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Le ombre della Clinton Foundation

di Girolamo Tripoli

fondazione clintonSono una delle più grandi dinastie degli Stati Uniti. I Clinton sono sulla scena politica statunitense dagli anni 70, prima con Bill e poi anche con Hillary. E forse è proprio questo che gli ha permesso di costruire una rete globale di donatori senza pari.

Ma facciamo un passo indietro. Bill e Hillary hanno fondato – nel 1997 – la Clinton Foundation, una fondazione diversa da qualsiasi altra nella storia. È un impero filantropico globale gestito da un ex presidente degli Stati Uniti, con l’obiettivo di risolvere molti dei problemi più difficili al mondo.

Avviata in modo modesto – e inizialmente focalizzata sulla biblioteca personale di Bill – è via via cresciuta in modo molto ambizioso. Attualmente conta oltre 2000 dipendenti. Più specificatamente, i fondi raccolti dalla fondazione vengono spesi direttamente sui programmi aperti dalla società e non vengono donati ad altre organizzazioni di beneficenza.

Lo stesso ex presidente in passato ha dichiarato al Washington Post: “La fondazione è una macchina geniale che può trasformare qualcosa di intangibile in qualcosa di tangibile: il denaro“.

Ecco, il denaro. Secondo un’inchiesta del Washington Post, i due coniugi per le loro campagne politiche e per le raccolte fondi sono riusciti a racimolare 3 miliardi di dollari negli ultimi 40 anni. Cioè da quando Bill ha iniziato le sue prime campagne elettorali negli anni ’70. Di questi, 2 miliardi sono finiti direttamente nelle casse della Clinton Foundation, mentre la restante parte (cioè 1 miliardo di dollari) è andata direttamente a finanziare le campagne elettorali dei due coniugi.

Ma chi sono i donatori? Già nel 2008, quando Hillary è stata nominata segretario di stato durante la prima amministrazione Obama, si è sollevò il problema. Una delle accuse che vennero rivolte alla Clinton fu che tra i donatori ci fossero governi stranieri. Governi che, donando ingenti somme di denaro, potevano influenzare la politica estera del nuovo Segretario di Stato statunitense. Quindi, dopo un polverone di polemiche, l’amministrazione Obama chiese la pubblicazione dei donatori.

E la fondazione diffuse un elenco composto da circa 200mila nomi. Tra questi, c’erano un membro della famiglia reale saudita – che ha donato alla fondazione milioni di dollari – un oligarca ucraino, il governo del Qatar e potenti uomini d’affari come il magnate dell’editoria Rupert Murdoch.

Le donazioni da parte di governi stranieri ad un candidato ad un qualsiasi ruolo pubblico sono illegali negli Stati Uniti (in seguito ad una sentenza della Corte Suprema) e sono di conseguenza malvisti dall’elettorato statunitense.

Oltre a quelli già citati, tra i principali donatori della fondazione che hanno donato più di 25 milioni di dollari, troviamo anche la “Bill & Melinda Gates Foundation” (di Bill Gates, fondatore di Microsoft).

Costruire questa rete immensa, eterogenea e soprattutto fedele, non è stato facile per i due coniugi. Bill Clinton ha usato il suo carisma per catturare nuovi sostenitori, Hillary ha applicato la sua caratteristica attenzione ai dettagli per inviare note scritte a mano per celebrare fidanzamenti tra i donatori e nuovi arrivati. Delle mosse semplici ma efficaci. Talmente efficaci che solo l’1% dei donatori ha donato il 21% delle sovvenzioni totali ricevute dalla Clinton Foundation.

Ma torniamo all’attualità. Già nella campagna elettorale per la nomination democratica il senatore del Vermont Bernie Sanders ha risollevato la questione. “Ho un problema quando un ex Segretario di Stato – ha detto – riceve nella propria fondazione milioni di dollari da governi stranieri”. E poi ancora “penso che questo possa essere considerato conflitto di interessi”, ha concluso.

Nel mirino non sono finiti solo i finanziamenti ottenuti nella fondazione, ma anche quelli ottenuti dai coniugi Clinton da banche e servizi finanziari per le loro campagne elettorali nel corso degli anni.

Il Washington Post sostiene che Hillary Clinton avrebbe incassato oltre 3.5 milioni di dollari per alcuni discorsi discorsi a pagamento organizzati da banche e società finanziarie. Tra le banche che hanno elargito un sostanzioso assegno (di circa 675 mila dollari) in seguito a tre interventi dell’ex Segretario di Stato, figura anche Goldman Sachs. E tra gli sponsor che hanno pagato per uno o più discorsi di Hillary troviamo anche la banca tedesca Deutsche Bank, che ha elargito circa 485mila dollari.

In più, le società di servizi finanziari e di Wall Street hanno donato in tutto circa 44 milioni di dollari per sostenere le varie campagne elettorali di Hillary Clinton. Tutto questo successo tra gli investitori di Wall Street, come riporta il quotidiano statunitense, mostra come Hillary continui a beneficiare delle relazioni che lei e suo marito sono riusciti a forgiare dagli anni ’70 ai giorni nostri.

Proprio in quegli anni Bill Clinton decise di intraprendere la carriera politica, altro punto forte della raccolta fondi del clan Clinton. Perché, oltre ai piccoli donatori, anche le società di Wall Street hanno donato per le campagne elettorali. Ma entriamo nel dettaglio e andiamo a quantificare queste somme di denaro. Nel 1992, per la prima corsa presidenziale di Bill Clinton, circa 11 milioni e 700mila dollari. Soldi più che raddoppiati quattro anni dopo: più di 28 milioni di dollari, in occasione della campagna per la rielezione nel 1996.

Quattro anni dopo (nel 2000) Hillary si candida al Senato per lo stato di New York e ottiene oltre 2 milioni di dollari. Sei anni dopo, nel 2006, sempre per la corsa al Senato, quei soldi triplicano e Hillary riesce a ottenere oltre 6 milioni di dollari.

Ma è nel 2008 che Hillary decide di fare il grande salto e di correre per le presidenziali. Lo scontro con Barack Obama per la nomination democratica è storica, perché chiunque di loro avesse vinto sarebbe stata una “prima volta”: il primo uomo di colore contro la prima donna. E la Clinton ottiene sovvenzioni per oltre 14 milioni di dollari. Soldi sprecati visto che quella nomination la ottenne Obama.

Facciamo un salto in avanti di 8 anni. Hillary ci riprova, stavolta ha davanti il socialista Bernie Sanders e, grazie soprattutto all’appoggio del partito, la Clinton vince la nomination democratica. Ora rimane solo da battere il candidato repubblicano Donald Trump per diventare la prima presidentessa degli Stati Uniti, una carica inseguita per anni. E, in occasione di queste ultime elezioni, gli ultimi dati pubblicati dal Washington Post si fermano al 30 settembre scorso: oltre 6 milioni di dollari. Cifra che, sicuramente, nel frattempo sarà aumentata. Senza dimenticare che Bill ha già annunciato le sue dimissioni da presidente della fondazione Clinton se Hillary dovesse ottenere la presidenza. La motivazione è evitare il conflitto di interessi.

Ma se Hillary dovesse vincere le elezioni presidenziali, verrà nuovamente sollevato il velo sulla Clinton Foundation o si cercherà di nascondere il problema?


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