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piovonorane

2018, la gara è sospesa

di Alessandro Gilioli

«Sfotti le persone che chiedono il reddito di cittadinanza e hai bisogno ancora di qualcuno che ti faccia l’analisi del voto?», si chiede con status fulminante un mio amico su Fb, Giorgio Cappozzo, autore tivù, giornalista di Linus e altro.

Sì, forse a molti non è ancora chiarissimo cos'è successo: e il risiko aritmetico di queste ore sulle possibili maggioranze non aiuta a rendere più lucide le menti.

Quindi, solo per ripetere per esteso quello che era già nella sintesi di Cappozzo:

Nel suo triennio centrale di governo, la maggioranza ora uscente ha fatto una scommessa: puntare sulla competizione, su quella che chiamava "liberazione delle possibilità e dei talenti".

Lo ha detto a più riprese lo stesso Renzi, specie dopo il varo del Jobs Act: cari imprenditori, noi vi abbiamo dato tutto il possibile (incentivi a spese dello Stato, licenziabilità dei dipendenti senza passare dal giudice, voucher, liberi contratti a termine fino a 36 mesi etc etc ) adesso tocca a voi cogliere l'opportunità.

Al di là di ogni discussione ideologica su questa ricetta (cioè se in linea generale sia "giusta" o "sbagliata"), c'è un dato di realtà piuttosto evidente e storico: quando l'economia va male, la gente non vota per la competizione sociale. Vota invece per maggiore sicurezza sociale.

Si vota per la competizione quando le cose vanno bene, quando la torta della ricchezza si allarga e ciascuno vuole mani più libere per prendersi la fetta più grossa. Quando invece la torta di restringe, si chiede allo Stato di garantircene almeno una fettina.

Fuor di metafora, quando le cose non vanno bene si chiede allo Stato di "sospendere" la gara sociale, la competizione. O almeno di attenuarla, di mitigarla.

Un tempo negli Stati Uniti, ad esempio, i democratici vincevano quando c'erano dei problemi economici, mentre i repubblicani vincevano quando il Pil era in crescita. All'ultimo giro le cose si sono ribaltate: i democratici sono stati percepiti come paladini dei mercati, Trump come l'uomo che poteva dare maggiore sicurezza - in tutti i sensi - ed è successo quello che è successo.

Questa domanda di maggiore sicurezza sociale contiene in sé elementi diversi, s'intende.

C'è, semplificando, una richiesta di maggior sicurezza economica (prima preoccupazione degli italiani, Ipsos) relativa quindi al reddito. E c'è una richiesta di maggior sicurezza rispetto all'immigrazione (seconda preoccupazione degli italiani, sempre Ipsos).

Il Movimento 5 Stelle ha puntato tutto sulla prima (garanzia di reddito) mantenendo un atteggiamento ambiguo sulla seconda (migranti).

Salvini ha fatto leva sulla seconda (migranti) mantenendo un atteggiamento ambiguo sulla prima (via la Fornero, ma anche flat tax liberista) .

Il Pd invece è stato percepito come il partito che su entrambi i temi stava dalla parte dell'insicurezza, della libera competizione.

Escluderei - per suo mandato ed etica - che il Pd dovesse sposare lo stop ai migranti: e quando Minnitti un po' lo ha fatto non gli è servito a nulla, anzi il ministro ha perso pure nel suo collegio di Pesaro.

Più utilmente - sempre per tradizione e mandato - il Pd avrebbe potuto sposare (ma non da ieri: dalla sua fondazione) la questione della sicurezza economica (continuità di reddito), ma come si è visto non l'ha fatto, anzi si è follemente vantato fino all'ultimo del Jobs Act così come follemente e fino all'ultimo si è opposto a ogni possibile "basic income".

Fine della storia: il bipolarismo uscito dalle urne è stato tra chi proponeva più sicurezza sul fronte reddito e chi proponeva più sicurezza sul fronte migranti.

A me pare cosa di evidenza solare, e quasi mi vergogno ad argomentarla, ma a tutt'oggi c'è qualcuno non lo ha capito: «Sfotti le persone che chiedono il reddito di cittadinanza e hai bisogno ancora di qualcuno che ti faccia l’analisi del voto?»

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