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E se il lavoro fosse senza futuro? (II Parte)

Perché la crisi del capitalismo e quella dello stato sociale trascinano con sé il lavoro salariato

Giovanni Mazzetti

Quaderno Nr. 4/2016 - Formazione online - Periodico di formazione on line a cura del centro studi e iniziative per la riduzione del tempo individuale di lavoro e per la redistribuzione del lavoro sociale complessivo

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Qui la parte precedente.

 

Presentazione quarto quaderno di formazione on line

Proponiamo qui la seconda parte del testo “E se il lavoro fosse … senza futuro?  Perché la crisi del capitalismo e dello Stato sociale trascina con sé il lavoro salariato” (qui la prima parte). Per ragionare su questo interrogativo bisogna, ovviamente, non avvicinarsi al lavoro in modo ingenuo. Mentre nella sezione precedente abbiamo collocato il lavoro salariato in un prospettiva storica, e cioè abbiamo ricostruito l’evoluzione della sua recente affermazione nella storia dell’umanità, qui cerchiamo di individuare le trappole nelle quali il senso comune normalmente cade, nel ragionare sulle prospettive delle possibilità di sviluppo di questo rapporto sociale.

 

Parte Terza. Il lavoro salariato al di là del senso comune

Capitolo Sesto

Uno dei maggiori contributi di Gramsci alla comprensione di come le forme del pensiero non siano mai univoche e non abbiano lo stesso valore riguarda, com’è noto,  la sua critica del cosiddetto “senso comune”, cioè della rappresentazione di sé come organismo sociale che di volta in volta finisce col prevalere nella società. Normalmente, questa rappresentazione soffre, a suo avviso, di gravi limiti.  Innanzi tutto si fonda quasi sempre su un pensiero disgregato,  privo di unità, con convinzioni sconnesse, che spesso non hanno alcuna coerenza e rigore logico.

 

Clicca per leggere o scaricare il testo completo in formato pdf

 

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