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Stolten-Bilderberg

di Gaetano Colonna

cospi e1735721526184.jpgIl 2024 non poteva che concludersi con un evento che non è solo simbolico: la nomina di Jens Stoltenberg, non appena concluso lo scorso ottobre il suo mandato come Segretario generale della NATO, a nuovo co-presidente del Gruppo Bilderberg.

Certo non ci occupiamo di questo fatto per alimentare i vari complottismi, che troppo spesso svaniscono in un confuso bisbigliare.

Meglio approfondire con pazienza la storia, per capire che con il Gruppo Bildberg non siamo in presenza di un complotto, ma semplicemente davanti all’azione delle forze che hanno formato questo nostro tempo e che operano per conservare il loro potere.

 

Nasce il Bilderberg

Il Bilderberg Group fa la sua prima comparsa ufficiale nel maggio del 1954, come sodalizio fra autorevoli esponenti della classe dirigente che si è venuta formando sulle due sponde dell’Atlantico tra i vincitori delle due grandi guerre mondiali del secolo XX.

Il loro dichiarato intento è appunto quello di dare continuità a quelle fondamentali vittorie, rendendo indistruttibili i rapporti euro-atlantici, in vista del futuro. Un futuro che allora si manifestava con l’inizio della Guerra Fredda, con la diffusione dei movimenti comunisti anche nell’Europa occidentale, con lo scoppio della guerra di Corea, la formazione della NATO, l’annosa questione tedesca, che si risolveva portando la nuova Repubblica Federale di Germania sotto stretto controllo atlantico.

Tutto ciò fu allora lucidamente compreso dal singolare animatore del Bilderberg, Jozef Retinger: un polacco che aveva vissuto per mezzo secolo come uno dei principali protagonisti sotto traccia della storia europea.

Era convinto, fin dagli anni della prima Guerra mondiale, come aveva scritto in un breve saggio del 1916, che la Polonia, allora non esistente come Stato indipendente, «fosse destinata a difendere la civiltà latina contro il dilagare dello spirito teutonico e a proteggere la cultura occidentale contro l’invasione asiatica», ovviamente intendendo con questo ultimo termine riferirsi alla Russia.

Com’è noto, la Polonia venne ricostituita come Stato proprio grazie alla vittoria alleata nella Prima Guerra mondiale, entrando a far parte del “cordone sanitario” che la Francia di Georges Clemenceau aveva assolutamente voluto in Europa orientale, come barriera contro la diffusione del bolscevismo da est e contro l’avanzata tedesca da ovest.

Non c’è bisogno di sottolineare quanto la questione risulti ancora del tutto attuale.

 

L’eminenza grigia del Bilderberg

Trent’anni dopo, Retinger operava ancora attivamente per un’idea di unificazione europea dettata da quella sua originaria impostazione. Ne parlò infatti il 7 maggio del 1946, in un lucido intervento alla Chatham House, sede del prestigioso Royal Institute of Foreign Affairs, il centro studi britannico che sviluppa analisi geopolitiche e delle tendenze socio-economiche globali: ancora oggi tra i più accreditati think tank a livello mondiale, l’Istituto aveva avuto origine il 30 maggio 1919, nell’incontro organizzato da Lionel Curtis1 tra le delegazioni britannica e statunitense, che dovevano partecipare alla cosiddetta Conferenza di pace di Parigi – quando appunto il mondo euro-atlantico sotto egida anglosassone stava prendendo forma, a partire dall’iniquo trattato di Versailles del 28 giugno 1919.

Nonostante l’autorevolezza dell’intervento di Retinger, non si erano avuti i risultati sperati, in un contesto politico sempre più marcato dalla formazione di due blocchi ideologici contrapposti. Resosi conto che le organizzazioni internazionali che si erano formate, sia dopo la prima che dopo la seconda guerra mondiale, come la Società delle Nazioni, le Nazioni Unite, l’Unione Europea Occidentale, apparivano destinate al vaniloquio, Retinger, la cui storia è ancora tutta da scrivere, puntò a dar vita a un ristretto club di personaggi di alto profilo, il fior fiore appunto della classe dirigente euro-atlantica uscita vittoriosa dai due conflitti mondiali.

Così presentava l’iniziativa il principe Bernardo di Olanda, che fu l’ospite dello storico incontro:

«[Retinger] divenne l’apostolo e il campione, prima dell’Europa unita e poi di una forte Comunità atlantica. Fu in quest’ultimo contesto che ebbi modo di conoscerlo realmente. Poco dopo la Seconda guerra mondiale, quando tanti si illudevano che i Paesi totalitari e quelli liberi sarebbero riusciti a collaborare in uno spirito di buona volontà e persino di autentica amicizia, venne a farmi visita.

Aveva previsto che questa collaborazione non avrebbe potuto durare e che, per contrastare i pericoli della rottura che era destinata a verificarsi, sarebbe stato necessario raggiungere una stretta armonia tra le nazioni libere, e soprattutto tra l’Europa libera e gli Stati Uniti.

Era profondamente preoccupato per le divergenze, già visibili o imminenti, tra gli Stati Uniti e l’Europa su alcune importanti questioni. Riteneva di vitale interesse per il mondo libero appianare queste divergenze e riconciliare tutti coloro che appartengono naturalmente ad una stessa comunità.

Questo segnò l’inizio di quegli incontri tra eminenti personalità americane ed europee che in seguito sarebbero stati noti come Conferenze Bilderberg»2.

 

Democrazia oligarchica

Forte di relazioni a questo altissimo livello, operando quindi come una vera e propria “eminenza grigia”, («sapeva come lavorare tra le ombre e stare tra le ombre», dirà di lui l’ambasciatore italiano Pietro Quaroni), Retinger organizzò il nucleo originario del Gruppo Bilderberg, grazie alla vastissima rete di diretti contatti personali che aveva sviluppato, per vie che meritano sicuramente un approfondimento, nel corso di quarant’anni di attività in ambito politico, economico, militare, dell’intelligence e dei circoli culturali e religiosi fra le due sponde dell’Atlantico.

La riservatezza che da allora ha caratterizzato gli incontri del Bilderberg dipendeva dall’opinione chiaramente espressa dallo stesso Retinger:

«Nella nostra visione, lo sviluppo di relazioni fra America ed Europa non dovrebbe essere intrapreso attraverso qualche speciale pubblicità o propaganda, dal momento che è per noi di assai più ampia efficacia avere reciproca comprensione e buona volontà fra uomini che occupano le più alte posizioni nella vita di ogni Paese, piuttosto che cercare di influenzare direttamente l’uomo della strada».

Per la stessa ragione, la stampa è programmaticamente esclusa da queste riunioni. A ulteriore dimostrazioine di una impostazione tipica di molti esponenti delle democrazie cosiddette liberali, che in realtà ritengono che i popoli debbano essere “guidati” da chi dispone di una superiore conoscenza del mondo: quella cioè che solo il potere, a loro avviso, può garantire. Una concezione quindi tipicamente oligarchica della democrazia.

Per avere un’idea dei contenuti di questi incontri, è sufficiente riprendere quanto lo stesso Retinger scriveva in una sua relazione in merito ai temi trattati nei primi quattro incontri del Bilderberg (Olanda, 1954; Francia, 1955; Germania, 1955; Danimarca, 1956).

  • Orientamento rispetto al Comunismo ed all’Unione Sovietica.
  • Orientamento rispetto alle aree dipendenti ed ai popoli d’oltremare [vale a dire le colonie degli Stati europei].
  • Orientamento rispetto alle politiche ed ai problemi economici.
  • Orientamento in merito all’integrazione europea ed alla Comunità Europea di Difesa.
  • Infiltrazione comunista in diversi Paesi occidentali.
  • Popoli liberi:
    a) aspetti politici e ideologici;
    b) aspetti economici.
  • Articolo 2 del Trattato del Nord Atlantico3.
  • Aspetti politici e strategici dell’energia atomica.
  • Riunificazione della Germania.
  • Unità europea.
  • Aspetti industriali dell’energia atomica.
  • Problemi economici:
    a) commercio est-ovest.
    b) aspetti politici della convertibilità [monetaria].
    c) espansione del commercio estero.
  • Cause della crescita di blocchi anti-occidentali, specialmente all’interno delle Nazioni Unite.
  • Ruolo svolto dall’anti-colonialismo nelle relazioni tra Asiatici ed Occidentali.
  • Comune approccio del mondo occidentale verso la Cina e le nazioni emergenti dell’Asia meridionale e orientale.
  • Campagna comunista di sovversione politica o controllo dei nuovi Paesi emancipati dell’Asia.
  • Come l’Occidente può meglio rispondere alle esigenze dell’Asia in campo tecnico ed economico.

Come si vede, tutti argomenti di massima importanza nell’epoca della nascente Guerra Fredda, della formazione della NATO, della decolonizzazione e della rinascita dell’Asia, dello sviluppo del nucleare, delle relazioni economiche mondializzate. Tutti temi che, forse a eccezione del tramontato comunismo internazionale, restano ancora di grande attualità.

 

Tutti gli uomini dell’Occidente

Sulla base di questa visione élitista, entrarono a far parte del primo nucleo del Bilberberg esponenti del mondo dell’intelligence, come il gen. Sir Colin Gubbins, direttore dello Special Operations Executive (SOE) britannico nella seconda guerra mondiale, amico personale di Retinger; lo statunitense Charles Douglas Jackson, esperto di psychological warfare durante la guerra, poi assistente speciale del presidente Usa Dwight Eisenhower nello stesso ambito; esponenti di vertice della politica del capitalismo americano come David Rockefeller, fra l’altro presidente onorario del Council of Foreign Relations, poi fondatore della Trilateral Commission; il britannico Sir Harry Pilkington, presidente della Federation of British Industries; banchieri come il belga Pierre Bonvoisin presidente della Banque de la Societé Generale de Belgique; diplomatici, come lo statunitense John Foster Dulles, all’epoca Segretario di Stato Usa, Dean Rusk, poi divenuto anch’egli Segretario di Stato Usa con Kennedy, George C. McGhee, all’epoca al Dipartimento di Stato americano, poi dirigente della Mobil Oil; come J.D. Zellerbach, coordinatore degli aiuti del Piano Marshall e futuro ambasciatore Usa in Italia.

Tra i partecipanti italiani dell’epoca, troviamo il segretario particolare di Alcide De Gasperi, Paolo Canali; il democristiano Amintore Fanfani; il leader liberale Giovanni Malagodi; il deputato monarchico Raffaele Cafiero, consigliere dell’armatore Achille Lauro; Vittorio Valletta, amministratore delegato della Fiat; Alberto Pirelli, industriale dell’omonima azienda; il già ricordato Piero Quaroni, diplomatico italiano di lungo corso.

La lista, in gran parte consultabile sul web, dei partecipanti alle attività del Gruppo Bilderberg, si è via via allungata e allargata negli anni. Non vi è praticamente personaggio ai massimi livelli della classe dirigente occidentale che non sia stato prima o poi cooptato nel prestigioso sodalizio.

Così è stato dunque anche per Jens Stoltenberg, cooptato nel Bilderberg nel 2002, e oggi giunto al vertice del sodalizio. 

Il rapporto fra il gruppo Bilderberg e la NATO non è ovviamente un fatto sorprendente, viste le premesse ideologiche euro-atlantiche fin dai suoi inizi. La NATO è stata quindi sempre autorevolmente rappresentata fra gli uomini che hanno frequentato e attivamente partecipato alle iniziative del gruppo.

Sappiamo ad esempio che Jens Stoltenberg è stato preceduto da un altro segretario della NATO, nel periodo fra il 1984 e il 1988, anni decisivi per i rapporti fra il mondo occidentale e una Unione Sovietica già in gravissima crisi, alla vigilia del crollo del blocco comunista orientale.

 

NATO e Bilderberg

Parliamo del britannico Peter Carington, sesto barone Carrington, anch’egli divenuto, subito dopo la conclusione del suo mandato come segretario NATO, presidente del gruppo Bilderberg dal 1990-1998, vale a dire nella decisiva fase, immediatamente successiva alla dissoluzione del comunismo europeo e della stessa Unione Sovietica, in cui era necessario riorganizzare lo spazio europeo. Sono gli anni nei quali da più parti si era invocata lo scioglimento della NATO, ora che la minaccia sovietica, rappresentata dal Patto di Varsavia, si era completamente dissolta.

Sono stati invece gli anni nei quali si è attribuito alla NATO un nuovo, più ampio ruolo, come organizzazione militare completamente integrata nelle strategie di conservazione dello One World, teorizzato dagli strateghi della supremazia anglosassone sotto il nome di “ordine internazionale basato su regole” – regole ovviamente da essi stessi definite. Sono gli anni degli interventi NATO nella ex-Jugoslavia e poi anche fuori dal continente europeo.

Ecco allora George Islay MacNeill Robertson, poi Lord Islay, ministro della Difesa del Regno Unito nel 1997-1998, anch’egli già inserito nel Bilderberg, diventare Segretario generale della NATO il 14 ottobre 1999, per restarvi fino al 17 dicembre del 2003: sono gli anni dell’impegno NATO cosiddetto fuori area, in Afghanistan, in Iraq. Gli anni in cui ha anche inizio in Europa il progressivo ampliamento verso est dell’Alleanza Atlantica. A dimostrare la continuità fra le varie istituzioni internazionali atlantiche, lord Islay sarà poi anche presidente di Chatham House (ricordate? ne abbiamo parlato nella prima parte) fino al 2011.

 

Una svolta bellicista

Tornando a Stoltenberg, è ovvio rilevare che il periodo in cui egli si è trovato al vertice dell’organizzazione militare del Patto Atlantico, dal 2014 al 2024, è stato caratterizzato proprio dal completamento del processo sviluppatosi nell’ultimo decennio del XX secolo e nei primi anni del nuovo millennio. Esito del tutto scontato di questo sviluppo è stato infatti proprio l’aggravarsi dell’ostilità fra Russia e Ucraina, fino a giungere al conflitto aperto.

Non vi è dubbio che le ripetute dichiarazioni, secondo le quali l’Alleanza Atlantica avrebbe prima o poi dovuto ricomprendere anche l’Ucraina, sono state, in ultima analisi, il fattore scatenante dell’“operazione speciale” decisa da Putin nel febbraio 2022 – operazione che oggi il presidente russo si rimprovera solo di non avere intrapreso prima!

A essa la NATO, come sappiamo, ha risposto con l’inglobamento di Svezia e Finlandia – a completare la linea di pressione su tutta la frontiera occidentale della Federazione Russa.

La continuità di questa strategia da lord Carrington, a lord Islay, a Stoltenberg appare quindi piuttosto lineare, iscritta nella visione geopolitica da sempre caratterizzante il Bilderberg group, secondo cui la Russia è un elemento estraneo e pericoloso per l’Occidente, almeno fin quando non avrà accettato l’egemonia del mondo atlantico.

Stoltenberg è stato uno dei principali protagonisti di questa svolta bellicista, assumendosi infatti pubblicamente il merito di quello che ha descritto come «il più grande rafforzamento della nostra difesa collettiva in una generazione».

 

Il grande business della “difesa”

Non per nulla, dal 2014, anno in cui Stoltenberg ha iniziato a guidare la NATO, al 2022, l’aumento della spesa militare aggregata dei Paesi UE e NATO è stata del 30%, quasi quattro volte quello della Russia, raggiungendo i 346 miliardi di dollari. «La spesa per la difesa è su una traiettoria ascendente in tutta l’alleanza», ha dichiarato giustamente Stoltenberg.

D’altra parte molti dei 31 membri del comitato direttivo del Bilderberg ricoprono ruoli di rilievo anche nell’industria della difesa. Il miliardario ex capo di Google, Eric Schmidt, che ha presieduto la recente Commissione di sicurezza nazionale sull’Intelligenza Artificiale del gruppo, è ora impegnato a lanciare una società di droni kamikaze destinata al redditizio mercato ucraino. Un altro componente del Bilderberg, il ricchissimo industriale svedese Marcus Wallenberg, ha visto crescere gli ordini dell’azienda di cui è presidente, la svedese Saab, operante da decenni nel settore militare, del 71% nei primi nove mesi del 2024, in gran parte a causa della guerra con la Russia. Un luminare della tecnologia e recente sostenitore di Donald Trump, Peter Thiel, ha fondato la società di robotica Anduril ed il gigante della sorveglianza e dell’intelligenza artificiale, Palantir, che annovera clienti quali la CIA e l‘FBI: Alex Karp, amministratore delegato di Palantir, è stato eletto nel consiglio del Bilderberg qualche anno fa.

Karp, afferma che la sua azienda è «responsabile della maggior parte degli attacchi dell’Ucraina», ed ha poi dichiarato poco tempo fa al New York Times che gli Stati Uniti “molto probabilmente” presto combatteranno una guerra su tre fronti con Cina, Russia e Iran.

 

Bilderberg 2024, Madrid

Le riservate conferenze del Bilderberg, sono quindi uno dei luoghi del potere contemporaneo in cui si coniugano prospettive e strategie di valenza economico-finanziaria, tecnico-scientifica e politico militare.

Basta scorrere i temi dell’ultimo incontro del Bilderberg, tenutosi a Madrid dal 30 maggio al 2 giugno 2024, nel confortevole Eurostars Suites Mirasierra hotel: sviluppi e sicurezza dell’Intelligenza Artificiale; volti mutevoli della biologia; il clima; il futuro della guerra; paesaggio geopolitico; sfide economiche dell’Europa e degli Stati Uniti; panorama politico degli Stati Uniti; l’Ucraina e il mondo; Medio Oriente, Cina, Russia.

Anche a questo vertice era presente Stoltenberg, ma con lui anche il primo ministro dei Paesi Bassi Mark Rutte, designato come suo successore al vertice della NATO. Insieme a loro nella sala conferenze c’erano un gruppo di alti funzionari del Pentagono e il secondo leader militare più anziano della NATO, il generale americano Chris Cavoli, SACEUR, ovvero il Comandante supremo delle forze militari alleate in Europa. Era la seconda volta di Cavoli a questi incontri, anche se non è certo il primo Saceur a partecipare ai colloqui nei settant’anni di storia del Bilderberg.

 

Little Bilderberg Italy

Per comprendere come tuttavia l’aspetto della strategia militare è solo uno dei punti di forza del gruppo Bilderberg, può essere utile dare un rapido giro d’orizzonte alle presenze italiane, a dimostrazione della capacità di assorbimento di nuovi profili da parte di questa élite euro-atlantica.

Vi troviamo infatti intanto gli immarcescibili Mario Monti e Lilly Gruber accanto all’ormai definitivamente europeizzato Paolo Gentiloni.

Ma anche personaggi di rilievo del mondo economico-finanziario come Lorenzo Bini Smaghi, aristocratico fiorentino, illustre economista, presidente del consiglio di amministrazione della banca d’affari francese Société Générale dal 2015. In precedenza capo della Divisione Analisi e Pianificazione dell’Istituto monetario europeo di Francoforte (1988), capo dell’Ufficio cambi e commercio internazionale del Servizio Studi della Banca d’Italia (1988-1994), direttore generale alla Direzione rapporti finanziari internazionali del Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano (1998-2005), membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea (2005-2011), membro anche della Fondazione Italia-Usa.

Giuliano Da Empoli, dal 2023 componente del Comitato Direttivo del Gruppo Bilderberg, scrittore, pubblicista, docente di scienze politiche a Parigi: dal 2009 al 2012 è stato assessore alla Cultura del Comune di Firenze, nella giunta guidata da Matteo Renzi; dal 2012 al 2016 presidente del prestigiosissimo Gabinetto Vieusseux di Firenze; dal 2014 membro (anche lui!) della Fondazione Italia USA. Operando a cavallo fra Italia e Francia, nel 2016 ha fondato il think tank Volta, laboratorio di idee, auto-definitosi “progressista”, attivo in Italia e in Europa.

Troviamo anche un altro italiano, Michele Della Vigna, capo ricercatore del Natural Resources Research di Goldman Sachs, che nel 2018 profeticamente dichiarava a CNBC:

«La transizione a basse emissioni di carbonio avverrà attraverso prezzi del petrolio più alti, non più bassi». Goldman Sachs si aspettava quindi già allora una carenza di petrolio, non dovuta alle guerre in arrivo, ma causata dal fatto che «Negli anni 2020 – affermava ancora Della Vigna – avremo una chiara carenza fisica di petrolio, perché nessuno vorrà investire di più nella produzione futura di petrolio».

Della Vigna osservava, sempre profeticamente, che nel passaggio alle energie rinnovabili avremmo avuto una fase intermedia di battaglia per l’acquisizione di quote di mercato maggiori di energia basata sul gas, con i relativi elevati costi per le infrastrutture. In sostanza, la cosiddetta transizione verde verrà pagata dai consumatori e non dai monopoli del petrolio che da decenni accumulano lauti guadagni infischiandosene degli effetti ambientali.

Sempre partendo dal vivaio Goldman Sachs, troviamo, anch’egli nel direttivo di Bilderberg, Marco Alverà, italiano con cittadinanza statunitense, nel 2002 direttore della corporate strategy di ENEL; poi (2004) direttore finanziario di Wind Telecom; dal 2005 in ENI, dove ricopre importanti incarichi: amministratore delegato di Eni Trading & Shipping, direttore della divisione Midstream e infine Chief Retail Market Gas & Power Officer. Dal 2016 al 2022 è quindi amministratore delegato di Snam. Insomma, un altro italiano-americano che si occupa di strategie multinazionali nel settore energetico.

Si evidenzia così un’altra funzione strategica del Bilderberg, come di altri riservati gruppi d’influenza a guida anglosassone: la coltivazione, la formazione, la crescita di una classe dirigente mondializzata, educata alla visione culturale, socio-economica, politica dell’Occidente euro-atlantico.

Non servono complotti, quando per decenni si formano selezionati uomini di obbedienza atlantica, via via posizionati in ruoli eminenti, per le loro capacità e la loro indiscussa fedeltà al credo del liberismo capitalista e dell’interventismo atlantico: come si vede, trasversalmente ai partiti, che dunque non rappresentano più alcun contenuto ideale.

Poco importa se questa ristretta élite dispone di un potere non controllato né controllabile dalla sovranità popolare: basta la periodica finzione elettorale per presentare al mondo questa ristretta oligarchia del denaro, della potenza militare e della cultura tecno-scientista come presidio e garanzia della democrazia e della cosiddetta civiltà occidentale nel mondo globalizzato. 

Negli stessi giorni in cui Jens Stoltenberg ascendeva alla presidenza del Gruppo Bilderberg, apprendevamo dal sito web della Munich Security Conference (MSC), che lo stesso Sosterrebbero sarà, dal prossimo febbraio 2025, anche presidente di questo altro think-tank internazionale, che si occupa, come si deduce facilmente dalla sua denominazione, di sicurezza, in particolare in ambito europeo.

«Jens Stoltenberg – così riporta il sito web di MSC – ha servito per dieci anni, dal 2014 al 2024, come Segretario Generale della NATO, è stato inviato speciale delle Nazioni Unite per il Cambiamento Climatico, e per oltre due decenni in posizioni di grande rilievo nel governo norvegese, compresi dieci anni come primo ministro, come segretario di Stato per l’Ambiente, e come ministro per l’Energia, l’Economia e le Finanze. Stoltenberg è un diplomatico stimato a livello globale, un punto di riferimento in molte questioni chiave della sicurezza ed uno dei pochi europei che ha ricevuto la American Medal of Freedom».

Stoltenberg ha risposto a questa presentazione del suo pedigree, con le parole, citate sempre da MSC:

«Ho dedicato la mia intera vita politica al mantenimento della pace. È per me un grande onore servire come presidente della Munich Security Conference e di contribuire alla sua missione di “pace attraverso il dialogo”. Poche piattaforme internazionali sono altrettanto importanti di MSC nel promuovere la prevenzione dei conflitti, il dialogo e la cooperazione internazionale».

A tale proposito, sarà il caso di ricordare l’intervento del presidente ucraino alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco nel febbraio 2022, in cui Zelensky minacciò di abrogare gli accordi sulla denuclearizzazione dell’Ucraina – una dichiarazione esplosiva che, secondo quanto scrivemmo a suo tempo, non è stata estranea alla decisione di Putin di dare il via all’operazione speciale, il cui principale obiettivo, a nostro avviso, era proprio il rovesciamento del premier ucraino, e l’insediamento di un governo non ostile alla Russia.

Stoltenberg, per proseguire la sua missione di “pace attraverso il dialogo”, entrerà quindi in carica in occasione della 61a edizione della MSC, che si terrà dal 14 al 16 febbraio 2025.

 

Le origini della MSC

MSC venne stata fondata nel 1963, con il nome di Wehrkundetagung (“incontri di scienza militare”), da una figura di spicco dell’aristocrazia tedesca anti-nazista: Ewald-Heinrich von Kleist-Schmenzin (1922-2013), figlio di Ewald von Kleist-Schmenzin (1890-1945), il quale ultimo, avvocato e determinato oppositore del nazionalsocialismo, nel 1938 si era recato nel Regno Unito come emissario segreto dell’ammiraglio Wilhelm Canaris e del generale Ludwig Beck, allo scopo di ottenere il sostegno del governo britannico a un possibile rovesciamento di Hitler, sostegno che gli venne tuttavia negato.

Von Kleist figlio, divenuto ufficiale della Wehrmacht durante la guerra, a 22 anni era il più giovane tra i congiurati che nel 1944 tentarono l’eliminazione fisica di Hitler: ispirato dal padre, dapprima, nel gennaio 1944, si era reso disponibile a farsi esplodere mentre mostrava delle nuove uniformi al dittatore, tentativo senza esito. Poi, fece parte del gruppo di militari che a Berlino, il 20 luglio del 1944, avrebbero dovuto prendere il potere con un colpo di stato, se l’attentato dinamitardo portato a termine da von Stauffenberg nella Tana del Lupo, il comando supremo presso Rastenburg, sul fronte orientale, fosse riuscito a eliminare Adolf Hitler, che invece vi sopravvisse.

Dopo il fallimento, poiché il ruolo di von Kleist junior non era stato sufficientemente dimostrato, il procedimento contro di lui nel dicembre 1944 fu archiviato per mancanza di prove. Dapprima recluso nel campo di concentramento di Ravensbrück, von Kleist fu poi mandato al fronte, dove rimase fino alla fine della seconda guerra mondiale.

Divenuto editore di successo in Germania occidentale nel dopoguerra, diede vita a quella che sarebbe poi divenuta la MSC, anche in questo caso con le caratteristiche di un circolo esclusivo, alla cui prima riunione del 1963 presero parte solo una sessantina di partecipanti, tra i quali, per avere un’idea del loro livello, il cancelliere tedesco Helmut Schmidt e il segretario di Stato Usa, Henry Kissinger. Obiettivo era quello di «rendere consapevoli i leader politici, gli opinionisti e i commentatori del paese delle “idee, conoscenze e teorie alla base dei progetti (politici) e delle decisioni americane” prima che esse diventino politica della NATO.» ((Hughes, P. C. & Sandwith, T. M., “Ewald-Heinrich von Kleist: the man behind Wehrkunde”, in W. Ischinger, T. Bunde, A. Lein-Struck & A. Oroz (cur.), Towards Mutual Security: Fifty Years of Munich Security Conference, Vandenhoeck & Ruprecht, 2014, p. 53).

 

MSC e Germania “atlantica”

Von Kleist è rimasto alla guida del MSC fino al 1997; il suo successore, dal 1999 al 2008, è stato il politico e dirigente d’azienda Horst Teltschik, appartenente alla CDU tedesca.

Durante il cancellierato di Helmut Kohl, negli anni Ottanta, Teltschik è stato capo del dipartimento “Relazioni estere e interne, politica di sviluppo, sicurezza esterna” presso la Cancelleria federale a Bonn, quindi (1983) vicecapo della Cancelleria federale, presieduta da Waldemar Schockenberger (CDU) e successivamente da Wolfgang Schäuble (CDU) e Rudolf Seiters (CDU). Nel 1989/90 è stato rappresentante speciale per i negoziati con la Polonia, prendendo parte ai negoziati fra Germania Ovest e Germania Est durante il periodo della riunificazione tedesca.

Rilevante anche il suo ruolo nel mondo della grande industria tedesca: dal 1993 al 2000 membro del consiglio del BMW Group per la neonata divisione “Economia e Politica”; dal 2000 al 2003 è stato rappresentante del consiglio per l’Europa centrale e orientale, l’Asia e il Medio Oriente della stessa azienda automobilistica. Dal 1993 alla fine del 2003 è stato presidente della Fondazione BMW Herbert Quandt, a Monaco. Dal 2003 è stato presidente della statunitense Boeing Germany nonché vicepresidente di Boeing International.

Questa presenza in Boeing pose, nel marzo 2003, il problema di un possibile conflitto d’interessi col suo ruolo direttivo nella MSC, che Teltschik ha risolto la questione affermando che «La quota militare dell’azienda statunitense è solo del 20% circa»: la questione è finita lì.

Non meno “atlantico” del suo predecessore, il curriculum di Wolfgang Friedrich Ischinger, che ha diretto l’MSC dal 2008 al 2022: ambasciatore della Germania negli Usa dal 1998 al 2002, vice-ministro degli esteri, poi ambasciatore a Londra dal 2006 al 2008, ha ricoperto anche lui ruoli importanti nel mondo degli affari, in questo caso della finanza internazionale come responsabile delle relazioni politiche di Allianz SE, dal marzo 2008 a dicembre 2013, ed è tuttora componente del consiglio di sorveglianza di Allianz Deutschland AG, nonché del consiglio di amministrazione di Investcorp (Usa/UK).

Dopo aver passato la mano all’attuale presidente di MSC, Christoph Heusgen, Ischinger è divenuto presidente della Fondazione MSC, l’organismo che detiene il controllo, anche finanziario, di MSC, la cui vice-presidente è Helga Maria Schmid, ex-segretaria generale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).

Nel corso della sua presidenza, MSC, in collaborazione con la Nuclear Threat Initiative di Ted Turner, organizzò nel marzo 2021 l’assai discussa Monkeypox Tabletop Exercise. Si trattava della terza esercitazione di questo tipo, dopo quelle analoghe svolte, sempre da MSC e NTI, nel 2019 e nel 2020, che simulava come il mondo avrebbe reagito a un’epidemia di vaiolo delle scimmie l’anno successivo. L’esercitazione è stata realizzata in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Fondazione Bill e Melinda Gates, e i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi e cinesi, insieme ad altre organizzazioni.

Christoph Heusgen, infine, il diplomatico che lascerà il posto a Stoltenberg alla testa di MSC, è stato sottosegretario per la politica estera e la sicurezza presso la Cancelleria tedesca dal 2005, vale a dire il principale consigliere per la politica estera e la sicurezza di Angela Merkel. Il suo mandato, durato fino al 2016, è stato il più duraturo in questo ruolo, negli anni della grande trasformazione del quadro generale europeo.

Nel novembre 2016 Heusgen è succeduto ad Harald Braun come rappresentante permanente della Germania presso le Nazioni Unite, guidando la campagna della Germania per l’elezione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel 2018. In seguito è stato presidente dello stesso Consiglio di sicurezza nell’aprile 2019, incarico che ha ancora ricoperto nel luglio 2020, quando la Germania ne ha assunto nuovamente la presidenza.

In relazione al conflitto fra Russia e Ucraina, Heusgen è stato uno dei sostenitori della consegna di carri armati tedeschi Leopard all’Ucraina, alla fine del 2022. Dal 2022 è anche membro del Comitato consultivo internazionale della multinazionale Bosch.

Non sorprende, in questo contesto, e quindi nemmeno nel caso della nuova nomina di Stoltenberg alla guida di MSC, l’abituale frequentazione dei presidenti di MSC ai convegni del Bilderberg: Horst Teltschik ha preso parte agli incontri del Bilderberg del 1982, del 1984, del 1988 e del 1990; Wolfgang Friedrich Ischinger è stato anch’egli un abituale frequentatore delle riunioni del Bilderberg Group, avendo partecipato a quelle del 1998, del 2002, del 2008, del 2012, del 2015, del 2017, del 2018.

 

Rafforzare l’Atlantismo

Abbiamo voluto entrare così in dettaglio nella storia di MSC, contando sulla pazienza del lettore, perché in questo modo comprendiamo meglio come si siano andate formando nel secondo dopoguerra in Europa, in questo caso in Germania, paese chiave per le relazioni euro-atlantiche e per la NATO, le classi dirigenti filo-occidentali, al tempo stesso rilevando come le radici di questa formazione affondino ancora nelle drammatiche vicende della Seconda guerra mondiale.

Comprendiamo anche meglio come mai la Germania abbia operato, in particolare nell’ultimo decennio, scelte che possono sembrare in pieno contrasto con i suoi primari interessi, ad esempio economici, di mantenere cioè accettabili relazioni con la Russia e la Cina. Evidentemente è prevalsa, nelle scelte di fondo, l’influenza di uomini, come quelli di cui abbiamo appena tratteggiato i profili biografici, che hanno compiuto una netta scelta filo-occidentale, integrandosi completamente con gli orientamenti strategici della classe dirigente globale di formazione anglo-sassone, costruita attraverso la cooptazione di personaggi in ruoli chiave nelle istituzioni elitarie euro-atlantiche come il Gruppo Bilderberg e la Munich Security Conference.

Comprendiamo anche perché Stoltenberg, dopo la sua lunga esperienza alla guida della NATO, divenga oggi in modo del tutto esplicito la persona di raccordo fra le due istituzioni, nel momento in cui l’arrivo di Donald Trump alla presidenza Usa, la possibilità che l’Ucraina non riesca a vincere la guerra, le intemperanze all’interno dell’Unione Europea da parte di Paesi come Ungheria e Slovacchia non ostili a Mosca, l’avanzata elettorale di forze di non del tutto certo allineamento filo-atlantico in Germania e Austria, richiedono la difesa e anzi il rafforzamento della linea politica perseguita per decenni: non per nulla, uno dei primissimi incontri internazionali di Trump subito dopo la sua elezione, ancora prima di entrare in carica come presidente, è stato con Mark Rutte, il neo-nominato segretario NATO.

 

Una visione superata

«Monaco – ha scritto Ischinger nella pubblicazione celebrativa dei 50 anni della MSC – non perderà di vista i suoi temi centrali appartenenti alla tradizionale sicurezza in senso stretto (hard security). Continueremo a discutere di argomenti tradizionali come le crisi regionali, la corsa agli armamenti, la proliferazione nucleare, lo scopo e il ruolo della NATO, la condivisione degli oneri transatlantici o le capacità militari europee. Tuttavia, l’attuale politica della sicurezza non si limita a contare i missili e a discutere di dottrine militari. Quando la crisi finanziaria ha colpito le nostre economie, ho accolto i partecipanti alla conferenza dicendo che nella sessione di apertura avremmo dovuto discutere “di banche, non di carri armati” (banks no tanks).

Abbiamo anche invitato specialisti che informano il pubblico su questioni come la sicurezza informatica, l’energia o le sfide ambientali che riguardano la nostra sicurezza reciproca. Inoltre, insieme alla Fondazione Körber, abbiamo avviato il programma Munich Young Leaders, che ogni anno porta a Monaco un gruppo di giovani esperti e professionisti».

Come si vede, anche MSC, come Bilderberg come la NATO, vuole presentarsi al mondo globalizzato come un luogo esclusivo di elaborazione delle politiche ambientali, tecnologiche, militari, energetiche, finanziarie, arrivando fino alla formazione delle future generazioni di continuatori della politica transatlantica.

Possiamo quindi dire che questi istituzioni globali espressione del mondo atlantico aspirano al ruolo un tempo attribuito agli Stati e ai loro governi. Queste élite globali svuotano quindi la sovranità dei popoli di ogni suo significato e potere.

Queste oligarchie euro-atlantiche, con la loro convinzione aristocratica di essere guide dei popoli cosiddetti liberi, la loro difesa di un pensiero unico, la loro indifferenza agli interessi reali delle persone che vivono del loro lavoro, la strumentalizzazione delle democrazie partitocratiche, è l’espressione più evidente di un modo superato di concepire la società umana – questo è il loro limite in prospettiva.

La complessità del mondo contemporaneo, la dimensione planetaria dei problemi da risolvere, l’inevitabile interconnessione dei popoli e delle loro esigenze, richiederebbero la crescita della coscienza individuale e collettiva, non la delega a una ristretta oligarchia; la partecipazione consapevole alla vita sociale non dovrebbe più limitarsi alle passive espressioni elettoralistiche: dovrebbe realizzarsi attraverso organismi dotati di autonomia in ambito culturale, economico, politico – se davvero si volesse sostituire, al perseguimento dei grandi interessi finanziari e tecnocratici sviluppato nel segreto di circoli esclusivi, la ricerca della equità, della dignità del lavoro, della libera spiritualità, della solidarietà economica.

In sostanza, alla radice della incapacità di risolvere i problemi attuali, in primo luogo quello della pace, troviamo proprio questa antica e superata visione del potere: mai come oggi, invece di restare nelle mani di pochi, il potere dovrebbe capillarmente diffondersi fra tutti i cittadini, ai quali dovremmo richiedere in cambio la fatica di raggiungere una piena coscienza di quanto accade, di esercitare il senso di responsabilità in ogni quotidiano agire, di coltivare le proprie identità individuali e collettive, per salvaguardare la libertà di tutti e di ciascuno.


Note
  1. Lionel Curtis (1872-1955) è un altro dei protagonisti sotto traccia della storia del XX secolo, quale esponente della Round Table e appartenente quindi al cosiddetto Milner’s Kindergarten, il gruppo di influenti seguaci delle teorie imperialiste e suprematiste dell’inglese Lord Milner, il cui ruolo nella formazione dell’élite dirigente mondiale anglosassone è stato fondamentale. []
  2. J. Retinger, Memoirs of an Eminence Grise, a cura di John Pomian [che era il segretario personale di Retinger], Sussex University Press, Londra, 1972, p. ix []
  3. L’art. 2 recita: Le parti contribuiranno allo sviluppo di relazioni internazionali pacifiche e amichevoli, rafforzando le loro libere istituzioni, favorendo una migliore comprensione dei principi su cui queste istituzioni sono fondate, e promuovendo condizioni di stabilità e di benessere. Esse si sforzeranno di eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali e incoraggeranno la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte. []
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