Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Dissoluzione del linguaggio e della comunità

L'ateismo del capitalismo assoluto in Preve

di Salvatore Bravo

gesu scaccia i mercanti dal tempio 21La violenza della globalizzazione passa per il linguaggio, nel linguaggio è sedimentato il potenziale antiumanistico del capitalismo assoluto. La comunità è il luogo dei linguaggi, delle prospettive culturali ed interpretative che si codificano in linguaggi comunicanti. Al contrario la comunità dissolta del capitalismo assoluto è oggetto di processi di dissoluzione ed alienazione per sottrazione. Le parole devono essere sottratte dalla circolazione ed al loro posto si struttura la società dei bisogni in cui circola e si espande la merce, le mercificazioni con i soli linguaggi specialistici organici alla tecnocrazia. Le parole residue (si consideri il linguaggio contratto delle nuove generazioni curvato sulla lingua inglese da televendita), sono spesso ulteriormente depauperate del loro significato attraverso operazioni accademiche e mediatiche. Il mantra delle accademie struttura il nichilismo relativistico dello scambio spesso con una confusione lessicale scientemente organizzata e nel contempo diffusa dalla rete mediatica. I poteri “dell’incultura capitale” si sovrappongono, si sostengono, si configurano per sostenere i processi nichilistici della globalizzazione. Il relativismo nichilistico attuale non è da comparare con il relativismo nichilistico delle grandi scuole di pensiero, ma semplicemente si diffonde in quanto nega ogni argomentazione e logos per catalizzarsi intorno alle sole logiche della valorizzazione alienata. Protagora il padre del relativismo, secondo la manualistica corrente, in realtà era ben consapevole degli effetti del relativismo nella comunità, pertanto alla verità universale sostituì l’utile da intendersi quale sintesi dei bisogni di tutti i membri della comunità per imedire l’atomizzazione della polis.Il nichilismo attuale argomenta con i numeri, aliena con la chiacchiera, ed è volutamente incapace di porsi in modo consapevole e critico dinanzi agli effetti esiziali del suo agire. Prevale l’azione macchinale e meccanica, il sistema si autoriproduce meccanicamente specie nelle sue stratificazioni più basse.

Costanzo Preve con il suo lavoro di ricerca filosofica, ha riportato la complessità dove vige la passiva accettazione del semplice. La verità è parola della Filosofia, la comunità è tale, l’umanità conserva la sua condizione ontologica, solo se autofonda in senso veritativo la sua esistenza. Pertanto la verità dialetticamente fondata e con valore universale si distingue dall’esattezza delle scienze sperimentali, le quali non pongono in discussione, né dimostrano i loro postulati, ma misurano singoli fenomeni. La scienza ha come fine l’esattezza. La verità, invece, è argomentata e cerca la totalità, il fondamento capace di dare un senso ed un fine condiviso alla comunità:

L’attuale concetto di “scienza” non ha più nulla a che vedere con il concetto greco di scienza (episteme). Il termine episteme deriva etimologicamente dal verbo epistamai che significa: “sto saldamente in piedi su di un terreno sicuro”. Anche la filosofia intesa come sapere comunitario del bene era quindi intesa a tutti gli effetti come una scienza, e non a caso il suo metodo (pensiamo ai Dialoghi di Platone) si ispirava al rigore della dimostrazione geometrica. Non bisogna infatti dimenticare che il termine logos significava almeno tre cose: linguaggio come strumento di convincimento razionale comunitario; ragione universalmente diffusa in tutti gli uomini; ed infine calcolo geometrico applicato alla giusta distribuzione del potere e delle ricchezze, in definitiva unico “freno” (katechon) nei confronti dell’irruzione del furore prepotente del singolo (hybris) e del caos inevitabilmente provocato dal dominio dell’infinito-indeterminato (apeiron), evidentemente metafora dell’infinitezza e dell’indeterminatezza delle ricchezze individuali (chremata, chrematistikè). La scienza antica era quindi per definizione figlia di una “responsabilità sociale” assunta consapevolmente come tale1 .

 

Verstand - Vernunft

L’intelletto astratto (Verstand), puntella il regno in cui “il noto è sconosciuto”, ovvero di merce in merce, di fenomeno in fenomeno, la lingua della separazione per poter dissolvere la comunità deve separare, deve disarticolare. Il pensiero concreto è razionalità (Vernunft) connessione, dunque l’estinzione della lingua complessa sostituita dalla separazione, dai codici, dal linguaggio contratto si riflette nella comunità, nei suoi abitanti che abituati ed indotti ad utilizzare linguaggi specialistici e sconnessi modellano le loro relazioni in modo anonimo, precario, immediato. La cultura dell’immediato è ostile alla cultura della complessità, della verità filosofica. Gli autori più aborriti “i cani morti” secondo la definizione di Marx, sono da riportare al centro della discussione, poiché sono luoghi del pensiero dove poter organizzare la resistenza all’atea aziendalizzazione imperante. Il regno della doxa, esige e vuole l’ateismo del mercato. Costanzo Preve ha ben compreso ed esposto il significato dell’ateismo del mercato: la morte della verità, il trionfo del nichilismo delle merci. L’ateismo e l’odio contro le Religioni, esige un’analisi attenta, Dio se utilizziamo il metodo di Costanzo Preve, la deduzione sociale e storica delle categorie, è espressione simbolica della verità, dell’universale della comunità non concettualizzato. L’ateismo non è solo negazione di Dio, ma specialmente della verità filosofica, del concetto, dell’universale a favore dell’opinione, in tal modo il capitale scorre e non trova limite alcuno:

Lo sforzo di Platone, di Spinoza e di Hegel, di far diventare l’attività filosofica qualcosa che va oltre l’educato scambio di opinioni, è stato ontologicamente vanificato. La filosofia (cui oggi si affida grottescamente il ruolo di “terapia filosofica” in un contesto di capillare psicologizzazione individualistica del legame sociale) deve essere soltanto un teatro di opinioni. È morto il logos¸ viva la doxa!2

Nietzsche nella Gaia Scienza (aforisma 125) aveva ben compreso che la morte di Dio portava con sé la morte della verità filosofica, non a caso, l’ultimo uomo, la figura più importante dello Zarathustra secondo Preve, annuncia la morte della verità nel mercato dove prolifera l’ultimo uomo.

 

Verità - esattezza

Costanzo Preve ha riportato la verità filosofica nell’orizzonte della discussione filosofica e politica. L’ostilità degli ambienti accademici verso la verità, merita di essere analizzata secondo i paradigmi del pensiero di Costanzo Preve. Il capitalismo assoluto, secondo l’etimologia della parola “sciolto da ogni legame”, in quanto nuova divinità non vuole limiti. Il capitale ha un unico fine la sua valorizzazione indeterminata, infinita, conseguentemente la verità filosofica è il limite razionale alla sua espansione. Gli apparati mediatici diffondono la cultura del relativismo nichilistico, e quindi diventano la stampella dell’ateismo asservito al mercato, senza verità, anonimo ed incessantemente violento quanto astratto:

“In primo luogo il concetto di verità viene prima confuso, e poi identificato, con i concetti di certezza (sperimentabile), esattezza (verificabile) e veridicità (accertabile). Il fatto che Parigi sia la capitale della Francia, che la battaglia di Waterloo sia avvenuta nel 1815, che il pianeta Giove ruoti intorno al sole, che l’acqua bolla a cento gradi centigradi ecc., non dà assolutamente luogo a proposizioni vere, ma unicamente a proposizioni certe o esatte. Il modello fisicalista galileiano ed il modello sociologico weberiano non hanno a che fare con la verità, ma unicamente con la certezza e con l’esattezza. La “verità”, qualunque essa sia (ed io non penso affatto di disporne) concerne soltanto l’unione di fatto e di valore, e riguarda esclusivamente il bene comunitario condiviso e compreso3 .”

 

La società del niente

La società del niente, è atea nella sua struttura profonda, il niente ha la pienezza delle merci pagate con la precarizzazione del lavoro come delle relazioni, e specialmente con l’alienazione che attraversa ogni strato della società dei bisogni inautentici, non più comunità. Senza la bussola della verità, della totalità filosofica non resta che il caos del frammento, del fenomeno, in cui perdersi. La tragedia dell’etico va in scena ogni giorno, ma l’abitudine alla chiacchiera, alla sottomissione narcisistica rende difficile l’azione emancipativa:

“Il nichilismo è semplicemente il termine colto e sofisticato per indicare che oggi la società moderna si fonda sul niente, e non ha (né vuole, né cerca) nessuna fondazione universalistica di tipo filosofico e religioso. In realtà, essa si fonda sull’allargamento globalizzato della produzione capitalistica, e questo allargamento è il suo unico fondamento. Questo allargamento deve essere “performativo”, e cioè avere successo, ed il suo successo (provvisorio), può sostituire la fondazione veritativa della società4 .”

Così il circolo degli accademici “argomentano” della Religione, della verità ed osannano il libero mercato delle opinioni senza fondamento:

”Ascoltiamo Carlo Bernardini, fisico, professore emerito della Sapienza di Roma e direttore della prestigiosa rivista Sapere. In un breve saggio (involontariamente umoristico, ma che l’autore vorrebbe serio e soprattutto scientifico) Bernardini fa riferimento ad un suo amico linguista (probabilmente Tullio De Mauro) e parla del pensiero religioso come «malformazione della cultura umana» Proprio così, la religione è paragonata metaforicamente ad una malformazione del corpo. Bernardini riprende la vecchia tesi settecentesca per cui la religione è una “colonizzazione da parte del clero5

 

Ateismo e marxismo

Costanzo Preve si definiva “un ateo devoto”, ovvero benché non fosse credente, credeva nella verità, per cui era un devoto, non credente, nella verità. Nella sua analisi evidenziava quanto per Marx l’ateismo fosse un elemento secondario, essenziale per Marx era l’analisi della genetica dei processi di alienazione mediante il connubio capitale-valorizzazione-alienazione. L’ateismo è stato utilizzato ed amplificato dagli apparati marxisti quale elemento identitario, con il risultato di rendere secondario o ultimo ciò che per Marx era primario: l’emancipazione comunitaria:

È il marxismo un “ateismo”? A mio parere non lo è necessariamente. Il marxismo è indubbiamente un umanesimo filosofico integrale (non sono quindi d’accordo con la scuola francese di Louis Althusser). Ma l’umanesimo filosofico integrale è anche il terreno di incontro e di dialogo fra credenti e non-credenti, che spesso verificano nei fatti di pensare la stessa cosa. Nella misura in cui la prospettiva di Marx riguarda non certamente l’esistenza e la non-esistenza di Dio (non sono infatti d’accordo con chi ritiene che la critica alle ipostasi religiose sia il presupposto necessario per la critica alle ipostasi dell’economia politica – e non sono d’accordo anche se so bene che il giovane Marx pensava proprio questo), ma la teoria dei modi di produzione ed il comunismo, ritengo che l’ateismo non sia assolutamente un pezzo di motore necessario per la macchina di Marx6 .”

 

La nuova Religione dello Stato – Mercato

La lotta dunque, non è contro un’ideologia, ma oggi siamo a livello delle crociate. Il capitalismo si presenta come una Religione, il suo tribunale dell’inquisizione opera continuamente nel circo mediatico censurando ogni prospettiva altra rispetto al conformismo dogmatico. Talvolta la critica è accettata purché sia da salotto, e sia astratta ovvero sterilizzata da ogni valenza trasformativa, da ogni prassi:

Costoro non vogliono soltanto espellere le religioni dallo spazio pubblico, e per questo sono sempre maniacalmente preoccupati dall’espulsione di crocefissi, madonnine e presepi, mentre dei crimini degli occupanti USA e dei sionisti “non gliene può fregare di meno”. Costoro – con la scusa di espellere Dio dalla filosofia e dalla scienza – vogliono imporre il loro Dio idolatrico basato sulla nuova religione della fine capitalistica della storia, sulla scienza (ideazione peraltro grandiosa e rispettabile) come unica legittima forma di conoscenza e su di una concezione limitativa ed astorica di “ragione”. Eh no, ci avete “fregati” a lungo. Adesso non ci fregherete più7 !”

Alla nuova Religione del mercato si deve contrapporre la verità, in quanto la verità come recita un proverbio albanese la si può annegare, ma inevitabilmente la verità affiora con esiti che non possiamo profetizzare.


Note
1 Costanzo Preve Considerazioni introduttive sugli attuali dibattiti fra Laicismo, Scienza, Filosofia e Religione Petite Plaisance Pistoia, già pubblicato su Atrium stuti metafisici e umanistici Rivista trimestrale anno X 2008, numero 1
2 Ibidem pag. 7
3 Ibidem pag. 8
4 Ibidem pag. 9
5 Ibidem pag. 16
6 Ibidem pag. 18
7 Ibidem pp. 31 32

Add comment

Submit