Print Friendly, PDF & Email

gliasini

La base del Pd è anti-operaia

di Stefano Scacchi

HaniehGHASHGHAEIPF 7 BN 1536x940“Bisogna capire come mai il Pd è stato superato da Giorgia Meloni”, si chiede una militante del Partito Democratico nella chat di una sezione milanese dopo che La7 ha diffuso il sondaggio (SWG) che dà Fratelli d’Italia al 19,5% delle intenzioni di voto, mentre il Pd è fermo al 19,2%. È il 17 maggio. La Lega è al 21%. Quindi, sommando i due partiti principali, la destra in Italia è al 40,5%. Un’enormità. La domanda è già un passo avanti rispetto all’atteggiamento classico della base Pd degli ultimi 25 anni verso quello che si trova alla sua destra, dalla nascita di Forza Italia in avanti. Normalmente la reazione è sempre improntata a una superiorità culturale che induce a spiegare questi voti ‘populisti’ con l’ignoranza di quegli elettori. Quindi già il fatto di dire che “bisogna capire” è incoraggiante. Dimostra uno scatto di umiltà di solito assente.

La prima risposta potrebbe essere che Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno un elettorato che li vota per interesse, non solo per assonanza di opinioni e valori culturali. Potrebbe sembrare una motivazione bassa, ma è una componente fondamentale della politica. Meloni e Salvini forniscono una risposta al disagio di larghe fette della popolazione italiana, operai compresi. La loro risposta è ispirata a puro egoismo sociale: è colpa degli immigrati che riducono le opportunità a disposizione degli italiani più deboli. Ma almeno è una risposta in grado di aggregare un consenso ispirato alla comunanza di interessi collettivi. La miscela che dovrebbe accendere il motore di un partito politico.

Il Pd ha smesso di svolgere questo ruolo, diventando una sorta di ampio movimento di opinione. Più una grande associazione culturale che un partito.

Lo dimostra la chat di quella sezione milanese, di una zona semi-centrale e residenziale del capoluogo lombardo. Il 3 maggio, due settimane prima di quella domanda sul sondaggio che certifica il sorpasso di Fdi al Pd, in un’azienda tessile a Montemurlo in provincia di Prato una ragazza di 22 anni è morta in uno dei più atroci incidenti sul lavoro che si ricordino in Italia. Si chiama Luana D’Orazio, ha un bimbo di 5 anni, ha fatto l’attrice in un film con Leonardo Pieraccioni e ha cercato di sfondare nel mondo dello spettacolo. È molto bella, ha un sorriso dolce, un viso gentile e delicato. La sua vita appena agli inizi scompare nell’orditoio della fabbrica che la risucchia stritolandola. È un episodio terrificante, che entra nella testa di milioni di italiani.

Non è possibile fare a meno di pensare e ripensare con angoscia, rabbia, tristezza e un profondissimo senso di ingiustizia alla fine di Luana. In tanti angoli d’Italia compaiono murales dedicati alla ragazza toscana. Il Comune di Montemurlo raccoglie 200.000 euro in pochi giorni per il figlio di Luana. Il direttore della Stampa, Massimo Giannini, capisce che quella tragedia ha sconvolto l’Italia e incentra l’editoriale della domenica sul dramma delle morti sul lavoro. All’indomani La Stampa intervista su questo tema straziante il cardinale di Bologna, Matteo Maria Zuppi.

In quella chat del Pd di Milano, però, nessuno parla di Luana. Nemmeno quando un militante ricorda che il dramma di Montemurlo deve diventare uno spartiacque per porre al centro dell’agenda del Pd questa piaga devastante che uccide oltre mille persone ogni anno: 1156 nel 2019, 1270 nel 2020 (dato aumentato dal Covid contratto sui luoghi di lavoro). Il 3 maggio 2021 deve rappresentare un prima e un dopo nella lotta a questo inaccettabile stillicidio di vite umane. Seguono un paio di messaggi di approvazione, poi tutti riprendono a parlare della legge Zan, delle liti tra Enrico Letta e Salvini, di quanto è cattivo Matteo Renzi (prima era un genio, adesso è diventato il peggior politico degli ultimi 50 anni) e di come alla fine Mario Draghi non sia poi così meglio di Giuseppe Conte. Permane questa forma di nostalgia perché il Conte-bis era un governo più del Pd, mentre quello attuale è molto meno del Pd. Una valutazione di mera appartenenza, da tifosi di una curva, che prescinde dagli effetti dell’azione dell’esecutivo sulla situazione del Paese.

Nei giorni successivi alla morte di Luana, altri operai italiani perdono la vita sul posto di lavoro. È un’ecatombe inaccettabile. Ai funerali di Luana c’è Monica Guerritore, ma non c’è alcun esponente nazionale del Pd. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, aveva pensato di andare ma poi cambia programma.

Gli operai non votano più per il Pd perché al Pd non interessano più gli operai. È come se una frattura iniziale avesse generato una dinamica di spinte e controspinte che ha scavato un fossato sempre più ampio. Gli operai hanno iniziato a non votare il Pd e il Pd ha cominciato a non guardare più in quella direzione. Si è dissolto quel patto straordinario costruito dal Pci negli anni ’50 e ’60: la marcia di avvicinamento tra ceti intellettuali e professionali del Paese con il mondo operaio. Quell’abbraccio tra i vertici del Pci e del sindacato, impegnati a dare libri e non solo leggi migliori ai lavoratori. Adesso invece questi stessi gruppi intellettuali guardano con snobismo agli operai che votano a destra senza interrogarsi su cosa succede in certi settori della società.

Due anni e mezzo prima, nel corso di un dibattito organizzato dal Pd a Milano, era sorprendente ascoltare un dialogo quasi tra sordi. Tra i relatori c’era un uomo intorno ai 35 anni, lavoratore nel cinema e nell’intrattenimento. Raccontava i problemi della precarietà tipici di questo settore, così come di tanti altri. In teoria un pozzo senza fondo nel quale pescare voti per un partito di centro-sinistra. Ma il resto dell’uditorio faticava a entrare in sintonia. Un altro relatore più anziano ha chiosato quasi con fastidio le parole del 35enne: “Non dimentichiamoci che negli anni ’50 le condizioni di vita medie erano decisamente peggiori di quelle attuali”. Come dire: “Ma di cosa ti lamenti, caro 35enne sfruttato? Guarda che 60 anni fa stavano quasi tutti peggio di te”. Una considerazione che fa chiaramente a pezzi il concetto di “progressismo”. Ragionando così nulla migliorerebbe, ma resterebbe immobile in una mediazione con i decenni passati, alimentando un’oscillazione del pendolo quasi conservatrice, altro che progressismo di sinistra. Sono giudizi da partito liberale (nemmeno troppo illuminato), con buona pace della natura di sinistra che dovrebbe ispirare il Pd.

Lo stesso discorso vale per altre battaglie moderne dei diritti del lavoro, in particolare quella dei rider. Una categoria che presta la sua collaborazione in condizioni paradigmatiche delle nuove modalità di impiego. Oltretutto si tratta nella stragrande maggioranza di una manodopera costituita da immigrati. Eppure il Pd, che politicamente investe tantissimo sui drammatici sbarchi dalle coste settentrionali dell’Africa, non dice nulla sulla faticosa lotta dei ciclisti che sfrecciano nelle nostre città per portare il cibo a domicilio. Le vittorie giudiziarie di alcuni fattorini a due ruote avrebbero dovuto far esultare la base del Pd. Invece nessuna reazione.

Le uniche questioni che ancora stanno a cuore alla base – costituita da over 60 appagati e da under 40 che sembrano bravi figli di quei genitori, senza mai uno slancio di contestazione – sono quelle relativi ai diritti civili in un eccesso di “zapaterismo”. L’ex premier spagnolo José Luis Zapatero puntava tutto sui diritti civili, molto meno su quelli economici. Tornando al discorso precedente, la questione dei rider è sintomatica: gli immigrati interessano nel momento in cui arrivano in Italia, perché consentono di alimentare uno scontro a distanza con i partiti di destra, ma sono considerati molto meno quando sono in bicicletta con quei voluminosi zaini sulla schiena.

Negli stessi giorni in cui l’atroce fine di Luana D’Orazio veniva ignorata, la chat ribolliva sulla Legge Zan. È il classico tema funzionale al mantenimento del consenso nelle aree centrali e semi-residenziali delle città. Un argomento che consente di differenziarsi rispetto alla destra populista o fascista, un’area la cui importanza nella società viene ingigantita proprio dal fatto che un partito come il Pd scende in campo solo per giocare queste partite. È micidiale la combinazione tra tenacia nella difesa di diritti civili di nuovissima generazione e latitanza sul fronte della giustizia sociale.

La lotta per i diritti civili, però, si ferma sempre sulla soglia delle questioni economiche. È inconcepibile, ad esempio, che quasi nessuno all’interno del Pd abbia letto la tragedia di Luana dal punto di vista dei diritti delle donne.

La lotta per i diritti civili, però, si ferma sempre sulla soglia delle questioni economiche. È inconcepibile, ad esempio, che quasi nessuno all’interno del Pd abbia letto la tragedia di Luana dal punto di vista dei diritti delle donne. Luana lavorava a 22 anni in quella fabbrica tessile perché doveva badare al suo bimbo da sola, visto che il padre non aveva accettato le sue responsabilità. Altrimenti avrebbe potuto continuare a inseguire il suo sogno di giovane attrice. Luana D’Orazio ha dovuto prendere sulle sue spalle le responsabilità che un uomo aveva rifiutato. A costo di rinunciare ai suoi desideri e ai suoi progetti. Una storia che dovrebbe far inferocire chi difende i diritti delle donne. Monica Guerritore lo ha capito, la base del Pd no. “Luana per grande senso di responsabilità, di maturità e di forza, ha messo da parte il sogno di fare l’attrice, per occuparsi del suo bambino. Ha pensato ad avere un lavoro sicuro. Invece questa sicurezza, che lei pensava di avere, è stata tradita da chi, per sciatteria e incuria, non ha salvato la vita di una giovane”, ha detto l’attrice romana cogliendo in pieno il significato di questa tragedia.

La componente di antagonismo del Pd rispetto al mondo dell’imprenditoria è inesistente. Il Pd ha completamente smarrito ogni capacità di gestione della rabbia sociale, uno dei fenomeni più preoccupanti della nostra epoca, vero propellente di ogni populismo. Nella base del Pd non c’è traccia di “rabbia sociale”, un sentimento che incanalato in modo corretto dai movimenti politici ha sempre messo in moto le grandi lotte per migliorare i diritti del lavoro. L’assenza di questo filtro ha regalato la rabbia sociale ai partiti di destra. Molto più facile combattere le battaglie dei diritti civili “à la page” che ormai fanno parte (con un tasso di ipocrisia insopportabile) anche dell’armamentario degli spot delle multinazionali. È una trincea dove sono quasi tutti alleati, tranne i movimenti populisti che ormai sono gli unici avversari, visto che non esiste più alcuna velleità di contrapposizione nei confronti dei datori di lavoro. Una rinuncia che ha mandato al macero la sana dialettica utile a migliorare le condizioni dei dipendenti.

Questa assuefazione non muta nemmeno di fronte alla devastante morte di una ragazza di 22 anni, uccisa dalla macchina a cui lavorava, una fine da cotonificio dell’Ottocento, inaccettabile nel 2021. Dal 3 maggio tutto dovrebbe cambiare: l’inerzia precedente nella lotta contro gli infortuni sul lavoro deve scomparire. Il sacrificio di Luana deve diventare un confine dal quale non si deve più tornare indietro. A Luana andrebbe dedicata una via in ogni città d’Italia per non dimenticare, per scolpire nella pietra che non si può morire lavorando. Il pensiero del suo ricordo e del suo bambino di 5 anni rimasto solo dovrebbe entrare ogni giorno almeno per qualche minuto nella testa di tutte le persone perbene. Invece in quella chat del PD il nome di Luana è comparso una volta sola.

Comments

Search Reset
0
Roberto Schena
Sunday, 08 August 2021 03:06
Per la verità del ddl Zan ci si occupa molto a causa dell'ostruzionismo fascio-leghista, diversamente sarebbe già passato senza problemi. Non credo sia una buona soluzione assomigliare di più alle destre lasciando perdere i diritti civili in omaggio ad interessi operai assolutamente prioritari, avremmo un Pd più operaio, ma una classe operaia di destra, comunque salvinian-meloniana. Non credo sia una buona idea attaccare il Pd nelle sue capacità residue di imbastire lotte sociali. Delle morti sul lavoro, problema annosissimo esistemico, ne ha parlato Mattarella impegnando Orlando, e Mattarella e Orlando sono Pd.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Romke
Saturday, 31 July 2021 17:18
Lo Stefano Scacchi, un altro orfanello di Pci-Pd! Rimprovera alla nuova Dc di essere il partito della grande borghesia.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Graziano Dalla Muta
Saturday, 31 July 2021 10:57
ci stiamo avvicinando alla fase finale della completa sottomissione dei cittadini,sopratutto degli stati che si autocertificano democratici,dove vengono usati tutti gli strumenti più beceri perchè subdoli,dopo una lunghissima campagna di "rincoglionimento" delle menti .Gli strumenti usati sono sempre quelli,ma l'ignoranza dominante fa si che non ce ne accorgiamo.Si è lavorato molto e con successo per mettere gli uni contro gli altri,gli uomini contro le donne ,gli ultimi contro i penultimi,nel sonno perfetto dei garantiti verso la massa degli esclusi da una vita a misura di uomo.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit