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rinascita

Il mondo di ieri e quello di domani

di Mimmo Porcaro

www inmondadori itIl mondo di ieri sta finendo. In quello di domani si potrà fare veramente politica soltanto a partire da una strategia di superamento dell’euro e della stessa Unione Europea.

Qualunque cosa si voglia pensare di Salvini e Di Maio, l’azione del governo italiano è, al momento, obiettivamente progressiva.

Mostra a tutti che l’Unione è incompatibile con la redistribuzione del reddito e con la stessa democrazia, e costringe una burocrazia priva, per la latitanza di Merkel e Macron, di vera direzione politica a mostrare il proprio volto stupido, arrogante e incompetente.

Tutte le doverose critiche all’azione governativa (su contenuto e forma del c.d. reddito di cittadinanza, su condoni fiscali, flat tax, timidezze e ambivalenze del rilancio degli investimenti, e aggiungiamo pure il Decreto Insicurezza…) servono a definire meglio una posizione non subalterna, ma non possono nascondere questo fatto macroscopico: per la prima volta l’Unione Europea è con le spalle al muro.

Per la prima volta l’istituzione che più di altre garantisce la sottomissione delle classi subalterne italiane è messa in difficoltà da un governo insediato da quelle stesse classi e costretto a rispondere, almeno fino ad un certo punto, alle esigenze del suo elettorato popolare.

Può non piacerci, e non ci piace, che questa dura critica a Bruxelles venga avanzata da gente che non agita certo la bandiera rossa.

Ma conviene ricordare che il governo più “a sinistra” degli ultimi decenni, ossia il “Prodi bis”, rispose alle esigenze di cambiamento del proprio elettorato con una manovra che andava anche oltre il rigore richiesto da Bruxelles.

Oggi c’è un governo che fa il contrario e che con tutta evidenza non esclude l’uscita dell’euro di fronte ad un comportamento aggressivo dei mercati e dell’Unione: e questo spiega tutto.

Non possiamo prevedere come andrà a finire. E’ impossibile sapere se il patto tra Conte, Trump e Blackrock, ammesso che ci sia veramente stato, riuscirà a tenere a freno le famigerate agenzie di rating. Ci sembra poco probabile, di fronte a rating pesantemente negativi, un cedimento sostanziale e vistoso del governo.

Peraltro un cedimento completo di Bruxelles darebbe a tutti i “populisti” del continente il 10-15% in più nelle prossime elezioni.

Non sarebbe impossibile, considerate le tensioni latenti in tutta l’economia mondiale e l’instabilità politica tedesca, un intervento di Draghi che però, a quel punto, invece di recedere dal QE sarebbe costretto in qualche modo a stabilizzarlo: col rischio di gravi contraccolpi nella stessa Germania, e quindi in tutto l’equilibrio europeo.

Comunque vada, le contraddizioni sono destinate ad acuirsi. Chi oggi lavora per la caduta di questo governo fa il gioco dell’Unione e del PD. Oggi non si dovrebbe manifestare contro il governo, ma per difendere la democrazia italiana dalle pretese di Bruxelles: a difenderla da Salvini ci penseremo domani.

La crisi strategica dell’Unione azzera tutte le tradizionali opzioni politiche italiane, che da decenni si sono fondate sull’accettazione (integrale o “critica”) delle direttive sovranazionali e hanno quindi generato, sia a destra che a sinistra, la peggiore classe dirigente della storia repubblicana: inetta, priva di visione, antropologicamente distante dai ceti popolari. In particolare, l’azione del governo polverizza la sinistra e quella stessa componente radicale che è ormai costretta a mostrare tutta l’estensione (e la perversione) del suo europeismo.

La residua e minoritaria “parte pensante” di quell’area dovrebbe approfittare di questo chiarimento (che, tra l’altro, ci pare essere il retroscena della rottura in Potere al Popolo) per farla finita una volta per tutte non solo con l’europeismo, ma anche con l’europeismo “duramente “critico e con l’idea del “piano B”: il “piano B” è già il piano di Salvini, e non si può essere autonomi dal governo se, sulle questioni decisive, si è addirittura meno radicali.

Il piccolo ma agguerrito campo del sovranismo costituzionale (il campo di chi è sovranista perché crede ai valori socialisti e solidaristici di una Costituzione che non potrebbe esistere senza sovranità) deve approfittare di questo momento per aggiornare le proprie tesi (un conto è preconizzare la fine dell’Unione, un conto è viverla, e progettare un nuovo spazio…) e per unirsi efficacemente.

Deve farlo al più presto.

Altrimenti tutto resterà in mano a forze politiche che pongono finalmente i veri problemi, ma non sono in grado di dare ad essi una risposta che sia realmente favorevole ai lavoratori ed ai cittadini dell’Italia, e dell’Europa di domani.

Comments

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Paolo Selmi
Saturday, 20 October 2018 11:11
Oppure, Marku, in una specie di istinto capitalistico di autoconservazione, tipo "lupo non mangia lupo", ci si ferma un attimo prima di aprire la valigetta coi bottoni e si continua con quella che comunque è una terza guerra mondiale non dichiarata: guerre a "bassa" (bassa???) intensità, milioni di morti e di profughi, canali energetici e commerciali a profusione, ciclo della merce impazzito e degrado ambientale in crescita esponenziale, discariche abusive che vanno a fuoco per "autocombustione" e chi non muore di questa guerra, una guerra peggiore di quella che vediamo in televisione perché nessuno va a filmare un morto sul lavoro, muore di malattie (ieri notte ho contato alle undici 5 aerei passare sopra le nostre teste in 5 minuti, tutto perché quegli stronzi della torre di controllo lasciano partire gli aerei a metà pista e non alla fine, "per velocizzare"... e noi respiriamo, e le donne incinte respirano, e i bambini respirano. Solo adesso mentre scrivo queste righe ne ho contata un'altra decina, tutti belli bassi, a tiro di fionda). Che bella fine Marku... capire se creperemo prima di stenti, o di pianeta che schiatta, o di guerre non dichiarate, o di guerre vere e proprie. Non sei catastrofista, sei realista.
Ciao
Paolo
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marku
Saturday, 20 October 2018 09:47
Il sovranismo è quella frontiera ideologica che sovrapponendosi e/o affiancandosi a quella fisico/politica fa si che un popolo/nazione si schieri apertamente per i suoi interessi di bottega quindi divenire polo attrattivo o meglio buco nero delle medie e piccole borghesie che risucchia a velocità folle proletari, sottoproletari e fascioleghisti di ogni risma più qualche sinistrato che ha come orizzonte ideologico un cambio di classe dirigente a universo socio politico immutato.
per quanto riguarda invece l'universo mondiale di sinistra è invece chiaro che i vari sovranismi anche comunisti (storia della CCCP insegna) che il sovranismo più forte fa da sistema solare ai restanti pianeti soggiogandoli alla luce della sua ideologia centripeta della legge di Yalta
Collassato il sole collassa tutto il sistema solare portando distruzione economico/sociale e la nascita di nuovi sovranismi con orientamento nazifascista,
siccome sono un catastrofista di prima mano pongo in quesito,
Sapete quanto fa sovranismo più sovranismo meno
10 sovranismi al quadrato tra parentisi tonde di una globalizzazione finanziaria senza regole e parentesi quadrate di una poltica sovranistica/nazionalistica e parentesi graffe di un apparato industriale militare autoreferenziale?
semplice
UNA TERZA GUERRA MONDIALE
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Paolo Selmi
Friday, 19 October 2018 22:50
Cari compagni,
mi sono venute in mente le parole di un vecchio, solo anagraficamente parlando, compagno, che mi parlava di una piccola differenza di linguaggio, di forma, che poi era anche di sostanza. Il PCI nasce PCdI, "Partito Comunista d'Italia", sezione della III Internazionale, e diviene Partito Comunista Italiano. Non era solo una differenza lessicale. L'internazionalismo rivoluzionario cedeva il passo a un nazionalismo riformistico, post Jalta, post giochi-fatti, post accettazione di un modo di produzione, quello capitalistico, sia pur diversamente interpretato. Uno può dire: quanti erano comunisti ai tempi del PCdI? E quanti ai tempi del PCI? Nel 1976 magari? Chi aveva ragione, sulla base dei numeri, del successo, e chi torto? Eppure, la abbiamo buttata sulla via nazionale... e alla fine abbiamo abdicato all'idea stessa di socialismo. Si badi, non è un giudizio di merito, ma una constatazione. Voglio bene a entrambi i partiti comunisti. Avessi avuto un'Italia da ricostruire, avessi avuto padre, fratello morti lungo il Don o in Africa, o avessi visto io stesso la morte in faccia, avessi fatto la fame, patito il freddo, dormito all'addiaccio, come i miei nonni, probabilmente anch'io avrei cercato la variante togliattiana, italiana al socialismo, una politica dei due tempi dove il secondo tempo sarebbe stato uno spauracchio, non un piano da realizzare, da concretizzare "costi quel che costi"; anzi, un secondo tempo da evocare per guadagnare il più possibile durante il primo, qui ed ora. Non era sovranismo, era voglia di non vedere più sangue. E la buona fede, in questo, si vide tutta. Seminò, seminò, e raccolse aldilà delle sue aspettative. Non possiamo considerare il Sessantotto, a mio avviso, senza pensare a quello che fecero militanti, quadri, capisezione, semplici miltanti nei due decenni precedenti. Non ci facemmo solo canne o acidi in quegli anni, con o senza "tette al vento", come cantava Guccini in Eskimo. Persino fra i cattolici, fra i "piccolo-borghesi": la contestazione non fu soltanto un'autodistruttiva Woodstock, peace and flowers, come nei paesi anglofoni, ma anche Saussure, Leonardo Boff e Peppino Impastato. Banalizzo, volutamente, ma qui si creò un corto circuito, un effetto talmente imprevisto, che colse impreparato lo stesso PCI, scavalcato ovunque, anche da soggetti tradizionalmente considerati più reazionari, che per ridurre all'ordine un fermento inedito nella storia del nostro Paese ci vollero bombe e stragi. E qui il PCI, per un Italia "sovrana" ma non "sovranista", sotto un'aura di "responsabilità", mostrò il suo lato piccolo-borghese che aumentò sempre più prima di sfociare nella Bolognina, nella "cosa", nell'autodistruzione di calcoli opportunistici miseramente falliti. Fino ad annullarsi nella miseria ideologica attuale, di realisti più realisti del re e accontentarsi della sanvincenzo.
Ciò detto, non mi sembra che i cosiddetti "sovranisti", di "destra", di "sinistra", "né di destra né di sinistra", ma neppure i corifei di Pechino, per dirla tutta, siano minimamente assimilabili ai terzinterzionalisti di un secolo fa. E neppure ai militanti, comunisti e non, che tenevano aperte le sezioni nel secondo dopoguerra, che organizzavano picchetti, che occupavano le campagne chiedendo terra, casa e lavoro, nulla più, ma nulla di così scontato, per l'epoca, anzi. Leggo anche fra questi lavori una falsa opposizione fra "socialismo vero" e "umanesimo", quella cosa piccolo-borghese, sdolcinata, reazionaria, fuorviante... quindi i migranti come nemici, inviati magari da Soros, così, con l'invito... della nostra sovranistica transizione al "socialismo"... A me sembra di tornare ai tempi della falsa opposizione fra il Marx giovane e il Marx maturo... due persone diverse, questo sdoppiamento schizofrenico della personalità. Quando invece il secondo, a mio avviso, è sempre sembrato la logica conclusione della prima, il suo completamento, il superamento collettivo di quell'alienazione, di quello straniamento, di quel feticismo così messi bene in evidenza dal primo. E che ci fanno riflettere sul fatto che o il socialismo è umanesimo, o socialismo non è. O il socialismo è internazionalismo, o socialismo non è. O il socialismo è liberazione, per tutti, non solo per i "nostri", dallo sfruttamento capitalistico, dall'alienazione, dal feticismo della merce, da una mentalità egocentrica, edonistica, consumistica, portato ideologico di decenni di riflusso, o socialismo non è. E un intellettuale, collettivo o meno, che rincorre il capitalismo su queste direttrici, difficilmente sarà in grado di esprimere una prospettiva socialistica, una transizione al socialismo.
L'idea che si fa strada, fra molti, in questo disorientamento totale, è che tirando su un muro si difende il "popolo", si impedisce la distruzione, e che questa - per alcuni - sia la premessa per costruire il socialismo. Mentre chi è con i migranti è l'utile idiota di Soros, se non addirittura colluso con lui, oppure un nichilista. Per me rappresenta una falsa dialettica, perché basata su presupposti inadeguati a leggere la complessità dell'attuale fase. Se non in chiave bellica, di guerra tra poveri e di carne da cannone.
Un buon fine settimana a tutti.
Paolo
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Anna
Friday, 19 October 2018 20:07
Stavo scrivendo un commento , ma poi ho letto quello di @ErosBarone che mi pare ineccepibile .
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Eros Barone
Friday, 19 October 2018 01:11
Come non capire che in un contesto imperialistico le posizioni politiche incentrate sulla nozione borghese di sovranità, oltre ad essere il ricettacolo delle pulsioni più reazionarie e più xenofobe, si oppongono all'unità del mercato della forza-lavoro su scala continentale? Come non capire che la libera circolazione dei lavoratori salariati nella UE è per il proletariato un vantaggio oggettivo dal punto di vista dei rapporti delle forze di classe? Un vantaggio che va difeso contro le illusioni sovraniste di qualsiasi tipo, sia che vengano alimentate e perseguite dalle vecchie, ma mai sopite, correnti reazionarie, sia che si configurino come l''invenzione' di correnti di sinistra identiche, nella sostanza politico-ideologica, a quelle in cui si riconobbe, tra il 1914 e il 1915, un esponente del socialismo massimalista che rispondeva al nome di Benito Mussolini. Allora si trattò dell'interventismo di sinistra, germanofobo o francofobo a seconda delle convenienze e delle circostanze, e più tardi filo-americano; oggi si tratta del sovranismo, filo-americano sin dall'inizio, ma anche filo-russo, sempre a seconda delle convenienze e delle circostanze. Vedremo dove ci porterà questo obbrobrio di governo a due teste, la cui azione è giudicata dall'autore dell'articolo "obiettivamente progressiva".
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