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sebastianoisaia

Negazionista e complottista è questa società

di Sebastiano Isaia

Tutta la vita delle società nelle quali predominano
le condizioni moderne di produzione si presenta
come un’immensa accumulazione di rischi. L’anno
2020 ce lo ha ricordato nel modo più incisivo.

R. A. Ventura, Radical choc.

Sono francamente odiose le accuse di negazionismo e complottismo scagliate come oggetti contundenti dai socialmente allineati contro chi azzarda un minimo (non un massimo!) di atteggiamento critico sulla cosiddetta “crisi sanitaria” e, soprattutto, sulla sua gestione da parte dei “comitati scientifici”, dei decisori politici e dei loro apparati propagandistici. Si sta generalizzando l’escrementizia tendenza a bollare come “negazionista” e “complottista” chiunque esprima un’idea difforme da quella certificata come politicamente e socialmente corretta dagli esponenti più autorevoli della classe dirigente del Paese. Chi non si allinea di buon grado all’opinione comune è concepito dai più come una persona quantomeno “strana”, dalla quale è igienico mantenere le debite distanze: non si sa mai!

E la cosa appare ai miei occhi tanto  più sinistra e politicamente significativa, nel momento in cui il Parlamento italiano vara una Commissione d’inchiesta (con poteri di autorità giudiziaria) sulle cosiddette “fake news” che si configura come una vera e propria Commissione di controllo e censura delle opinioni considerate dai politici filogovernativi non in linea con le verità stabilite dai sacerdoti del regime: intellettuali, politologi, scienziati, artisti, opinion leader, ecc.

Naturalmente chi abbaia contro l’irrazionalismo dei “negazionisti” e dei “complottisti” non ha nemmeno una vaga idea di quanto profondamente irrazionale, per non dire folle, sia la società che nega in radice una vita autenticamente umana e che complotta tutti i giorni contro gli individui, soprattutto  contro quelli che sopravvivono a stento nei piani bassi di un edificio sociale sempre più imputridito e appestato: altro che Coronavirus! Perché la crisi sociale che stiamo vivendo non ha niente a che fare con un virus, con la natura «che oggi ci presenta il conto», mentre ha moltissimo a che fare con la natura del capitalismo.

Per come la vedo io, il problema non è il “negacomplottista” che considera il Covid «una bufala pianificata a tavolino per dare un’ulteriore stretta alle libertà individuali», e che scende in strada senza bavaglio, pardon, senza mascherina per manifestare questa sua “bizzarra” posizione; ci sono più paradossi, più contraddizioni e più irrazionalità sistemica tra terra e cielo, non crede per principio alle “verità ufficiali” fabbricate da un non meglio specificato “sistema”. Il vero problema è piuttosto la gente che rendendosi conto di quanto rischiosa e “problematica” sia la vita che ci offre questa società, tuttavia non scende in strada (con o senza mascherina!) per manifestare la necessità e l’urgenza di sbarazzarsi di un’organizzazione sociale che, appunto, non smette di creare all’umanità problemi d’ogni tipo.

Forse ce la prendiamo tanto con il «comportamento irresponsabile» dei “negazionisti” per non guardare in faccia la nostra irresponsabilità sociale, la nostra impotenza, la nostra incapacità di immaginare un modo di vivere autenticamente umano, completamente diverso da quello a cui siamo avvezzi. Scriveva il grande Tolstoj: «Non ci sono condizioni alle quali un uomo non possa assuefarsi, specialmente se vede che tutti coloro che lo circondano vivono nello stesso modo» (Anna Karenina). Il problema è dunque il cerchio stregato dell’assuefazione, questo nostro essere gregge (per dirla con Forrest Gump, pecora è chi la pecora fa), non certo chi si prende la “pericolosa” e “irresponsabile” libertà di non rispettare le regole del distanziamento asociale. Forse è quella libertà che l’apologeta della mascherina come “segno di rispetto per gli altri” segretamente invidia. Forse.

dancing

Prima della cura

zombie

Dopo la cura.

Parker Crutchfield, professore associato di etica medica alla Western Michigan University, qualche giorno fa ha pubblicato su The conversation un singolare articolo. In sintesi, lo studioso vorrebbe iniettare nel sistema idrico americano un mix di sostanze psicoattive, che dovrebbero ammansire i bifolchi che rifiutano di indossare le mascherine» (La Verità). Se non puoi convincerli, puoi sedarli.

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