Attacco NATO alla Russia: rischio guerra e le illusioni del progressismo
di Enrico Grazzini
L’Ucraina e la strategia americana per debilitare la Russia
L’Ucraina è sempre stata considerata come la leva principale per la disgregazione russa. Già negli anni novanta Zbigniew Brzezinski, nel suo libro più famoso, The Great Chessboard (La grande scacchiera1), auspicava l’allargamento della Nato a est, e in particolare all’Ucraina che era fondamentale per ridurre la Russia a potenza asiatica, non più europea. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Carter scriveva che la Russia senza l’Ucraina sarebbe stata una potenza castrata, non più una grande potenza euroasiatica ma solo una potenza regionale asiatica. L’Ucraina doveva diventare il bottino principale della Guerra Fredda vinta dagli USA. Questa strategia d’attacco si svolgeva proprio mentre la Russia postsovietica di Boris Yeltsin – come poi fece anche Vladimir Putin – cercava disperatamente l’alleanza alla pari con l’Occidente e stringeva addirittura una partnership con la Nato. Ma, come sappiamo, la Russia fu stupidamente respinta dall’Occidente. Fu l’amministrazione democratica Clinton a decidere di espandere la Nato a est e di inglobare i Paesi del Patto di Varsavia, suscitando la reazione ovviamente negativa dei governi russi e alimentando la reazione antioccidentale dei nazionalisti russi. Nello stesso tempo la Nato spinse anche l’Unione Europea ad accettare i paesi dell’est – Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cecoslovacchia – come suoi membri a pieno titolo: ma questi paesi sono fortemente nazionalisti, privi di una radicata esperienza democratica e, per motivi storici, duramente anti-russi. Con l’allargamento a est l’Unione Europea perse qualsiasi connotazione democratica e ideale e divenne un’associazione divisa e impotente sul piano strategico. La Nato diventò così egemone sulla politica estera e militare europea, e sulle grandi strategie europee. Tuttavia, fino ai moti di EuroMaidan e alla cacciata del presidente filorusso Viktor Janukovyč, la Russia rimase comunque in buoni rapporti sia con la Nato che con l’UE. Ma con la sovversione di Janukovyč operata da Washington la guerra era sostanzialmente inevitabile.
L’America tramava in Ucraina senza neppure preoccuparsi troppo di coinvolgere nelle loro attività i governi europei, né tanto meno la UE. L’Europa è stata tagliata fuori. “Fuck the Eu”, letteralmente “l’Unione europea si fotta“, è la frase sfuggita nel febbraio del 2014 al massimo responsabile americano per le relazioni europee, la segretaria di Stato aggiunto Victoria Nuland, al tempo della presidenza Obama. Dopo il colpo di Stato contro un presidente regolarmente eletto – ma questo Sciuto non lo ricorda, perché? – i governi ucraini decisero di abbandonare la tradizionale politica di neutralità militare e di chiedere l’adesione alla Nato.
L’Ucraina non avrebbe dovuto abbandonare la sua politica di neutralità militare
E’ fuori di dubbio che la questione ucraina abbia per la Russia un’importanza eccezionale dal momento che la storia e la cultura delle due nazioni sono da secoli fortemente intrecciate; la Russia, secondo gli storici, è nata a Kiev. L’Ucraina, ex paese appartenente all’Unione Sovietica, è inoltre fondamentale per Mosca perché in Crimea la Russia ha la maggiore base navale della flotta sul mar Nero che dà accesso al Mediterraneo. Senza Sebastopoli i russi sarebbero assenti dal Mediterraneo. Inoltre nel Donbass sono da sempre presenti forti minoranze russe che a più riprese hanno chiesto autonomia, anche linguistica, dall’Ucraina e, dopo il rifiuto di Kiev, anche l’indipendenza. La Crimea è abitata in larga maggioranza da popolazioni russe. La lingua russa era prevalente in Ucraina.2 Per i russi l’Ucraina è sempre stata considerata una regione “sorella”, o meglio come una “sorella minore”. Questo per dire che per la Russia l’Ucraina, e in particolare la neutralità dell’Ucraina, è una posta in gioco irrinunciabile, anche a costo di una guerra atomica.
Era chiaro che Putin avrebbe reagito violentemente alla prospettiva che l’Ucraina potesse entrare nella Nato, anche a costo di rompere tutti i precedenti positivi rapporti con l’Europa e gli Stati Uniti d’America. Putin aveva già avvertito non solo che l’avanzata della NATO a est era minacciosa e illegittima, ma anche che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO era fuori discussione. “Gli Stati Uniti mettono i missili alle nostre porte”, aveva denunciato Putin. ”È una richiesta eccessiva quella di non installare sistemi aggressivi di fronte a casa nostra?Come reagirebbero gli americani se i missili venissero piazzati al confine con il Canada o il Messico?”3.
Chiedere l’adesione alla Nato da parte dei governi di destra ucraini, e del presidente ucraino Volodimyr Zelensky in particolare, è stato come dichiarare guerra a Mosca. Le conseguenze di questa scelta dannosa e irresponsabile sono state pagate con il sangue dal popolo ucraino, che ha dovuto lottare inutilmente contro un nemico 100 volte più potente. Se l’Ucraina avesse mantenuto la neutralità, invece di chiedere insistentemente l’adesione alla Nato, la Russia non sarebbe intervenuta invadendo il paese. Non dimentichiamo che, per esempio, Putin non ha mai attaccato la Finlandia neutrale. La strategia militare di Putin è di natura fondamentalmente difensiva non offensiva: il problema è che il tiranno russo non vuole la Nato alle sue frontiere, così come John Kennedy non voleva le atomiche russe a Cuba.
La Sciuto nelle sue argomentazioni dimentica completamente che non esiste solo l’imperialismo russo – che giustamente denuncia – ma che c’è anche l’imperialismo americano; e che quest’ultimo nelle vicende ucraina non ha avuto un ruolo secondario ma assolutamente primario. Questa ignoranza è talmente grossolana da essere imperdonabile e da squalificare ogni altra argomentazione. La Sciuto polemizza contro la scuola “realista” delle relazioni internazionali e si proclama utopista perché difende (giustamente, come è ovvio) il diritto internazionale. Ma con le sue argomentazioni difende in pratica la “libertà” del popolo ucraino di permettere alla Nato di installare le sue basi missilistiche alla frontiera con la Russia contro la Russia. Ma questa posizione non è né utopistica né realistica. Sul piano politico è talmente ingenua e irresponsabile da essere semplicemente idiota.
Occorre riprendere i negoziati con Mosca prima che la guerra si estenda a tutta Europa
Occorre ricordare che Mosca ha tentato fino all’ultimo la strada di un possibile accordo con la Nato e gli americani: nel dicembre 2021, due mesi prima dell’invasione, Putin avanzò pubblicamente due proposte di trattato agli Stati Uniti e alla Nato: i due piani contenevano richieste di “garanzie di sicurezza”, tra cui un negoziato sulla presenza delle basi Nato nei paesi dell’est Europa, la promessa giuridicamente vincolante che l’Ucraina non avrebbe aderito alla NATO, il disarmo bilanciato in Europa e il requisito che le armi nucleari di entrambe le parti fossero schierate solo sul territorio nazionale.4 Occorre riconoscere che le richieste di Mosca non erano irrazionali ma l’amministrazione Biden le respinsero subito – senza nemmeno invitare alle trattative gli europei e l’Ucraina – nel nome della politica delle “porte aperte” a chi voleva entrare nell’organizzazione atlantica. La politica delle porte aperte è però irresponsabile: permettere che qualsiasi nazione che faccia richiesta possa entrare in un’organizzazione militare nata per fare la guerra è pura follia. Oggi, è praticamente impossibile che Zelensky riesca a riconquistare sul campo i territori persi; inoltre la Russia non rinuncerà mai alla sua sicurezza strategica e non smetterà di colpire l’Ucraina se questa non ritornerà a essere militarmente neutrale e se non rinuncerà ad aderire alla Nato. L’unica possibilità che ha Zelensky di vincere è che riesca a trascinare tutto il mondo nella sua guerra con la Russia, cosa che, del resto, tenta già di fare e, purtroppo!, con un certo successo. Il primo obiettivo degli europei dovrebbe dunque essere quello di negoziare una pace possibile prima che la situazioni peggiori ulteriormente. L’Ucraina dovrebbe rinunciare ad alcuni territori ma in cambio guadagnerebbe la sua sopravvivenza come entità libera e indipendente ed eventualmente associata alla UE.
La Nato durante la Guerra Fredda: la Grecia dei Colonnelli e l’uso dei fascisti in funzione anticomunista
La Nato a guida americana ha in effetti funzionato da deterrente difensivo in Europa durante gli anni del comunismo, quando un’offensiva sovietica in Europa occidentale, magari con il supporto dei forti partiti comunisti di Italia e Francia, era effettivamente possibile (anche se, per la verità, assai poco probabile). Mentre c’era l’URSS la Nato però non è mai entrata in guerra, non si è mai intromessa nella sfera di influenza sovietica: agiva piuttosto in funzione anticomunista e condizionava in tal senso la politica interna dei paesi europei. Durante gli anni della Guerra Fredda le amministrazioni americane attraverso la Nato hanno sostenuto la dittatura fascista di Salazar in Portogallo (paese membro della Nato fin dall’inizio) e hanno organizzato il colpo di Stato che ha portato alla dittatura dei colonnelli in Grecia dal 1967 al 1974. L’organizzazione transatlantica fin dall’inizio si assunse il compito di intervenire in maniera ufficiale o coperta negli Stati europei e nella politica europea in funzione anti-comunista e anti-russa. L’Alleanza Atlantica attuò la strategia dei colpi di Stato, delle stragi e degli omicidi politici, e usò anche il fascismo e la destra estrema pur di combattere il comunismo e affermare l’egemonia americana in Europa. Per contrastare il pericolo comunista le amministrazioni americane non hanno esitato ad appoggiare le peggiori dittature e a servirsi delle destre estreme e di azioni efferate al fine di spostare a destra l’asse politico dei paesi europei cosicché i loro governi fossero impermeabili alle pressioni popolari rappresentate dai partiti socialisti e comunisti. In Italia per esempio la Nato ha organizzato strutture clandestine come Gladio e Stay Behind, e i servizi segreti americani hanno avuto rapporti strettissimi con la Loggia P2 di Licio Gelli che negli anni settanta è riuscita a riunire i vertici militari, imprenditoriali e politici italiani in funzione anticomunista. Questa loggia massonica segreta è stata responsabile, direttamente o indirettamente, attraverso gruppi neofascisti di estrema destra, di gran parte delle stragi più sanguinose all’interno della cosiddetta “Strategia della tensione”, strategia tesa a lasciare fuori i comunisti dal governo italiano, e quindi a allontanarli dalla stanza dei bottoni della Nato.5 In tempo di guerra fredda era impensabile che gli americani lasciassero che i comunisti vicini all’URSS, principale Stato nemico, potessero partecipare al governo dell’Italia. Molti indizi lasciano pensare che anche il terrorismo rosso sia stato in qualche modo, se non diretto, almeno tollerato per impedire l’ingresso dei comunisti al governo, il cosiddetto “compromesso storico”, e imporre una svolta reazionaria. Non è un caso tra l’altro che praticamente tutti gli obiettivi del terrorismo rosso siano stati uomini di sinistra, o molto vicini alla sinistra, come anche del resto lo stesso Aldo Moro, lo statista democristiano che voleva coinvolgere i comunisti nel governo nazionale6. Tuttora la Nato organizza non solo le democrazie ma comprende anche paesi che difficilmente possono essere classificati come democratici, per esempio la Turchia.
La Nato dopo la Guerra Fredda: le guerre d’attacco dentro e fuori l’Europa
Durante la Guerra Fredda abbiamo vissuto sessanta anni di pace perché la regola del non sconfinamento diretto nelle reciproche sfere di influenza delle due Superpotenze veniva rispettata. Con la caduta dell’URSS la natura della Nato è cambiata quasi completamente: l’Alleanza Transatlantica da difensiva è diventata offensiva. A partire dagli anni 2000 la Nato è diventata uno strumento militare usato dalle élite dominanti americane, e i particolare dalla loro fazione più aggressiva, dai neoconservatori, come Paul Wolfowitz, Richard Cheney e Donald Rumsfeld, per condurre guerre illegali in Europa e fuori dall’Europa, di attacco e non di difesa, in Serbia, in Afghanistan, in Iraq, in Siria e in Libia, e infine la guerra coperta in Ucraina. Approfittando della disintegrazione dell’URSS, dovuta quasi esclusivamente alla decrepitezza del sistema burocratico comunista, ovvero a ragioni interne, i neocon hanno creduto che l’America avesse vinto la Guerra Fredda e potesse stravincere, e che la Russia potesse essere accerchiata ed eventualmente ridotta a pezzi. Si sono moltiplicate le guerre di aggressione che la Nato e gli americani hanno sempre perso ma che hanno provocato centinaia di migliaia di vittime innocenti, e che inoltre hanno diffuso il terrorismo non solo in Medio Oriente ma in Europa e nel mondo. Tutte guerre sono contro il Diritto Internazionale, guerre illegali che hanno distrutto interi paesi lasciando solo rovine e conflitti tra bande armate. Quando la Nato ha lasciato le porte aperte all’Ucraina sapeva di provocare una guerra: e precisamente una guerra per procura. Anche se l’ingenua e utopistica Sciuto non lo sa o non vuole riconoscerlo. La Nato americana, che ha stretti legami con Israele e con il governo criminale di Netanyahu – che, bontà sua! anche Sciuto condanna – inglobando i paesi dell’ex Patto di Varsavia e poi intromettendosi nelle questioni interne dell’Ucraina, ha provocato coscientemente la reazione russa; e così, oltre che rovinare l’Ucraina, ha messo in gravissimo rischio tutti i paesi europei. La Nato non ha difeso l’Europa ma l’ha cacciata nei guai.
La Nato del presidente americano Joe Biden ha sempre mantenuto una posizione ambigua e truffaldina verso l’Ucraina: non ha mai risposto positivamente alla richiesta di adesione da parte di Kiev (soprattutto per l’opposizione degli europei, di Francia e Germania) ma non ha neppure mai rifiutato ufficialmente l’ingresso dell’Ucraina. La Nato ha illuso Kiev che potesse entrare, senza però farla entrare davvero. La NATO ha inoltre fin dall’inizio dichiarato pubblicamente che non sarebbe intervenuta in caso di invasione russa per evitare lo scontro diretto con Mosca e una Terza Guerra Mondiale atomica. In questo modo la Nato ha dato alla Russia una sorta di via libera per l’invasione, e il popolo ucraino è diventato la vittima sacrificale di un gioco molto più grande. Si è accesa una guerra per procura tra gli Stati Uniti e la Russia che continua tuttora e che potrebbe scatenare un conflitto europeo e mondiale.
Il diritto internazionale calpestato sia dagli USA che dalla Russia
La filosofa direttrice di Micromega invoca nel suo articolo il rispetto del Diritto Internazionale, calpestato sia da Putin che da Trump, e giunge alla brillante conclusione che l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin è stata illegale! Ovviamente non c’è persona democratica che non sia d’accordo che il diritto internazionale debba essere rispettato e che l’invasione di uno Stato sovrano da parte di un altro Stato sia contro il diritto internazionale e debba essere condannato e contrastato. Ma la Sciuto non va oltre questa banale constatazione. Per lei storia, geopolitica, pressioni militari, relazioni internazionali, interessi economici, imperialismo americano nel caso dell’Ucraina, contano poco o nulla.
Scrive Sciuto che la rottura del Diritto Internazionale è cominciata con l’aggressione dell’Afghanistan dopo l’attacco alle torri gemelle. Ma questo dimostra una certa ignoranza della storia. Suggeriamo a Sciuto di leggere il libro forse più approfondito sulla storia dell’Alleanza Transatlantica intitolato “Le guerre illegali della Nato”7che illustra come l’impero americano abbia sempre sistematicamente violato le leggi internazionali dell’Onu per perseguire i suoi interessi, in Iran (1953), Guatemala (1954), Egitto (1956), Cuba (1961), Vietnam (1964), Nicaragua (1981), Serbia (1999), Afghanistan (2001), Iraq (2003), Libia (2011), Ucraina, (2014), Yemen (2015), e poi in Siria, ancora Iran (2025) senza contare l’aiuto a Israele e agli altri Stati che rompono continuamente il diritto internazionale. In Europa la violazione del diritto internazionale cominciò con l’intervento della Nato in Serbia, quando al governo c’era Massimo D’Alema e alla vicepresidenza Sergio Mattarella, intervento che Sciuto però, come del resto il PD, sembra avere completamente rimosso.
A proposito di diritto: mio figlio mi ha raccontato che un suo compagno è stato bullizzato per anni da un ragazzo più grande fuori dalla scuola; alla fine in classe, per un diverbio apparentemente insignificante, il bullizzato ha dato uno schiaffo al bullo, e quindi ha (giustamente) preso una nota disciplinare dai docenti. Però poi i professori hanno approfondito le cause del litigio e hanno diminuito la pena per via delle attenuanti. Questa parabola dimostra che il rispetto del diritto è fondamentale, ma che il contesto della realtà dei fatti è più importante ancora. Per venire ai giorni nostri: occorre riconoscere che l’Occidente sedicente democratico – come il caso di Israele e la Palestina dimostra clamorosamente – ha calpestato e calpesta il diritto internazionale come e più della Russia e della Cina. Prendiamo il caso della Serbia: la Nato è intervenuta in palese violazione del diritto internazionale quando al governo c’era Massimo D’Alema e alla vicepresidenza Sergio Mattarella, nonostante che il nostro articolo 11 proibisca che le guerre siano utilizzate per risolvere le controversie internazionali. Solo chi crede a Babbo Natale può pensare che la Nato sia allora intervenuta per salvare il popolo kosovaro dalla feroce tirannia serba: invece la Nato, ovvero gli americani con l’aiuto europeo e italiano, intervennero per provocare la Russia nella loro storica sfera di influenza, nel momento di maggiore debolezza della Russia. E, tra l’altro, non dimenticarono di bombardare “per errore” anche l’ambasciata cinese. I russi e i cinesi denunciarono allora inutilmente la violazione del diritto internazionale da parte della Nato, e non dimenticarono.
Sciuto persegue l’utopia kantiana di realizzare la pace universale mediante l’applicazione di un Diritto Universale che porti alla concentrazione del monopolio della forza militare in una struttura sovranazionale – come l’ONU, per esempio – cosicché le nazioni senza eserciti non possano più farsi la guerra e siano obbligate a discutere e negoziare per risolvere le loro dispute. Tutto ciò è molto bello e, filosoficamente parlando, molto nobile: ma le visioni utopiche sono positive solo se sono agganciate all’analisi della realtà concreta; quando invece non rispecchiano, o addirittura distorcono, la realtà dei fatti, allora si trasformano in proclami moralistici o, peggio, provocano disastri.
Le illusioni di Micromega e il riarmo europeo
La filosofa Sciuto ci insegna che “Di fronte alla minaccia rappresentata dalla Russia di Putin, …il rafforzamento della capacità di deterrenza Europea si è reso imprescindibile. Purtroppo però il progetto di riarmo promosso dalla Commissione Europea è una grande occasione mancata (sic|): invece di spingere verso l’esercito comune europeo (obiettivo già indicato dal chiaro Spinelli ed Ernesto Rossi nel Manifesto di Ventotene) assistiamo ad un rafforzamento degli eserciti nazionali. … Quello che dovrebbe preoccupare dunque non è rafforzamento delle capacità militari in sé, ma l’assoluta mancanza di lungimiranza delle nostre classi dirigenti che, invece di porre le basi per un grande salto di qualità, stanno lavorando di piccolo (e pericoloso) cabotaggio.”
Ma di quale esercito comune europeo parla la Sciuto, che mostra le stesse velleitarie idee della Schlein? Schlein, Sciuto, i politici e gli intellettuali di sinistra e centro non sanno che la UE non ha nessuna competenza sulla politica estera e di difesa? Non sanno che i 27 paesi europei non faranno mai un esercito comune perché hanno interessi troppo diversi tra loro? Perché invocare il Manifesto di Ventotene sulla difesa comune quando tutti sanno che la Nato è, e rimarrà prevedibilmente, l’unico vero organismo di difesa dell’Europa, e che inoltre il comando Nato rimarrà americano – anche se eventualmente in futuro verrà integrato dal cosiddetto “Gruppo dei volenterosi” (Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia) -? L’Unione Europea si è già piegata ai voleri di Trump: ha accettato l’imposizione di finanziare il riarmo fino al 5% del PIL europeo (mentre l’America finanzia le sue forze armate solo con il 3,5% del suo PIL). L’Europa si indebita per armarsi e così affonda in una doppia crisi: quella del debito e quella sociale e politica, dal momento che i popoli vorrebbero ospedali e scuole, non armi!
In effetti il riarmo europeo non è un’opportunità perduta, come scrive la Sciuto: ha invece tutt’altro significato. I filosofi dovrebbero informarsi sull’economia e capire che per finanziare con centinaia di miliardi un esercito comune bisognerebbe che la UE accendesse un debito comune; ma poi dovrebbe e ripagarlo con risorse fiscali comuni che però non ci sono, e che difficilmente ci saranno mai, innanzitutto perché la Germania preferisce finanziarsi e riarmarsi da sola, con tanti saluti a Ventotene! Sciuto, come il PD, sono rimasti per troppo tempo ipnotizzati dal fascino federalista di Ventotene: ma tra l’utopia di Ventotene e questa Unione Europea fondata sul liberismo di Maastricht e sull’autoritarismo di Bruxelles non c’è alcuna connessione, e ogni richiamo in questo senso è solo un sogno e una mistificazione. E’ un po’ come collegare la Santa Inquisizione della Chiesa Cattolica Romana al Vangelo: il Vangelo non c’entra nulla con l’Inquisizione, così come il Manifesto di Ventotene non è mai c’entrato nulla con questa UE e con Bruxelles. In realtà è la Germania che si sta riarmando, una Germania guidata dal bellicoso Friedrich Merz, grande amico di Netanyahu. La Germania prevede di diventare in pochi anni la terza potenza militare del mondo, dopo USA e Cina. In Germania però la quasi nazista AFD sta diventando il primo partito e potrebbe andare al governo alle prossime elezioni. La prossima guerra mondiale sarà ancora tra Germania e Russia? Tutto ciò è estremamente pericoloso per la pace e la democrazia europea e può portare il vecchio continente alla Terza Guerra Mondiale.
Per la Sciuto il non riarmo comune contro la Russia è una “occasione mancata” da parte della miope classe politica europea. Ma anche in questo caso commette tre gravissimi errori: come abbiamo visto, la UE è strutturalmente impotente, non può operare (per fortuna!) nel campo della difesa; la UE non è democratica e non può intervenire legittimamente nel campo della difesa e della guerra in nome degli europei, semplicemente perché non ha un governo eletto dal popolo; le decisioni sulla pace e sulla guerra devono essere prese solo dagli Stati europei, dove invece c’è ancora un po’ di democrazia. L’Europa dovrebbe attuare una politica di pace e non di guerra con la Russia. L’Europa oggi è isolata e è un vaso di coccio tra vasi di ferro. Sul piano strategico in futuro, nei prossimi dieci anni, l’Europa non avrà certamente come alleati né gli USA né la Cina, che sono troppo potenti per allearsi alla pari con i paesi europei, e che invece intendono subordinare il vecchio continente. L’unica via di uscita possibile, per quanto difficile, dalla crisi europea dovrebbe portare a una stretta alleanza economica con la Russia. Nell’immediato trattare la pace in Ucraina è l’unico mezzo per raggiungere una sicurezza stabile.
L’unica sicurezza possibile per l’Europa è il disarmo bilanciato
Se la guerra in Ucraina continuerà, come vogliono Macron, Merz, i polacchi e gli inglesi, e come vorrebbe anche la Sciuto, il disastro diventerà tragedia. In Europa ormai non si parla più su come negoziare, su come disarmare la guerra, su come diminuire gli arsenali in maniera bilanciata, su come controllare le Superpotenze e ridurre i magazzini di armi convenzionali e atomiche. Eppure il negoziato sarebbe l’unica soluzione efficace e realistica per raggiungere sia la fine del conflitto in Ucraina che la sicurezza dei popoli europei. L’unica strategia concretamente possibile è quella del disarmo bilanciato, anche se al contrario l’Unione Europea corre verso la guerra. I russi erano disposti a trattare una nuova architettura di difesa in Europa: occorre ripartire da qui. Trump sta trattando con Putin il rinnovo del trattato Start2 che limita le bombe atomiche tra USA e Russia, e che scade il prossimo anno. I trattati sul disarmo furono avviati alla fine della Guerra Fredda ma sono decaduti. Il rinnovo del Start2 è pieno di ostacoli ma potrebbe costituire l’occasione per trattare il controllo degli armamenti anche in Europa. In questa fase storica il disarmo, e non il riarmo, è l’unico obiettivo realistico, urgente e indispensabile.