semicoloniali.
Oddio! Quello mio non era un trattatello sulle migrazione, ma una più modesta e specifica critica a Cremaschi per smentire l’affermazione che flussi migratori di massa (tanto più dentro una crisi storico-sistemica, non solo di valorizzazione del capitale) non avrebbero alcun impatto deflattivo sui salari ed i diritti dei lavoratori (nonché sui cicli di lotta di classe).
Riguardo alle cause del fenomeno migratorio restituisco dunque a Galati l’accordo di massima che egli manifesta con la mia chiosa a Cremaschi.
Non senza far notare che una posizione autenticamente antimperialista, così come denunciava le “guerre umanitarie”, deve denunciare la demagogia umanitaria che considera la nuova tratta degli schiavi non come un concorso all’impoverimento e allo stato di soggezione coloniale dei paesi dai quali si emigra, ma come un legittimo “diritto” di libertà.
Si tratta, palesemente, di una visione individualistica. Gli antimperialisti dei paesi che conoscono la piaga dell’emigrazione di massa la condannano infatti, se non come diserzione dalla lotta di liberazione, come collusione con le corrotte classi dominanti compratore di quei paesi, che l’emigrazione la facilitano perché così si sbarazzano di una rogna, una rogna chiamata ribellione sociale. Si potrebbe così esprimere un’equazione: più migranti fuggono dai paesi del Sud meno sovversione sociale in loco, più migranti giungono a Nord più difficile costruire un fronte di lotta unitario anticapitalista.
La critica del Galati diventa però un’accusa: esprimerei una “posizione subalterna e corporativa della classe lavoratrice nazionale, non una posizione di classe cosciente e autonoma”.
E perché? Perché sostengo che, nel contesto dato, l’immigrazione di massa non sia sostenibile, e sia necessario regolarla. Non è sostenibile perché, oltre ad avere un effetto deflattivo sui salari e i diritti dei lavoratori, nel contesto dato — austerità, pareggio di bilancio, smantellamento del welfare e dello stato sociale, rispetto dei vincoli ordoliberisti europei — è fattore di emarginazione crescente e sottoproletarizzazione, di spappolamento del tessuto sociale, civile e repubblicano, .
C’è poi un altro aspetto, l’immigrazione di massa è un elemento funzionale alle oligarchie globaliste che usano ogni mezzo per privare le nazioni delle loro sovranità statuali, in conformità al loro disegno di uno spazio giuridico imperiale-libero scambista destinato a sovraodinare gli spazi politici nazionali.
Galati considera inaccettabile regolare i flussi? Tertium non datur: frontiere aperte a tutti, abolizione dei confini, eliminazione di ogni controllo.
In che senso questo casino (non saprei come altrimenti chiamarlo se non anarco-capitalismo) sia funzionale alla lotta di classe e porti beneficio alla causa rivoluzionaria, per me è un mistero.
Il nodo però sta nella soluzione sulla quale si concentra l'attenzione, la quale indica la collocazione di classe.
Propendere per la fermata dei flussi alla Minniti e alla Salvini, invece che andare alla radice della devastazione imperialistica delle aree di provenienza, esprime una posizione subalterna e corporativa della classe lavoratrice nazionale., non una posizione di classe cosciente e autonoma.
Cosa significa, infatti, fermiamo i flussi perchè se no ci abbassano i salari? E' la piena sottomissione dei lavoratori al capitale e la guerra tra poveri. Non mi sembra che così si faccia opera di coscientizzazione e di formazione di una classe per sé. Si crea, invece, una mentalità corporativa, gretta e subalterna, come quella socialdemocratica al guinzaglio del colonialismo. E perdente.
Non mi sembra che Marx, constatato il problema, abbia assunto o indicato mai una posizione del genere. Al contrario, ha indicato nell'unità di classe e nella lotta al capitalismo la soluzione. (v. la questione degli operai irlandesi in Inghilterra).
Questa insistenza continua sul carattere di esercito industriale di riserva dannoso per i lavoratori italiani lancia un messaggio preciso nel senso corporativo detto; se non peggio, dato l'attuale contesto tendente alla xenofobia e al razzismo (o vogliamo negare anche questo e chiamarlo semplicemente legittimo disagio delle classi popolari?).
E' bene dire certe cose in modo scientifico, chiaro e spregiudicato; ma insistere su un aspetto della questione (l'esercito industriale di riserva e l'interesse del capitale alla mobilità piena, alla deportazione, della forza lavoro) e farlo prevalere sull'altro decisivo (lo sfruttamento, le guerre e l'oppressione imperialistica del capitalismo, causa delle migrazioni (non i complotti mondialisti)), assume un significato e un valore favorevole alla destra; diviene propaganda di destra.
Infine chiedo: per quale motivo considerare i lavoratori stranieri come parte necessaria della lotta di classe deve necessariamente voler dire considerarli "base di rimpiazzo" della sinistra radicale mutualistica?
La sinistra "patriottica" vuole forse organizzare soltanto i lavoratori italiani?
Attenzione che a forza di ripetere certi concetti, al posto dell'analisi e della proposta realistica, si scivola senza accorgersene su un altro terreno ideologico e politico fangoso.
siete dal tempo dei forconi e poi sposandovi alla causa indignata e falsamente onesta con il m5stelle cadenti (un lampo nella notte della campagna elettorale permannete e poi via, sparita nello spazio interstellare del capitalismo globalista)
patria?
nel 2018 e con una popolazione mondiale di sete miliardi di genti
sovranismo?
cosa c'entri il sovranismo con il socialismo dovreste riuscire a spiegarlo meglio forse perchè non prendete atto che una delle cause scatenanti del crollo del socialismo reale (o da caserma) è stato il rinchiudersi nel pollaio nazionale e non predicare l'unità internazionale delle genti e del proletariato
dal sovranismo interclassista al fascismo mi sembra un passo molto più breve (e con strada in discesa) che passare dal sovranismo al socialismo di classe
la patria è l'ultima frontiera della canaglia