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osservatorioglobalizzazione

L’assalto di Trump alla Cina e la fiaba della “libertà”

di Pierluigi Fagan

Nello schema di Vladimir Propp, forse il principale studioso di questo tipo di narrazione, tutte le fiabe hanno una struttura simile e ripetitiva. Ma il fondo più costante è l’orientamento morale, basato prima su un manicheismo (i buoni sono solo tali e minoritari, così i cattivi che però sono preponderanti), poi sull’intento didattico, ovvero dove direzionare il giudizio morale (su istituzioni, modi di comportarsi, valori). La fiaba occidentale degli ultimi secoli, si è strutturata su una promessa di benessere e progresso derivante dal punto cardine della libertà. L’equazione per la quale la libertà porta benessere e progresso è stata compendiata nell’istituzione del libero mercato.

Nel 1853, gli Stati Uniti d’America, decisero che era giunta l’ora di volgere il loro interesse espansivo ad est, verso l’Asia. L’8 luglio, “quattro navi nere” ovvero quattro cannoniere a vapore al comando del Commodoro Matthew Perry, attraccarono davanti alla baia di Tokyo, ai tempi interdetta a gli stranieri. I giapponesi dei tempi non ne volevano sapere del mondo esterno, erano chiusi nella loro isola ed avevano aperto solo una banchina del porto di Nagasaki e solo per lo sporadico andirivieni commerciale di qualche nave esclusivamente olandese.

Perry sosteneva di dover sbarcare comunque perché aveva da consegnare una lettera all’imperatore da parte del presidente americano. Ne nacque un gran trambusto, i giapponesi dovevano tenere il punto della loro sovranità, non volevano avere a che fare con stranieri di alcun tipo, ma i quattro vascelli schierati nella baia si misero in posizione tale da mostrare decine di bocche di cannone rivolte verso l’abitato con migliaia di civili. Perry quindi sbarcò, consegnò la lettera e se ne ripartì. La lettera diceva che ai giapponesi veniva dato un anno per convincersi spontaneamente ad aprirsi al libero mercato ovvero fare un accordo di libero scambio con gli americani. La lettera concludeva che alla fine dell’anno concesso, gli americani sarebbero tornati col doppio delle navi per radere al suolo la capitale se non avessero avuto il loro libero trattato di libero scambio. Il 27 luglio, lo shogun Tokugawa, morì per l’insostenibilità dello stress da rabbia ed impotenza. Un anno dopo, Perry arrivò puntuale con la sua rinforzata flotta di navi nere ed ottenne il desiderato accordo. Lo shogunato Tokugawa terminò poco dopo in un bagno di sangue di suicidi rituali dopo due secoli e mezzo, ed iniziò la storia del Giappone “moderno” con la Restaurazione Meiji.

In questo giorni, gli Stati Uniti d’America, hanno mandato due portaerei grigie e relativa flotta d’accompagno in quel del Mar Cinese Meridionale. Ufficialmente per intervenire come “arbitri” autonominati nelle dispute locali di sovranità che vedono un vero guazzabuglio di presunti diritti incrociati tra ben otto paesi dell’area. In realtà, Trump segue la sua dichiarata agenda di politica internazionale che prevede al primo punto il rallentare in ogni modo l’ascesa dimensionale di potenza cinese per dare agli Stati Uniti qualche altro anno o decennio di incontrastata supremazia mondiale. In questi ultimi anni, sembrava voler portare avanti una ricontrattazione della bilancia degli scambi USA-Cina che vede i primi soccombere ancora ai livelli di passività di quando Trump è diventato presidente. Questa era la sentenza del “libero” mercato, le merci cinesi sono più richieste in USA di quanto non lo siano quelle americane in Cina. Oddio, certo, il mercato non è mail veramente “libero”e gli americani contestano ai cinesi vari tipi di pratiche scorrete per volgere a proprio favore lo scambio. Penso siano vere entrambe le cose, i cinesi un po’ manipolano le dinamiche di scambio (ma anche gli americani), ma anche queste fossero del tutto neutrali i cinesi esporterebbero più di quanto importano dagli USA per semplici ragioni di mercato.

Ma le elezioni si stanno mettendo male e c’è bisogno di qualcos’altro oltre che del vaccino anti-Covid che verrà probabilmente annunciato ad ottobre sebbene certo ad ottobre non ci sarà in realtà alcun vero vaccino testato, oltre che della squadriglie di agenti da guerriglia antisommossa senza insegne mandati in Oregon prima e Chicago e New York a “riscaldare” il conflitto etnico e sociale per allarmare e compattare la maggioranza silenziosa, oltre che un attivo ed intenso “gerrymandering” (manipolazione dei collegi elettorali, dei diritti di voto, delle liste di iscrizione al voto, della distribuzione dei seggi elettorali), oltre forse all’annuncio last minute dei famosi mille miliardi di investimenti pubblici per re-infrastrutturare gli USA che pure Trump aveva promesso nel 2016 e molto altro che sempre più animerà la sempre più nervosa campagna elettorale. Ma oltre a tutto ciò, c’è forse bisogno del partner di ogni favola che si rispetti: il drago cattivo.

L’ultima carta che Trump si riserva in mano, infatti, potrebbe esser lo stato d’eccezione. Ha già biascicato che non sa se riconoscerà l’eventuale sconfitta elettorale, dovrà “guardare i dati” (?) e potrebbe sempre esser che l’escalation di tensione coi cinesi che oggi segna anche le chiusure di ambasciate, la chiamate alle armi del crociato Pompeo che invita i cinesi a rovesciare il regime imperiale rosso (oddio, i cinesi sono un “impero” da duemiladuecento anni a prescindere dal colore) e l’appello al resto del mondo libero ad isolare il barbaro comunismo che ha l’ardire di mandare astronavi verso il pianeta rosso (“comunisti” su Marte, fanta-distopia di prima qualità) abbia ulteriori sviluppi.. Magari se i sondaggi perseverano nel pessimismo, ci sta anche l’incidente tipo Tonchino che garantisce al comandante in capo, l’inamovibilità per cause di forza maggiore.

Insomma il “libero” mercato tra trucchi, cannoniere oggi portaerei , bombe atomiche, geopolitica, spie, manipolazioni giuridiche, manipolazione informative, manipolazione delle opinioni pubbliche e dei governi subalterni, pigolio del coro atlantista d’accompagno alla difesa dei nostri supremi valori di “libertà e giustizia”, didattica moraleggiante e costruzione manichea del nemico è il punto irrinunciabile e fondativo della nostra civiltà. Tutto per permettere a quel 4,5% di popolazione terrestre di dominare liberamente il mondo dall’alto del loro 25% del Pil mondiale. E se qualcosa o qualcuno insidia quella percentuale sotto la quale non si può andare, ecco pronta la fiaba classica in cui il grande con 8000 testate atomiche contro 300, 12 portaerei contro 2, un Pil un terzo più grande e 690 basi militari estere ad una, si fa piccolo come l’eroe solitario e sprezzante il pericolo che difende la principessa Libertà dalle spire e fauci del Dragone Rosso Incombente.

Segue rimbocco delle coperte, bacino della buonanotte e sprofondo nella braccia di Morfeo a sognare altri mille anni dell’Impero della libertà.

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