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Senza la firma del Mes l’Italia non avrà più aiuti dalla Bce

L'ultima mossa tedesca

Federico Ferraù intervista Alessandro Mangia

Sarà la Banca centrale europea a determinare l’ingresso dell’Italia nel Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Ecco come

loL’Italia, grazie al governo Conte, entrerà – o meglio, dovrà entrare – nel Mes per non vedersi rifiutare gli acquisti di Btp dalla Banca centrale europea. È un rovesciamento di prospettiva: finora gli avversari del vincolo esterno si sono opposti al Mes contando sugli acquisti della Bce. C’è la Bce, dunque il Mes non ci serve. Ma se la Bce dovesse interromperli? Lo scenario è l’ingresso dell’Italia nel Mes come contropartita degli acquisti: il nostro paese dovrebbe entrare nel Meccanismo europeo di stabilità per consentire la prosecuzione degli acquisti illimitati. Con Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano, cominciamo dalla fretta che Christine Lagarde ha messo ieri alla Commissione. La presidente della Bce ha chiesto di approvare rapidamente il Bilancio 2021 e il Recovery Fund. Come dire, sbrigatevi, perché il gioco non può continuare.

* * * *

Da Lagarde è arrivata una sorta di “fate presto” con il Recovery Fund. È così decisivo?

Beh, decisivo per chi? Bisogna distinguere. Ci sono paesi messi meglio e paesi messi peggio. Noi, naturalmente, siamo tra quelli messi peggio. Se pensa che solo una settimana fa Visco ha preannunciato un calo del 13% sul Pil, si ha la misura della situazione.

 

Obiezione: a che cosa ci servono i prestiti di Recovery Fund e Mes se la Bce sta facendo gli “straordinari”?

A rigore non dovrebbe servire a nulla. La Bce sta facendo quello che avrebbe fatto la Banca d’Italia prima del divorzio Ciampi-Andreatta del 1981. Che è poi quello che stanno facendo tutte le banche centrali del mondo. Solo che lo deve fare di nascosto, coprendosi dietro cortine fumogene.

Secondo la vulgata dei giornali questa attività avrebbe dovuto essere svolta sotto l’etichetta di Programma Omt (Outright Monetary Transactions), per singoli paesi in crisi, e solo dopo attivazione del Mes. E dunque solo dopo assoggettamento a sorveglianza rafforzata e aggiustamento macro, ai sensi del Trattato Mes e del Reg. 472.

 

Bene. E se mettiamo da parte la vulgata?

La Bce è stata costretta ad anticipare i tempi: compera tutto quel che deve comperare e poi qualcuno si attende che si entri nel Mes come contropartita. Da qui le pressioni concentriche.

 

Ampie, molto ampie. A cominciare dalle parti sociali come Confindustria.

Non capiscono le implicazioni che avrà il Mes sul sistema bancario italiano e sulle loro possibilità di finanziamento future. Molti auguri a loro.

 

E poi ci sono le pressioni di alcuni partiti.

Soprattutto di qualche partito che, a Mes attivato, spera di continuare a governare l’Italia per conto terzi, come sta facendo adesso. Ma anche dei funzionari del Mes, che rilasciano interviste da piazzisti promettendo sconti a prestiti che nessuno vuole, a parte il partito del vincolo esterno.

 

Che impressione le fa il confronto sul Trattato?

Quella del Mes sembra ormai una televendita: più si aspetta più il prezzo per entrare si abbassa. Ma più che i funzionari del Mes, che dal 2013 non fanno nulla a parte intermediare sulla piazza lussemburghese in una condizione di assoluta immunità da ogni giurisdizione, stupisce chi se ne fa fautore, favoleggiando di rinnovi del sistema sanitario nazionale con un finanziamento a termine e a condizioni capestro.

 

Finora l’iniziativa di Francoforte poggia esclusivamente sull’importanza dell’Italia per l’eurozona, sul nostro essere “troppo grandi per fallire”. E invece?

E invece la Bce, pur facendo tutto quel che dovrebbe fare una banca centrale, ha i suoi problemi. In Germania e non solo in Germania il fastidio verso il Pepp è fortissimo, visto che è un aggiramento se non una violazione dei Trattati. Tant’è vero che in Germania è all’ordine del giorno il dibattito sull’opportunità di lasciare la zona euro per non vedere trasformata l’Unione in una Unione di trasferimento. Altro che momento Hamilton.

 

Infatti ieri Stiglitz in una intervista al Fatto Quotidiano ha detto che “se tornerà il Patto di stabilità (…) per l’Eurozona sarà un disastro”.

È così. Non durerebbe sei mesi. Che Lagarde ci dica che in Bce ci si aspetta una recessione dal 5% a una del 12% nell’area euro per quest’anno, con un’ipotesi centrale dell’8%, dovrebbe dirla tutta sulle prospettive di tenuta.

 

Fino ad oggi il Mes serviva ad attivare il programma Omt. Lo schema può essere ribaltato così facilmente? O firmi il trattato, o smetto di acquistare?

È chiaro che qui siamo fuori dall’ipotesi Omt e in un terreno inesplorato. Se lo chiamiamo un Omt anticipato forse si capisce meglio. Cosa succede se dall’oggi al domani la Bce, o meglio la Banca d’Italia su mandato Bce, smette di comperare sul mercato secondario, come già è successo in passato? È chiaro che ci troviamo in una situazione in cui i discorsi classici sull’indipendenza delle banche centrali si capovolgono. Oggi da difendere non è l’indipendenza della Bce dai governi, ma l’indipendenza dei governi dalla Bce.

 

Alla luce di questo, la dialettica sì/no Mes (con ingresso nelle condizionalità europee) e affidamento alla Bce, appare un problema inesistente: sarebbe risolto in partenza.

Le condizionalità ci sono sempre state, ci sono, e ci saranno, finché non si interviene sulla disciplina in vigore. E non saranno le interviste di Regling o i tweet di qualche commentatore nostrano a levarle di mezzo. Semmai a stupire sono due cose.

 

Ci dica.

Che non si parli di sospendere o derogare il Reg. 472 che impone sorveglianza rafforzata e aggiustamento macro. E che, con condizioni di mercato tanto favorevoli, il Tesoro non approfitti della situazione per finanziarsi. Che si mettano sul mercato 15 mld con una richiesta di 100 è singolare, no? Sembra quasi che si voglia restare con la cassa prosciugata per poter dire che non si possono non prendere 36 mld e finire in mano alla troika.

 

Il 5 giugno la Grecia ha detto no al Mes sanitario.

Anche se ormai il Mes viene offerto a tassi negativi sul finanziamento settennale, non lo vuole nessuno, e chi se lo è preso come la Spagna ne è voluto uscire prima del tempo. Questo dovrebbe dire qualcosa.

 

Insomma lo si vuole solo in Italia.

Lo si vuole solo in Italia e solo da qualcuno. Chissà perché. Mi sembra un fatto molto politico e molto poco economico.

 

Quali sarebbero le conseguenze per le nostre banche?

Con una recessione annunciata da Bankitalia di almeno il 13% ha idea dove andranno i Npl nei prossimi mesi? E le difficoltà di finanziamento delle imprese? Altro che 2011. E con un debito pubblico downgradato dalla presenza di creditori privilegiati, dove andrà il valore del debito pubblico che hanno in pancia?

 

Intanto si può fare affidamento sugli acquisti Bce per evitare un downgrade repentino…

Ma questi prima o poi questi acquisti finiranno. E allora? Per non parlare del fatto che il 5 agosto ci sarà la resa dei conti di fronte alla Corte di Karlsruhe sugli acquisti selettivi della Bce. E non è un mistero che in Bce ci si prepari al peggio. La verità è che uscire dall’euro in Germania non è affatto un tabù come da noi. Basta leggersi la Faz o la Bild per averne un’idea.

 

Non le pare che la “riforma” via Ue/Bce di questa Italia post Covid vada perfettamente a braccetto con una riduzione dei parlamentari e un sistema proporzionale?

Quella riforma è stato un tributo pagato dal Pd a M5s per potere andare al potere meno di un anno fa. Adesso i ruoli si sono invertiti, i 5 Stelle non esistono più politicamente e servono solo come massa di manovra al Pd in cambio di un prolungamento della legislatura. Il problema che abbiamo da quasi trent’anni è quello di una Repubblica parlamentare senza più partiti, costretta a farsi governare da presidenza della Repubblica e magistratura.

 

In un quadro del genere lei che cosa si aspetta?

Come minimo, l’assalto delle categorie che si aprirà nel gennaio 2021, quando arriveranno i primi prestiti dall’Europa sotto specie di Recovery Fund. Tutti hanno bisogno di soldi, e quindi è un momento di grandi occasioni che aprirà la sagra del peggio. Tutti alla ricerca di mance e mancette, come ai tempi delle finanziarie di trent’anni fa.

 

Con quale differenza?

Con la differenza che adesso il paese è molto più povero e disarticolato. E senza classe politica. Tant’è vero che invece di rivolgersi ai partiti, ci si rivolge alle task force.

 

Germania e Olanda hanno torto a diffidare dell’Italia?

Non mi sorprende, se pensa a quello che le ho appena detto. Né mi sorprende che spingano per un commissariamento del paese via Mes. Che però andrà a loro vantaggio, come in ogni economia di estrazione che si rispetti.

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Comments

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Franco Trondoli
Friday, 12 June 2020 19:05
Grazie Gentile Signora Lara. Contraccambio molto volentieri. Per me sono immeritati i Suoi complimenti. Lei, sono sicuro, invece se li merita tutti. Comunque non sono abituato a riceverli, e quindi non vedo nulla di male ad accettarli e ricambiarli con vero piacere. Cordiali Saluti
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Lara
Friday, 12 June 2020 12:17
Franco Trondoli. Nell'augurarle una buona giornata, la ringrazio per la sua garbata interlocuzione e le sue chiare esternazioni, su cui si può convenire o meno, indubbiamente trasparenti, oneste, frutto di esperienza, osservazione, studi, interessi, pensosità sul nostro futuro.
Che il " ducetto" potrebbe essere di destra, lo penso anche io. E non c'è bisogno di professoroni e intellettuali in spreco analitico, per capirlo.
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Franco Trondoli
Thursday, 11 June 2020 19:45
Gentile Lara, il piacere è mio. Assolutamente in accordo con Lei. Presumo che i leader si formino a "caldo" dei fenomeni sociali. Vengono ,per così dire, a posteriori. Anche se la "gestazione" matura prima. Bisognerà vedere se i movimenti che verranno saranno di "destra" o di "sinistra". La gestazione mi sembra di destra. Ma vorrei proprio sbagliarmi. Grazie e in bocca al lupo.
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Lara
Thursday, 11 June 2020 17:19
Franco Trondoli. E' un piacere confrontarsi. Certo, quando si commenta su blog , ci sono " sintesi" , per forza di cose, che possono sembrare poco articolate e approfondite. Porti pazienza. Una questione non irrilevante , al netto delle sue osservazioni che accolgo, è quella dei leader. Forse, al di là di tutte le nodosità venute a galla in questo momento storico, è la prioritaria. La gente arrabbiata, inferocita, all'assalto in ordine sparso, non fa molta strada, con il rischio di assecondare il gioco di qualche ducetto scaltro e improvvisato, lesto a cogliere l'attimo. Con l'imprimatur, bene inteso, dei nostri custodi trasnazionali.
Bonne chance.
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andrea z.
Thursday, 11 June 2020 12:48
La banconota da 500 lire degli anni '70 non era un biglietto emesso dalla Banca d’Italia, ma stampato direttamente dal poligrafico dello stato e con la firma del tesoriere del ministero del Tesoro: quel biglietto in sostanza non era nemmeno una banconota ma un un titolo di stato a interessi zero e a scadenza infinita, il che vuol dire che non entrava nel conteggio del debito pubblico se non nominalmente.
In questo modo si potevano immettere risorse nell’economia reale senza aggravare il debito.
Un accorgimento che oggi non possiamo nemmeno più permetterci o che non vogliamo permetterci.
Certo il potere liberatorio delle 500 lire era limitato e non avevano valore all’estero , ma trattandosi di un piccolo taglio tra i più diffusi per le picole spese, il problema era inesistente e anche se alla fine il controvalore delle emissioni non arrivò ai 1000 miliardi di lire fu tuttavia un esperimento interessante, ma soprattutto un precedente che al bisogno avrebbe potuto essere usato anche con tagli più alti e per cifre assai più consistenti.
https://ilsimplicissimus2.com/2020/06/11/quando-litalia-andava-in-500-lire/
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Franco Trondoli
Thursday, 11 June 2020 10:17
Gentile Lara, prendo spunto dalle Sue osservazioni per fare qualche considerazione del tutto personale in punto di domanda e di dubbio. Le esplicito quindi senza punti interrogativi singoli. Lara dice: 1)Capitalismo non alla fine.2)Italia refrattaria alle Rivoluzioni.3)La corda si spezza quando non si ha più niente da perdere. Tre temi decisivi. Mica questioni da poco !. 1) il Capitalismo non sarà alla fine ma bisogna dire che il concetto di fine è del tutto relativo. Per il Capitalismo il fine ultimo , quindi la fine è distruggere ed eliminare il genere umano dalla terra, attraverso evidentemente la distruzione ambientale. Quindi..sarà il genere umano stesso a dire quando il "Capitalismo" dovrà finire. Se riuscirà a farlo ovviamente. Non ci sono condizioni di sviluppo o di crescita oggettive entro i quali si può determinare la "fine" di un sistema sociale. Dipende dagli "uomini". 2) Che gli "Italiani" siano refrattari alla "Rivoluzione " forse è un bene. Le Rivoluzioni non sono mai servite alle "classi" oppresse. Fiammate, ma sempre fatte pagare duramente ai dominati. Le Rivoluzioni, a partire da Cromwell, sono sempre state utili alla "Borghesia" nelle sue fasi di ascesa ,in ogni parte del mondo , verso il modo Capitalistico di produrre e vivere. Da Cromwell alla Cina. E fatto direi non trascurabile, le Rivoluzioni hanno sempre fatto morti, incarcerati e feriti. Non sono buone. Come le Guerre. 3) la corda, o le corde, si spezzano quando non si ha più niente da perdere in tutti i sensi. Sia come povertà, che come fatto mentale. È un intreccio di situazioni qualitative e quantitative. Per ultimo ,invito suggestivamente a prendere in esame, per leggere i fatti e gli accadimenti di tutti i tipi, anche personali ; il concetto orizzontale di Rizoma, al posto di quello verticale di Albero. Grazie. Buona Fortuna
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Lara
Wednesday, 10 June 2020 17:40
Franco Trondoli.
Che siamo davanti a una torsione del capitalismo, appare chiaro. Non è una fine, purtroppo. Una delle sue crisi cicliche.
Convengo in pieno sulle sue conclusioni. La corda troppo tirata , banalmente , si spezza. In congettura, ritengo senza tante forbite parole e analisi narcisistiche che vedo pubblicate in questo sito, molto ostentatorie senza uno refolo di coraggio concreto, che in Italia ( paese il più refrattario alle rivoluzioni ) si spezzerà quando si prenderà coscienza non tanto della povertà estesa quanto del non avere più nulla da perdere. Così nel resto dell'Europa. Resta irrisolto il problema dei leader di cui non si vede traccia.
Cordialmente
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Franco Trondoli
Wednesday, 10 June 2020 09:51
Se l'Italia è entrata nell'euro, e ora, a fronte dei disastri che procura la politica Ue, i gruppi dominanti restano in queste relazioni, è evidente che le imprese legate alle esportazioni non hanno interesse ad uscire dalla Ue stessa. La popolazione è spremuta, sfruttata, dominata. Che dire di più. È la logica del Capitale, meccanismo impersonale al quale non si oppongono di certo i profittatori di turno. Essi devono galleggiare nei propri privilegi portando tutto alle estreme conseguenze. Niente li fermerà. Il Capitale accumulato dagli Italiani è ancora sufficiente per difendersi un poco dai meccanismi erosivi delle rendite finanziarie e politiche. I ceti più deboli possessori di ricchezza vengono progressivamente espropriati. Tutti gli altri ovviamente faticano a vivere. I poveri sono molti. Non ci vuole molto a capirlo. Sostanzialmente il Capitalismo è arrivato alla fine del suo ciclo massimo espansivo ?. Bisognerebbe dare una risposta esaustiva a questa domanda. Le nuove Tecnologie potranno dare un nuovo impulso all'accumulazione di Capitale ?. Molti pare che dicano di no. Poi c'è naturalmente la questione Ambientale, madre di tutti i problemi. Non sarà una passeggiata neanche per i Capitalisti e i loro utili idioti. Devono stare attenti anche loro. Se la corda viene tirata troppo si strappa...per ora non sembrano capirlo. Non mi sembrano molto intelligenti, forse c'è qualche speranza. Cordialmente
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Lara
Tuesday, 09 June 2020 19:22
Che grazioso ricatto !
Mi pare chiaro che vogliono appropriarsi dell'Italia. Da dove incominciamo ? Magari per i 500 anni dalla nascita di Raffaello, con la Fornarina ? E poi avranno solo l'imbarazzo della scelta. A meno che non facciamo nostra l'esortazione del Machiavelli nel capitolo conclusivo del Principe.
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