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lafionda

Green Pass: la guerra tra poveri che distrae dalle falle di uno Stato

di Alessia Diana

onda maniUn tampone negativo, un certificato di guarigione o l’essersi fatti somministrare la seconda dose di uno dei quattro vaccini a disposizione: saranno questi, a giorni, i criteri secondo cui si deciderà chi potrà tornare a vivere una vita quanto più vicina possibile a quella condotta prima del marzo 2020. L’introduzione dell’obbligo di possedere la Certificazione Verde per accedere a gran parte delle attività e manifestazioni che caratterizzano l’antica socialità ormai è una realtà tanto imminente quanto poco chiare sono le informazioni su come l’essenzialità del nuovo lasciapassare si estenderà di qui a pochi mesi. In un momento di fortissima instabilità economica e sociale, un provvedimento del genere, già di per sé terreno florido per lunghe discussioni di carattere giuridico, sanitario e politico è stato accolto, come prevedibile, in maniera assolutamente non uniforme.

Se c’è infatti chi ha reagito alla decisione del governo in modo favorevole, non sono mancate violente proteste. Non prevedere la possibilità di una reazione del genere da parte di una cittadinanza che nell’ultimo anno e mezzo ha vissuto un clima di tensione che non si sperimentava da decenni sarebbe equivalso, del resto, a sperare in un’utopia. Dopo quasi diciotto mesi da quando parole e concetti come quello di quarantena, di saturazione degli ospedali e di fasce di colore per le restrizioni sono entrate a far parte del quotidiano, la tensione ha trovato una nuova e ben più pericolosa valvola di sfogo.

Non si accusa più lo Stato, brancolante nel buio, reo di provvedimenti a volte inspiegati, a volte al limite dell’assurdo, ma tutti accomunati nell’essere responsabili di aver fatto perdere non solo contatti umani e interazioni sociali, ma anche attività che in molti casi erano l’unica fonte di sostentamento per intere famiglie; il nemico è più facile e conveniente individuarlo nel pari, il vicino della porta accanto, colui che, per motivazioni fondate o per un altrettanto giustificabile scetticismo, non si conforma alla norma. La già fragilissima compattezza dell’opinione pubblica, vulnerabile al minimo alito di vento, non ha tardato a crollare come un castello di carte, e da diverse settimane l’Italia -come in realtà buona parte degli Stati Membri in cui si sono adottate misure simili riguardo al Green Pass- ha visto la sua popolazione spaccata letteralmente in due.

È un muro di fuoco a dividere la fetta della popolazione favorevole all’obbligatorietà della certificazione da coloro che vi si oppongono, entrambe accomunate ormai da una caratteristica: l’assoluto rifiuto di fare un passo indietro e fermarsi a riflettere e ad analizzare con occhio critico la situazione.

Con questo articolo, non mi prefiggo affatto lo scopo di discutere o meno della legittimità in sé del Green Pass, tantomeno quello di approfondire l’argomento della campagna vaccinale e dell’efficacia stessa del farmaco. Essi sono però i due elementi che consentono, alla luce dell’assoluto caos in cui la gente si ritrova quotidianamente immersa, di riportare alla luce un terzo problema di natura sociale. Si può utilizzare senza problemi l’espressione “riportare alla luce” per la semplice motivazione che si tratta in realtà di un insieme di fenomeni ben noti che da secoli pervadono qualunque società alla pari di un morbo silente.

L’odio, la paura e l’intolleranza nei confronti del diverso si possono dire antichi quanto l’uomo, oltre a rappresentare uno dei maggiori campi di interesse della psicologia sociale. La tendenza a questi atteggiamenti è dovuta al funzionamento del cervello umano, il quale ragiona per categorie, ossia raggruppando persone od oggetti simili sotto un’unica etichetta sulla base di determinate caratteristiche (un esempio, affinché il concetto sia chiaro, potrebbe essere presumere che tutte le persone appartenenti alla categoria “abitanti dell’Africa” siano alte, con pelle scura e occhi marroni).[i] Tutto ciò che conosciamo, inclusi noi stessi, nella nostra testa fa parte di una o più categorie: ciò non è di per sé dannoso, e la costruzione dell’identità individuale di ciascuno poggia le sue basi proprio sul riconoscere le categorie cui si appartiene, sentendosi parte di un gruppo in cui la nostra persona, i nostri valori e anche le caratteristiche fisiche sono ben accette. Il vero problema è rappresentato dall’altro rovescio della medaglia: tutte le categorie di cui non si è parte e il modo in cui la mente umana, avvezza a ragionare per comodità per stereotipi, si rapporta ad esse. Pur non appartenendo noi a queste ultime, qualcuno dovrà esservi inscatolato. E se l’appartenenza a una categoria fa sentire validi, nel giusto, logicamente chi fa parte di quella opposta dovrà essere sbagliato, da un punto di vista evolutivo, potenzialmente dannoso per il nostro benessere.

L’odio del diverso e la diffidenza verso di esso erano meccanismi utili, un tempo, a salvaguardare l’individuo. Avendo a che fare per gran parte del tempo con individui simili a sé nell’aspetto e nello stile di vita, e conducendo così un’esistenza tranquilla, il confronto con un essere mai visto con atteggiamenti sconosciuti generava spontaneamente una risposta d’allarme affinché la mente pensasse subito ai modi per aggirare eventuali minacce. Si tendeva, dunque, e si tenderà fintanto che il cervello umano funzionerà come ha sempre fatto, a etichettare il diverso come sbagliato, potenzialmente nocivo per l’equilibrio della comunità e soprattutto per il proprio.

L’intolleranza e la propensione a considerare chi non è uguale a noi una minaccia sono un retaggio evolutivo che è parte della specie umana, ma che ad un’attenta analisi si rende più o meno manifesto a seconda di due parametri: i valori individuali della persona- il suo desiderio di impegnare risorse cognitive per andare oltre i ragionamenti euristici e gli stereotipi- e le condizioni in cui si vive. Un esempio lampante di questo meccanismo ci viene servito da un’altra malattia, ben più devastante di quella che ci si ritrova a fronteggiare oggi.

Se la società medievale europea, seppur impregnata di valori cristiani come tolleranza e amore verso il prossimo, fece presto a individuare negli ebrei i responsabili dell’epidemia di peste che falcidiò milioni di persone, il clima di esasperazione e di crisi in cui la malattia aveva gettato un continente già da tempo in difficoltà non è un fattore trascurabile. L’odio verso la comunità ebraica, ovviamente, non si era generato in concomitanza con l’epidemia. Come è risaputo, sentimenti e atteggiamenti discriminatori verso il popolo giudaico persistevano da molti secoli prima, per motivazioni sia etniche che religiose. Se questi passarono in secondo piano, rimanendo sopiti, fu per una motivazione molto semplice, che poco ha a che fare con la morale -all’epoca, in simbiosi coi valori cristiani: fino all’arrivo di una catastrofe e di tempi duri, l’essere umano non ha motivo di manifestare il proprio odio poiché non ha motivo di temere per la propria vita. L’arrivo di un periodo di crisi, oltre a far vacillare ogni forma di ottimismo, ha il risultato ben più concreto di gettare milioni di persone nella condizione di non sapere se si riuscirà, a fine giornata, a mettere qualcosa in tavola. È esattamente quando si trova in condizioni di stress fisico e psicologico estreme che il cervello umano ricorre ai suoi più antichi istinti e che, soprattutto, cessa di dedicare le proprie risorse cognitive a qualsiasi attività non sia volta a risolvere il problema in atto e a sopravvivere. Se c’è un’emergenza, dovrò salvarmi. Se dovrò salvarmi cercherò di individuare la fonte del problema. E se non ho energie per evitare di effettuare ragionamenti affrettati, usando gli stereotipi, mi sarà più facile credere che il normale bersaglio della mia disapprovazione coincida con il problema e non avrò alcun freno nel manifestare la mia aggressività verso il diverso.

La malattia da Covid-19, per quanto profondamente diversa dalla peste in termini di mortalità e morbilità, ha avuto un impatto psicologico estremamente simile a quello dell’”antenata”.

Diciotto mesi in cui si sono ridotti all’osso i contatti umani e le interazioni sociali -altro fattore spesso trascurato che gioca un ruolo vitale sulla psiche- oltre a lasciare che migliaia di famiglie perdessero le proprie attività o l’unico impiego che garantiva loro un’entrata fissa per vivere, sono senza dubbio le premesse necessarie per ritrovarsi con una popolazione stressata, in condizioni di sopravvivenza precarie e che dunque, sia fisicamente che mentalmente, ha esaurito ormai quasi tutte le proprie energie. Non è un caso, infatti, se nell’arco del 2020 si è assistito ad un incremento dei casi di violenza di genere -se il numero degli omicidi totali è diminuito, il trend in caso di omicidi con vittime di sesso femminile è stato l’unica eccezione[ii]– e di razzismo. La violenza sulle donne e la discriminazione razziale, due atteggiamenti che hanno in comune l’essere generati dal pensiero stereotipico che vede entrambe le categorie offese come inferiori, non avrebbero potuto andare in contro a un altro tipo di destino, alla luce dell’analisi dei fattori che contribuiscono proprio a ragionare mediante stereotipi.

Ovviamente, lo stesso discorso è applicabile alla discussione che imperversa in questi giorni tra i cittadini. La crepa che divideva la popolazione, che già andava progressivamente allargandosi a causa dei violenti dibattiti nati all’avvio della campagna di vaccinazione lo scorso inverno, con l’introduzione dell’obbligatorietà del Green Pass ha finito per diventare insanabile.

Da diverse settimane, in rete come nella vita reale, si assiste ad un dibattito infinito e logorante, che tuttavia risulta sterile, in quanto sembra impossibile trovare un punto di incontro tra le due parti. E se dopo privazioni, chiusure e restrizioni, molti sembrano aver visto nella nuova norma una luce, la speranza che finalmente l’incubo sia al suo termine, è facile intuire chi per queste persone sia il diverso, colpevole di ogni male. Se si è senza mascherina, perché si è rotta, sei solo nel raggio di cento metri o semplicemente per una banale distrazione, si è sconsiderati. Se a vent’anni si tenta di rivedere i propri amici organizzando un semplice pomeriggio di gruppo, si è immaturi, le generazioni d’oggi non capiscono il senso del sacrificio- Il “no-vax”, termine inflazionato ed utilizzato ormai con accezione ben diversa da quella originariamente intesa, si trasforma facilmente in capro espiatorio da abbattere senza pietà, una minaccia alla sopravvivenza e al ritorno alla vita da debellare a tutti i costi, beandosi, nel vessarlo, di trovare ragione nelle nuove leggi.

Le sfumature tra bianco e nero sono ormai pignolerie innecessarie che per essere individuate richiederebbero di riflettere, pensare criticamente, qualcosa che non ci si può -o vuole- permettere. O si è favorevoli alla norma, o si è contro. O si è per la libertà, o si è ignoranti, pericolosi, da rieducare, non importa come. Trattare una persona al pari di un animale incapace di comprendere il linguaggio umano è lecito, se lo si fa in nome della sopravvivenza. Lo scetticismo, i dubbi, non sono contemplati: se non si aderisce spontaneamente a quanto detto e non ci si conforma, bisogna essere costretti a farlo e “istruiti” da chi di dovere; se uno degli intellettuali più noti e influenti d’Italia, con sarcasmo pungente, ti dà del “sorcio”, la sola cosa che puoi fare è incassare, e devi farlo mostrandoti grato, ché la deumanizzazione in realtà non è che per il tuo bene. Se si leva timidamente una voce fuori dal coro che esprime perplessità sulla vaccinazione, sul rapporto rischi/benefici per alcuni soggetti o su una sua imposizione per legge, altre mille insorgeranno a silenziarla, a reprimerla con violenza. Poco importa se si è un soggetto allergico, impossibilitato alla vaccinazione per malattia o perché magari gli esami necessari per valutare i rischi richiedono di attendere mesi prima di una visita in ospedali pubblici. Nessuno più si fermerà a pensare a tali eventualità: ragionare costa tempo e fatica, due risorse in rapido esaurimento e che seppur rinnovabili impiegano tempo per ripristinarsi, ed è più conveniente continuare a massacrarsi, verbalmente e in alcuni casi anche fisicamente, accanendosi contro chi è più conveniente prendere di mira.

La guerra tra poveri, ciò in cui imperversa l’Italia-come l’intero Occidente- nell’ultimo periodo, rappresenta la forma di conflitto più nociva che possa esservi. Con gli occhi annebbiati dal polverone sollevato nel darci addosso l’un l’altro, infatti, siamo spesso ciechi nel riconoscere la vera causa delle nostre difficoltà, che solo tornando a ragionare criticamente e facendo fronte comune sarebbe eliminabile. E nello specifico caso dell’emergenza da Covid-19, a dileguarsi nella polvere sono maestre le istituzioni, che sempre tra la polvere, sotto un ormai strabordante zerbino, hanno nascosto anni di tagli e pessima gestione del settore che più di tutti è in ginocchio, quello sanitario, messo di fronte alla malattia quando era già stato mutilato più e più volte, per la giusta tutela del quale si sono succedute tutte le restrizioni che ben ricordiamo. Da oltre un anno, infatti, evitando accuratamente di accennare alle condizioni in cui la sanità versava da tempo, e ai responsabili della cosa, rimbomba nelle orecchie di tutti una retorica accusatoria nei confronti non dello Stato e del suo aver ridotto l’assistenza pubblica all’osso[iii], ma del cittadino, che viene fatto sentire responsabile di ogni errore, passato, presente e futuro, e di ogni peggioramento della situazione. Le testate più importanti, e soprattutto reti e giornali di Stato, fanno presto ad attribuirgli ogni colpa. Se la pandemia imperversa, non è a causa della mancata capacità di tutelare le fasce a rischio e di garantire cure adeguate; sono gli screanzati, gli imprudenti, coloro che osano mettere il naso fuori di casa per ritrovarsi dopo tempo che pare infinito a diffondere il malefico morbo. E ovviamente, nella testa di chiunque, risuona una convinzione: “Lo screanzato non sono certo io”. Chi è, allora? Naturalmente, come sempre, come avviene da secoli, il pericolo viene da fuori, dall’altro. E in un pericoloso circolo vizioso, che lo Stato si cura di alimentare a dovere, sarà sempre più spesso verso l’altro che indirizzeremo tutto il nostro odio, l’esasperazione e le poche energie che ci restano.


Note
[i] https://www.in-psychology.it/perche-abbiamo-paura-del-diverso/
[ii] https://www.interno.gov.it/it/notizie/violenza-genere-report-primo-semestre-2020-0#:~:text=Un%20approfondimento%20riguarda%20i%20dati,incidenza%20si%20attesta%20al%2045%25
[iii] https://www.repubblica.it/salute/2020/03/05/news/coronavirus_lo_studio_in_10_anni_-37_miliardi_alla_sanita_italiana-250314358/
https://www.dati.salute.gov.it/dati/dettaglioDataset.jsp?menu=dati&idPag=18

Comments

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Stefano
Tuesday, 17 August 2021 15:42
Ma allora perché il governo non impone l’obbligo vaccinale, con le eccezioni del caso? Maria Giovanna Maglie (per chi non lo sapesse ex dell’Unità) ha inchiodato su questo punto il virologo Pregliasco (vedi: https://www.iltempo.it/attualita/2021/08/14/news/stasera-italia-maria-giovanna-maglie-ha-parlato-con-ema-vaccino-non-puo-essere-obbligatorio-28306349/ ). Se le cose stanno così, e stanno così, irresponsabile è la politica condotta fin qui dal governo, di imporre surrettiziamente l’obbligo vaccinale (carta verde) comprimendo le possibilità di azione di chi non si adegua. Ho scritto “fin qui” perché ho letto che il ministro Speranza (bontà sua) sta pensando di incrementare la possibilità di cure domiciliari. Spero che non sia una promessa alla 5stelle.
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Pantaléone
Monday, 16 August 2021 22:13
"È eticamente giusto pensare solo ai propri fatti, cioè non fare tutto per ridurre la possibilità di essere contagiosi?"
Piano amico, questo non è un fatto ma un'opinione.
Una bella testimonianza, il Pastore Graham, non potrebbe dirlo meglio.
Se seguo il tuo ragionamento potrei chiedere
Crede nella verginità di Maria?

*se gli ospedali sono in cattive condizioni, è eticamente giusto mantenere un letto d'ospedale occupato per coloro che non si vaccinano egoisticamente e, inoltre, propaganda la vaccinazione?

Il link qui sotto, Siamo nel CHU di Bellepierre, nell'isola di Reunion. L'obiettivo è di verificare le affermazioni delle autorità politiche e mediche, che parlano di uno tsunami di malati e morti. Ecco le parole di staffetta di Big Pharma al governo:

https://www.youtube.com/watch?v=Xc9PRsqvsbE&ab_channel=Zinfos974
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Enzo Francescoli
Monday, 16 August 2021 23:28
Cioè, fammi capire... il fatto che se ti vaccini contribuisci a fermare il virus (e quindi a svuotare posti letto in ospedale) enormemente di più che se non ti vaccini... per te non sarebbe un fatto, ma un'"opinione"?!?! Come si fa se negate anche l'ABC!!

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Pantaléone
Tuesday, 17 August 2021 12:53
Fauci e il direttore del CDC hanno annunciato che il carico virale è lo stesso tra i vaccini e i non vaccini
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Enzo Francescoli
Tuesday, 17 August 2021 15:01
Tutte balle. Tutte bufale.

Questo è ciò che ha detto realmente Fauci:

“Le persone vaccinate, se vengono infettate, possono trasmetterla ad altre persone. Questo non è un evento comune. Quindi non voglio che la gente pensi che tutti i tipi di persone vaccinate stiano trasmettendo il virus. No, è un evento molto insolito e raro, ma si può verificare”.

(fonte: trovate facilmente in rete, è riportato ovunque)
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Enzo Francescoli
Tuesday, 17 August 2021 15:08
E perchè, come dice Fauci, "è un evento molto insolito e raro, ma si può verificare”?
"Questo è possibile perché, come per tutti i vaccini esistenti, l'efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere quindi i cosiddetti ‘fallimenti vaccinali’. Inoltre anche un soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo. Un livello di copertura della popolazione alto nella popolazione minimizza il rischio di trasmissione tra individui suscettibili all’infezione. I dati provenienti dai paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate. La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati." (Fonte: FattoQuotidiano. "covid 19- vademecum antibufale")
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pantaléone
Wednesday, 18 August 2021 08:48
Il dato shock del giorno: in Lombardia, 10.000 operatori sanitari rifiutano il vaccino, in Veneto 5.000. Le autorità si trovano di fronte al rischio di svuotare cliniche e ospedali.
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Mario M
Wednesday, 18 August 2021 07:40
I vaccini non hanno mai determinato la scomparsa di malattie endemiche, come peste, tifo, colera, tubercolosi. Esse sono scomparse grazie al miglioramento delle condizioni igieniche e alimentari.

Qui col covid siamo in presenza delle classiche malattie: influenza, polmonite ecc
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Enzo Francescoli
Monday, 16 August 2021 19:58
Che la sanità sia ridotta male lo dicono tutti, provax e novax . Ma che argomento è? La questione è che fare ora. E, appunto, se gli ospedali sono messi male, è eticamente giusto tenere occupato un letto in ospedale per chi egoisticamente non si vaccina e per di più propaganda la vaccinazione? E' eticamente giusto pensare solo ai fatti propri, cioè non fare di tutto per ridurre la possibilità di essere contagiosi?
Il vero problema è se mai come elargire i vaccini ai paesi poveri.
Tutti gli argomenti sono strumentali: "eh ma lo sai i profitti delle case farmaceutiche..."? Si lo so (in realtà ci stanno guadagnando sui vaccini ma da quando è iniziato il covid ci stanno perdendo in tutti gli altri farmaci legati alle altre malattie che ormai sono tutte trascurate) dicevo... si lo so i profitti, sono comunista, ma che cacchio di argomento é? Non compro la pasta perchè altrimenti Barilla fa profitti?! Se mai lotto per distribuire la pasta a chi non può permettersela e se mai per lotto per mettere su pastifici sui quali non funzioni la logica sfruttamento-profitto, ma non è che intanto divento un no-pasta.
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Chiara
Tuesday, 17 August 2021 11:42
E. Francescoli, che fare ora? In Israele, come in altri piccoli paesi (Islanda, Seychelles, Cipro, Danimarca) dove la campagna vaccinale ha portato presto più dell’80% della popolazione al vaccino, le persone malate e ospedalizzate per covid sono, oramai (la matematica non è una opinione) i vaccinati a doppia dose. Allego dati, sperando che compaia l’allegato.
Cosa hanno DOVUTO riscoprire e su cosa ora devono re-investire questi paesi? Le CURE PRECOCI DOMICILIARI, quelle che le grandi assenti dai dibattiti, quelle che sembrano non esistere. A riguardo, è sulla base delle cartelle cliniche (curati e guariti a casa) che il Consiglio di Stato accolse il ricorso dei medici che contestavano il primo protocollo nazionale.
Puntare tutto sul vaccino sperimentale, ripetendo che era la sola risposta, possiamo dire che sia stato un errore?
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Alfonso
Tuesday, 17 August 2021 18:44
Chiara,

il 3 agosto, Þórólfur Guðnason, Chief Epidemiologist in Islanda, pone quella che appare come la tua stessa domanda: Che fare.

Þórólfur says we must remember that the COVID-19 pandemic is not close to being over and will not be over until it’s over everywhere. We must be ready to face new challenges that come up in the process. We know what works to curb infection. We can fight COVID-19 if we stand together and reach a consensus on what needs to be done.

Essendo rappresentante di un movimento politico borghese, e in Islanda certamente all'avanguardia in questo, fa un passo indietro su una questione vitale per tale movimento politico e sociale borghese: raggiungere un consenso sul da farsi.

Quindi, a te la scelta. Puoi operare disfattismo rivoluzionario sul processo di formazione del consenso, oppure sottometterti ad esso, essendo ben consapevole che lorsignori continuano a governare la barca. Quello che non puoi sottovalutare è che la democrazia è un movimento politico e sociale borghese, che per quanto in brutte acque cerca comunque di rispondere alle esigenze della società. Che per quanto in Islanda siano meno a sovranità limitata di quanto lo siano in Italia, sempre sotto un regime vivono. E che il disfattismo rivoluzionario, a differenza della Destra, non disfa il tessuto sociale, lo rafforza.

Paternalista, neh?
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Enzo Francescoli
Tuesday, 17 August 2021 14:55
Tutte Balle. Tutte bufale.
1)E possibile che anche i vaccinati siano contagiosi "ma solo perché, come per tutti i vaccini esistenti, l’efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere quindi i cosiddetti ‘fallimenti vaccinali’. Inoltre anche un soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo. Un livello di copertura della popolazione alto nella popolazione minimizza il rischio di trasmissione tra individui suscettibili all’infezione. I dati provenienti dai paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate. La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati" (fonte: Fatto Quotidiano - "Covid, 12 notizie false sui vaccini che circolano su Internet: ecco il vademecum anti bufale")

2) "I vaccini anti Covid non sono sperimentali. i vaccini autorizzati contro il Sars -Cov -2 hanno completato tutti i passaggi della sperimentazione necessari per l’autorizzazione all’immissione in commercio senza saltarne alcuno. Per questi vaccini il processo di sviluppo ha subito un’accelerazione senza precedenti a livello globale ma al momento della loro autorizzazione da parte dell’Agenzia europea per il farmaco erano state percorse tutte le stesse tappe dell’iter di sperimentazione previste per gli altri vaccini in commercio. I vaccini attualmente usati nella campagna vaccinale in Italia pertanto non sono sperimentali, ma preparati regolarmente immessi in commercio dopo aver completato l’iter che ha testato la loro qualità, sicurezza ed efficacia“ (fonte: Fatto Quotidiano - "Covid, 12 notizie false sui vaccini che circolano su Internet: ecco il vademecum anti bufale")
PS immagino che mi si risponderà con altre bufale (tipo il bugiardino che gira in rete.. della serie il grande complotto alla Totò: Le case farmaceutiche ci ingannano, ma fanno girare in rete un bugiardino che li "sbugiarda") e non ho tempo di starci dietro, ma a tutto c'è una spiegazione. La grande questione se mai sarebbe riuscire a regalare i vaccini ai paesi che non possono comprarli.

E per quanto riguarda "le cure precoci domiciliari" immagino che siano state valutate dall'ISS e immagino che se non sono state approvate il motivo non è il profitto delle case farmaceutiche (se ti curi in un modo o in un altro qualcuno ce l'avrà sempre il profitto: anche se si ti curi con la medicina alternativa) ma immagino che il motivo sia banale, cioè quello dei costi di controllo per il reperimento dati. Perché il reperimento dati è indispensabile per coordinarsi con gli altri paesi. E' più difficile, e quindi più costoso e dispendioso (oltre che probabilmente inefficiente), recuperare i dati con queste "cure precoci domiciliari" che con la concentrazione negli ospedali e/o nelle altre strutture. Tutto quà. Poi tutto è migliorabile, sicuramente. Poi i farmaci creano effetti collaterali, sicuramente. Poi i brevetti sui farmaci, certo. Ma il problema è complesso e soprattutto è qui e ora. Non c'è nessun complotto. Ripeto, il problema se mai sarebbe riuscire a regalare i vaccini ai paesi che non possono comprarli.
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Mario M
Wednesday, 18 August 2021 07:36
Ci sono molti medici che hanno curato in scienza e coscienza: Pasquale Aiese, Maria Grazia Dondini, Luigi Cavanna, Massimo Citro Della Riva, Diego Tomassone... Alcuni di loro hanno pubblicamente affermato che fra i loro pazienti nessuno è morto di covid: Mariano Amici, Salvatore Rainò.

Purtroppo per il sistema questi medici non possono parlare sui media nazionali, tantomeno essere ascoltati dall'ISS o dal ministro
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Mario M
Tuesday, 17 August 2021 07:15
Ha parlato Gino Strada? Che sosteneva la campagna vaccinale, come Franco Battiato e Raffaella Carrà, Gianfranco D'Angelo ecc.
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