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carmilla

Il nuovo disordine mondiale / 7: il trionfo della disinformazione digitale di massa

di Gioacchino Toni

clean kayboards 7788«La cultura di Internet ha creato una nuova enorme interfaccia uomo-macchina che sembra fatta apposta per la disinformazione di massa»
Thomas Rid

Il corposo volume di Thomas Rid, Misure attive. Storia segreta della disinformazione (Luiss University Press, 2022), tratteggia in maniera documentata la storia della disinformazione professionale organizzata che prende il via negli anni Venti del Novecento per giungere fino ai giorni nostri palesando come si sia ormai entrati in un’epoca in cui la disinformazione trionfa nonostante le potenzialità comunicative offerte dai nuovi media, e forse anche a causa di queste. Un’epoca in cui agenzie di comunicazione, professionisti dei social media e abili hacker sembrano incessantemente all’opera nel divulgare fake news e falsificare dati contribuendo in maniera rilevante a rendere sempre più arduo distinguere la realtà da tutti i suoi verosimili riflessi.

Docente di studi strategici alla Johns Hopkins University, Thomas Rid è considerato tra i massimi esperti di cybersecurity e delle implicazioni politiche di intelligence, spionaggio e hacking, tanto da essere interpellato dal Comitato sull’Intelligence del Senato degli Stati Uniti a proposito delle dibattute interferenze informatiche dell’intelligence russa nelle elezioni presidenziali statunitensi tenutesi nel 2016.

Il livello di disinformazione a cui si è giunti rappresenta il punto di approdo delle svariate operazioni di influenza pianificate nel corso di un secolo.

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coniarerivolta

Le conseguenze del liberismo e le dinamiche della disuguaglianza

di coniarerivolta

inequality society poor rich gap ciseteroMentre infuriano i venti di guerra e si consumano le conseguenti tragedie umane, si iniziano a palesare con evidenza le conseguenze indirette sull’economia europea (e non solo), legate ai micidiali aumenti dei prezzi delle materie prime e alla correlata spirale al rialzo di tutti i prezzi che, in assenza di interventi decisi sui salari dei lavoratori, comportano e comporteranno gravi effetti sulle tasche della maggioranza delle persone acuendo povertà e disuguaglianze sociali. Come la crisi pandemica ha avuto, oltre ai suoi nefasti effetti sanitari, drammatiche conseguenze socio-economiche, con una crescita sostenuta della povertà, l’attuale crisi internazionale sta già scatenando i suoi effetti indiretti sulle classi sociali subalterne e sui lavoratori di gran parte del mondo.

Si tratta dell’ennesima mazzata a collettività che, in Italia come altrove, subiscono da anni le conseguenze di politiche economiche restrittive e crisi che stanno dilaniando il corpo sociale acuendo le disuguaglianze e la povertà.

 

Il rapporto OXFAM sulle disuguaglianze

Ogni anno la benemerita organizzazione OXFAM (Oxford Committee for Famine Relief), confederazione di ONG dedite alla lotta alla povertà in tutto il mondo, pubblica un rapporto sulle disuguaglianze. Ed ogni anno il rapporto, impietoso, registra il drammatico e inesorabile deterioramento del quadro sia in relazione ai livelli di povertà assoluta e relativa sia rispetto all’allargamento del divario tra ricchi e poveri.

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lamacchinadesiderante

Sorveglianza e decentralizzazione: disamina delle critiche

Sul cosiddetto capitalismo della sorveglianza

Schermata del 2022 03 15 16 48 26Il Capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff [1] è un bel libro, però è anche un prodotto furbetto. E' un degno rappresentante di tutta quella serie di opere (libri, dischi, film, documentari) che in apparenza sembrano schierarsi contro la società in cui viviamo (criticandola apertamente e denunciandone le storture), ma ad uno sguardo più profondo ne fanno un'apologia.

L'autrice descrive con minuzia un nuovo paradigma in cui aziende come Google, Facebook e Twitter si appropriano dell'esperienza degli utenti per trasformarla in dati da vendere agli inserzionisti. Il fine è quello di creare un sistema di advertising sempre più mirato, costruito su misura per gli interessi dell'utente.

L'autrice parla dei presupposti storico/economici che rendono possibile l'affermarsi di questo paradigma. Che teoria economica usa per sviluppare il discorso? Quella teoria economica che nasce ad inizio del Novecento come risposta reazionaria al marxismo: la teoria neoclassica. In realtà, questo non è un grosso problema. C'è un dettaglio più sottile: l'autrice tenta di mascherare la teoria neoclassica da pseudo-teoria marxiana del valore.

Nel capitalismo della sorveglianza sembra non esistano conflitti di classe, sfruttamento della forza-lavoro, estorsione del plusvalore. Da una parte ci sono gli utenti dei social a cui verrebbe estratto il surplus comportamentale (la parte di dati che non viene utilizzata per migliorare i servizi, ma che viene venduta agli inserzionisti). Dall'altra ci sono i cosiddetti capitalisti della sorveglianza (Google e Facebook su tutti) che si arricchiscono alle loro spalle.

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micromega

L’alienazione felice: fra distopia e utopia

Aldous Huxley a confronto con Guy Debord

di Paolo Favilli

Aldous Huxley, Il Mondo nuovo (1932), Milano, Mondadori, 1971

Guy Debord, La società dello spettacolo, Firenze, Vallecchi, 1979 (IV ed. italiana)

Schermata del 2022 02 24 12 29 52La grande alienazione nella quale ci troviamo immersi è quella in cui l’uomo non è più in grado di percepirsi come alienato, perché «traduce la sua alienazione nell’apparato in identificazione con l’apparato»[1]. Un universo totalitario, dunque, dove auto-asservimento, auto-alienazione sono il contraltare concreto e reale delle promesse di auto-realizzazione.

Come orientarsi in questo universo totalitario tanto per comprenderne i meccanismi di funzionamento che per provare ad in individuarne gli spazi possibili ove saggiare ipotesi di disalienazione?

Si possono trovare alcune risposte in un libro di Italo Calvino, Le città invisibili, uno dei suoi libri di più raffinata ed insieme complessa struttura narrativa, improntato alla «poetica dell’esattezza», un libro di interrogativi che pongono altri interrogativi, un libro di sperimentazione linguistica e stilistica, un libro, dunque, che per la programmata continua «sottrazione di peso» sembra suggerire atmosfere rarefatte, concettualità del tutto astratte, senza rapporti con la realtà effettuale.

A chi interpretava il libro come presa di distanza dall’«impegno», da quella ascendenza illuministica che era stata sempre componente essenziale della letteratura calviniana, anche la più astratta e fantastica, egli risponde così: «Rifiuto nettamente questa interpretazione del mio libro. È un libro in cui ci si interroga sulla città (sulla società) con la coscienza della gravità della situazione, gravità che sarebbe criminale passare sottogamba, e con una continua ostinazione a veder chiaro, a non accontentarsi di nessuna immagine stabilita, a ricominciare il discorso da capo»[2].

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lantidiplomatico

Capitalismo vaccinale e dissenso sociale: l'iniziativa "Cultura Sospesa"

di Martina Marino*

byoblu24 cultura sospesa 534x300Si chiama “Cultura Sospesa” ed è un’iniziativa di dissenso sociale promossa da un “connettivo” di docenti sospesi, studenti e artisti, vuole ricordare il concetto del caffè sospeso napoletano attraverso la convivialità di una colazione e di un pranzo sociale aperto, ma anche l’aspetto critico insito nella cultura anch’esso sospeso, allo stato attuale. 

A Roma davanti l’università a La Sapienza, a mercoledì alterni in orario scolastico, viene allestito questo presidio culturale con l’obiettivo di ricominciare a riappropriarsi degli spazi che sono stati negati, partendo proprio dai luoghi simbolo come l’università romana. Il programma della mattinata è un concentrato di interventi, letture, momenti di dibattito, spettacoli e spaccati musicali. In parallelo a questi appuntamenti si stanno organizzando forme di mutuo-aiuto e casse di resistenza per sostenere i docenti in difficoltà.

Si riporta a seguire un intervento dello scorso appuntamento di mercoledì 9 febbraio (https://fb.watch/basWnJWo1h/) e vi diamo appuntamento per il prossimo mercoledì 23 febbraio dalle ore 9 in piazzale Aldo Moro a Roma.

* * * *

Capitalismo vaccinale

Quando il capitalismo e le politiche vaccinali sono diventati un’equazione

Non leggerete più la parola capitalismo o capitale in questo articolo, vi accorgerete alla fine probabilmente che ne avete visto una diretta applicazione.

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sinistra

Le strozzature: cause e implicazioni macroeconomiche1

di Daniel Rees2 e Phurichai Rungcharoenkitkul3

81bcd6e2 2cc5 11ec 8b28 68371bbfff40 fotohome0Le strozzature nella fornitura di merci, merci intermedie e trasporto merci hanno dato luogo a prezzi volatili e ritardi nelle consegne.

• Le strozzature sono iniziate come interruzioni dell'offerta legate alla pandemia a causa della forte domanda derivante dalla ripresa economica globale. Ma sono state aggravate dai tentativi dei partecipanti alla catena di approvvigionamento di costruire buffer in reti di produzione già snelle – i cosiddetti effetti bullwhip.

• Le strozzature sono state particolarmente gravi nelle industrie a monte, ovvero quelle che forniscono input utilizzati in molti altri prodotti. Questi vincoli hanno portato a gravi ricadute internazionali attraverso le catene di valore globali.

• L'effetto inflazionistico diretto delle strozzature sarà probabilmente ridimensionato dopo l'adeguamento dei prezzi relativi. Tuttavia, se le strozzature dovessero persistere abbastanza a lungo da innescare un innalzamento della crescita salariale e delle aspettative di inflazione, potrebbero emergere pressioni inflazionistiche sostenute.

 

Introduzione

Mentre la ripresa globale prende piede, la domanda di materie prime chiave, input intermedi e servizi logistici ha superato l'offerta disponibile, portando ad un aumento e una volatilità dei prezzi e ritardi nelle consegne.

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carmilla

Culture e pratiche di sorveglianza

Il nuovo ordine mediale delle piattaforme-mondo

di Gioacchino Toni

digital identity 66Attorno alla metà degli anni Dieci del nuovo millennio è emersa con forza l’importanza che nell’odierna economia globale sta assumendo il cosiddetto Platform Capitalism – analizzato pionieristicamente da studiosi come Nick Srnicek1 –, cioè quella particolare forma di business ruotante attorno al modello delle piattaforme web rivelatosi il paradigma organizzativo emergente dell’industria e del mercato grazie alla sua abilità nello sfruttare pienamente le potenzialità della cosiddetta quarta rivoluzione industriale.

Se c’è un settore in cui emerge con chiarezza l’importanza assunta da tale modello questo è il comparto dei media ed è proprio a questo che si riferisce il volume di Luca Balestrieri, Le piattaforme mondo. L’egemonia dei nuovi signori dei media (Luiss University Press, 2021), in cui vengono descritte le trasformazioni culturali e industriali dei media che il “centro del mondo” – che, attenzione, significa certo Stati Uniti ma anche Cina – sta imponendo alle sue periferie.

In generale, quando si parala di “piattaforma” si fa riferimento a «uno spazio per transizioni o interazioni digitali che crea valore attraverso l’effetto network, il quale si manifesta tramite la produzione di esternalità positive» (p. 14). Visto che la creazione di valore deriva soprattutto dalla conoscenza dei clienti e del mercato, diventa fondamentale la capacità di estrazione e di interpretazione dei dati comportamentali dei consumatori.

Essendo la piattaforma a organizzare i flussi di informazione all’interno del network, la sua forza risiede proprio in questa sua capacità di connettere e ottimizzare gli scambi di informazioni tra gli elementi che coinvolge che prima erano invece disseminati lungo una filiera lineare.

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machina

Introduzione a «Lessico postfordista»

di Adelino Zanini, Ubaldo Fadini

0e99dc 3163078c1dd14ce99f577938fa2f47e9mv2Nel gennaio 2001 usciva per Feltrinelli la prima edizione di Lessico postfordista, a cura di Adelino Zanini e Ubaldo Fadini; dopo pochi mesi, a maggio, era già necessaria una ristampa. Il volume, con oltre sessanta voci e l’impegno di una cinquantina di autori e autrici, si proponeva di costituire – come recita il sottotitolo – un «dizionario di idee della mutazione», che ruotava attorno a una categoria ormai consolidata in diversi ambiti di ricerca, il postfordismo appunto. La sua origine e diffusione, tuttavia, è legata innanzitutto alle elaborazioni sulle trasformazioni dell’organizzazione produttiva e del lavoro della «scuola regolazionista» francese e di quel filone proveniente dall’operaismo che, negli anni Novanta, darà vita alla fondamentale stagione teorico-politica di riviste come «Luogo comune», «DeriveApprodi», «Futur antérieur» e successivamente «Multitudes». Anche l’anno di pubblicazione, il 2001, ha un evidente valore simbolico: è infatti l’anno della mobilitazione contro il G8 di Genova, punto culminante di quel movimento no global che, a dispetto dei cantori delle magnifiche sorti e progressive del capitalismo-mondo, dimostrava che in realtà la storia non si è mai chiusa. Non è un caso che il volume ebbe grande circolazione tra le nuove generazioni di militanti e attivisti, e al contempo un significativo riscontro sui media mainstream: fu ad esempio recensito su «Il Sole 24 Ore», «Repubblica» vi dedicò un paio di pagine, mentre Francesco Alberoni sulla prima del «Corriere della sera» lo indicava – insieme a Empire di Negri e Hardt – come un testo di riferimento per comprendere l’«egemonia del neomarxismo rivoluzionario» sui nuovi movimenti. Insomma, sono davvero molte le ragioni per rileggere l’introduzione al volume scritta da Zanini e Fadini che qui riproponiamo, non solo per ripercorrere i tratti centrali delle elaborazioni sul postfordismo, ma anche per ripensare alle aporie di quella mutazione irrisolta. 

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economiaepolitica

I Mostri del Liberismo e come combatterli

di Marco Valente

im out of bed rat 620x430La recente condanna di Amazon da parte dell’anti-trust italiano (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) è qualcosa di più di una grande multa, equivalente a circa il 10% del fatturato annuo della multinazionale nel nostro paese. E’, in primo luogo, la dimostrazione dettagliata ed evidente del perché la retorica del liberismo come unica forma efficiente di organizzazione economica si fonda su un grande equivoco. In secondo luogo l’indagine dell’Autorità ha esposto in maniera limpidissima il dilemma dei governi rispetto alle grandi imprese del web: come limitarne il potere senza perdere gli enormi vantaggi che offrono. In questo articolo riassumiamo come le politiche liberiste orientate a favorire la concorrenza continua anno creato delle condizioni esattamente opposte a quelle desiderate: monopoli inattacabili da qualsiasi concorrente. Vedremo anche come la Cina gestisce il problema e concludiamo con una proposta di regolamentazione che ottiene il risultato di favorire la vera concorrenza senza perdere i vantaggi forniti dalle grandi piattaforme.

 

Efficienza e concorrenza: una falsa associazione

Ormai da decenni è universalmente accettato, anche dai movimenti politici che si autodichiarano “di sinistra”, una visione economica del mondo secondo la quale la libera concorrenza garantisce sempre e comunque il risultato più efficiente in qualsiasi contesto. La concorrenza fra imprese garantisce che le imprese sopravvissute adotteranno le pratiche produttive più efficienti. La concorrenza tra lavoratori garantisce che i redditi saranno adeguati al loro apporto alla produzione.

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carmilla

Culture e pratiche di sorveglianza

Costruzione identitaria e privacy tra rassegnazione digitale e datificazione forzata

di Gioacchino Toni

digit guernicaRiferendosi all’età contemporanea, le scienze sociali tendono ad assegnare una certa importanza al ruolo dei social media nella “costruzione del sé”, nella “costruzione antropologica della persona”. Nel recente volume di Veronica Barassi, I figli dell’algoritmo. Sorvegliati, tracciati, profilati dalla nascita (Luiss University Press, 2021) [su Carmilla], l’autrice evidenzia come, nell’era del capitalismo della sorveglianza, con la possibilità offerta dalle piattaforme digitali di raccontare storie personali negoziando la posizione che si occupa in società, sorgano alcune importanti questioni su cui vale la pena riflettere.

Innanzitutto si opera nell’impossibilità di controllare il contesto in cui le informazioni personali vengono condivise e ciò, sottolinea la studiosa, determina il collasso dell’integrità contestuale, dunque la perdita di controllo nella costruzione del sé in quanto non si padroneggiano più le modalità con cui ci si presenta in pubblico. Si tenga presente che alla creazione dell’identità online concorrono tanto atti coscienti (materiali caricati volontariamente) che pratiche reattive (like lasciati, commenti ecc.) spesso in assenza di un’adeguata riflessione.

Nel costruire la propria identità online si concorre anche alla costruzione di quella altrui, come avviene nello sharenting, ove i genitori, insieme alla propria, concorrono a costruire l’identità online dei figli persino da prima della loro nascita. In generale si può affermare che manchi il pieno controllo sulla costruzione della propria (e altrui) identità online visto che si opera in un contesto in cui ogni traccia digitale può essere utilizzata da sistemi di intelligenza artificiale e di analisi predittiva per giudicare gli individui sin dall’infanzia.

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gliasini

Accelerazione e alienazione nell’epoca del distanziamento

di Simone Lanza

13 1082x1536La velocità è una caratteristica della modernità che David Harvey ha descritto con la categoria di compressione spazio-temporale: “Gli orizzonti temporali del processo decisionale privato e pubblico si sono avvicinati, mentre le comunicazioni via satellite e i minori costi dei trasporti hanno reso possibile e sempre più agevole la diffusione immediata delle decisioni in uno spazio sempre più grande e variegato”. A causa della compressione spazio-temporale viviamo in un mondo sempre più piccolo proprio perché sempre più veloce: oggi è possibile viaggiare da Londra a New York in otto ore anziché in tre settimane. Il mondo del cavallo è stato sostituito prima da quello delle navi a vapore e poi da quello degli aerei.

Questa idea delineata nel saggio La crisi della modernità (1989) non ha trovato molti sviluppi se non recentemente, nei contributi del sociologo tedesco di ispirazione francofortese Hartmut Rosa, in particolare in Accelerazione e alienazione (2010). La tesi di Rosa è semplice ma saggiamente e sinteticamente argomentata: la vita moderna è in costante accelerazione; “la società moderna non è regolata e coordinata da regole e normative esplicite, ma dalla silenziosa forza normativa delle leggi temporali, che si manifestano nella forma di scadenze di consegna, scansioni e confini temporali (…) le forze dell’accelerazione sebbene inarticolate e completamente depoliticizzate, tanto da sembrare date dalla natura stessa, esercitano una pressione uniforme sui soggetti moderni che sfocia in qualcosa di simile a un totalitarismo dell’accelerazione”.

Si può parlare di accelerazione in tre sensi: accelerazione tecnologica, accelerazione sociale e accelerazione della vita. L’accelerazione tecnologica è la compressione spazio-temporale dovuta alla velocizzazione di trasporti, internet e nuove tecnologie, etc.

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sinistra

Il Problema

Breve compendio critico dell'ideologia neoliberale

di Enrico Gatto, 30 dicembre 2018

Neoliberal RevolutionTenerli sotto controllo non era difficile. Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento (il che, talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché privi com’erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi.

George Orwell, 1984 (1949)

Il neoliberismo, che è la base economica del moderno capitalismo assoluto (speculativo- finanziario), va necessariamente compreso per inquadrare le attuali dinamiche socio-politico- economiche – soprattutto occidentali ma che si ripercuotono ovunque – e poiché è la scaturigine del cosiddetto Pensiero Unico (che sostiene, precipuamente, il primato dell'economia sulla politica).

In parole povere si tratta della dottrina economica (cui corrisponde, ovviamente, un'inscindibile ideologia politica: il neoliberalismo) all'origine di tutti i nostri problemi. Semplificando, altro non è che la coronazione di un progetto di restaurazione del potere da parte della "classe dominante" (una rivoluzione passiva detta con Gramsci) risalente già agli anni venti del novecento (fondamentale fu, successivamente, il colloquio Walter Lippmann) ma iniziato ad attuarsi negli anni settanta (dal memorandum di Powell); è la reazione delle élite alla minaccia bolscevica e alla perdita di potere e ricchezza subita nell'età contemporanea e soprattutto nei trenta gloriosi quando le Costituzioni "socialiste" – apertamente avversate nel 2013 da JP Morgan – associate alle politiche economiche keynesiane avevano portato benessere ai popoli e forza alle democrazie (tanto che nello studio Crisi della Democrazia del 1975 commissionato dalla Trilaterale – della quale fecero poi parte Draghi, Prodi, Monti, Letta – si parlava della necessità di apatia e spoliticizzazione delle masse e di indebolimento del sindacato a causa di un pericoloso "eccesso di democrazia" da risolvere anche con l'introduzione di tecnocrazie).

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idiavoli

Complotti!

di Leonardo Bianchi*

Dai Protocolli dei Savi di Sion alla pandemia, passando per QAnon e l’assalto al Congresso degli Stati Uniti. “Complotti!” di Leonardo Bianchi costruisce un quadro organico delle teorie del complotto, spiegando come e perché nascono e si diffondono, cosa rivelano della società in cui viviamo

joiuvgefL’idea generale sul complottismo è che si tratti di un fenomeno estremamente marginale, alimentato da un manipolo di pazzoidi. Una convinzione che conforta la maggior parte delle persone: noi non siamo come loro. Ma la realtà è un’altra, che i complottismi affondano le loro radici in un lontano passato e le dispiegano nella contemporaneità a un livello più trasversale di quanti si pensi. Chiunque – in una o più fasi della sua vita – ha creduto ad almeno una favola cospirazionista: in gergo, è finito «nella tana del Bianconiglio».

Già autore di La Gente (Minimum Fax, 2017), Leonardo Bianchi – uno degli indagatori più autorevoli sul tema, una delle voci più credibili del giornalismo italiano per rigore e capacità d’analisi – in Complotti! Da QAnon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto (Minimum Fax, 2021) costruisce un quadro organico delle teorie del complotto scavando a fondo e decostruendo in superficie, per spiegare come e perché nascono e si diffondono. Soprattutto: cosa rivelano della società in cui viviamo.

Su gentile concessione di autore e casa editrice, che ringraziamo, pubblichiamo di seguito un estratto da Complotti!

Il libro inoltre sarà presentato dall’autore insieme a Christian Raimo martedì 7 dicembre h.18 presso la Sala Venere di Più Libri Più Liberi (la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria che si terrà a Roma, al Convention Center - La Nuvola di viale Asia 40, dal 4 all’8 dicembre 2021).

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Introduzione: dentro la tana del Bianconiglio

Sebbene le definizioni si sprechino, ormai il campo è stato sufficientemente circoscritto in decenni di studi e pubblicazioni.

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lordinenuovo

GKN, controllo dei capitali, nazionalizzazioni

di Domenico Cortese

La lotta alle delocalizzazioni come presa di coscienza delle contraddizioni dello stato borghese

gkn3 660x4002xIl fenomeno delle delocalizzazioni di realtà storicamente centrali in diversi distretti industriali del Paese si configura, nella cornice dei mesi della ripresa economica dopo il periodo emergenziale della pandemia, come una cartina di tornasole sia del reale indirizzo che i proprietari di capitali vogliono dare a questa ripresa sia della reale natura politica delle misure che sono nel tempo state prese e che saranno, probabilmente, prese, per affrontare la questione. È urgente, perciò, un’analisi tecnica delle motivazioni alla base del fenomeno e, di conseguenza, del contesto giuridico e politico in cui esso ha luogo. Gli interessi di classe a fondamento di determinate scelte legislative e motivazioni possono essere smascherati soltanto se la classe lavoratrice ricorre a rivendicazioni che mettono in evidenza le contraddizioni dei meccanismi alla base delle delocalizzazioni; parallelamente, un concreto miglioramento delle condizioni dei lavoratori può avvenire soltanto se queste rivendicazioni sono costruite attraverso la cristallizzazione di un fronte unitario di lotta ben strutturato e coordinato.

 

Le leggi e le proposte di ieri e di oggi. Come le rivendicazioni dei lavoratori Gkn possono essere uno strumento per mettere in luce le contraddizioni nei partiti borghesi

La chiusura di siti produttivi e funzionanti allo scopo di risparmiare sul costo del lavoro o, come nel caso di Campi Bisenzio, di speculare sulle plusvalenze prodotte dal momentaneo snellimento di costi e investimenti, non riguarda ovviamente oggi soltanto la Gkn. La multinazionale Timken sta chiudendo lo stabilimento, portando di recente 106 dipendenti a scioperare. Quest’ultimo caso si aggiunge alle altre procedure aperte solo negli ultimi mesi, come quella della Giannetti Ruote di Ceriano Laghetto (Monza). Senza dimenticare la vertenza Whirlpool a Napoli, i cui 340 lavoratori hanno appena ricevuto le prime lettere di licenziamento dopo che il tribunale di Napoli ha respinto il ricorso per condotta antisindacale dell’azienda.

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antropologiafilosofica

La cultura della cancellazione: atto finale

di Andrea Zhok

colomboAccade alle volte che, parlando con amici, taluni si rammarichino del tempo e delle energie che vengono consumate nel seguire l’attuale vicenda gravitante intorno alla certificazione verde. A loro avviso chi se ne occupa starebbe cadendo in un’operazione di distrazione di massa, mentre il governo metterebbe mano alle questioni che contano.

Ora, questa tesi ha dei meriti. In particolare ricorda che il nucleo degli interessi delle élite economiche, che ci guidano per interposto governo, non sta né nella questione sanitaria, né nell’implementazione della certificazione in questione. Questi sono mezzi, non fini.

Tuttavia credo anche che questa tesi sia in ultima istanza profondamente erronea.

Queste obiezioni ripercorrono reiterate discussioni avute negli anni, nei lustri, scorsi, in cui simile rammarico andava invece ad altre questioni, che parimenti incontravano il loro sostanziale disinteresse: le questioni relative al cosiddetto “politicamente corretto”.

Anche lì l’idea era che prendere quei temi troppo sul serio fosse una perdita di tempo, una distrazione, una caduta nel sovrastrutturale, laddove la sostanza dell’analisi economica andava perduta di vista.

Ciò che – certamente per limiti personali – non riuscivo a far intendere allora è che il cuore problematico nell’espansione di quell’orientamento culturale (il “politically correct” con i suoi addentellati) doveva essere inteso come una questione di metodo, a prescindere dalle specifiche questioni in oggetto, dalle specifiche richieste, dagli specifici divieti.