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la citta futura

Fratelli di tutto il mondo, affratellatevi!

Brevi note sul “papa comunista”

di Roberto Fineschi

L’enciclica di Francesco caldeggia nella sostanza la versione più soft dello stato corporativo ed è coerente con la dottrina sociale della chiesa. I comunisti devono invece porsi il problema di trasformare la struttura sociale

0d161c5ad5270c46efcfbba69988e02d XLFratelli tutti, l’ultima enciclica di papa Francesco, ha suscitato reazioni diverse ed è stata salutata (o deprecata) per le sue “aperture”. Vediamo i contenuti per capire quanto questo papa sia quel pericoloso “comunista” che viene dipinto dalle fazioni più retrive del mondo cattolico.

 

 1) Critica del presente

 L’enciclica prende di petto alcune delle questioni più scottanti dell’attualità sociale e politica, assumendo posizioni chiare. Critica alcuni punti chiave colpendo su due fronti: da una parte le modalità e le istituzioni della gestione neoliberista; dall’altra gli atteggiamenti più duri e intransigenti riconducibili a schieramenti cosiddetti populisti. Ne ha in sostanza per tutti; vediamo in che termini.

 1.1) Critica del neoliberismo

 Il papa non le manda a dire: l’economia finanziaria e le sue speculazioni sono una delle principali cause dell’attuale crisi mondiale (§§ 12, 52, 53 ,75, 109, 144); i suoi effetti perversi determinano rapporti squilibrati con i paesi più poveri e quindi il loro sfruttamento (§§ 122, 125, 126); causano la vuota e omologante cultura globalistica (§ 100) e il paradossale individualismo che gli fa specchio (§§ 12, 105, 144).

 Non basta: il problema di fondo è il mercato! È mera illusione pensare che possa autoregolarsi (§§ 33, 109), questo è un dogma neoliberale (§ 168)! È addirittura necessario pensare a istituzioni che lo regolino, a una sua gestione mondiale (§ 138). Senza questo tipo di regolazione, libertà e giustizia restano irrealizzabili (§§ 103, 108, 170-172).

 E ora viene l’affondo finale: la proprietà non è sacra! È un diritto secondario (§ 120) e deve avere una funzione sociale (§ 118).

 Botte da orbi alle élites finanziarie dunque e a quei partiti che guardano in quella direzione cercando un nume tutelare o un ideale regolativo al grido di meno Stato e più mercato (e qui per fare la lista di tutti quelli che ci rientrano non basterebbero le pagine).

 1.2) Critica del populismo

 Sarà mica populista allora? Non scherziamo. Il papa stigmatizza la politica di chiusura nei confronti dei migranti (§ 39), condanna la schiavitù cui sono condannati dallo stesso sistema di cui sopra (§§ 86, 130-132), cerca di distinguere tra legittime rivendicazioni popolari e populismo (§§ 157 ss.), critica la pseudocomunicazione legata al mondo dei social (§ 42) e l’orrore di violenza e aggressività che essa produce (§ 44).

 Anche qui non è difficile trovare nomi e cognomi di personaggi vari colpiti dagli strali di queste critiche.

 

 2) Svolta epocale?

 Da sinistra, da sempre, moltissimi associano la chiesa cattolica ai poteri forti. Le sue gerarchie in particolare e, dunque, il papa come suo sovrano supremo sono stati spesso visti come rappresentanti influenti del “potere” e delle posizioni più reazionarie e intransigenti. Senza andare a scavare nella storia, i ricordi di un Ratzinger o, giusto per citare i grandi classici, di un Pio XII sono freschi nella memoria degli spiriti progressisti. Leggere dunque di un papa che prende così apertamente posizione contro, praticamente, tutti gli schieramenti politici che al momento sono protagonisti del panorama politico italiano e internazionale può fare una certa impressione. Cerchiamo di vederci più chiaro.

 La prima cosa da ricordare è che le forze conservatrici non sono un unicum indistinto. Se è vero che nei momenti critici spesso formano uno schieramento unico, di base esse possono differenziarsi e in diverse situazioni essere in contrasto tra di loro. Non solo individualmente tra singoli capitalisti, ma anche come organizzazioni più complesse che possono avere anche dimensione istituzionale, se non addirittura statuale in certi casi. Non c’è dunque da stupirsi che il fronte conservatore o moderato si articoli in maniera variegata e internamente conflittuale.

 Compreso questo, l’enciclica sorprende ma solo fino a un certo punto; non ci si deve infatti scordare che la chiesa cattolica è sempre stata avversaria del mondo liberale, persino dai tempi in cui esso era una forza progressiva. Si rammenti l’aspra campagna antiliberale e antimoderna di Pio IX, ma anche la critica della questione sociale di Leone XIII o dell’esplicito appoggio alle soluzioni corporative del fascismo da parte di Pio XI. La chiesa cattolica è sempre stata avversaria del mondo liberale. Nel secondo dopoguerra, la guerra fredda e il pericolo comunista l’hanno portata vicino agli Stati Uniti, ma non certo per un’adesione al liberalismo. Del resto la soluzione italiana vedeva le forze moderate ancorate alla Democrazia Cristiana ed esplicitamente appoggiate dal Vaticano. La DC non era certo una forza liberale, ma contigua all’idea della gestione statale dall’alto della società, con il cattolicesimo come religione di Stato e un approccio paternalistico direttivo; insomma, non particolarmente in linea con i principi liberali classici. In tutti i documenti della chiesa, incluso il catechismo, l’idea dei limiti strutturali del liberalismo è sempre stata presente. Non può dunque sorprendere la critica del neoliberalismo e del suo culto del mercato. Gli esiti individualistici, il culto del dio denaro al quale sacrificare ogni valore di solidarietà, coesione sociale, comunità sono considerati tra le ragioni prime della perdita di identità, della crisi dei valori, dell’egoismo e della violenza della società contemporanea.

 D’altro canto non può stupire, per quanto non fosse scontata, la critica della barbarica violenza perpetrata contro i migranti, i popoli del terzo mondo, gli “ultimi”. Se non altro a livello di principio sono questi temi estremamente sensibili per la chiesa cattolica. Non a caso la forte e continua insistenza sulla parabola del buon samaritano a cui è dedicato un intero capitolo (§§ 70 ss.).

 Nelle critiche sviluppate su questi due fronti il papa va a toccare interessi o dell’altissima borghesia o del ceto medio che invece vede nei rispettivi approcci sopra esposti un qualcosa di positivo e auspicabile. Per queste forze – non solo conservatrici ma addirittura reazionarie, che racchiudono una fetta non indifferente del popolo che si dichiara cattolico – l’atteggiamento fermo e pacatamente progressista di papa Francesco risulta odioso e compromissorio; infatti lo attaccano senza pietà.

 Pur ammettendo dunque che di papi peggiori ce ne sono stati, non ci si deve lasciar confondere dal contesto. Nel panorama attuale le posizioni da “democristiano di sinistra” del papa sembrano quanto mai rivoluzionarie perché al suo cospetto la politica sconclusionata e senza prospettiva delle forze politiche appare in tutta la sua inadeguatezza, se non nella sua violenta barbarie. Purtuttavia, da qui a considerare le sue posizioni di sinistra o addirittura comuniste ce ne corre assai. Questo ce lo dice la stessa enciclica che stiamo commentando e forse vale la pena riprendere qualche punto.

 

 3) La persona umana

 Il fondamento della filosofia sociale per come emerge dall’enciclica ma anche da altri documenti tradizionali è la “persona umana”. Si tratta di un concetto quanto mai controverso dall’importanza cruciale; vediamolo meglio.

 Innanzitutto la forza di questo concetto si presenta come verità oggettiva e assoluta, non soggetta a negoziazione (§§ 206, 208, 210). Non accettare una fondazione assoluta della verità viene vista come una concessione al relativismo e quindi alla non fondabilità di fatto di una morale condivisa.  La persona come valore primario (§§ 14, 22, 23, 83), la dignità umana anche basata sulla dignità del lavoro (§ 127), la persona umana (§§ 188) sono il fondamento su cui si regge tutta l’intelaiatura della solidarietà e dei valori mutui di fratellanza (§§ 40, 48) e di rispetto del prossimo come uguale a sé (§§ 80, 81, 138).

 Vediamo il primo punto, quella della fondazione della verità. Nel contesto dell’enciclica questa verità si fonda in termini religiosi. Se è vero che si cerca di affiancarla al discorso di una sorta di morale razionale, nella sostanza la fondazione è nella fede. Il fatto di contrapporre questa verità assoluta alla storicità (ridotta a relativismo) è l’altra questione di fondo: non si riesce a concepire la verità come un processo che si costituisce. Non necessariamente dunque essa per il suo mutare in contesti e circostanze diverse risulta non fondata. La prospetticità della verità nel suo farsi storico non significa meramente relativismo, ma una costruzione che si definisce oggettivamente e razionalmente nella sua processualità e che quindi è contestualmente vera. Il tentativo del Marx della teoria del capitale è proprio questo: costruire una teoria dinamica del processo storico che sia anche una teoria dinamica della verità (per questo aspetto sicuramente sulla scia di Hegel). Nei termini di Marx, proprio il sostanzialismo della persona e la sua identificazione con l’umano come tale rappresentano la più sofisticata delle ipostasi dell’ideologia borghese, frutto della parvenza oggettiva della circolazione delle merci, il feticismo della merce visto dal lato dei latori della dinamica sociale.

 Assunti gli individui come sostanziali, trasfigurati come persone umane, la dinamica sociale si articola come loro interazione quali enti già dati ab origine e quindi il risultato della loro interazione è meramente esito del loro comportamento individuale, come una sorta di sommatoria. Di conseguenza, se essi abdicano ai principi di solidarietà, fratellanza, mutua assistenza il mondo non può che andar male. Farlo andar bene è legato, di nuovo, alla loro decisione di fare, dal punto di vista soggettivo, diversamente. Infatti manca nell’enciclica qualsivoglia riferimento a dinamiche storiche oggettive. Il cambiamento dunque non è legato a modifiche delle dinamiche di fondo del processo storico, ma ai doveri delle persone umane di rendere questo concetto universale fino in fondo.

 Sembrerebbe questo il mero modello liberale basato sugli individui sostanziali, ma in realtà c’è un elemento in più, vale a dire il dovere di fratellanza. L’atomo individuale, in quanto persona umana, ha un legame ab origine col suo simile non solo di uguaglianza formalistica, ma di dovere morale. Rispetto al mondo classico liberale c’è dunque in più la mutua solidarietà che può/deve esprimersi anche a livello istituzionale come doveri dello Stato o di altra istituzione di mediare e garantire livelli minimi di umanità correggendo eventuali storture che possano verificarsi. Il modello sociale che più corrisponde a questa prospettiva non è dunque il libero mercato, ma lo Stato paternalistico corporativo che può essere nella sua versione soft la Democrazia Cristiana del dopoguerra, nella sua versione hard il fascismo. Infatti, data la struttura sociale per quella che è in quanto non la si può modificare e che quindi include stratificazione di classe e gerarchie sociali, esistono doveri collettivi individuali e istituzionali per cui i più poveri o disagiati vanno assistiti, curati, considerati fratelli; tutto ciò, però, senza intaccare le strutture.

Insomma, a chi abbia voglia di ripercorrere gli scritti relativi alla dottrina sociale della chiesa vedrà che nihil sub sole novum. C’è però da rallegrarsi del fatto che Bergoglio punti senza mezzi termini e con coraggio, considerata la situazione attuale, verso la versione soft dello Stato corporativo paternalistico, cioè auspichi una soluzione “democristiana”, decisamente “progressista” se paragonata al crudo cinismo dei due principali schieramenti politici in campo. Che si prenda questo atteggiamento come il non plus ultra del comunismo la dice però lunga su quanto manchino analisi, idee, prospettive. Su questo c’è molto da lavorare e non resta che rimboccarsi le maniche.

Comments

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DomenicoMattiaTesta
Monday, 26 October 2020 18:21
Non sono un credente,ma dico menomale che c'è papa Francesco a parlare di fratellanza,di giustizia,di uguaglianza,di ecologia nel dominio del pensiero unico neoliberista.Da agnostico devo riconoscere che la coerenza tra principi e comportamenti concreti è stata ed è di pochi sia nell'ambito cristiano-religioso,sia nell'ambito laico-materialistico.Se ci troviamo a questi esiti,dopo millenni e millenni di storia,dobbiamo riconoscere che per l'ideale,variamente inteso,si sono battute avanguardie,ristrette minoranze per cui il cammino per un mondo nuovo:di liberi ed eguali, è ancora lungo... Pochi i testimoni della fede,pochi i rivoluzionari veri,autentici. .Nei tornanti difficili della Storia,come quello che stiamo vivendo, è importante ritornare ai" fondamenti" per non smarrirsi,dopo la pseudomorfosi della Sinistra, E' vero! la sinistra ,come si è configurata tra "Ottocento e Novecento" è finita.Ma da essa,pur essendo cambiato profondamente il contesto,non possiamo prescindere.Bisogna ripartire facendo tesoro degli errori,mettendo da parte gli slogan,il settarismo,patologia organica ad essa ancora oggi. Nell'era della complessità, della globalizzazione e della pandemia planetaria vediamo rivolte sociali in tante parti del mondo,ma non è per niente all'orizzonte la rivoluzione comunista e/o socialista che sola può abbattere l'iniquo sistema capitalista,tuttavia,pur nel disincanto inevitabile,è importante mantenere,sempre vivo, il senso della concretezza storico-.politica,sorretto dalla tensione utopica,
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Alfonso
Sunday, 25 October 2020 07:52
Nel centenario del biennio rosso, farebbe bene ricordare i Cocchi, i Miglioli, gli Speranzini, e tanti "bianchi" che, come Yorio, Jalics, ma tanti ancora, provarono a fare un passo avanti, a piedi scalzi spesso. Non frequento Bergoglio, non potrei partire dall'assunto che soffre ancora, dopo quarantacinque anni, la contraddizione che ebbe di fronte nel passaggio dal terrorismo delle triple A al terrorismo delle giunte militari. Come dice Turi Palidda, non intacca il potere temporale della chiesa, quindi le chiacchiere stanno a zero. Neanche le teocrazie vengono toccate, anche se magari incontra in camera caritatis qualche ayatollah per consigli su come rimanere al potere senza apparire. La religione dice "fratelli!", ma come nel caso 'figli e figliastri', intende 'fratelli e fratellastri'. Con queste encicliche, riesce a proteggere chi si rifugia in una chiesa quando i centoneri scorrazzano? Che vengano sterminati coloro che si ostinano a marciare il primo maggio con le rosse bandiere, quale deve essere il comportamento dei bergogliani? Auguro ai bergogliani il massimo successo interno alla setta che preferiscono, certo che mi stanno simpatici. Un cruccio rimane: in alcuni casi, la parola 'fratello' fa parte del bagaglio di spietati assassini, di donne e bambini e operai e...compagni. Ha Bergoglio rimesso in campo una forza politica storica? Chapeau. Vuole sponsorizzare un movimento politico? Era ora. Ma se continua a dialogare con regimi terroristi, ne ha ancora di strada da fare. Grazie
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Edoardo Nannetti
Sunday, 25 October 2020 07:27
Qualcosa non mi convince in questo commento. In attesa di pensarci meglio esprimo due punti che mi lasciano perplesso. Il primo è la questione dela verità assoluta versus relativismo, con lode alla verità che marxianamente si costituisce contestualmente. Credo che si debba differenziare tra valori fondamentali e verità provvisorie che riguardano i processi attraverso cui passa la realizazione. Da un lato pensare che il marxismo non sia basato su valori assoluti mi pare infondato: se la storia è storia di lotte di classe e la classe operai si presenta come classe generale che deve liberare tutti, c'è una precisa distinzione tra i processi storici e l'esito 'escatologico'. Lo stesso obbiettivo della liberazione attraverso il superamento delle classi o si fonda su un'idea di persona e dignità ela persona e direi di unità dell'umanità e di essa con la natura, oppure si traduce in nuova oppressine, industrialismo e atteggiamento predatori della natura. Di fondamentali c'è bisogno. Il secondo punto è l'affermazione finale che si privilegia un atteggiamento paternalistico e corprativo senza intaccare la struttura. Mi sembra in contraddizione proprio con la critica di sistema del liberismo e del mercato fatta nella prima parte, sostanzialmente non solo antiliberale a anticapitalista, inn quanto pone come orizzonte degli obbiettibi di liberazione e di bene comune in alternativa alla logica del profitto.
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Eros Barone
Saturday, 24 October 2020 22:55
Caro Domenico Mattia Testa, siamo arrivati al punto estremo della pseudomorfosi con una 'sinistra', compresa quella a cui Lei rivolge i Suoi appelli, che sostiene questa o quella frazione del capitale finanziario e un papa che ne combatte la penetrazione politica e l'invadenza corruttiva all'interno della Chiesa. Occorre perciò rendersi conto che una fase della storia del movimento di classe, legata alla nozione otto-novecentesca di ‘sinistra’, si è definitivamente chiusa. Ciò è reso ancor più evidente dalla presenza, dentro la ‘sinistra’, di una cultura anticomunista e pro-imperialista sempre più diffusa, alla quale bisogna contrapporre un’idea di partito comunista animata da quello “spirito di scissione” che Gramsci, giustamente richiamato anche da Lei, considerava un requisito indispensabile dell'identità rivoluzionaria. Tale 'spirito' si esprime nella volontà e nella capacità di tracciare una netta linea di demarcazione che separi nell’economia il lavoro salariato dal capitale, nella società il proletariato dalla borghesia, nella politica i comunisti dalla sinistra, nell’ideologia i rivoluzionari dagli opportunisti. Non è poco, ma è solo partendo da un siffatto requisito che il comunismo cessa di essere un 'flatus vocis' a cui non corrisponde alcun oggetto storicamente concreto. Dopodiché, anche papa Francesco può essere, entro certi limiti, un alleato.
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DomenicoMattiaTesta
Saturday, 24 October 2020 18:56
Finalmente un papa coerente con i principi evangelici:che dovevano e dovrebbero essere a fondamento della chiesa dì ogni tempo.Finalmente nel mondo globalizzato un papa che denuncia con forza la disumanità e le disuguaglianze macroscopiche del sistema capitalistico,mostro a più teste,la cui feroce logica del profitto,affama milioni e milioni di persone e mette a dura prova la salute del Pianeta. La condanna del dominio della ricchezza dei potenti della terra,sordi al grido di dolore dei poveri che sale da tutte le latitudini è la voce più persuasiva e coinvolgente,la voce che sa parlare ai credenti ed ai non credenti,ai cristiani ed ai laici che lottano per un mondo più giusto .L'enciclica":Fratelli Tutti" è il prodotto del cristianesimo della testimonianza,della coerenza tra principi e prassi;solo così la chiesa può resistere alle sfide della postmodernità,del dominio dell'individualismo,del mercato e restare a fianco degli umili,dei dannati e gli sfruttati della terra.ancor più mentre incalza la pandemia del Covid19. . Un bella lezione al pensiero,alla cultura, alla politica della Sinistra che dimenticando,a partire dalla fine del secolo scorso,la tradizione comunista,socialista,perfino socialdemocratica,ha abdicato totalmente alla sua funzione storica,quella antagonista al liberismo,nelle sue varie declinazioni. Meno male che c'è papa Francesco a tenere vivo il messaggio della giustizia sociale,del disarmo,dell'ecologia.Sarebbe ora che la sinistra vera,radicale,ritornasse ai fondamenti delle origini facendo tesoro della dura lezione della storia e ripartisse dal principio di uguaglianza,studiando e rimettendo in circolo il pensiero critico di Gramsci,intellettuale e teorico,apprezzato più all'estero che da noi..I suoi eredi non gli hanno reso un buon servizio.La Sinistra italiana è in crisi acuta da decenni.Non diversa è la sinistra europea mondiale ....
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Eros Barone
Thursday, 22 October 2020 22:35
Un’enciclica, entro certi limiti, anticapitalistica: così può essere definita l’enciclica "Fratelli tutti" dell’attuale pontefice. Il testo (redatto, lo si ricordi, da un esponente dell’ordine dei Gesuiti che ha scelto di ispirarsi, fin dal nome, al fondatore dell’ordine dei Francescani) contiene denunce molto dure contro gli egoismi e la miopia che nascono da una concezione ultracapitalistica dello sviluppo e contro i danni che ne derivano all’umanità e in particolare alla parte più povera di essa, nonché all’ambiente. Degna di apprezzamento è anche l’ottica che caratterizza il documento pontificio, ossia lo sforzo di sviluppare un dialogo non limitato ai soli credenti, ma esteso anche ai seguaci di altre confessioni o religioni e agli stessi non credenti. Tale dialogo viene perciò individuato, in coerenza con gli orientamenti del Concilio Vaticano II, come strumento per affrontare e risolvere i gravi problemi che incombono sul mondo attuale.
È un documento ambizioso questa enciclica, come dimostra una rapida rassegna degli assi tematici portanti e degli autori che vengono richiamati. Tra i primi, vanno segnalati, come già era avvenuto con la precedente enciclica "Laudato si'", l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al paradigma
economico-finanziario su cui si fonda il capitalismo monopolistico transnazionale, e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita. Fra i secondi, è doveroso richiamare, oltre a Francesco d'Assisi, il canonico ‘doctor angelicus’, ossia Tommaso di Aquino, e, sotto traccia, il meno canonico Teilhard de Chardin, il naturalista gesuita che, sfiorando pericolosamente il panteismo, ha elaborato un’interpretazione cristiana dell’evoluzionismo darwiniano.
Alcuni ‘flash’ sui temi cruciali della crisi sono utili a dare un’idea dell’importanza di un documento che per la sua estensione è un vero e proprio libro. Papa Francesco, ricordando il fallimento dei Vertici internazionali sulle questioni dell’ambiente, stigmatizza la debolezza delle reazioni, la diffusa irresponsabilità e la mancanza di una cultura adeguata e della disponibilità a cambiare stili di vita, di produzione e di consumo. Ed è un’enciclica socialmente radicale, poiché in essa l’autore, dopo aver esaminato gli effetti della crisi, affronta l’analisi delle cause attraverso un confronto con la filosofia e con le scienze umane. Importanti sono, in questo àmbito, le riflessioni sulle potenzialità, sui limiti e sui pericoli della tecnologia che, come afferma il papa con accenti marxisti, dà a coloro che detengono la conoscenza, e soprattutto il potere economico per sfruttarla, un dominio economico impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero. Pertanto, le radici umane della crisi sono, a giudizio di papa Francesco, da ricondurre a due vizi, ad un tempo, cognitivi e morali: un eccesso di antropocentrismo, per cui nel suo rapporto con l’ambiente e con i suoi simili l’essere umano assume una posizione autoreferenziale centrata esclusivamente su di sé e sul proprio potere, e il relativismo, tradizionale bersaglio, quest’ultimo, della polemica condotta dai suoi predecessori (Wojtyla e Ratzinger). Certo, l’uso di un linguaggio anticapitalistico da parte degli estensori di detti documenti serve, in genere, a dissimulare la sostanza retriva dell’ideologia della conciliazione e della rassegnazione, più o meno temperate dall’azione correttiva di un ‘capitalismo compassionevole’, in essi formulata (come già notava Marx nel “Manifesto”, esaminando quella variante del socialismo feudale che è il ‘socialismo pretesco’, «non c’è cosa più facile che dare una tinta socialistica all’ascetismo cristiano»). La conclusione è dunque la seguente: proprio perché dalla stessa disàmina, che il papa Francesco sviluppa, si evince che i problemi sono radicali, occorre una soluzione altrettanto radicale. Non basta denunciare gli abusi di questo modo di produzione sempre più ecocida, genocida e disumano, ma occorre rovesciarlo e sostituirlo con un modo di produzione rispettoso degli equilibri naturali, che allevii la fatica umana attraverso la scienza e la tecnologia e sia razionalmente e collettivamente controllabile dalla società. Parimenti, non basta invocare il grande valore della fraternità come nuovo paradigma di giustizia. Occorre invece prendere atto che «lo spirito della produzione capitalistica è antitetico alle generazioni che si succedono» (Marx) e trarre da questa constatazione tutte le conseguenze che ne derivano, aggredendo le vere cause dell’attuale crisi, che non sono l’antropocentrismo e il relativismo, ma il capitalismo e la sua inestinguibile sete di profitto e di dominio. Infine, se vi è una parola da prendere con le molle questa è la parola “fraternità”. Delle tre parole della Grande Rivoluzione è la più sospetta, perché è la meno storicamente incarnata e rimanda un po’ troppo a un’idea di utopia francescana, politicamente poco praticabile. L’ultima volta che si è sentito parlare concretamente di fraternità risale infatti alla prima guerra mondiale e qualche tempo fa un film ricordava proprio un episodio (uno dei pochi, ma qualcuno ce n’è stato) di fraternizzazione tra soldati nemici nella guerra di trincea: una bellissima voce di tenore intona "Stille Nacht, heilige Nacht" e i soldati decidono che per festeggiare il Natale si può lasciare il posto di combattimento e andare ad abbracciare i nemici. Interrompendo così, e dunque rovesciando, la logica della guerra: mostrando che c’è un’altra possibilità. Non per nulla nelle "Tesi di aprile" redatte da Lenin (1917) la prima tesi si chiude con la parola d’ordine “Fraternizzare” come unica possibile risposta, politica e ideale, alla più terribile delle crisi: la guerra imperialistica.
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renato
Thursday, 22 October 2020 17:34
"Botte da orbi alle élites finanziarie dunque e a quei partiti che guardano in quella direzione cercando un nume tutelare o un ideale regolativo al grido di meno Stato e più mercato (e qui per fare la lista di tutti quelli che ci rientrano non basterebbero le pagine". Infatti , il papa è l'unico rappresentante della nuova sinistra istituzionale, gli altri sono mere formazioni identitarie o scomparse dalla scena per cavalcare il capitalismo in tutte le versioni. Purtroppo è cosi'. Non piace, nemmeno a me, ma è un fatto .Possibile che la sinistra (almeno quella all'opposizione residuale e culturale) non riesca a voltare pagina, anzi chiuda il libro delle stupidaggini dietro le quali è corsa negli ultimi 30 anni? Ricordo che sono ancora tanti quelli che celebrano o parlano degli operai di tayloristica memoria come se fossero la nuova composizione di classe...E di più, non sto parlando di una nuova sinistra del rifiuto del lavoro salariato o della presa del potere definitivo e dello stato di diritto borghese, Quella li viene dopo , poi, forse , se uniamo le forze a livello internazionale e mondiale . Si sottolinea inoltre "Purtuttavia, da qui a considerare le sue posizioni di sinistra o addirittura comuniste ce ne corre assai." Infatti ripetendomi, ce ne corre ancora , ma sempre meno di ciò che corre assai tra la sinistra cosiddetta , le sue posizioni e il socialismo , lasciando perdere per ora il comunismo ,quello è da tanti anni che non lo si conricerca, studia ed esperimenta per niente piu' .Tanto o che ,appunto ,dopo le esperienze fallimentari del socialismo in un solo paese, siamo arrivati a questa globalizzazione e naturalizzazione del plus valore , del profitto , del capitale in tutte le parti del pianeta interconnesso ( a livello piu o meno liberista , non cambia la sostanza del dominio e dell'impero). L'ideologia e la materialità piu' che storica della borghesia e delle sue enormi doti sviluppiste e moderniste di innovazione scientifica ,organizzativa (per se stessa , anche se sembra che allevii la fatica fisica che si riprende con le teorie dell'autoresponzabilizzazione e del siamo tutti imprenditori e il capitale umano e via di queste stronzate qua...) è quella che sa mettere a valore quasi tutto , cioè di mercificare anche l'aria che respiriamo (inquinata).Noi continuiamo a credere,(non tutti) che perchè è finito il fordismo all'occidente , sia finito tutto, compreso quel sindacato là? Certo è finito tutto quel modello che dava potenza di rimando a tutto il movimento operaio dalle tute blu (quello di piazza statuto fino al 80 dei 35 giorni o giu' di li). La nuova composizione di classe esiste quindi da almeno 40 anni , noi , compreso me , lasciamo che a sinistra ci sia il papa a raccontare ed evidenziare i disastri del capitale e di riflesso i disastri anche della nostra tenace romantica nostalgia.
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turi palidda
Thursday, 22 October 2020 16:31
forse sarebbe bene ricordare che la chiesa ha sempre sostenuto il suo escatologismo in antitesi con ogni latro (e cioè quello statunitense come quello sovietico e quello del bipolarismo) ... la competizione rispetto al liberismo (e rispetto agli Stati Uniti come primo paese liberista) è imprescindibile tanto più oggi ... se oggi il papa appare il più a sinistra mai visto, il più universalista mai sentito e riesce ad abbagliare la maggioranza dei militanti di sinistra (vedi adesioni al laudatosì che è diventato il VERBO di questa sinistra) è appunto perché la sinistra coltiva meno la decontrazione del discorso dominante e delle sue varianti ... per esempio la posizione della chiesa sui migranti è in definitiva quella di una sorta di alternativa ai governi che non sanno gestire il fenomeno e si propone come alternativa allo stato di diritto laico che non riesce a governare i conflitti mentre l'egemonia dei religiosi ci riuscirebbe perché saprebbe ottenere il disciplinarmente sociale col rispetto delle regole religiose (che sarebbero più valide e rispettate delle norme dello stato di diritto) ...
insomma non è casuale che un papa gesuita del XXI° sec. sia capace di queste articolazioni ... che però non intaccano il potere temporale della chiesa ...
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