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lantidiplomatico

Venezuela: dove sta la destra e dove sta la sinistra nel mondo

di Piotr

Finalmente, dopo France insoumise e da noi Potere al Popolo e importanti esponenti del Movimento 5 Stelle, la formazione tedesca Die Linke (La Sinistra) ha preso una posizione ufficiale sul Venezuela. Ecco qui sotto la traduzione da RedGlobe:

“La sinistra condanna il tentativo di colpo di stato contro il governo in Venezuela. Il riconoscimento dell'autoproclamatosi presidente provvisorio da parte degli Stati Uniti e di altri governi e la minaccia di utilizzare mezzi militari costituiscono una violazione del diritto internazionale, che in nessun caso può essere accettato. L'epoca dei tentativi di colpo di stato orchestrati dagli Stati Uniti deve finalmente terminare.”

Toni simili anche da parte della Federazione Sindacale Mondiale.

Il Manifesto invece pasticcia, nel senso letterale. Mentre nel sommario dell'articolo “Guaidó e Trump più isolati di Maduro: l’Osa si spacca” si dice che “Sedici paesi americani su 35 non appoggiano il golpe” nel testo leggiamo che è il contrario: solo 16 paesi su 35 hanno appoggiato il golpista Guaidó. E va bene: un “non” di troppo nel sommario.

Strafalcione però anche su Bernie Sanders, che secondo il Manifesto si opporrebbe al golpe perché ha dichiarato che gli Usa “dovrebbero appoggiare lo stato di diritto e l’autodeterminazione del popolo venezuelano”.

Vabbè l'ottimismo, ma qui siamo al surrealismo! Cercando in tutti i modi e a tutti i costi di trovare un imperialista buono, il Manifesto stravolge totalmente lo “statement” di Sanders che inizia dicendo: “Il governo Maduro in Venezuela sta esercitando una violenta repressione sulla società civile venezuelana, ha violato la costituzione sciogliendo l'Assemblea Nazionale”.

Dopo questo violentissimo attacco contro il legittimo presidente eletto, l'invito successivo nello “statement” di Sanders, che è quanto è stato esaltato dal Manifesto, è quindi quello di far rispettare l'Assemblea Nazionale, vale a dire il suo leader golpista Guaidó. Solo un mentecatto avrebbe potuto fraintendere. Oppure qualcuno che preso da deliri imperial-cosmopoliti non può pensare che gli Usa e le sue élites, di cui Sanders fa parte, siano imperialisti. O, per essere più precisi, esercitino un imperialismo storicamente determinato, indipendentemente dal Capo Supremo, se non per stile e tattica e per la modifica delle circostanze. E così, se l'amministrazione Bush jr nel settembre 2001 decise di “far fuori” sette stati in cinque anni (come rivelato dalla famosa intervista dell'ex capo supremo della Nato in Europa), essa fu solo in grado di iniziare (occupazione dell'Iraq) e ci dovette pensare il presidente Obama a continuare con la tabella di marcia degli “avversari” repubblicani (con la Libia e la Siria - “Non vedono l'ora di finirla con l'Iraq solo per iniziare con la Siria” come aveva previsto il generale Clark in una conferenza in California).

Verso la fine dello “statement” ripreso malamente dal Manifesto, Bernie Sanders vuole distinguersi da Donald Trump e mostrare il suo lato ragionevole-e-di-sinistra. Così afferma che, tuttavia, gli Usa, al contrario di come hanno sempre fatto in America Latina, non devono più praticare ingerenze esterne, definite “inappropriate”, e tentativi di regime change.

Ragazzi, è fantastico, letteralmente fantastico! Sanders appoggia il golpista designato da Washington ma dice che Washington non deve designare golpisti!

Il celebre paradosso del mentitore - “Un cretese affermava che tutti i cretesi mentono sempre”: diceva la verità o mentiva? - sarebbe più facilmente risolvibile. E il Manifesto ci scodinzola dietro. Troppo sforzo parlare in modo coerente dall'inizio alla fine di golpe ispirato dagli Usa, per il Manifesto. La prima parte dell'articolo era decente; e anche il finale, con le parole di Lula, era congruo. Ma una forza oscura, un virus presente da anni in redazione, ha operato per infilarci verso la fine la cifra desiderante e globalista in cui il sedicente “quotidiano comunista” trova il senso di sé.

Fantastico anche che la logica di Sanders sia simile in tutto e per tutto a quella della CGIL e dei vari “né né”: “Né con Maduro né con le ingerenze esterne”. Gli “internazionalisti” dicevano così per la Libia: “Né con Gheddafi né con la Nato”. E continuano a dire così per la Siria. Anzi qui usano tre “né”, che non è corretto: “Né con Assad, né coi fondamentalisti, né con i bombardamenti di Usa, Francia e UK ” (coi bombardamenti di Israele come siamo messi?).

L'invito è prendere decisioni solo riguardo a come è fatta la faccia nascosta della Luna, tanto, per l'appunto, è nascosta (ma, dannazione!, adesso ci si sono messi di mezzo i Cinesi!).

 

Internationalisme lunaire

Ma gli internazionalisti lunari sono molto indietro, perché una comunità di sensi internazionale già esiste, ed è miracolosa, spettacolare.

Non c'è nemmeno bisogno che Landini si sia sentito con Sanders: è la stessa cultura politica quella che viene condivisa da entrambi, un entaglement, una miracolosa simultaneità a distanza che farebbe rifare i calcoli a qualsiasi fisico quantistico (in realtà le variabili nascoste ci sono e tante).

Fanno meglio le nuove Rappresentati democratiche Ilhan Omar e Alexandria Ocasio-Cortez: la prima ha parlato apertamente di “US backed coup in Venezuela” e la seconda di “non democratic means” usati dagli Stati Uniti per determinare chi comanda nel paese sudamericano ricco di petrolio e riottoso al neoliberismo. Per la cronaca, e non solo, Trump ha pensato bene di denunciare come “chavista” la proposta della Ocasio-Cortez di una tassa marginale sui ricchi del 70%. Una cosa normalissima in tutta Europa nel ventennio “keynesiano” del dopoguerra e negli Stati Uniti di Kennedy, ma oggi considerata né più né meno che un attacco ai “diritti umani”.

Chiarissima, infine, la posizione della Rappresentante democratica Tulsi Gabbard, che da poco ha ufficializzato che correrà per le prossime primarie. E che Dio la preservi, anche fisicamente perché il rischio che incorra in un “incidente” mortale, se continuerà a pensarla nella stessa maniera, è grande - Esagero? guardate che abbiamo a che fare con degli assassini, né più né meno (“Atenta ti ...” avrebbe detto Bonifacio VIII – ve lo ricordate Mistero Buffo di Dario Fo? “Atenta ti ...” dirà l'establishment alla Gabbard). Eccola dunque la nostra Tulsi Gabbard:

“Gli Stati Uniti devono starsene fuori dal Venezuela. Si lasci che sia il popolo del Venezuela a determinare il proprio futuro. Noi non vogliamo che altri paesi scelgano i nostri leader - così dobbiamo smetterla di tentare di scegliere i loro”.

Ricordo che Tulsi Gabbard, che pure non ama il presidente siriano al-Assad, andò a trovarlo due anni fa, in piena guerra, per capire le sue ragioni. E tornò consapevole che la ragione stava dalla parte di Damasco e non di Washington. Ecco cosa dichiarò alla Camera dei Rappresentanti lo scorso settembre, in vista di un possibile nuovo bombardamento USA sulla Siria:

“Lui [Donald Trump] e la sua squadra stanno facendo un calcolo politico e cercano qualsiasi scusa o opportunità per lanciare un altro attacco militare, in modo che Trump possa essere nuovamente glorificato per aver sganciato bombe.

Altri che guadagnerebbero di più sono Al Qaeda e tutte le organizzazioni terroristiche che vogliono mantenere in vita la guerra per cambiare il governo di Assad. La loro guerra per rovesciare Assad sta per finire. Finalmente stanno affrontando la sconfitta. Un attacco americano che indebolisca significativamente l’esercito siriano sarebbe un regalo per questi gruppi terroristici che vogliono rovesciare il governo e istituire una teocrazia estremista sunnita a Damasco. Arabia Saudita, Turchia e Qatar sarebbero i beneficiari.”

A questa lucidità il Manifesto non è più in grado di arrivare da anni. Né il 90% della sinistra italiana, che piangeva perché Aleppo Est veniva liberata mettendo in fuga i terroristi tagliagole, come ha fatto il giovane astro nascente del PD, Bernard Dika, che in occasione della Giornata della Memoria del 2017, ha voluto paragonare quell'evento ad Auschwitz. Se non altro sappiamo che il PD, coi suoi giovani leoni, ha nostalgia di al-Qaida e dell'ISIS.

Nulla di strano che il PD abbia da alcuni anni stretto rapporti con Voluntad Popular che di tutte le forze d'opposizione venezuelane è la più di destra e impresentabile, centro di manovra delle “guarimbas” i disordini dove imperversano squadracce dedite alle violenze e agli assassini dei bolivariani (ma il PD non ha voluto incontrare il Comitato dei famigliari delle vittime delle guarimbas. Complimenti per il pluralismo!). D'altra parte il PD è stato con grande entusiasmo a favore dei nazisti di Kiev, fin da subito (a costo di subire dure proteste dalla sua stessa base) ed ora appoggia un golpista venezuelano espressione di un partito fascistoide. Ancora non se l'è sentita di dire che Bolsonaro è un bene per il Brasile e la sua democrazia, ma poco importa. Ci arriverà. Ciò che conta ora è appoggiare uno dei primi effetti della sua elezione, cioè l'affondo di Washington contro l'America Bolivariana.

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