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sollevazione2

Lettera ad un amico straniero

di Moreno Pasquinelli

desertoCaro amico,

Mi dici che nel tuo paese c'è una campagna massiccia tesa a far credere che qui avanza il fascismo, che Salvini sarebbe addirittura il nuovo Mussolini. Mi scrivi che la maggior parte degli intellettuali di sinistra, e di estrema sinistra, nel loro rigetto di ogni forma di nazionalismo, giungono addirittura a difendere questa Unione europea, considerata un freno o kathéchon alla barbarie sovranista e "rossobruna". Mi chiedi dunque come stanno davvero le cose in Italia.

Provo a risponderti, nella speranza che quanto scrivo ti sia d'aiuto.

Voglio essere franco, anzitutto sugli intellettuali di sinistra. Qui da noi, nella loro gran parte, essi già oggi occupano la prima linea del fronte nemico. Non sparano solo contro il nazionalismo di marca fascistoide, ma anzitutto contro la sinistra patriottica, costituzionale e sovranista. C’è una sintonia programmatica perfetta tra la potente élite ordoliberista e questi intellettuali.

Il teorema, anzi la prima equazione dell’élite (che questi intellettuali accolgono) è alquanto semplice: populismo=fascismo⁄sinistra patriottica=rossobunismo. Il risultato dell’equazione — siccome il populismo in Italia, nelle sue due versioni, è di massa, anzi ha un’egemonia crescente — è dunque che l’Italia si andrebbe fascistizzando, che le masse popolari si stanno fascistizzando.

Quanto disprezzo borghese in questo giudizio! Quanta distanza dalla realtà e dalle istanze delle masse popolari! Quanto pressapochismo teorico! Quanta disonestà intellettuale! Quanti pregiudizi anti-italiani!

Non siamo ingenui, seguiamo molto attentamente come all’estero le grandi centrali di disinformazione strategica presentano il grande mutamento in atto in Italia —e come ogni fenomeno grande esso è aperto a diversi sbocchi.

L’assalto scomposto a Salvini (ora anche le nazioni Unite vogliono processare l’Italia!) insinua la tesi che, al fondo, l’Italia sia geneticamente fascista, che quindi occorre condannare ex ante, preventivamente, qualsiasi cosa venga fuori dal crogiuolo italiano. L’antifascismo dell’élite è la maschera dietro alla quale si nasconde uno strisciante e antico disprezzo per il nostro Paese. Ancora una volta, a ben vedere, è l’intellighentia francese il centro propulsore del pregiudizio anti-italiano; anti-italianismo come manifestazione di reale vanagloria nazionalistica e imperialistica, di uno spocchioso e infondato complesso di superiorità. Occorre capire questo disprezzo: l’élite eurista, francese in particolare, sa che l’Italia potrebbe essere il becchino di quest’Unione europea, quindi dissolutrice del matrimonio d’interesse tra Berlino e Parigi (il vero pilastro su cui si regge il castello di carte della Ue). Timore fondato. Poiché l’Italia è oggi, ancora una volta, il principale laboratorio politico europeo.

Ecco dunque il cuore della narrazione anti-sovranista: l’Unione europea, il più sofisticato esperimento di dispostismo oligarchico e imperialista dopo l’impero yankee, considerato “patria dei diritti”.

Questa allucinazione ha numerose cause, sociali, politiche, psicologiche e teoriche che non posso qui starti ad elencare. Mi limito a segnalarne due. L’assioma che sta alla sua base è che la forma stato-nazionale sarebbe, non da oggi, per sua natura reazionaria, quindi ogni suo superamento supra-nazionale, quale che sia la sua modalità, sia auspicabile e progressivo. Di qui la condanna di ogni senso di appartenenza solidale ad una collettività nazionale come reazionario, retrogrado, vettore del fascismo. V’è quindi, in secondo luogo, una concezione dei diritti e del loro rango desunta dal moderno liberalismo: i diritti civili messi davanti ai diritti sociali; le minoranze sessuali (proliferano i generi!) gerarchicamente sovraordinate rispetto alle classi ed ai loro interessi sociali.

Morale: certi intellettuali di sinistra, non solo i negriani, affascinati dal decostruzionismo derridiano, afferrati da quella che Hegel avrebbe definito “furia del dileguare”, a forza di “decostruire”, hanno finito per demolire le fondamenta stessa del marxismo.

La verità è che, parlando del fenomeno populista, l’Italia, avendone ben due (uno di destra e uno di sinistra) è un passo avanti agli altri paesi, ed in un certo senso indica agli altri il loro futuro prossimo. Quello che ha colto di sorpresa e spiazzato l’élite (esattamente quello che noi due anni fa, a ridosso del referendum costituzionale, avevamo previsto) è che i due populismi hanno fatto blocco per andare al governo. Aristotele avrebbe parlato di entelechia. C’è infatti una logica profonda in questo blocco, che è di classi sociali, prima ancora che di ceti politici: si tratta dell’unione di chi sta sotto (contro chi sta sopra), un’alleanza nazionale-popolare di salariati, piccola borghesia, gioventù precaria, borghesia massacrata dalla globalizzazione e dalle politiche europee d’austerità. Un blocco non solo inter-generazionale, un blocco che tiene assieme (cosa decisiva mentre l’ordoliberismo ha sfasciato la nazione) Nord e Sud del Paese, unito dalla resilienza ai processi di devastazione del tessuto sociale causati dalla globalizzazione neoliberista, processi che l’Unione europea ha addirittura estremizzato.

Ci sono certo, in questo magma proteiforme, anche pulsioni sicuritarie, autoritarie e xenofobe, che Matteo Salvini è bravo ad interpretare e fomentare. Come ci sono, all’opposto, spinte profondamente democratiche, giustizialiste ed egualitarie, rappresentate, pur malamente, dai Cinque stelle.

Ma vengo a Matteo Salvini ed alla sua nuova Lega, usati, nel rito apotropaico eurista, come capro espiatorio per esorcizzare la minaccia italiana.

La seconda equazione della sinistra transgenica è la seguente: sicuritarsimo+xenofobia+nazionalismo= fascismo.

Equazione puerile e sbagliata. La borghesia ha sfornato nei secoli molteplici tipi di governo autoritario, fino a regimi dittatoriali. Tutto fascismo? E di regimi nazionalisti o di movimenti xenofobi quanti ne abbiamo visti nella storia moderna ad ogni latitudine! Tutto fascismo? Certo, di notte tutte vacche sembrano nere, ma qui non è notte, e chi non vede di che colore effettivamente siano, o è cieco o fa finta di esserlo.

Il fascismo è stato ben altra cosa. Esso fu, nel contesto della minaccia rivoluzionaria e bolscevica, un movimento di mobilitazione violenta ed extraparlamentare delle masse, che si mise a disposizione delle frazioni più forti (monopolistiche) del capitalismo e nell’interesse del quale attuò quella distruzione sistematica del movimento operaio che non poteva compiersi nella cornice dello stato liberale. Altro che autoritarismo e xenofobia! Il fascismo fu infine, geneticamente, imperialista, colonialista e bellicista — il nazionalismo non essendo che la maschera degli appetiti imperialistici ed espansionistici del capitalismo monopolistico italiano.

Il sistema del capitalismo globalizzato deve forse oggi far fronte ad un’incipiente minaccia rivoluzionaria socialista? No! Anzi, mai come in questo frangente il movimento rivoluzionario è stato debole, e mai come adesso le sinistre sono state tanto organicamente asservite agli interessi del grande capitalismo. Non esiste insomma oggi il motivo scatenante e fondante del pericolo fascista. Certo, la sinistra sorosiana, transgenica e cosmopolitica si sente minacciata dal salvinsimo, ma sono fatti suoi. Fino a prova contraria il sovranismo salviniano non minaccia né l’ordinamento liberale né ciò che resta del movimento operaio dopo che esso è stato fatto a pezzi dal liberismo.

Salvini e la sua Lega sono forse espressione politica dei settori del grande capitalismo? Sono forse al servizio delle frazioni dominanti, globaliste ed euriste, ai vertici della potente borghesia italiana e dei loro appetiti imperialistici? No, sono anzi espressione di frazioni emarginate della media e piccola borghesia italiana, anzitutto padana. Per di più il “sovranismo” leghista più che rassomigliare al fascismo (“Tutto nello stato niente al di fuori dello stato nulla contro lo stato”), resta ancora pienamente dentro la cornice ideologica liberista (“meno stato più mercato”) — vedi la vicinanza a The Movement di Steve Bannon. Un sovranismo, quindi, zoppo, contraddittorio, esposto a diverse vie di fuga, poiché nella Lega convivono due correnti. Quella del nazionalismo incompiuto e metamorfico di Salvini, l’altra, egemone nell’Italia settentrionale (anzitutto in Veneto e Lombardia) di stampo federalista, antimeridionalista, antiromano e anti-statalista. La storia ci dirà se, sotto la pressione degli eventi terribili che si annunciano, questa coabitazione resisterà. E’ un fatto che la tendenza apertamente liberista-federalista ha piazzato suoi uomini di peso nello stesso governo, e sono anche loro che frenano il processo di sganciamento dalla Unione europea. Questa tendenza, tenendo conto che l'economia del Nord, con la marcia dell'euro-economia è in molti settori sussidiaria e complementare alla potente industria tedesca, vede di buon occhio un accordo con la Germania. Sono gli esponenti di questa tendenza che tengono il contatto con la grande borghesia globalista italiana, che hanno voluto snaturare il “decreto dignità”, che si oppongono alle nazionalizzazioni proposte dai Cinque Stelle.

Il tutto tenendo conto che l’attuale governo non è solo una coalizione a due; c’è dentro un terzo partito, la Quinta Colonna dell’eurocrazia, che occupa due postazioni decisive, il Ministero dell’economia (Tria) e quello degli esteri (Moavero), demiurgo e regista il Presidente della Repubblica Mattarella.

Caro amico, l’ho fatta già troppo lunga e termino qui. Spero che quanto ho scritto ti sia d’aiuto a capire meglio quel che succede davvero in Italia. Non senza ribadire che qui la situazione è aperta. Sé e solo sé l’èlite riuscirà ad abbattere l’alleanza dei due populismi, ove essi fallissero e tradissero come Tsipras, allora sarà possibile quella che chiamiamo “mobilitazione reazionaria delle masse” — che sarà fenomeno nuovo, comunque altra cosa dal fascismo.

Questo sbocco va certamente contrastato ma come? Restando inerti davanti al rischio che l'élite, spazzato via il governo giallo-verde, porti la troika in Italia? O addirittura spalleggiando i diktat e le imboscate eurocratiche? In tutti e due i casi ciò contribuirebbe a spingere le masse popolari tra le braccia, per adesso di Salvini, in futuro del mostro che potrebbe venire dopo di lui. Si deve sfidare i due populismi sul loro stesso terreno, incalzandoli a dare seguito alle cose buone promesse agli italiani e scolpite nel programma di governo. Occorre stare nel gorgo della storia, senza farsi trascinare via, sfidando i due populismi per contendergli l'egemonia e la testa del campo che Gramsci avrebbe chiamato nazionale-popolare. Lo so che, date le nostre debolissime forze, ciò può sembrare un obbiettivo folle. Ma tu sai bene che senza "follia" non si fa storia.

Comments

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clau
Wednesday, 26 September 2018 23:17
Cara sig, Virginia mi consenta di dissentire da lei. La politica sociale è decisa dai governi dei diversi paesi, e ora i governi di tutti i paesi stanno portando avanti la guerra al salario, sia di quello diretto, che indiretto e differito, per aumentare i propri profitti e tenere testa alla concorrenza. Il che significa appunto taglio dei salari, delle pensioni e dei servizi sociali. Una politica questa portata avanti anche dagli Stati Uniti, che non appartengono alla zona euro, ma hanno i salari medi e i servizi sociali più bassi di trent’anni fa. Non conosco abbastanza bene la polituica sociale francese, ma conosco discretamente quella italiana. Comincio pertanto dal mio paese, in cui l’alta dirigenza statale ha remunerazioni molto più elevate dei pari grado di altri paesi economicamente molto più forti, come per esempio quelli dei pari grado tedeschi e nordamericani, inoltre i presidenti e gli amministratori delegati delle aziende italiane quotate in borsa, pur essendo di media e picccola capitalizzazione, godono delle remunerazioni più alte al mondo dopo gli svizzeri. Ritiene che questa flagrante discrepanza sociale sia dovula all’euro e alla Ue?
Passo alla sua amata Francia. Questo paese, pur essendo una media potenza, ha sempre preteso di poter fare una politica da grande potenza nucleare, e pur essendo un’ex-colonia, esercita ancora una politica coloniale. Tant’è che ben 14 ex colonie debbono depositare almeno il 65% dei suoi averi nella Banca di Francia. Essa ha portato avanti una politica di armamenti atomici e messo in atto almeno 65 colpi di stato nelle ex-colonie, oltre che a un sacco di assassini di leader indipendentisti. In altre pariole, il voler fare il passo più lungo della gamba costa parecchio, ed il modo più semplice per far quadrare i conti è quello di tagliare salari, pensioni e servizi sociali, specie quando le classi subordinate non si decidono ad organizzarsi e lottare contro queste bande coalizzate di sfruttatori del lavoro altrui. Ciò di cui lei si lamenta è anche dovuto a questa ipocrita politica di grande potenza, che pochi francesi sono decisi a contrastare, ma sarebbe un modo per poter evitare di tagliare i servizi sociali, oltre che i salari e le pensioni, non le pare?.
Veniamo alla Germania, secondo lei, la sanguisuga d’Europa. La Germania fin dai primi anni del secondo dopoguerra ha dato la precedenza alla ricostruzione delle fabbriche distrutte, diventando in pochi anni una grande potenza industriale, ha sempte attuato una politica di bassi salari ma anche di una discreta politica sociale. Anche dopo l’unificazione con la Germania dell’Est -che in gran parte è stata pagata dagli altri paesi europei- ha mantenuto quei salari a livelli molto più bassi dell’Overt: Dal 2003 ha inoltre introdotto il Minijob e una politica di contenimento degli altri salari, 12 anni prima dell’Italia e 16 anni prima della Francia -il che non lo considero certo un onore, ma serve a giustificare il suo ruolo di principale potenza industriale europea- tant’è che è accusata da tutti gli altri paesi per il basso consumo interno. Mantiene una parte consistente dell’esercito statunitense in casa propria, a mò di difesa anti Russa, ma in compenso paga basse quote alla Nato.
Certo, l’euro, grazie al bassissimo spread, gli consente di vendere debito pubblico con interessi sotto lo zero, ma la sua elevata quotazione porta notevoli privilegi anche a tutti gli altri paesi dell’eurozona, che per il debito pubblico e per i mutui pagano interessi irrisori -mentre se invece avessimo ognuno una nostra moneta molto più debole, oltre a subire soventi svalutazioni, come è accaduto all’Italia che dal 1990 al 1998 ha subito ben 10 svalutazioni, e negli anni ‘70 l’inflazione raggiunse addirittura il 27% l'anno come nei paesi del Sud America- pagheremmo molto di più.
Insomma l’euro ha le sue colpe e la Germania i suoi sporchi vantaggi, ma non tutti quelli che gli vengono arbitrariamente attribuiti da chi mastica poco economia e parla soltanto sulla base di false impressioni.
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Virginia
Tuesday, 25 September 2018 19:22
L'euro est pourtant un des outils, avec l'UE, pour voler les peuples de leurs conquêtes sociales, démanteler les services publics et détruire les nations, et par là, les démocraties. Avec l'euro, plus de politique budgétaire possible, ni monétaire puisque la dévaluation n'est plus possible non plus. La seule méthode qui reste est donc la pression sur les salaires et les retraites. C'est ce que veulent les classes dominantes. C'est une raison suffisante pour abandonner cette monnaie qui n'est bonne ni pour l'Italie ni pour la France ni pour aucun autre pays. Sauf l'Allemagne : l'euro actuel est un Euro-Mark.
Mais tous les pays ne sont pas comme l'Allemagne.
Signora Danielle Goussot ha ragione.
Signor Moreno Pasquinelli ha ragione.
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clau
Tuesday, 25 September 2018 16:34
Gentilissima o gentilissimo Signor/a Danielle, spero proprio di non deluderla/o, ma a mio parere la sola sovranità monetaria non risolve un bel niente! Prima dell’euro, tutti i paesi europei godevano della proproa sovranità monetaria, ma ciò non ha evitato che crescessero le disparità sociali, che l’economia entrassero in crisi di sovrapproduzione, che le forme di struttamento del lavoro salariato raggiungessero livelli estremi, spesse volte veramente insostenibili, e soprattutto è stata tra le altre cose all’origine di svariate terribili guerre fratricide, ed anche la politica sociale è stata guadagnata a costo di durissime lotte politiche e sociali tra le varie classi che compongono la società. Non è stata affatto un dono della sovranità monetaria che l’ha lasciata piovere dal cielo come una soffice neve..
Cordialmente.
C.
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danielle GOUSSOT
Tuesday, 25 September 2018 12:26
Et la souveraineté monétaire? C'est la seule manière pour un gouvernement de se lancer dans une politique sociale...
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clau
Tuesday, 18 September 2018 09:18
Cerco di concludere il discorso. Di fronte a questa situazione di vero e proprio sfascio sociale, c’è da meravigliarci che un esponente della piccola e media borghesia padana, come Salvini, continui ad accrescere la propria popolarità e quindi i propri consensi elettorali anche tra i giovani e le masse diseredate, facendo leva su una caterva di obiettivi fasulli, come quelli della nemica Europa, dell’euro, dell’immigrazione che fa leva sulla guerra tra poveri? Assolutamente no. E’ sempre stato cosi. Ogni qualvolta che i conflitti fra le classi sociali si fanno molto duri ed in gran parte insostenibili, se non si sviluppa una linea di opposizione e di lotta di classe al potere dello sfruttamento borghese -ed ora di tali sviluppi non se ne vede nemmeno l’ombra, anzi, continuano a prodursi frammentazioni sia a livello politico che sindacale- si sviluppa la linea piccolo borghese e filo/fascista dell’uomo forte al potere. Il tutto, quindi,secondo un copione svariatissime volte confermato dalla storia, in Italia e nel mondo. Ma la colpa e dei vari Salvini di turno, o in gran parte delle masse proletarie, che insieme alle sue cosiddette avanguardie ha lasciato proliferare questo putrefatto sistema, sempre più dominato dalle multinazionali e dalla grande finanza speculativa? Per me le colpe vanno cercate in questa seconda compagine sociale, e, soprattutto, nelle sue cosiddette avanguardie, che hanno dimostrato ampiamente di comportarsi come retroguardie, senza mettere in campo alcun briciolo di affermata teoria e, quindi, senza alcun programma, ne tattico, ne strategico, di lotta per il potere
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clau
Monday, 17 September 2018 19:14
La sua lunga analisi contiene aspetti interessanti, altri meno, forse frutto di elaborazioni ideologiche personali non sempre coerenti con la realtà. Quello che però a mio avviso manca è una seria analisi delle cause oggettive e politiche che hanno portato al punto in cui siamo. La rovina del ceto medio ed in particolare della classe operaia, nonché dei pensionati, ma soprattutto delle giovani generazioni, non è dipeso soltanto dalla politica neoliberista, da quella dei sacrifici imposti dalla Ue e dall’introduzione del’euro, ma soprattutto da come essa è stata applicata alla caratteristica dell’economia italiana. L’Italia, salvo il trentennio anni ‘60/’80 del secolo scorso, è stata un’economia di media e piccola industria. Negli anni ’80, in base anche alla falsa teoria del “piccolo è bello”, i governi Berlusconi e della cosiddetta sinistra istituzionale a guida ex Pci ed affiliati vari, hanno privatizzato, o meglio, regalato, gran parte dei complessi a partecipazione statale ai cosiddetti imprenditori privati, che in gran parte li hanno portati al rattrappimento, alla dissoluzione o al fallimento (vedi buona parte della ex industria automobilistica, quella dell’acciaio, della navigazione, dei telefoni ,e così via), in un momento in cui l’economia globalizzata veniva acquisita delle multinazionali. Poi c’é stata l’adesione forzosa all’euro, che in pochi mesi ha imposto il doppio cambio: 1937,27 lire per un euro , per classe lavoratrice dipendente e pensionati Inps, 1000 lire per 1 euro per tutti gli altri, di conseguenza, dimezzamento di salari e pensioni. A ciò s’aggiunge il fenomeno mondiale dell’immigrazione, favorita da Vaticano ed imprenditori, che grazie al lavoro in nero e ai sottosalari hanno dato un altro colpo al salario reale ed alla precarietà, quindi fatto incrementare come non mai la povertà assoluta, riducendo gran parte del paese, a un paese di diseredati, di persone che non riescono più far quadrare il pranzo con la cena , un paese che oltre ai condoni a catena, vive di corruzione diffusa, elusione, evasione ed intrallazzi vari.
Di tutto ciò possiamo accontentarci di dare la colpa alla Ue, all’euro e alla politica dei sacrifici a senso unico imposti, o dobbiamo anche cercare di darci una regolata interna? Abbiamo le alte gerarchie statali che si pappano una bella percentuale in più dei pari grado esteri dei paesi più ricchi, ivi comprese le alte gerarchie giuridiche. Abbiamo l’alta dirigenza delle aziende quotate che ha le remunerazioni più alte al mondo dolo gli svizzeri, pur essendo in gran parte aziende a medio/piccola capitalizzazione. La colpa di tutto ciò è dei partiti istituzionali e dei sindacati di regime che invece di incentivare le aziende ad investire li hanno continuati a foraggiare coi soldi del debito pubblico, ossia delle tasse fatte pagare ai poveracci.
Potrà essere l’attuale governo a risolvere la situazione? Io penso proprio di no. Credo che ci voglia un grande sommovimento di giovani e di masse immiserite che imponga un nuovo sistema sociale, in quanto il capitalismo sembra ormai arrivato alla fine del lunghissimo suo tragitto, che ha tra l’altro distrutto buona parte del pianeta
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Ernesto Rossi
Saturday, 15 September 2018 23:37
Follia! Meno male che te lo dici da solo, così mi risparmio e ti dico:"Ecologia". Per questo motivo o da una parte o dall'altra, siete in criminale, elitaria, malafede.
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