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L’elefante nella stanza. La Repubblica in vendita, la Stampa a rischio chiusura

di Sergio Cararo

John Elkann, il boss del gruppo finanziario Exxor, ha deciso entro gennaio 2026 di chiudere il quotidiano La Stampa e di vendere Repubblica e gli altri media del gruppo Gedi (Huffington Post, le radio Deejay, Capital, La Sentinella del Canavese). I vertici di Gedi lo hanno comunicato ai giornalisti de La Repubblica e confermato anche al comitato di redazione de La Stampa.

Da quanto trapela, l’operazione coinvolge principalmente La Repubblica, le radio e le attività digitali, con un’offerta intorno ai 140 milioni di euro avanzata dal gruppo greco-saudita Antenna.

La società Antenna è dell’armatore greco Kyriakou ma è partecipato al 30% dal fondo Pif del principe saudita Mohammad bin Salman, ed ha fatto sapere di non essere interessato all’acquisizione de La Stampa.

Il futuro dello storico quotidiano di Torino (da sempre proprietà della Fiat prima e della Exxor poi), definito dagli operai torinesi con il soprannome emblematico e di certo non lusinghiero di La Busiarda, resta dunque incerto e il rischio di chiusura sembra materializzarsi concretamente.

Per l’acquisizione del gruppo editoriale Gedi si era fatto avanti anche Leonardo Del Vecchio, attuale padrone e figlio del fondatore di Luxottica, il quale aveva presentato un’offerta da circa 140 milioni di euro tramite la sua società Lmdv per contendere all’imprenditore greco le attività editoriali e le radio del gruppo editoriale.

Ma l’Exor di Elkann, azionista di controllo del gruppo Gedi, ha deciso di continuare il negoziato con Antenna formalizzando una nuova fase di esclusiva per definire i dettagli dell’operazione.

Ieri 11 dicembre, La Stampa non era in edicola, mentre oggi venerdì 12 dicembre, Repubblica, altra testata del gruppo, sarà in sciopero. Il sito non sarà aggiornato dalle 7 del 12 dicembre alle 7 di sabato 13.

I vertici del gruppo Gedi e i Comitati di Redazione de La Stampa e de la Repubblica sono stati convocati dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini.

Colpisce il maligno commento del Presidente del Senato Larussa, il quale rispondendo alla domanda di un giornalista su questa vicenda ha risposto: I giornali di sinistra non è che mancano eh, non è che sentiamo questo bisogno disperato di avere per forza giornali di sinistra, però noi dobbiamo rimanere neutrali, abbiamo il dovere di aiutare i giornalisti, le maestranze a non perdere il posto di lavoro, ma sulla natura dei giornali, non tocca al governo”.

Certo sentire affermare che La Stampa e la Repubblica sono giornali “di sinistra” ci provoca un certo effetto, ma per i caterpillar della destra al governo è tutto di sinistra tranne quelli che hanno il busto di Mussolini sul comò di casa.

Solo due settimane fa il quotidiano La Stampa era diventato oggetto di grandi attestati di solidarietà e alte grida di stigmatizzazione per l’incursione di un corteo di studenti nella redazione. Il quotidiano, come noto, non gode di buona fama nei movimenti sociali torinesi né tra le reti solidali con la Palestina. Per giorni questo fatto era stato il tema del giorno e il tormentone discriminante di ogni commento o ragionamento (cosa pensa della incursione alla Stampa? E’ stata la domanda d’obbligo a presupposto di qualsiasi altra).

Ma mentre tutti si concentravano sul dito – la contestazione degli studenti – la luna si apprestava a precipitare sulla redazione del giornale con le fattezze di un elefante nella stanza. Le serie minacce alle libertà vengono sempre dall’alto, non dal basso. Da questo possono venire le critiche o “i moniti”, per quanto ruvidi possano essere, dall’alto vengono gli ordini.

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