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Elezioni britanniche: qual è la lezione?

di Lorenzo Del Savio e Matteo Mameli

risultati elezioni uk 510Sulla base dei sondaggi pre-elettorali, molti avevano previsto un collasso del bipartitismo britannico. Ma i Conservatori sono riusciti all'ultimo a conquistare la maggioranza assoluta in parlamento, anche se si tratta di una maggioranza risicata. Questo risultato non smentisce quelli che parlano di una crisi del sistema politico britannico. Anzi. Le elezioni confermano che le dinamiche democratiche nel Regno Unito, come accade un po’ ovunque in Europa, stanno andando incontro a profonde e rapide trasformazioni, che potrebbero addirittura essere accelerate dalla vittoria dei Conservatori e, soprattutto, dalla catastrofica sconfitta dei Laburisti.

In parte, i Conservatori hanno vinto perché, con l'aiuto cruciale dell'impero mediatico di Murdoch, sono riusciti a spaventare e quindi a mobilitare il loro elettorato tradizionale. Nonostante molti di questi elettori abbiano dubbi sui tagli ai servizi pubblici portati avanti da Cameron e colleghi nell'ultima legislatura, il voto ai Conservatori l'hanno dato comunque, così da evitare la "minaccia" di un governo laburista. A dispetto del suo timido riformismo, Miliband, il leader Labour che si è ora dimesso, è stato dipinto durante la campagna elettorale come un pericoloso sovversivo, ed è passata l'idea che una probabile coalizione tra Labour e partito indipendentista scozzese (SNP) avrebbe potuto avere conseguenze disastrose, anche sul piano economico, per le classe media inglese. Le politiche di austerità degli ultimi cinque anni sono state inoltre falsamente presentate come la causa della ripresa economica (che rimane debole), mentre molti autorevoli analisti sostengono da tempo che l’austerità ha rallentato e soffocato la ripresa.

L'affluenza al voto è stata del 66%. I Conservatori hanno vinto con il 36,9% dei voti, poco più che nel 2010, e manderà a Westminster 331 parlamentari (ne servono 326 per la maggioranza). UKIP ha ottenuto quasi 4 milioni di voti (il 12,6% dei votanti) ma soltanto un parlamentare, mentre il partito indipendentista scozzese ha ottenuto quasi 1.5 milioni di voti (il 4.7% dei votanti) e ben 56 parlamentari. Queste sono gli effetti del sistema elettorale britannico. I dati mostrano come le varie forze minori abbiano eroso in maniera irreversibile il dominio di Labour e Tory – e il partito centrista dei LibDem, che sperava di far l’ago della bilancia, è stato abbandonato in massa dagli elettori. Sebbene il potere nei prossimi 5 anni sarà (abbastanza) saldamente in mano ai Conservatori, l'azione di disturbo delle nuove forze minori – fuori e dentro Westminster – avrà un impatto significativo. Le tensioni potrebbero esplodere in occasione del referendum per decidere sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Unione Europea, referendum che Cameron ha promesso per portar via voti a UKIP e per calmare gli euroscettici all’interno del suo stesso partito.

Ma il vero perdente delle elezioni è ovviamente il Labour. D’altronde, a cosa serve un partito che sostiene che il compito del centro-sinistra è quello di procedere sulla strada dei tagli, solamente in maniera meno violenta e più razionale dei Conservatori? A cosa serve un partito di centro-sinistra che cerca di rassicurare le ansietà generate dell'immigrazione in molti dei suoi tradizionali elettori scopiazzando le idee di UKIP? A cosa serve un partito che si propone come alternativa al partito di banche e multinazionali ma poi, per codardia e interesse, si riduce a difendere, invece che minacciarne, lo strapotere economico di queste stesse banche e multinazionali? A cosa serve un partito che dice di battersi per gli esclusi, per la partecipazione, ma poi snobba gli entusiasmi per la democrazia diretta di attivisti e di intere popolazioni (vedi il caso del referendum per l'indipendenza della Scozia, dove i Laburisti hanno sposato le tesi dei Conservatori)? A cosa serve un partito che si propone come alternativa ma che non riesce a elaborare alcun progetto politico che sia capace di dare speranza alla gente, a coloro che si trovano schiacciati dall'attuale sistema? A cosa serve? A nulla. Non serve a nulla.

Non sorprende che molti (ormai ex) elettori Labour abbiano votato per il partito indipendentista in Scozia e per UKIP in Inghilterra. Diversi commentatori cercheranno di liquidare questi partiti emergenti come aberrazioni populiste e nazionaliste, che siano di destra o di sinistra, esattamente come accade nel resto d’Europa. Ma è inutile e paternalista trattare queste scelte elettorali come una malattia da curare. Sono analisi che tradiscono insofferenza per la democrazia. Per lo meno, questi partiti si presentano con un'idea di cambiamento, per quanto vaga o (nel caso di UKIP) detestabile. Che piaccia o meno la loro proposta politica, sono comunque formazioni che hanno un senso. Il Labour invece non ha senso.

La socialdemocrazia, nelle sue varie versioni, è morta da decenni. È morta perché cambiamenti culturali, economici, demografici hanno stravolto le sue basi elettorali e ideologiche. Ed è morta a causa del lobbismo astuto e aggressivo dei potentati economici, i quali sono riusciti ad accalappiare i politici dei partiti ex-socialdemocratici, ovvero quei politici orfani di un’identità ma bramosi comunque di potere.

Blair ha rifondato la socialdemocrazia britannica su idee tatcheriane e filo-oligarchiche. Ma negli ultimi trent’anni ovunque in Europa, e non solo in Gran Bretagna, gli eredi della socialdemocrazia hanno inseguito il potere cercando di fare meglio dei loro avversari nella distruzione di quelle parziali e provvisorie conquiste a favore della gente ottenute nei decenni successivi al secondo dopoguerra. Conquiste ottenute anche grazie, almeno in parte, all'azione dei tradizionali partiti socialdemocratici.

Si veda cosa ha fatto la SPD in Germania, il Partito Socialista in Francia, lo PSOE in Spagna, il PASOK in Grecia, e non da ultimo il PD in Italia. Gli eredi della socialdemocrazia sono diventati pionieri e campioni della moderazione salariale, della liberalizzazione finanziaria, dell’austerità e della distruzione dello stato sociale. Si tratta di partiti che trovano successo alle urne fin tanto che riescono a convincere i loro elettori che non c’è alternativa a queste politiche, e che serve un partito di centro-sinistra per attuarle in maniera razionale e "umana".

C’è chi, come l’attivista Labour James Doran, ha parlato della pasokificazione del Labour, sostenendo che la sconfitta del partito di Miliband è simile a quella del PASOK greco. Le analogie tra i due casi ci sono. Ma più in generale va semplicemente detto che gli eredi dei partiti socialdemocratici non aiutano la lotta emancipatoria per la libertà e il benessere della gente. Nel migliore dei casi diventano politicamente irrilevanti. Nel peggiore dei casi si trasformano in efficienti forze del male. C'è solo da augurarsi che questi partiti si autodistruggano il più velocemente possibile. D'altronde, la continuità tra lobby dei potentati economici e coloro che guidano i partiti eredi della socialdemocrazia è radicata. E la sconsolata nostalgia di alcuni per la socialdemocrazia doc e per dinamiche di potere che non esistono più si rivela un ostacolo al rinnovamento.

Non sempre è semplice resistere alla nostalgia però. Anche per gli insospettabili. Russell Brand, il comico britannico anti-establishment, critico del sistema rappresentativo e del suo asservimento alle oligarchie finanziarie, ha spesso incitato i suoi milioni di followers a rifiutarsi di votare. Ma tre giorni prima delle elezioni, sorprendendo un po' tutti, ha spronato i suoi seguaci a votare Labour. Brand ha giustificato questo repentino cambio di rotta con l'argomento che, nonostante le sue perplessità sull'esangue proposta politica di Miliband e colleghi, la priorità del momento fosse quella di arginare lo scempio sociale fatto dal governo Cameron.

Insomma, anche il paladino della lotta anti-sistema è stato brevemente e ingenuamente sedotto dall'idea che l'eredita zombificata della socialdemocrazia potesse essere di qualche utilità. Ma anche lui, dopo aver visto i risultati elettorali, ha dovuto ammettere pubblicamente (e con grande imbarazzo!) l’errore commesso.

Non è possibile resuscitare gli zombie. Gli zombie vanno incoraggiati a ritrovare la propria tomba, così da poter finalmente riposare in pace, e lasciarci in pace.

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