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sinistra

Manifesto per una critica di classe alle vaccinazioni obbligatorie

Alcun* genitori (e non) amanti dello spirito critico

free vax 2017 189747.660x368Il dibattito sui vaccini in Italia, se di dibattito si può parlare, ha raggiunto livelli infimi, e soprattutto ci ha annoiato profondamente.

Nella percezione diffusa, esistono solo posizioni mostruose: il genitore no-vax egoista e terrapiattista e lo scienziato arrogante e paternalista (sullo sfondo, gli spettri del Bambino, bene supremo della Patria, sempre a rischio di diventare un piccolo untore, e dell’Immigrato, il Grande Untore riattivatore di vecchie malattie che la nostra superiore civiltà aveva debellato).

Vorremmo dire qualcosa anche noi. Forse qualcosa di sinistra (!).

Siamo per la libertà vaccinale, intanto.

Siamo free-vax, dunque, ma questo non significa che siamo terrapiattisti, complottisti o appassionati di scie chimiche. L’uso del pensiero critico non è un pacchetto all inclusive prendere-o-lasciare. A ben vedere, anzi, è una pratica tipica del metodo scientifico.

Non siamo irrazionalisti: riconosciamo il valore della ricerca scientifica, del suo metodo e di molti dei suoi risultati. Tuttavia, non siamo neanche scientisti: siamo consapevoli che la scienza trova applicazione solo all’interno dell’impresa scientifica (e le regole le sceglie il capitale, al momento) e non in un’iperuranico mondo della “verità”. Sappiamo anche che la scienza non è neutra: riflette la propria storia, i rapporti di potere vigenti (i rapporti di classe, oseremmo dire...), la congiuntura economica, gli immaginari dominanti.

A ben vedere, vorremmo che le promesse del metodo scientifico venissero rispettate: nessun dogma, libera discussione, no al principio di autorità.

Diciamolo subito: non crediamo che i vaccini siano un male in sé, né che non possano esistere, in assoluto, casi in cui sia necessario l’obbligo di somministrarli a vaste fasce di popolazione.

Crediamo, scusate la banalità, che si tratti di farmaci il cui uso ha per definizione costi e benefici che vanno valutati in generale e, per quanto possibile, caso per caso.

Non crediamo che i genitori non medici possano sostituirsi ai medici, ma non escludiamo che possano studiare, informarsi e richiedere spiegazioni comprensibili alle istituzioni, soprattutto se queste li obbligano a un trattamento medico (e non crediamo neppure che i medici possano sostituirsi ai genitori). Siamo libertari, se non anarchici. La delega non ci piace, ma non ne facciamo un dogma: delegare agli esperti può essere una buona pratica, talvolta, purché non sia mai una delega in bianco, incondizionata o irrevocabile.

Per questo ci preoccupa che forme, seppur spesso irrazionali, di partecipazione attiva e di esercizio critico della delega siano ridicolizzate, infantilizzate e stigmatizzate proprio “da sinistra” e da ambienti libertari. Quando è successo che la sinistra – qualunque cosa questa parola significhi, forse nulla – ha iniziato a non vedere di buon occhio la partecipazione alla vita pubblica e lo spirito critico?

Ecco, il punto ci sembra questo: la sinistra ha perso l’ennesima occasione per dire qualcosa di sensato, per fare un discorso di classe sui vaccini. La stessa storia del movimento antivaccinale sembrava promettere diversamente, dalle rivolte anche armate dei proletari inglesi che al posto dell’obbligo di effettuare tale trattamento chiedevano assistenza sanitaria gratuita e condizioni di vita più umane fino alla partecipazione, in Italia, di Medicina Democratica al movimento di obiezione alle vaccinazioni. Questo “movimento”, del resto, oggi sembra fare di tutto per farsi rappresentare dalle destre, quelle neofasciste come la Lega e quelle nazional-populiste come il M5S.

Vorremmo qui indicare alcuni nodi sensibili su cui è importante, e urgente, fare un discorso di classe sulle vaccinazioni.

Anzitutto, un fatto molto semplice. La svolta nella politica vaccinale, con una campagna mediatica imponente e a dir poco sospetta e con investimenti di denaro pubblico miliardari, arriva in un periodo di tagli indiscriminati alla sanità pubblica. È bizzarro che questa scelta, che – senza necessità di ipotizzare alcun complotto – arricchisce le industrie del farmaco, non sia stata oggetto di critica da parte di chi dovrebbe dar voce agli interessi delle classi povere. Si tratta, infatti, dell’ennesima rapina ai danni di chi fruiva di sistemi di cura e prevenzione fondati sulla tassazione progressiva (è utile ricordarlo, questo, alla “sinistra”?).

E, appunto, la prevenzione. Com’è possibile che i vaccini abbiano interamente occupato questo campo ampio e complesso? In sostanza, parlare di prevenzione oggi evoca quasi automaticamente le pratiche di immunizzazione ad alta tecnologia da un pugno di malattie, in parte rare, e nulla più. Eppure, oggi si muore soprattutto di cancro e di malattie “del benessere”. Dunque, dovremmo parlare, nell’ambito della prevenzione, di cosucce come l’ILVA, i rifiuti tossici smaltiti dalle mafie (ma possiamo realmente parlare di mafie e di Stato come due entità separate?), il surriscaldamento globale, le automobili, la qualità del cibo e del lavoro, l’allattamento al seno, l’educazione sessuale, l’accesso a cure salvavita a bassa tecnologia – per fare qualche esempio. Questi sono argomenti di classe, e non sarà certo la destra a farsene carico, se non in modo altamente contraddittorio.

Abbiamo bisogno di paradigmi di prevenzione per i poveri, insomma. E non è detto che questi paradigmi non includano anche delle politiche vaccinali ponderate e democraticamente condivise (o almeno frutto di una discussione più seria di quella, emergenziale, costruita su false emergenze).

Abbiamo bisogno di decentrare il modello di medicina ad alta tecnologia che domina il nostro immaginario. Non perché sia nocivo in sé, ma perchè esistono altri paradigmi che vengono scelti da tante persone perché le fanno stare bene. Paradigmi più attenti al benessere o all’equilibrio dell’individuo nel suo insieme, ma, certamente, spesso non in grado di curare un cancro con i più sofisticati ritrovati della ricerca occidentale. Abbiamo paura di un discorso, quello dei seguaci (una parola appropriata) di Burioni, che è un discorso di fede, fede nella Scienza. Un discorso che è al contempo un ricatto: se non ti inchini al potere della medicina occidentale, non ti curiamo. Se non tributi lodi sperticate ai vaccini che hanno eradicato, da soli, tutte le malattie più pericolose, non puoi neppure aprire bocca.

A noi non piace inginocchiarci di fronte a nessuna divinità, ma se proprio dobbiamo esprimere gratitudine a qualcuno, preferiamo ringraziare le lotte popolari che ci hanno dato acqua potabile, fognature, orari di lavoro ridotti, sanità gratuita, per il ruolo cruciale che hanno avuto nella scomparsa di molte malattie. Questo non significa, ovviamente, che le vaccinazioni non abbiano fatto la loro parte. Ma chiedere, sotto ricatto, di attribuire loro ogni merito è una mossa di classe, una mossa contro i meno abbienti.

Vogliamo anche che si prenda sul serio la sfiducia nelle istituzioni che i genitori “no-vax” esprimono. Da quando la sfiducia nelle istituzioni, soprattutto in Italia, è ingiustificata? Da quando alludere alle tangenti nel mondo della sanità e dei colossi farmaceutici è “di destra”? Da quando sollevare questioni relative a preoccupanti conflitti di interessi è reazionario? Non si tratta di scienza, qui, ma di impresa scientifica, appunto.

Non siamo complottisti, tutt’altro. Piuttosto, utilizziamo il rasoio di Occam.

C’è bisogno di ipotizzare complessi intrighi internazionali, piani per indebolire intere razze o inoculare un fantomatico virus dell’autismo su larga scala, per comprendere che vi sono enormi interessi economici in gioco? Il fatto, scusate ancora la banalità, è che una dose di vaccino costa diverse decine di euro, pagate dalla collettività. Se consideriamo che le vaccinazioni obbligatorie sono diventate 10 anziché 4, e che ognuna prevede diverse inoculazioni, e che questa modifica interessa centinaia di migliaia di bambini, è facile comprendere quali interessi ci siano in ballo. Pretendere trasparenza su una legge che interessa la salute di tante persone e al tempo stesso è oggettivamente al centro di tali giri di denaro ci sembra il minimo.

E veniamo ad alcuni degli effetti collaterali della legge Lorenzin e del non-dibattito che la ha accompagnata.

Il primo è la mobilitazione della retorica del Bambino, bene supremo della Patria, tanto vezzeggiato in quanto simbolo del progresso, del futuro, della prosecuzione della nostra specie e dei nostri valori occidentali di famiglia e consumo compulsivo (non tanto vezzeggiato da meritare investimenti in asili nido, congedi parentali, protezione dagli abusi che subisce spesso nell’osannata famiglia eterosessuale – del resto, si sa che per quasi tutto ciò è gratuitamente disponibile il lavoro di cura femminile e dei migranti). La riattivazione di questa retorica, come spesso accade, va a discapito de* bambin* reali (quell* con la b minuscola).

L’inclusione scolastica, sommo valore delle sinistre progressiste da decenni, improvvisamente scivola in secondo piano. Anche l’opposizione all’esclusione scolastica non fa che riprodurre logiche interclassiste incredibilmente miopi: mio figlio è escluso da scuola perché non vaccinato? Tanto meglio, la scuola fa schifo e al suo posto c’è l’homeschooling...

Sia chiaro: non abbiamo nulla contro le tante modalità di (de)scolarizzazione dal basso, dall’homeschooling alle scuole parentali, dalle scuole democratiche a quelle libertarie. Anzi: molt* di noi le sostengono concretamente, ne sono parte, o hanno attraversato alcune di queste esperienze. Ma pretendiamo di poter usufruire della scuola pubblica, e che possano usufruirne tutt*, soprattutto quelli che non possono permettersi di insegnare ai figli a casa propria (perché lavorano per esempio, o perché non sono in grado, ma anche perchè non lo desiderano). Peggio ancora, non vogliamo che la risposta sia: manderò mio figlio a una scuola privata. Dobbiamo spiegare il perché?

L’esclusione scolastica, però, non è solo questa. Anzi, dopotutto sono davvero pochi quelli che sono stati davvero cacciati dalle aule. L’esclusione è soprattutto lo stigma.

L’emarginazione de* bambin* è stata teorizzata apertamente da Burioni come strumento per indurre un’ampia copertura vaccinale. La gravità di questo fatto non è stata fatta oggetto di alcuna critica a sinistra. In questo senso, non è colpa di Burioni se in molti casi lo stigma è diventato realtà, ha funzionato, creando un clima di sospetto e di ostilità nei confronti non solo dei genitori “no-vax”, ma anche dei loro figli.

Il secondo è il riferimento alla figura dell’Immigrato che porta le malattie.

Uno spirito ingenuo potrebbe pensare che questa retorica sia appannaggio di Salvini, Meloni e Casa Pound. Uno spirito un po’ meno ingenuo farebbe notare che anche i 5stelle non disdegnano l’argomento. Potrebbe persino far notare che alcuni settori istituzionali, tradizionalmente a destra, come polizia ed esercito, si lasciano andare alla caccia all’untore africano. Tuttavia, se sei un genitore dubbioso sulle vaccinazioni e hai mai provato a fare un colloquio con la tua ASL, sai bene che è lì che questo germe è più diffuso.

Diciamo pure che per le nostre istituzioni sanitarie sembra costituire l’asso di briscola da giocare quando si è in difficoltà: caro genitore, se pensa che la difterite o la poliomielite sono assenti dal nostro paese da decenni, consideri che ormai c’è un’invasione di immigrati che stanno riportando queste malattie. Dov’è ora il rigore scientifico? Se alzasse la manina, mostrerebbe in un batter d’occhio che non vi è alcun fondamento in tali affermazioni. Si tratta di argomenti buoni per un sindaco leghista di qualche paesello in vena di boutade, al massimo. La verità, se ce n’è una, è che le malattie le abbiamo portate “noi” nei paesi colonizzati, insieme alla povertà e alle guerre.

Vogliamo dirlo chiaramente: la campagna per la vaccinazione di massa è una campagna razzista tesa, tra le altre cose, a immunizzare, almeno simbolicamente, il corpo della Nazione, un corpo bianco e costantemente sbiancato, dalle orde di corpi neri, etnicizzati, colonizzati che minacciano la fortezza europa.

Più in generale: l’immenso sforzo legislativo, burocratico e propagandistico per la vaccinazione di massa denota il dispiegarsi di un dispositivo governamentale a più facce, che richiede, per funzionare, la mobilitazione “spontanea” della figura del cittadino razionale. Questa categoria, che a sinistra ha avuto tanta fortuna, si mobilita intorno a un senso civico che sembrava definitivamente addormentato proprio laddove ce ne sarebbe stata più urgenza (un esempio su tutti: la grande evasione fiscale). Un senso civico grottesco, aggressivo e forcaiolo, fondato sull’individuazione di un facile capro espiatorio (il genitore novax) in grado di obliterare una legittima domanda di informazione e trasparenza in merito alle scelte che riguardano il proprio corpo e quello dei propri figli.

Il dispositivo vaccinale è dunque, possiamo dirlo, un dispositivo securitario.

Per questo, crediamo sia giunto il momento che chi è critico verso l’obbligo vaccinale venga allo scoperto rifiutando le parole d’ordine delle destre, ed evitando le derive irrazionali e, al tempo stesso, quelle del fideismo scientifico.

Comments

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Eros Barone
Monday, 27 August 2018 16:51
Ma gli estensori di questo manifesto antiscientifico e piccolo-borghese sulla "libertà di scelta" sanno che a morire a milioni, falciati dall'assenza di vaccini per prevenire polio, morbillo, difterite, tetano, sono i bambini che vivono nel Terzo Mondo? Per loro e per i loro genitori la "libertà di scelta" e la "critica di classe alle vaccinazioni obbligatorie" sono meri 'flatus vocis', poiché per loro si tratta di avere i vaccini, di averli subito e di averli gratis. Questi sono fatti incontrovertibili a cui nessuna campagna anti-vaccinazioni può rispondere o tantomeno porre rimedio. Sennonché qualcuno scopre l'acqua calda: le multinazionali del farmaco ci guadagnano, e tutto si riduce a un complotto di corrotti e corruttori, di scienziati servi, di industriali senza scrupoli e di governi complici. Qualcuno insiste: in fondo, se non vaccino me stesso o mio figlio, non danneggio nessuno. Certo, basta negare la scienza. Un virus non è altro che un microrganismo che ha bisogno, per sopravvivere, di infattare un altro organismo. Se trova organismi immunizzati dai vaccini muore. Se trova organismi non vaccinati si ripoduce e può causare la morte. E questa è scienza. Per i comunisti la libertà è la "coscienza della necessità". E non può esservi libertà quando si è oppressi dai bisogni della vita quotidiana, dal lavoro salariato, dall'alienazione sociale e dalle mille ideologie dell'individualismo proprietario (una variante delle quali è rappresentata proprio dal manifesto in parola). Non può esservi "libertà individuale" che finga di non vedere le catene degli altri o, peggio ancora, che abbia come condizione proprio le catene degli altri. Oggi la necessità è liberare l'umanità dal capitalismo e dalle leggi del profitto che determinano le azioni più o meno coscienti di ogni individuo, a partire prorpio da coloro che si illudono di essere "liberi di scegliere".
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