L’ambivalenza strategica di Trump
di Francesco Cappello
Trump vuole la pace ma non si esprime sui missili a lunga gittata degli europei contro la Russia. Trump vuole la pace ma non condanna il secondo attacco, gravissimo, al sistema della triade nucleare russa. Trump vuole la pace ma lancia avvertimenti mafiosi alla Russia: Quello che Vladimir Putin non capisce è che, se non fosse stato per me, molte cose davvero brutte sarebbero già accadute alla Russia. E intendo davvero brutte. Sta scherzando con il fuoco!
Non possiamo allo stato delle cose provare il coinvolgimento diretto di CIA, MI6, NATO e USA ma non possiamo ragionevolmente escluderlo. L’attacco nel cuore del territorio russo a 4000 km dal fronte ucraino è stato condotto se non con l’assistenza, almeno con la conoscenza dell’intelligence Nato ed USA.
È un messaggio mafioso alla Federazione Russa che dice: abbiamo i mezzi, siamo dentro la Russia possiamo colpirvi dove e quando vogliamo ed è successo proprio quando la Russia ha parlato di zona cuscinetto, di zona di sicurezza e si è mossa anche militarmente in questa direzione.
Vogliono una guerra senza esclusione di colpi
Ma si tratta ormai di una guerra senza esclusione di colpi, una guerra totale.
Il concetto di zona di separazione è stato vanificato. Sarebbe un modo per continuare indefinitamente…
Una guerra ancora aperta
Per i fautori dell’aggressione alla Russia, la questione è ancora molto aperta. È come se dicessero che si può ancora impedire alla Russia di dettare le sue condizioni. Basta spostare il fronte. Attaccarla usando i modi terroristici che abbiamo veduto prima a Crocus, e ora a Bryansk, Kursk, il ponte sullo stretto di Kersch e presso le aerostazioni russe, a danno dei bombardieri nucleari. Basta insistere con i missili a lunga gittata, come i Taurus tedeschi, gli Storm Shadow britannici, non a caso riproposti contraddittoriamente da Merz e da Starmer con lo scopo di attaccare la Russia al suo interno e indebolire da una parte la coesione sociale che sostiene Putin, con gli attacchi terroristici a danno dei civili, e dall’altra provocando la sua opposizione interna (i falchi russi) che da sempre lo rimprovera per un’azione militare giudicata pericolosa perché troppo moderata.
La prima vittima è la diplomazia
Le finte trattative di pace di Istanbul sono per ora fallite. I protagonisti ritornano sul campo di battaglia ed è lì che verrano decise, assai presumibilmente, le sorti del conflitto, estendendosi assai più decisamente anche alle altre regioni dell’Ucraina.
Gli occidentali continuano a cercare la disgregazione della Russia, un cambio di regime, la sua balcanizzazione e colonizzazione. Non disperano di ottenerla. Per gli USA una tale politica ha già comportato il vantaggio di aver indebolito sino alla recessione l’Unione europea, averla staccata dalla Russia, e averla disgregata… Ora mirano a scagliarla contro la Federazione Russa come fecero già con la Germania durante il secondo conflitto mondiale.
Ambiguità strategica di Trump?
Le sue dichiarazioni dicono tutto e il contrario di tutto. Il risultato è una inaffidibilità di fondo rispetto alle sue reali intenzioni.
Quest’ultime appaiono ambigue, in verità, sin dal primo mandato. La politica USA verso la federazione russa, ha conosciuto, a ben guardare, un’innegabile continuità tra amministrazione Biden e Trump.
Eloquente il silenzio di Trump sulla questione dei Taurus che Merz ha riproposto. La mancata condanna sembrerebbe rivelatrice delle reali intenzioni dell’attuale presidente.
In definitiva, non si capisce se Trump voglia davvero perseguire il suo Make America Great Again! riproponendo un’America delle origini secondo i criteri della vecchia dottrina Monroe di non intervento e neutralità degli USA nei conflitti europei e di impedimento di nuove colonizzazioni europee nelle Americhe, dissociandoli dalla volontà dei suoi alleati europei che vorrebbero invece prolungare l’Impero.
Forse Bruxelles spera che Trump venga presto assassinato o che perda le elezioni di medio termine, per poterlo ridimensionare. Nel tentativo di evitare la fine della guerra la alimenta pur di sopravvivere a se stessa?
L’attacco alla Russia ha superato tutte le linee rosse. La Russia non può più limitarsi a stabilire ulteriori linee rosse. Deve ora far rispettare quelle precedentemente violate, pena la ulteriore perdita di credibilità. Deve farlo per stabilire un nuovo deterrente rispetto all’incoraggiamento della strategia terroristica occidentale con attacchi imprevedibili direttamente all’interno della vastità del territorio della Federazione.
La Russia appare, infatti, troppo esposta, un territorio assai vasto e penetrabile, e si rivela vulnerabile agli attacchi organizzati usando l’Ucraina.
Non è importante quanti aerei sono stati distrutti né se c’è una quinta colonna interna quanto il fatto che il processo diplomatico è ormai impotente, sconfitto. Quel che rimane è una guerra totale condotta senza esclusione di colpi.
Trump è assai vistosamente un fautore del pragmatismo politico statunitense. Trump non ha condannato l’attacco ai siti aeroportuali nucleari e rimane questa sua politica di ambiguità strategica.
C’è un’ambivalenza strategica da parte dell’amministrazione Trump che oscilla da una posizione all’altra e che induce i suoi maggiori interlocutori a tirarlo chi da una parte chi dall’altra.
Il risultato è che i falchi interni rischiano di avere la meglio.
I volenterosi sono solo fumo negli occhi
Che la Nato possa agire all’insaputa dell’amministrazione di Washington è illusorio.
I volenterosi sono solo fumo negli occhi. Per ora gli Stati Uniti non prenderanno le distanze dalla Nato.
La domanda è come reagirà Washington nel momento in cui la Russia si decidesse ad un attacco, ad esempio verso i siti di produzione dei Taurus in Germania o degli storm shadow in Inghilterra.
Per capire il tipo di guerra che potrebbe condurre la NATO basta guardare alle modalità delle esercitazioni (attualmente in corso Defender Europe 2025), sempre più frequenti, massicce e provocatorie che essa conduce e che non mirano certo ad affrontare la Russia sui terreni di battaglia ma la attaccherebbero soprattutto dall’alto ed in mare e dallo spazio con tutto l’armamentario dei mezzi e dei sistemi d’arma che hanno a disposizione aprendo contemporaneamente molteplici fronti su tutto il territorio russo. Ovviamente questa modalità presuppone nei loro sogni la possibilità di disabilitare preventivamente e almeno parzialmente la risposta nucleare russa.
Con Trump che gioca a rimpiattino ci si può, infatti, aspettare l’invocazione dell’articolo cinque della Nato e andare verso lo scontro aperto anche Nucleare, perché alla Russia, messa nell’angolo, non rimarrebbe altro.
Come si diceva tutte le linee rosse che erano state tracciate sono state superate e spostate un po’ più in là. Questa guerra di logoramento condotta in maniera poco decisa sembra ora al suo capolinea. Altrimenti il messaggio che rischia di dare la Russia è quello di essere una minaccia illusoria, come diceva Mao, una tigre di carta. In definitiva, le linee rosse continuamente superate rischiano di far venire meno la credibilità dell’invincibilità dei russi.
Noi auguriamoci con Mao che infine:
“Tutti i reazionari sono tigri di carta. Apparentemente sono terribili, ma in realtà non sono poi tanto potenti.”
La scelta dell’operazione speciale, di logoramento (conquistare un villaggio in una settimana) è stata forse una scelta intelligente ma è andata troppo avanti e forse oggi non è più possibile per la Russia, non cambiare registro. La Russia è stata violata al suo interno ma essa non è una potenza debole.
La guerra in Ucraina, sul terreno, è persa a favore della Russia che è riuscita a sgretolare il fronte occidentale. Quel che sta succedendo, ora, è il cambio del fronte che è iniziato con Kursk, un’invasione puntuale in quella zona di confine da dove sono passati i falliti tentativi storici di invasione della Russia. Anche lì gli occidentali hanno perso.
Ora c’è un tentativo di penetrare la Russia usando strategie terroristiche con carattere di imprevedibilità aprendo un altro fronte assai più difficile da fronteggiare.
I paesi europei non hanno la forza, anche rispetto alle reazioni delle proprie popolazioni, di mandare truppe europee sul suolo ucraino a combattere la Russia perché del tutto impreparate e perché sanno bene che i giovani europei tornerebbero cadaveri chiusi in grandi sacchi di plastica.
Non rimane allora che l’altra strategia quella degli attacchi con armi a lunga gittata sul territorio russo ed attacchi terroristici che mirano anche a destabilizzare la Russia sul fronte interno.
Quel che forse è ancora poco chiaro al fronte occidentale è che se messa all’angolo, la Russia, una superpotenza nucleare, potrebbe infine reagire assai malamente…
Comments
Poi deve tener conto dei potenti oppositori interni: può sfidarli a parole, ma non batterli.
Che i falchi, sia americani che europei, possano prevalere è una possibilità concreta, ma a questi ultimi è necessario il controllo completo del sistema mediatico, controllo messo in discussione dall'istrionismo di Trump (anche i "vaffa" di Grillo bucarono il regime mediatico italiano).
Se l'obiettivo del presidente statunitense è effetivamente quello dichiarato, la stabilizzazione interna, soprattutto economica, anche la linea militare può essere una specie di teatro: per esempio bombardare pezzi di deserto iraniano, dichiarare vittoria e poi lasciare il campo. Effettivamente sono più preoccupanti i deliri NATO - europei sulla questione ucraina.