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L'America che avanza

Rossana Rossanda

neocentrismoRomano Prodi canta vittoria: ho la maggioranza aritmetica e anche quella politica. Ma non è vero: ha avuto una fortunosa maggioranza contabile, frutto di diverse manovre, in testa quella di Lamberto Dini che ha votato la finanziaria per imporre il suo no a ogni emendamento o al pacchetto welfare, gettando sulla sinistra la patata bollente della caduta del governo. Stona ancora di più l'uscita di Berlusconi che agita i suoi gazebo ululando di avere con sé nientemeno che il popolo italiano per liquidare i dubbi dei suoi ex alleati e ricordare che il padrone è lui. I due leader protagonisti degli ultimi quindici anni si sentono accerchiati dalla loro stessa coalizione.

Non hanno torto. All'orizzonte di tali agitazioni si delinea un altro scenario, che liquida tutti e due - un «centro» bizzarro, meta confessata di Veltroni, Casini e frattaglie del centrosinistra e della Cdl, ma con poderose radici fuori delle Camere e in un'opinione ormai spostata, a cominciare dalla grande stampa. Bizzarro perché destinato a prefigurare non una nuova Dc onnireggente, ma un bipolarismo più simile all'agognato modello americano. Una destra (diciamo i repubblicani) condotta da Gianfranco Fini - se a Berlusconi non riusciranno gli ultimi azzardi - e una «sinistra» (diciamo i democratici) guidata da Veltroni.

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manifesto

Al posto della sicurezza sociale il buon vecchio capro espiatorio

di Luigi Ferrajoli

carceriSi è sviluppata una grave forma di espansione patologica del diritto penale - l'enorme aumento delle pene carcerarie -, frutto di una politica indifferente alle cause strutturali dei fenomeni criminali, promotrice di un diritto penale massimo, incurante delle garanzie, interessata soltanto a assecondare, o peggio a alimentare, le paure e gli umori repressivi nella società.

Criminalità di sussistenza
Il terreno privilegiato di questa politica è quello della sicurezza. Le statistiche storiche sulla criminalità ci dicono che il numero dei delitti, in particolare di quelli contro la persona - omicidi, risse, violenze, lesioni -, è diminuito, in proporzione alla popolazione, rispetto a qualche decennio fa e ancor più rispetto a un secolo fa. Eppure in tutti i paesi occidentali una domanda drogata di sicurezza, enfatizzata dalla stampa e dalla televisione, ha accentuato le vocazioni repressive della politica penale, orientandole unicamente nei confronti di quella che ho chiamato «criminalità di sussistenza».

Il messaggio espresso da questa politica è duplice. Il primo è quello classista, oltre che in sintonia con gli interessi della criminalità del potere, secondo cui la criminalità - la vera criminalità che attenta alla «sicurezza» e che occorre prevenire e perseguire - è solamente quella di strada; non dunque le infrazioni dei potenti - le corruzioni, i falsi in bilancio, i fondi neri e occulti, le frodi fiscali, i riciclaggi, né tanto meno le guerre, i crimini di guerra, le devastazioni dell'ambiente e gli attentati alla salute -, ma solo le rapine, i furti d'auto e in appartamenti e il piccolo spaccio di droga, commessi da immigrati, disoccupati, soggetti emarginati, identificati ancora oggi come le sole «classi pericolose».

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manifesto

Diritti kaputt

Rossana Rossanda

lav.precarioNel «nuovo che avanza» e cui bisognerebbe abituarsi viene messa la precarietà del lavoro. I media portano abbondante acqua a questo mulino. Ah ah, soltanto gli inetti pretendono la sicurezza dell'impiego o, peggio, del posto: inetti, pigri e spesso fannulloni. Il rischio invece è il sale della vita come ben sa l'imprenditore. La Montezemolo francese, boss del Medef, ha avuto la seguente uscita: «La vita, la salute, l'amore sono a rischio, il lavoro non dovrebbe esserlo?».

La signora Parisot ha molti titoli nel suo portafoglio, per cui rischiarne una parte le è agevole. Ma come accusare coloro che non sono proprietari di nulla, salvo talvolta i tre locali in cui abitano, di avere timore dell'avventura, cioè di restare disoccupati? Non si è mai sentito questo ragionamento da un «atipico», soltanto (e di rado) da chi ha un posto fisso.

E quel posto fisso se lo tiene con cura, o una professionalità così forte - architetto, medico, George Clooney -, da poterla spendere sul mercato con tranquillità e ad alto compenso. Il precario normale - e sono da quattro e mezzo a cinque milioni e mezzo - conosce lunghi periodi di inattività, che può reggere soltanto con il paracadute dei genitori, generazione a posto fisso. Non può amare il rischio chi ha bisogno di un lavoro e non può trovarlo, o non decentemente compensato, neanche se ha un titolo di elevata qualità; sono ormai una folla i precari nella ricerca, nell'università, negli ospedali, privati e pubblici.

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megachip

"E bravo Walter!"

di Giulietto Chiesa

berlusconi veltroniE bravo Walter! Si conclude con successo il traghettamento al centro di una parte abbastanza consistente, non tutta, ma non poca, dell'elettorato di sinistra. Il grosso di quello che fu il Partito Comunista Italiano - quello caduto dal Muro di Berlino e, prima ancora, quello sconfitto militarmente dal rapimento e uccisione di Aldo Moro e dei cinque uomini della sua scorta - finisce dentro un progetto di democrazia americana, di gestione della "necessità" thatcheriano-blairiana, di subalternità all'Impero e di partecipazione alle guerre del presente e del futuro.

Un'operazione brillante, cullata dalla grande borghesia "progressista" italiana per togliersi dai piedi l'ingombro di Berlusconi, ormai impresentabile nel quadro internazionale (come lo fu Boris Eltsin al termine della sua carriera) e per sostituirlo con un gestore più morbido - ma perfino più ligio ai desiderata padronali - dei conflitti sociali marginalizzati di una società che deve essere pacificata. E, nel caso non lo sia, di una società che dovrà credere a tutti i costi di essere stata pacificata.

Per questo servirà un sistema mediatico, ovviamente privatizzato (perchè la Trimurti del nuovo Partito Democratico è quella che Riccardo Petrella ha brillantemente descritto come TUC, Teologia Universale Capitalista, composta di privatizzazione, liberalizzazione, deregulation) ma compatto nel levare inni e nel distribuire circenses e notti bianche a gogo.

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manifesto

Le tasse «bellissime» di Padoa Schioppa e i vestiti dell'imperatore

Fernando Vianello

padoaQuando ho letto l'ormai famosa dichiarazione di Tommaso Padoa Schioppa secondo cui le tasse sono «bellissime», mi ha preso un incontenibile entusiasmo, e avrei voluto scriverne immediatamente. Ma è stato un bene che non l'abbia fatto, perché nel frattempo è scoppiato il caso Gordon Brown. Il primo ministro inglese, com'è noto, voleva approfittare dei sondaggi favorevoli per indire elezioni anticipate: in Inghilterra si usa così. Ma il leader conservatore David Cameron ha reagito con una mossa degna di Berlusconi: hanno promesso di innalzare la soglia oltre la quale si paga l'imposta di successione, portandola da 300.000 a un milione di sterline. Ed ecco i sondaggi rovesciarsi di colpo a favore dei conservatori e ha rinunciato all'idea delle elezioni anticipate.

Ma questo è il meno. Bisogna risalire la china. E allora il cancelliere dello Scacchiere in carica, Alistair Darling, rivela di avere anche lui nel cassetto un progetto di innalzamento della soglia di esenzione dall'imposta di successione, elaborato - dice - del tutto indipendentemente da quello dei conservatori. Il governo si copre di ridicolo e la sua popolarità precipita ulteriormente. La stampa si concede i fasti dell'ironia. «I vestiti nuovi dell'imperatore», titola l'Economist: oltre che ai vestiti inesistenti della favola di Andersen, il riferimento è ai vestiti altrui che Gordon Brown ha tentato di indossare. Tentare di indossare i vestiti altrui è quel che fa sistematicamente la sinistra, anche se non sempre in un modo così goffo come quello appena descritto. Ma procediamo con ordine.

Occorre chiedersi perché uno sgravio fiscale che favorisce una percentuale ridotta (seppure non ridottissima, stante l'enorme aumento del prezzo delle case) della popolazione goda di un consenso di massa.

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comedonchisciotte

Uff... Populismo e V-Day

di Uriel

beppegrillo2E' incredibile il numero di analfabeti funzionali che girano per Internet, ovvero il numero di persone che commentano un articolo senza leggerlo, o che lo leggono ma ignorano quel che c'e' scritto, ritenendo nella propria mente solo due o tre parole. E poi scrivono per email, invece di commentare. Tra un po' tolgo il link "email" btw.

Comunque, adesso vado pesante.

Vedere Grillo e pensare "populista" e' come vedere la luna e pensare "notte". E' un'ovvieta', non e' sintomo o simbolo di alcuna intelligenza analitica, e specialmente NON SIGNIFICA UN CAZZO DI NIENTE.

Il populismo e' semplicemente il successo elettorale di chi non ci piace: non esiste altra definizione del termine che non cada in contraddizione logica.

Ma c'e' di peggio: se vedi Grillo e pensi solo "populismo", allora hai un QI sotto il 15. Perche' il populismo e' il tratto piu' evidente di Grillo, come e' il tratto piu' evidente del 100% dei partiti politici. QUalsiasi idiota puo' guardare Grillo e pensare "populista".

Ma Grillo ha fatto un qualcosa che (e se tutti la smettessero di spararsi delle pose usando il termine "populista" solo perche' l'hanno sentito dire lo noterebbero) non si era mai visto prima.

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altrenotizie

Quando la sinistra si innamora della destra

di Fabrizio Casari

lavavetri-semaforo-thumbLe diverse generazioni che dagli anni sessanta ad oggi si sono susseguite nel calpestare le non sempre rette vie del nostro Paese, hanno ritenuto, con maggiore o con minore convinzione, che la criminalità italiana avesse due sostanziali caratteristiche: una di essere “sistema”, l’altra di produrre ingovernabilità sociale e politica proporzionale alle ricchezze che generava. C’era semmai un dubbio, relativo alla commistione tra associazioni criminali e alcuni partiti politici; il dubbio era se fossero le prime ad aver infiltrato i secondi o viceversa. Alla fine, il dubbio si dimostrava ozioso, risultando chiaro che in quel tipo di società alcuni partiti e le cosche divenivano azionisti di maggioranza o di minoranza in corrispondenza di fasi diverse, ma sostanzialmente erano (sono?) elementi distinti di un progetto comune. Adesso però, finalmente, ci rendiamo conto di quanto quelle ipotesi delle diverse generazioni fossero sbagliate, perché sbagliati erano i presupposti (ideologici, certamente) che le determinavano. Sappiamo oggi, infatti, grazie ad un’opera di chiarificazione storica e sociale di alto profilo, che l’illegalità italiana non è fatta di Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona, Mafia del Brenta o bande di tante magliane; di logge massoniche, colletti bianchi e di narcomafie, di racket delle estorsioni o di trafficanti di droghe e armi. Oggi ci è tutto più chiaro: la criminalità italiana è fatta di lavavetri, writers e disperati clandestini.

Pare che l’elemento della pericolosità sociale sia stato dunque sostituito dal disturbo sociale, che i tentacoli della piovra abbiano lasciato il posto ai bastoni tergivetro e che le menti della criminalità siano da ricercare ai semafori invece che nell’Aspromonte o in Barbagia. Illuminate, sottili menti, folgorate sulla via della reazione, ci spiegano che i sottoufficiali della disperazione, ancorati ai semafori della dannazione, siano carne da macello per il racket.

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V-day, perché ci sono più spine che rose

di Gennaro Carotenuto

grilloAndavo esattamente a 130 km all’ora e quelle auto blu volavano a 180 se non a 200 o più, in condizioni di evidente pericolosità. Credo che il codice della strada in questi casi preveda il sequestro dell’auto, il ritiro della patente e finanche l’arresto in caso d’incidente. In quelle auto dovevano esserci Fini, Prodi, Berlusconi, Parisi... la crema della crema della casta politica.

Contemporaneamente le piazze italiane erano piene per la manifestazione convocata da Beppe Grillo. Lo spettacolo indecoroso delle auto blu in autostrada avrebbe dovuto farmi precipitare ad aderire alla piazza grilliana che invece continua ad indurmi riflessioni tiepide.

Le piazze di Grillo, configurano per l’ennesima volta il tetto oltre il quale la democrazia non può andare, il limite fisico di rappresentatività della democrazia liberale oltre il quale la stessa democrazia liberale non permette ai cittadini di andare. E’ un concetto che nessuno espresse meglio del segretario di Stato statunitense, Henry Kissinger quando affermò che non avrebbe permesso (e non lo permise) che il Cile diventasse socialista solo per la volontà dei propri cittadini.

Mille Kissinger si riempiono quotidianamente la bocca di “volontà degli elettori”, a patto di indurla e limitarla a non toccare quegli interessi che sono al di sopra della democrazia stessa e quindi vulnerano la democrazia stessa limitandola. Per esempio, lo stesso Grillo ne fa una rivendicazione fondamentale, se in Italia (o in qualunque altro paese), si facesse un referendum sulla precarietà che sta distruggendo la vita oramai a più di una generazione, come credete che finirebbe? Se in democrazia, i cittadini decidessero di abolire ogni tipo di contratto precario con un referendum, per vedere l’effetto che fa, e se hanno davvero ragione o torto gli economisti neoliberali, sarebbe loro permesso?

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manifesto

Scorciatoie zero

Rossana Rossanda

arcoDiversamente da Valentino Parlato, credo che giustamente Bertinotti veda il pericolo: il sistema politico-mediatico mira a spingere nell'angolo quel che resta di rappresentanza della domanda sociale, e possibilmente a toglierselo di torno. Vediamo l'ultima: Rc e Pdci o incassano una riforma pensionistica men che moderata, pagando un alto prezzo fra i lavoratori, che sono la loro base, oppure la respingono facendo cadere il governo e spostando l'equilibrio istituzionale a destra - cosa che gli verrebbe rinfacciata più ancora della rottura del 1998. Non c'è oggi una alternativa a sinistra: sono possibili soltanto una riedizione del centrodestra, assai probabile se si andasse alle elezioni, o un governo centrista se la maggioranza riuscisse a scaricare Rifondazione, Pdci e Verdi attraverso un allargamento all'Udc e la conquista di un numero sufficiente di deputati e senatori sciolti.

Che quest'ultimo sia l'obiettivo finale della Margherita e di gran parte del Pd è dichiarato, ma i numeri non ci sono ancora. Resta in campo anche il pasticcio di un governo tecnico bipartisan, che sembra evocare ogni tanto il Presidente della Repubblica, ma questo scaricherebbe anche Romano Prodi, che non è disposto a tutto, e sarebbe il preludio a un nuovo centrodestra.

Parlato ha ragione di scrivere che bisogna indicare il «che fare», ma intanto vediamolo per quel che è: non solo un incidente di percorso e non solo in Italia. Lo stesso e peggio succede in Francia, dove la destra di Nicolas Sarkozy non solo ha vinto, ma si sta mangiando pezzo per pezzo l'opposizione socialista, mentre quella più a sinistra è già ridotta ai minimi termini.

E da un pezzo è successo in Germania dove la Linke si è faticosamente costituita ma resta istituzionalmente fuori gioco, la Spd essendo disposta a trattare fin con la destrissima Csu ma non con la propria costola di sinistra. In Spagna la stessa esistenza di una sinistra radicale è in causa. Se si aggiunge che da noi la Sd di Mussi, appena separata dai Ds, si riaccosta al governo proprio sul tema bruciante delle pensioni, lo stato della sinistra legata alla dimensione sociale - la sola che abbia un senso chiamare tale - appare davvero critico.

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carmilla

Lessico veltroniano: il partito che affascina

di Sbancor

veltroniL’unico modo per sbarazzarsi di un leader è evitare che lo diventi. Eppure Veltroni lo è diventato per “ovazione”. Un sondaggio telematico di “La Repubblica”, la cui significatività veniva smentita dallo stesso giornale che lo ha investito come futuro leader del futuro Partito Democratico. Egli ha pronunziato un discorso. L’opinione pubblica ha plaudito.
“Bene, Bravo, Grazie!” ( Petrolini)

Il fatto che io abbia letto il discorso di Veltroni solo attraverso il sito di Babsi Jones la dice lunga sulla mia attenzione attuale alla politica italiana.

A questo Paese servirebbero più Babsi e meno Veltroni, più Genna e meno D’Alema, più Wu Ming e meno Bertinotti. Il Magister (Valerio Evangelisti), poi, lo metterei a Capo dell’”Intelligence”. Ma ho paura che non sia così semplice.

D’altra parto il testo da chiosare è uno splendido esempio di retorica “post-umana”, dove lo smarrirsi del senso procede verso l’affannosa ricerca di un significato, ahimé anch’esso irrimediabilmente perduto. Di significanti senza significato invece il testo è pieno. Il che lo fa immediatamente forma modernissima d’arte contemporanea. E come tale va letto.

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Lettera aperta all'Inps sulle pensioni italiane

di Luciano Gallino

Signori Presidenti del Consiglio d´Amministrazione e del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell´Inps, abbiamo bisogno di lumi.

Siamo un gruppo di persone i cui figli e nipoti sono preoccupati perché temono che a suo tempo non avranno più una pensione, o almeno una pensione decente. Alla base delle loro preoccupazioni v´è un´idea fissa: che il bilancio dell´Inps sia un disastro, o ci sia vicino. L´hanno interiorizzata sentendo quanto affermano ogni giorno politici, economisti ed esperti di previdenza, associazioni imprenditoriali, esponenti della Commissione europea. Non tutti costoro, è vero, menzionano esplicitamente l´Inps. Ma tutti sostengono che le uscite dovute al pagamento delle pensioni risultano talmente superiori alle entrate da rappresentare una minaccia devastante per i conti dello Stato. Che tale deficit peggiorerà di sicuro nei decenni a venire, poiché pensionati sempre più vecchi riscuotono la pensione più a lungo, mentre diminuisce il numero di lavoratori attivi che pagano i contributi.

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espresso

Ecco i padrini dei rifiuti

di Roberto Saviano

Gli interessi del Nord, quelli della camorra, le collusioni di destra e sinistra: l'emergenza è oro. Che diventa veleno per tutta la Campania

 camorra2Quand'è nato Francesco sembrava andasse tutto bene. Dalle mani dell'ostetrica però viene direttamente portato in incubatrice. La madre l'ha intravisto appena. Al bimbo manca un rene, i ventricoli del cuore hanno disfunzioni gravi, l'ano è imperforato. Ma se lo guardi, il piccolo però sembra perfetto, sgambetta, ha un viso sereno. Il primario del reparto incontra il padre: "Questa settimana è già il terzo bambino nato con molteplici malformazioni", dichiara, quasi che il dato elevato avesse portato queste nascite ad apparire ordinarie, casi che quindi non stupiscono e non spaventano i medici. Ai genitori bisogna dare una spiegazione che non li faccia sentire in colpa per i problemi del loro figlio e il motivo che si concede è "ammettere che anche la malformazione è una normalità. Senza troppe tragedie". Ad ascoltare queste parole bisogna respirare a lungo per mantenere la calma, non aver voglia di spaccare a pugni le vetrate dell'ospedale.

Perché questa normalità è una normalità di queste terre. Gli ultimi dati pubblicati dall'Organizzazione mondiale della sanità riguardo la Campania sono incredibili, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12 per cento rispetto alla media nazionale. E le donne le più colpite. V'è un dato, però, uno in particolare, che lascia la bocca senza saliva.

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manifesto

 Perché le forze dell'ordine hanno sempre ragione

Marco Bascetta

carlo2C'è una nobile gara tra destra e sinistra nell'esprimere appoggio incondizionato ai tutori dell'ordine pubblico, considerando ogni minimo dubbio sul loro operato un oltraggio, una bestemmia, un tradimento Il sentimento di diffusa precarietà è tradotto dai teorici della toleranza zero in un problema di contenimento e lotta senza quartiere contro le «classi pericolose». Da qui il baratto tra una rinuncia o una limitiazione di alcuni diritti civili 

La virtù cardinale del «moderatismo», nella dialettica politica delle democrazie parlamentari occidentali, è motivata da una presunzione e da una tautologia tra loro intimamente collegate. La presunzione è che in un «paese civile» la posizione moderata sia, per definizione, maggioritaria. La tautologia è che è maggioritaria perché moderata e, viceversa, moderata perché maggioritaria. Orbene, tra i pilastri fondamentali del «moderatismo» politico corrente va annoverato il seguente principio: «la polizia ha sempre ragione», dove per polizia si intendono tutte le forze dell'ordine, dalla polizia di stato ai carabinieri alla guardia di finanza.

Si può sensatamente sospettare che un simile punto di vista non sia affatto condiviso dalla maggioranza, ma è questo uno dei casi in cui la validazione tautologica funziona senza ammettere obiezioni. Che lo stato e i suoi amministratori di turno apprezzino e difendano le loro forze dell'ordine, che queste occupino uno spazio permanente nella retorica ufficiale è una circostanza del tutto normale quando non sconfini, come spesso è accaduto e continua ad accadere, nella copertura di abusi e vessazioni.

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megachip

L'onore perduto

 di Lorenzo Guadagnucci

carloL'onore perduto della polizia italiana: potremmo titolare così il resoconto delle più recenti udienze al processo per i fatti della Diaz. Qualcuno obietterà che l'onore era già perduto, ed è difficile nagarlo, se si pensa alla chiusura corporativa scelta all'indomani del G8 genovese, alla legittimazione di fatto degli innumerevoli abusi compiuti, alle scandalose promozioni dei dirigenti imputati e via elencando. Ad ogni modo, la cronaca è la cronaca, per cui è giusto segnalare le ultime perle.

Dunque, abbiamo visto sfilare in aula:

a) un ex questore di Genova, Francesco Colucci, chiamato come testimone, che inanella una serie imbarazzante di "non ricordo" e di correzioni rispetto a deposizioni precedenti. Interrogato dai pm su chi fosse il massimo responsabile gerarchico della perquisizione alla Diaz (gli imputati sostengono che non ve ne fosse uno), indica Lorenzo Murgolo, ex vice questore di Bologna, l'unico fra i dirigenti inizialmente indagati ad essere stato scagionato in istruttoria. Colucci è stato poi iscritto nel registro degli indagati per falsa testimonianza;

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Rai: scoperta una struttura a difesa del “Segreto di Stato”

Marco Marsili

Ne farebbero parte 50 giornalisti con potere di censura
La notizia emersa durante una riunione dell’Autorità nazionale per la sicurezza

junio borghese congresso 1954 msi.jpgRoma, 22 mag. – La notizia è clamorosa: secondo quanto appreso da fonti dell’intelligence militare, in Rai sarebbe attivo un “organo esecutivo sicurezza” (Oes), alle dirette dipendenze del ministero delle Comunicazioni, con il compito di “vagliare” le notizie da diffondere. Stando a quanto scoperto dalla Voce, farebbero parte di questa struttura segreta circa 50 giornalisti – tra cui alcuni caporedattori – che avrebbero il potere di autorizzare il “Nulla osta di sicurezza” (Nos) sulla divulgazione di notizie sulle reti della tv pubblica. La rivelazione dell’esistenza di un organo preposto alla tutela del segreto di Stato in Rai, sarebbe stata fatta la settimana scorsa, durante una riunione dell’Autorità nazionale per la sicurezza (Ans), da parte del rappresentante del dicastero delle Comunicazioni - attualmente guidato da Paolo Gentiloni della Margherita -, dal cui Organo centrale di sicurezza (Ocs) dipenderebbe la struttura di viale Mazzini.