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carmilla

Il nuovo disordine mondiale /3: i discorsi della guerra

di Sandro Moiso

mappa ucrainaSi è conclusa l’era della pace (Mateusz Jakub Morawiecki, primo ministro polacco – intervista al «Corriere della sera»)

Data per scontata la fine della pace illusoria che ha dominato il discorso politico degli ultimi decenni in Italia e in Occidente, a seguito degli avvenimenti degli ultimi giorni in Ucraina, occorre per meglio comprendere i reali sviluppi degli stessi esporre alcune considerazioni di carattere politico, economico e militare. In particolare sul concetto di guerra-lampo e sulla strategia militare russa; sul riarmo europeo e in particolare tedesco; sull’andamento delle borse che hanno premiato le industrie produttrici di armi o collegate al settore degli armamenti e, infine, sulle ritorsioni di carattere economico adottate dall’Occidente nei confronti della Russia putiniana e delle loro possibili conseguenze sul piano interno russo e su quello militare, guerra nucleare compresa. Compreso, last but not least, un sintetico commento sul linguaggio di guerra dei media di ogni parte coinvolta e di quelli occidentali in particolare.

Linguaggio, propaganda e guerra sono assolutamente indivisibili poiché mentre le esigenze dell’ultima rimodulano obbligatoriamente i primi due elementi, questi, a loro volta, foraggiano e rivitalizzano in continuazione la stessa. In un girotondo in cui i termini tecnici perdono il loro reale significato, distorto a scopo propagandistico, e l’emozionalità sostituisce la razionalità di qualsiasi discorso inerente ai fatti reali. In cui la costante denigrazione e demonizzazione del “nemico” avviene in un contesto in cui, come già affermava Hannah Arendt ai tempi della guerra in Vietnam e dei Pentagon Papers, la “politica della menzogna” è destinata principalmente, se non esclusivamente, ad uso interno e alla propaganda nazionale1.

Iniziamo, quindi, da ciò che con sempre maggior frequenza viene presentato come uno degli elementi certi del fallimento di Putin in Ucraina: la guerra lampo. Dopo sei giorni di guerra infatti, al di là della girandola di cifre, spesso iperboliche, sulle perdite e i danni subiti dai russi, ma molto più “contenute” per quanto riguarda quelle subite dalle forze ucraine, si sentono e si leggono sempre più spesso, ma lo si sentiva già dopo due o tre giorni, affermazioni riguardanti il fallimento militare russo nell’ambito della guerra lampo. Bene, cotali esperti e cronisti dimenticano due o tre cosucce riguardanti la stessa, sia sul piano storico che tecnico.

L’esempio classico di Blitzkrieg è sicuramente quello dell’occupazione tedesca della Francia nella primavera del 1940. Quell’operazione, che costituì l’esemplare applicazione dei metodi appresi dagli ufficiali tedeschi, durante la collaborazione tra Germania nazista e Russia staliniana dopo il patto Ribbentrop-Molotov del 1939, alla scuola di guerra sovietica e da generali innovativi come Michail Nikolaevič Tuchačevskij (poi eliminato durante le grandi purghe staliniste del 1937), iniziò il 10 maggio 1940 e raggiunse il proprio risultato, occupazione del territorio francese a seguito della capitolazione del governo e delle armate schierate sullo stesso, il 22 giugno dello stesso anno.

All’incirca 45 giorni di quella che fu definita la guerra strana, balorda se non addirittura “buffa” (drôle in francese) per assumere il pieno controllo di un territorio appena un po’ più grande di quello ucraino attuale2. Durante la quale le colonne corazzate e meccanizzate tedesche si rifornivano direttamente ai distributori di carburante incontrati e sequestrati sul loro cammino, mentre le truppe britanniche venivano costrette ad evacuare rapidamente e disordinatamente le spiagge di Dunkerque tra il 27 maggio e il 2 giugno.

Vanno sottolineati questi aspetti perché alcune fonti di informazione mainstream hanno sottolineato come i mezzi russi abbiano “razziato” i distributori di carburante ucraini, scandalizzandosene. Mentre il vero scandalo, per l’occhio attento di chi un po’ di storia militare l’ha studiata, è dato dal diffondere l’idea che una guerra lampo possa durare 48 o 72 oppure 150 ore. Fatto ancora più scandaloso se si considera che le stesse fonti hanno appoggiato incondizionatamente guerre come quelle in Iraq e in Afghanistan dover gli occidentali e la Nato sono rimasti impantanati per vent’anni senza ottenere alcun risultato se non la distruzione di economie, Stati e di un numero esorbitante di vite umane, soprattutto civili.

Diffondere, dunque, l’idea di un fallimento della guerra lampo russa a nemmeno due settimane dall’inizio costituisce per questo motivo soltanto un elemento propagandistico ad uso degli spettatori e lettori occidentali per tranquillizzarli sulle possibili conseguenze e i possibili sviluppi di una guerra appena iniziata. Così come l’insistere sulle difficoltà dell’avanzata russa significa nascondere il fatto che, dal punto di vista della dottrina militare russa, un avanzamento di 30-35 chilometri al giorno costituisce di per sé un fattore di successo, mentre nei primi giorni del conflitto le truppe russe hanno, in diversi casi, ampiamente superato le distanze effettivamente percorse. Senza dimenticare, infine, che l’intensificazione dei bombardamenti sulle reti di comunicazione e gli obiettivi sensibili distribuiti sul territorio ucraino potrebbero indicare che la “vera guerra” è iniziata solo ora.

Sullo scandaloso fatto, inoltre, che le operazioni militari russe continuino durante le trattative intavolate tra le due parti a partire del 28 febbraio, occorre semplicemente osservare che, storicamente, è proprio durante le trattative che le operazioni militari vengono intensificate dai contendenti, proprio per portare al tavolo delle stesse risultati destinati a porre i negoziatori su un piano di maggior forza. Naturalmente ignorando sempre il punto di vista della maggioranza dei civili, per cui la soluzione migliore è sempre rappresentata dalla cessazione delle ostilità o, come sta avvenendo anche oggi, dalla fuga per cercare rifugio in aree non ancora coinvolte dagli scontri e dalla guerra, alla faccia della retorica che vorrebbe tutti gli ucraini intenti a fabbricare molotov e ad arruolarsi nelle milizie volontarie. Tutto il resto è chiacchiera e, per giunta, nemmeno così tanto umanitaria come si vorrebbe invece dare a intendere.

Il solito rivoluzionario dagli occhi da tartaro affermava che «la verità è sempre rivoluzionaria» e per una volta tanto non aveva affatto torto. Perciò le righe che precedono e quelle che seguiranno avranno infatti questa intenzione, quella di disvelare, ancora una volta poiché ce n’è purtroppo bisogno, il cumulo di menzogne e falsità che coprono l’attuale conflitto e le sue possibili conseguenze future, mentre non hanno affatto quella di giustificare le imprese militari di Putin oppure enfatizzare le scelte del suo avversario Zelensky.

Se le fotografie dei danni apportati a numerosi mezzi russi attestano un uso massiccio di droni e armi tecnologicamente avanzate impiegate sul terreno dalle forze ucraine, fino ad ora probabilmente fornite dagli americani in precedenza (insieme ai droni turchi forniti da un’azienda specializzata in tale settore tra le più grandi del mondo, di cui proprio il genero di Erdogan è a capo ), è anche vero che la possibilità per i russi di creare colonne di mezzi lunghe decine di chilometri sulle strade ucraine attesta l’inagibilità dello spazio aereo per l’aviazione ucraina, così come dichiarato dalle fonti russe e come attestato dal fatto che alcuni aerei militari ucraina abbiano trovato rifugio in Romania.

Grande è il disordine quindi sul terreno dell’informazione e della propaganda, ma anche su quello delle alleanze, considerato che lo stesso Erdogan, che ha rifornito gli ucraini di droni, ha permesso un abbondante traffico di mezzi navali militari russi nello stretto del Bosforo che attraversa la stessa Istanbul, dividendola in parte europea ed asiatica. Il cui governo, nonostante le dichiarazioni di Zelensky che aveva dato per scontata l’idea di una Turchia vicina all’Ucraina, deve ancora accertare sul piano giuridico se quella in Ucraina sia davvero una guerra, mentre ha già affermato di non voler applicare sanzioni contro la Russia. Questione non del tutto indifferente se si considera che, non soltanto in teoria, la Turchia costituisce la seconda forza militare della Nato.

Rimanendo ancora sul terreno del linguaggio della propaganda e della necessità di creare consenso intorno alla guerra va notato come per Putin stesso le attuali operazioni militari non costituiscano un’aggressione militare, ma un’operazione “speciale” di ordine pubblico e disarmo internazionale, così come già tante guerre dichiarate dalla Nato e dall’Occidente hanno nel recente passato assunto la denominazione di “missioni di pace” oppure di “polizia internazionale”. Cambiano quindi i promotori, ma non il linguaggio utilizzato, cosa che dovrebbe sempre far drizzare le orecchie di chi ascolta tali fandonie, qualsiasi sia la fonte da cui sono espresse.

Il secondo elemento, che è stato prima anticipato, è quello del riarmo europeo, indice sia della frenesia di guerra che è sotteso sia al discorso sulla “pace” che della necessità di trovare uno sbocco produttivo sicuro per settori importanti dell’industria pesante, ma non solo, europea cui evidentemente la promessa del rinnovo del mercato dell’auto attraverso versioni ibride o elettriche della stessa non da ancora sufficienti garanzie di sviluppo dei profitti, mentre, soprattutto in Germania, fa già prevedere un’enorme riduzione di posti di lavoro nel settore, anticamera di possibili conflitti sociali che vanno sopiti ancor prima di un loro possibile inizio.

Da qui discende un passo che non bisogna esitare a definire “storico”: il riarmo tedesco annunciato dal cancelliere federale Olaf Scholz, con una previsione iniziale di spesa di cento miliardi di euro.

Una decisione che non può essere stata presa a sorpresa e soltanto a causa della situazione venutasi a creare sulle frontiere orientali, ma che deve covare da tempo nel governo e nella direzione economica del capitale tedesco. Decisione che prelude non solo alla necessità della “difesa” degli interessi tedeschi ad Est, ma inevitabilmente ad una ripresa, in chiave forse più aggressiva e marcata, della politica di potenza germanica, condotta fino ad ora soltanto con strumenti di ordine finanziario e legislativo oggi forse ritenuti non più sufficienti.

Considerazioni che non possono, oltre tutto, essere slegate dalla lentezza e dalle difficoltà che hanno invece caratterizzato qualsiasi provvedimento economico europeo nei confronti della pandemia e delle spesso drammatiche esigenze sanitarie, sociali ed economiche che ne sono derivate. Prova ne sia, a titolo di esempio, l’andamento delle borse in questi giorni dove, solo in Italia sia Leonardo che Fincantieri, aziende coinvolte nel settore degli armamenti e della cantieristica militare, hanno visto crescere i loro titoli di più del 15% in un solo giorno.

Ancora più significativi appaiono, poi, i provvedimenti di ordine economico e militare presi da numerosi stati europei della Nato, italietta nostalgica in testa. Un autentico gettarsi a capofitto nella fornace della guerra, che richiama una somiglianza con l’affermazione marinettiana «guerra sola igiene del mondo!», che perde però la carica provocatoria del primo manifesto futurista e sembra assumere una carica messianica di risoluzione e cancellazione dei problemi politici ed economici, oltre che potenzialmente sociali, che attanagliano i governi, e in particolare e su tutti i fronti quello italiano.

Governo che, PD in testa, dopo aver posto ogni possibile e irragionevole fiducia nell’azione di un deus ex-machina come Mario Draghi, l’ha prima affondato nelle elezioni presidenziali e l’ha visto poi sparire dall’orizzonte internazionale, nonostante le trionfalistiche dichiarazioni a favore del suo operato diplomatico venute da un “genio politico” quale Romano Prodi; unico tra i maggiori leader politici europei a non essersi recato a Kiev e Mosca, per lasciare il posto ad un tizio di nome Luigi Di Maio, inadeguato anche soltanto a preparare un caffè. Atto caratterizzato dalla tipica furbizia gesuitica ed italica che, nella sostanza, avvicina l’operato dell’attuale presidente del consiglio a un servilismo atlantico mai neppure lontanamente immaginato o voluto dalla DC di Giulio Andreotti più che a quello di un grande statista, come egli stesso si vorrebbe invece rappresentare.

Cosa che non gli ha impedito di rivendicare la necessità della riapertura delle centrali a carbone, e forse anche ad oli combusti, e la decisa affermazione della necessità di inviare altri soldati e mezzi ai confini orientali d’Europa e rifornire di armi il regime di Kiev, aggirando la legge 185 approvata nel 1990. Cose che, a parte le finte svenevolezze cattolicheggianti di Salvini sulla questione delle armi letali (ne esistono forse di non letali, a partire da scarponi e manganelli considerate le esperienze della Diaz e d ei detenuti massacrati troppo spesso tra le mura delle carceri italiane?) ha trovato tutti i rappresentanti della democrazia parlamentare uniti e saldi nell’urlare armiamoci e partite!3. Opposizione compresa, anzi più scalpitante che mai nel volersi rappresentare come degna erede del fascismo. E che proprio per questo, messa da parte la stagione della protesta contro il green pass, non si scandalizza certo più per l’ulteriore prolungamento dello stato di emergenza fino alla fine di settembre per motivi legati alla difesa della sicurezza nazionale.

Andiamo in guerra ma non lo diciamo; spingiamo in quella direzione ma lo facciamo in nome della pace e della democrazia ci dicono i governanti europei ed in primis quelli nostrani. Sventolando un umanitarismo peloso che ricorda troppo le fake news che precedettero l’entrata nel primo conflitto mondiale, quando si raccontava sui giornali italiani che i soldati tedeschi, in Belgio, tagliavano le mani ai bimbi per poi inchiodarle sulle porte delle case. Oppure durante l’azione mercenaria in Congo, contro Lumumba e l’indipendenza africana, nel 1960, quando invece si raccontò che gli aviatori italiani uccisi a Kindu trasportavano giocattoli per bambini invece che armi per i ribelli secessionisti e filo-occidentali del Katanga che già si erano macchiati le mani con il sangue di Patrice Lumumba. Oppure, ancora oggi quando sulle pagine dei nostri quotidiani, appaiono le notizie di giocattoli esplosivi donati dagli “infernali” russi ai bambini ucraini. Benvenuti nel mondo della stampa democratica e liberale. Non soltanto italiana, se questo può consolare il lettore.

Liberale e democratica come l’Ucraina dove immigrati africani, asiatici e sudamericani devono lasciare il posto ai bianchi sui mezzi che possono portarli lontani dalla guerra (qui) oppure come i commenti sulla guerra in Europa, apparsi sui media occidentali, infestati di razzismo esplicito.

BBC: «E’ per me molto commovente vedere gente europea dagli occhi azzurri e dai capelli biondi venire uccisa» ( David Sakvarelidze – Ukraine’s Deputy Chief Prosecutor,).

CBS News: «Qui non siamo in Iraq o in Afghanista, qui siano in una relativamente civilizzata città europea» (Charlie D’Agata – corrispondente estero)

BFM TV (Francia): «Siamo nel 21° secolo, siamo in una città europea e abbiamo missili da crociera che ci piovono addosso come se fossimo in Iraq o in Afghanista. Riuscite ad immaginarlo?»

NBC TV: «Per dirla schiettamente, questi non sono rifugiati siriani, questi provengono dall’Ucraina… Sono Cristiani, sono bianchi, sono molto simili a noi» (Kelly Cobiella – corrispondente di NBC News dalla Polonia)4.

Benvenuti sotto le bandiere della democrazia e della libertà!

Benvenuti sotto le bandiere dell’umanitarismo e della pace!

Benvenuti sotto le bandiere di un leader, Zelensky, che in nome della patria chiama, di fatto, il parlamento europeo a scatenare un intervento contro la Russia.

Benvenuti sotto le bandiere del reggimento Azov, formato da volontari neo-nazisti e asserragliato a Mariupol.

Benvenuti nella prossima guerra mondiale, che la retorica odierna, da una parte e dall’altra non fa che preparare.

Benvenuti, quindi, all’inferno!

Motivo per cui non vi è modo di sistemarsi a fianco di una delle due parti in lotta, come tanto antagonismo confuso trova spesso così semplice fare, approfittando di discorsi e movimenti già apparecchiati da altri (ma con ben diversi fini).

Detto questo è utile sottolineare come tutte le sanzioni e tutti i provvedimenti presi o previsti fino ad ora dai paesi europei e della Nato, da quelle economiche alle forniture di arsenali militari, dallo schieramento di nuove forze militari ad Est al permesso per il transito di volontari per le milizie ucraine son tutti passibili di essere interpretati come azioni “belliche” di fatto. E la vergogna maggiore è data dal fatto che la stampa nostrana si sia permessa di tracciare paralleli tra l’odierno volontariato nazionalista e mercenario5, di stampo in gran parte fascista, destinato ad essere integrato nelle milizie ucraine e i volontari internazionalisti che accorsero in Spagna non solo in difesa della repubblica, ma anche con la speranza, poi tradita e distrutta dall’azione di Stalin e dei suoi accoliti italiani (Togliatti e Vidali), di portare la rivoluzione in Europa. Dimenticando, inoltre, il trattamento riservato ai volontari italiani tornati dal Rojava, quasi tutti indagati e di fatto trattenuti ai domiciliari per lunghi periodi.

In questo caso lo schieramento è conservativo, non perché si opponga all’autocrate Putin, ma perché intende rafforzare e ristabilire l’ordine europeo ed occidentale del capitale imperialistico. In ogni modo e in ogni caso. Non c’è attualmente alternativa sul campo. Chiunque vinca, marciando sui cadaveri delle vittime civili e degli illusi di ogni tendenza, lo farà in nome di interessi finanziari, militari, geopolitici, economici e militari che rappresentano la negazione di qualsiasi cambiamento radicale degli assetti politico-sociali presenti.

Tutto ciò, compreso l’esplicito tentativo di rovesciare Putin “dall’interno”, costituisce il vero pericolo futuro, ovvero quello di un conflitto allagato a partire da provvedimenti che, minando la stabilità economica ed interna della Russia, potrebbero portare il leader russo a giocarsi il tutto per tutto in una battaglia a tutto campo. Motivo per cui la messa in allarme del sistema di deterrenza nucleare russo, della flotta del Pacifico e dei bombardieri strategici russi, non costituisce soltanto un’ipotetica minaccia come ai tempi dell’affare dei missili di Cuba nel 1962. Allora, infatti, si avevano margini di trattativa e spazi ancora da conquistare che oggi non ci sono più, per nessuna delle due parti in causa.

Tutto si svolge infatti sotto gli occhi di due potenze nucleari ed economiche, Cina e India, che per ora si astengono in attesa di approfittare degli errori dei due contendenti. Non vi sono alleanze sicure date, anche perché il grande blocco asiatico è costretto comunque a fare i conti con la necessaria continuità di presenza sul mercato mondiale. Di modo che se i paesi dell’heartland (Eurasia e Asia continentale) sono oggi interessati a non perdere i vantaggi di una possibile intesa che vada dai confini europei della Russia alla Corea del Nord e dalla Cina all’Oceano Indiano, passando magari per l’Afghanistan, allo stesso tempo, soprattutto la Cina, devono anche tenere d’occhio i loro interessi finanziari e produttivi globali.

Nello stesso tempo, i paesi del rimland (terre che limitano ad Ovest il grande continente euroasiatico e che cercano di limitarlo attraverso il controllo dei mari e degli oceani circondandolo) e della talassocrazia6 hanno ormai troppi punti di frizione da tener sotto controllo. Non ultimi proprio quella Crimea e quella Taiwan di cui tanto si parla quando si parla di guerra.

L’attuale frenesia di guerra da parte europea, ancor più che atlantica, dimostra la debolezza che sta alle basi di tali scelte. Così mentre si parla ad ogni piè sospinto della debolezza e dell’isolamento di Putin, a livello interno ed internazionale, il capitale europeo, schiacciato tra Stati Uniti e Cina, esigenze energetiche e difficoltà di rinnovamento, rivela tutta la sua fragilità7 lanciandosi, quasi inconsapevolmente, in un’avventura che potrebbe deragliare in una catastrofe senza precedenti. Ad accorgersene sembrano essere soltanto alcuni esperti di geo-politica e affari militari, mentre certi filosofi della politica incitano alla creazione di un autonomo arsenale nucleare europeo basato su quello francese, tra gli applausi dei giornalisti embedded dei media nazionali8.

Per noi, a cent’anni dalle mobilitazioni contro la prima guerra mondiale, rimane un’unica certezza ovvero la necessità non di chiedere pace, democrazia e libertà, parole vuote di significato reale se non accompagnate da una reale eguaglianza sociale ed economica, ma di anteporre a tutte le menzogne che la preparano quella spontanea opposizione alla guerra imperialista che mosse i pochi e coraggiosi rivoluzionari anti-militaristi che si incontrarono a Zimmerwal e Kiental, nella neutrale Svizzera, nel 1915 e nel 1916. In tutto 42 delegati nel primo caso e 43 nel secondo, una più che esigua minoranza anche per allora. Ricordando sempre che il primo nemico è comunque e sempre in casa nostra, ma con l’unica e significativa differenza che, oggi, anche la Svizzera non può più essere considerata neutrale dopo i provvedimenti approvati nei confronti della Russia e delle sue banche.


Note
  1. Si veda qui
  2. 675.000 km quadrati per la Francia contro i circa 604.000 dell’Ucraina odierna
  3. Si veda qui, sulla frenesia europea e italica, un interessante articolo del magazine on line AD Analisi Difesa
  4. Per altre “perle” del genere si veda qui
  5. Si veda il tariffario delle ricompense in denaro promesse da Vladislav Atroshenko, sindaco di Chernihiv nell’Ucraina settentrionale: per ogni blindato da trasporto distrutto la ricompensa sarà di circa 4.400 euro, per ogni carro armato il premio sarà di circa 6.000 euro, per una cisterna mobile circa 7.500 euro. Mentre per ogni soldato russo “ucciso o catturato” il primo cittadino promette 300 euro (Fonte: https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ucraina-soldi-a-chi-infligge-perdite-all-esercito-russo-il-tariffario-della-resistenza/ar-AAUsEjw?ocid=msedgntp)
  6. Si veda qui
  7. Tipico il caso di Boris Johnson che non esita ad indossare la mimetica da combattimento per far dimenticare ai suoi elettori lo scandalo dei covid party
  8. Anche se oggi, 2 marzo, sia Olaf Scholz che il ministro della difesa britannico, Ben Wallace, sembrerebbero iniziare a frenare su un più ampio coinvolgimento della Nato in Ucraina poiché, secondo lo stesso Wallace, una scelta del genere porterebbe direttamente alla Terza guerra mondiale. Mentre il ministro degli esteri russo, Lavrov, avrebbe avvertito l’Occidente che una terza guerra mondiale non potrebbe essere che nucleare.

Comments

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Paolo Selmi
Monday, 07 March 2022 12:27
Aggiornamento, questa volta da oltre oceano, dalla "democrazia", e che non c'entra con l'Ucraina, o forse si, visto che in quanto a doppiopesismo l'occidente non lo batte nessuno.

Afghanistan. notizia ormai di un mese fa, di cui ovviamente nessuno qui parla. Biden decide di sbloccare i 7.1 miliardi di dollari di proprietà della Banca Centrale dell'Afghanistan, ma presenti fisicamente negli USA, in particolare nella Federal Reserve di New York, e che aveva unilateralmente congelato dopo la caduta di Kabul in mano ai talebani A META' FRA "AIUTI UMANITARI" E "VITTIME DELL'UNDICI SETTEMBRE" (https://www.dw.com/en/us-to-split-7-billion-in-afghan-assets-between-relief-9-11-victims/a-60748785). Il totale degli attivi della Banca centrale afghana ammonta a oltre 9 miliardi di dollari (https://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/13753821). Riusciamo quindi a capire cosa vuol dire congelarne 7.1. Riusciamo anche a capire che "nessun soldo ai talebani" in questo caso non c'entra nulla, visto che servono alla banca centrale per finanziare le banche locali e riprendere il giro di una liquidità non dico normale, ma almeno un minimo funzionante. Ma niente.

Questo oltre al fatto che, così d'acchito, Bin Laden era saudita, ma metà di 7.1 miliardi di dollari del popolo afghano devono unilateralmente andare, dopo la caduta di Kabul, alle "vittime dell'11 settembre", mentre l'altra metà andrà a finanziare, con ogni probabilità, le NGO a copertura delle attività di "regime change" come già sperimentato in tutta l'asia centrale.

Denuncia dei gruppi d'azione composta da legali afghani completamente ignorata:
https://twitter.com/AfghansTomorrow/status/1492201397521051657

Afghanistan in piena catastrofe umanitaria. Ma qui non fa notizia. Come 8 anni di Donbass dal 2014 a oggi.
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Paolo Selmi
Monday, 07 March 2022 10:32
Aggiornamento:

Questa è la carta dei corridoi umanitari:
https://t.me/boris_rozhin/28985
Come è facile vedere, laddove è stata concordata la doppia scelta il corridoio verso la russia è il più breve e sicuro.

Ciò nonostante ci sono già segni che gli squadristi ucraini stiano sabotando questa iniziativa. Servono scudi umani.

A questo proposito, una notizia ufficiale del report di stamattina ore 11.00 del Ministero della difesa russo ma riferita a ieri, che, ovviamente non è arrivata qui.

Ieri, intorno alle 17 ora di Mosca, sulla prospettiva Vittoria di Mariupol, i soldati della DNR si sono scontratti con un gruppo armato di nazionalisti ucraini.
Вчера, около 17 часов московского времени, на проспекте Победы МАРИУПОЛЯ, военнослужащие ДНР столкнулись с подразделением украинских вооруженных националистов.

Gli squadristi avevano davanti loro oltre CENTOCINQUANTA civili, usati come scudi umani.
Боевики гнали впереди себя более 150 человек мирных жителей, прикрываясь ими в качестве «живого щита».

Accortisi della presenza dei soldati della DNR, gli squadristi ucraini hanno aperto contro di loro il fuoco con davanti i civili. Come risultato hanno ucciso 4 persone e ferite 5.
Обнаружив бойцов Народной милиции, украинские националисты открыли по ним огонь из-за спин мирных граждан. В результате стрельбы украинскими нацистами было убито 4 и ранено 5 мирных граждан.

I soldati della DNR hanno liberato tutti gli ostaggi e li hanno portati da Mariupol attraverso Vinogradnoe nel territorio sotto il loro controllo, dove gli hanno prestato i primi soccorsi.
Бойцами народной милиции ДНР освобожденные мирные жители были выведены через район ВИНОГРАДНОЕ из МАРИУПОЛЯ на подконтрольную территорию. Всем им оказана необходимая помощь.
Источник: https://newsua.ru/news/76361-minoborony-rf-podvelo-itogi-spetsoperatsii-v-ukraine-na-7-marta-video
#Россия #Новости #ДНР #ЛНР #Украина #News #newsuaru

ALTRO EPISODIO, questa volta a Charkov durante questa notte:
A Charkov stanotte i SOLDATI delle FF.AA. Ucraine hanno provato a portare fuori delle famiglie dalla città assediata attraverso il corridoio di sud ovest.
В Харькове сегодня ночью военнослужащие ВСУ попытались вывезти семьи из осажденного города через юго-западный коридор.

A un posto di blocco, squadristi NAZISTI HANNO APERTO IL FUOCO SULLA COLONNA DI AUTOBUS IN USCITA. 30 MORTI CIRCA, DI CUI 7 BAMBINI.
На одном из блок-постов члены нацбатов обстреляли колонну автобусов. Погибли около 30 человек, в т.ч. 7 детей.
https://t.me/boris_rozhin/29000

ATTENZIONE: cominciano ad apparire sui social già i messaggi in ucraino dove si dice ai cittadini delle città assediate di non andare nei punti di raccolta perché tanto i soldati non fanno uscire nessuno (з мiста не проводят эвакуацiю) e parlano esplicitamente di "scudi vivi" (ВОРОГИ НАБИРАЮТ НАРОД ДЛЯ ЖИВОГО ЩИТА ОКУПАНТАМ.).
https://t.me/boris_rozhin/28996

Ed ecco il rifiuto ufficiale di istituire corridori umanitari da parte dei burattini nazisti al potere:
https://t.me/boris_rozhin/28999

Seguono aggiornamenti.
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Paolo Selmi
Monday, 07 March 2022 08:35
Aggiornamento.

Ringraziamenti sentiti all'ansa per aver riportato il discorso di Zelenskij candidato ue che troverà "ogni bastardo che ha sparato alle nostre città, alla nostra gente, che ha bombardato la nostra terra, che ha lanciato razzi.". Quindi si autoaccusa per i crimini commessi da lui e dal suo amico Poroshenko dal 2014. E' già un primo passo.

Sempre grazie all'ansa per prepararci all'assalto di kiev, a cui "potrebbero partecipare anche combattenti reclutati in Siria"... interessante, visto che le Forze Tigre, o Quwwat al-Nimr (Arabic: قُوَّات النِّمْر), sono diventate quello che sono grazie all'addestramento dei russi ma, soprattutto, in una specificità dove i civili erano loro connazionali. Quindi i russi dovrebbero ora ricorrere a loro per entrare in un palazzo, chiedere informazioni e tranquillizzare i civili, coprirli durante l'evacuazione, mettere in sicurezza il più possibile e quindi fare irruzione dove si ritiene sia il cecchino. Interessante...

I mercenari inglesi invece stanno già arrivando. E questo lo si sa per certo visto che rilasciano interviste a Radio Svoboda...
https://t.me/Oleg_Blokhin/8438

Si informa quindi che anche oggi, dopo sabato e ieri, l'avanzata sarà "minima", visto tra poco scatta l'ennesima tregua unilaterale russa per consentire l'evacuazione dei civili, come riporta l'ansa. Che non riporta però due dati salienti:
1. che questa volta le rotte sono state concordate diversamente, ovvero anche (o solo) verso Bielorussia e Russia, passando il prima possibile nelle zone più sicure, ovvero dove l'impatto delle ritorsioni ucraine è minimo.
In particolare:
1. da Kiev a Gomel' (BY, Киев, Гостомель, Раковка, Сосновка, Иванков, Ораное, Чернобыль, Гдень (РБ), Гомель.)

2. Da Mariupol a Rostov (RU) via Novoazovsk (Маршрут 1 - Мариуполь, Новоазовск, Таганрог, Ростов-на-Дону, далее авиационным, железнодорожным и автомобильным транспортом в избранные пункты назначения или пункты временного размещения;
E' il percorso più breve e più logico.

C'è anche la marshrut 2, da Mariupol a Zaporozh'e, quella che ha fallito sia ieri che l'altro ieri
Маршрут 2 - Мариуполь, Портовское, Мангуш, в обход Никольское, Республика, Розовка, Бильмак, Пологи, Орехов, Запорожье;

3. Da Charkov a Belgorod (RU, Харьков, Нехотеевка, Белгород, далее авиационным, железнодорожным и автомобильным транспортом в избранные пункты назначения или пункты временного размещения;)

4. Da Sumy a Belgorod (RU, Маршрут 1 - Сумы, Суджа, Белгород, далее авиационным, железнодорожным и автомобильным транспортом в избранные пункты назначения или пункты временного размещения;)

C'è anche la marshrut 2, da Sumy a Poltava (Маршрут 2 - Сумы, Голубовка, Ромны, Лохвица, Лубны, Полтава.

Il comunicato inoltre prosegue chiedendo alle autorità ucraine di non ostacolare questa volta il transito e segni concreti che vadano nel senso opposto a quanto fatto finora. A tal proposito si sono alzati in volo droni per monitorare dall'alto ogni violazione.

"Per questo mettiamo in guardia che tutti i tentativi da parte ucraina di ingannare questa volta la Russia e tutto il mondo civilizzato sul fallimento dell'operazione umanitaria per colpa della federazione russa, questa volta saranno inutili e insensati".
Поэтому предупреждаем, что все попытки украинской стороны очередной раз обмануть Россию и весь цивилизованный мир в срыве гуманитарной операции якобы по вине Российской Федерации на этот раз бесполезны и бессмысленны

Così conclude il comunicato. Staremo a vedere.

https://www.interfax.ru/world/826757
https://tass.ru/armiya-i-opk/13990263

Aggiornamenti a seguire.
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Paolo Selmi
Sunday, 06 March 2022 21:50
Aggiornamento.

Stavano finalmente lasciando partire i primi pullman da Mariupol e ci sono anche le prime immagini.
https://t.me/opersvodki/1063
https://t.me/opersvodki/1065
dalle 12.00 alle 21.00 di oggi.
Si potevano anche accodare macchine civili ma senza deviare dalla rotta dei pullman.
Alla fine tutto bloccato un'altra volta dalle autorità ucraine
https://t.me/readovkanews/27543

Ad altri invece è andata malissimo: una colonna di civili che cercava di fuggire da Mariupol in direzione Novoazovsk (DNR) è stata colpita dagli squadristi del battaglione Azov. Bilancio: due morti e quattro feriti. Ai civili è tutt'ora impedito uscire verso la DNR, punti presidiati dagli squadristi. Al momento solo 150 persone sono riuscite a fuggire in quella direzione.
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E' stata appena passata ai russi da alcuni fra i lavoratori di un biolaboratorio ucraino finanziato dal pentagono, la documentazione relativa alla preparazione e a tutte le fasi fino alla distruzione, il 24 febbraio, di agenti patogeni di gravi malattie infettive come peste e colera. La documentazione è attualmente allo studio degli esperti russi.
tvzvezda.ru/s/news/2022361834-b4u6z.html

Questo quaderno ritrovato in una scuola elementare riporta, a pagina 1 del lavoretto fatto fare dalle maestre, "il mio paese" e sotto la bandiera dell'UPA, la bandiera ucraina compare solo a pagina due. Questo era il clima che stavano creando anche fra i più piccoli.
https://t.me/DmitriySteshin/4182

Istruzioni per l'uso per i mercenari di tutto il mondo su come essere assunti nella "Legione internazionale di difesa".
https://t.me/rybar/27631

Dal punto di vista militare, a parte l'azione su Mariupol interrotta per consentire i corridoi umanitari, falliti peraltro un'altra volta dopo che una colonna di pullman è riuscita a partire, sul resto delle direttrici gli scontri sono continuati: sia le forze armate russe che le milizie del donbass sono riuscite ad avanzare sui rispettivi fronti, il problema maggiore per le forze armate ucraine è la sempre più possibile formazione di una sacca a ridosso del grosso delle truppe che si oppongono nel Donbass e che, in questo momento, risultano a ogni giorno che passa sempre più accerchiate.

Seguono aggiornamenti.
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