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faremondo

Oltre il pensiero dell'Occidente

Faremondo

Bologna, estate 2008

faremondo2Questo documento si rivolge a quanti, dentro e fuori la rete, vogliono avviare una discussione di lungo respiro sugli argomenti proposti. A novembre pensiamo di fare un primo convegno a Bologna. Nel frattempo, mentre il documento girerà in rete, raccoglieremo scritti, commenti e riflessioni che gli autori potranno anche presentare al convegno. Ovviamente ci riferiamo a contributi che entrino nel merito delle questioni da noi sollevate. Ci aspettiamo densità d’argomenti, critiche e anche scintille polemiche, ma respingeremo gentilmente al mittente i testi “fuori contesto” o estranei allo spirito del convegno. Che non vuole essere una kermesse, bensì un primo momento di conoscenza personale e di responsabile, approfondito confronto intellettuale. Per arrivare, se possibile entro la primavera del 2009, ad un incontro organizzativo che dia vita ad una sorta di centro di ricerca per l’analisi della società in rete. Responsabili di siti, frequentatori assidui, bloggers, commentatori, uomini di scienza, intellettuali e cani sciolti mentalmente fuoriusciti dalle paludi che furono i “marxisti”, la “sinistra” e la “destra”: abbiamo bisogno di un nostro pensiero, da costruire insieme mentre tutti i giorni ci muoviamo fra le macerie. Questa può diventare la prima iniziativa italiana lungo questo sentiero. Per inviare contributi potete utilizzare la seguente casella: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it..

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materiali resistenti

Comunismo: qualche riflessione sul concetto e la pratica

Toni Negri

L’affermazione che la storia è storia della lotta di classe, sta alla base del materialismo storico. Quando il materialista storico indaga sulla lotta di classe, lo fa attraverso la critica dell’economia politica. Ora, la critica conclude che il senso della storia della lotta di classe è il comunismo: “il movimento reale che distrugge lo stato di cose presente”. Si tratta di starci dentro a questo movimento. Si obietta spesso che queste affermazioni sono espressioni di una filosofia della storia. A me però non sembra che si possa confondere il senso politico della critica con un telos della storia. Nel corso della storia, le forze produttive normalmente producono i rapporti sociali e le istituzioni dentro i quali sono trattenute e dominate: questo sembra evidente, questo registra ogni determinismo storico. Perché allora ritenere che un eventuale rovesciamento di questa situazione e la liberazione delle forze produttive dal dominio dei rapporti capitalisti di produzione costituiscano (secondo il senso operativo della lotta di classe) un’illusione storica, un’ideologia politica, un non-senso metafisico? Cercheremo di dimostrare il contrario.

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manifesto

La scienza esatta di Louis Althusser

Cristian Lo Iacono

louis althusser4Louis Althusser non è stato soltanto il filosofo marxista più influente negli anni Settanta. L'anti-umanesimo, la critica del riduzionismo, della categoria di soggetto, di ogni filosofia dell'origine e del fondamento, tutti discorsi marcati da un'appartenenza difficile allo strutturalismo, sopravviveranno anche nelle teorie poststrutturaliste degli anni Ottanta. Il decorso decostruttivo entro il marxismo non ha avuto gran successo in Italia e ciò ci fa apparire erroneamente il filosofo francese come un pensatore «datato». Invece, alcuni saggi di Per Marx - di recente ritradotti a cura di Maria Turchetto - soddisfano esigenze ancora attuali, come quella di pensare l'articolazione delle soggettività e delle istanze strutturali e sovrastrutturali entro un quadro capace di ispirare nuova progettualità politica. Possiamo dire, con una battuta, che Per Marx, a dispetto delle sue intenzioni restauratrici, inaugurò l'ultimo ciclo di crisi del marxismo a noi noto.

In effetti, l'afflato che attraversa tali scritti pare quello di restaurare il pensiero di Marx contro le deformazioni dei marxisti, di liberare Marx dalle catene dell'hegelismo, ma anche dalle incrostazioni etiche e filosofiche che la riscoperta dei Manoscritti del 1844 aveva contribuito a formare attorno al suo corpus dottrinale. Il concetto di rottura epistemologica permette ad un tempo di pensare il marxismo come scienza, poiché è la rottura costituente una episteme, ma quanto al suo oggetto permette di isolare Marx rispetto a Hegel e allo hegelismo. La tesi storiografica ed epistemologica di Per Marx è quella della doppia distanza di Marx sia dall'antropologia di Feuerbach, sia dall'idealismo assoluto di Hegel. Althusser riteneva strategica questa pars destruens prima di descrivere in termini positivi «la filosofia di Marx» in Leggere il Capitale. Inoltre, dietro la biografia intellettuale del filosofo di Treviri Althusser pare fare i conti con la propria coscienza filosofica precedente, dall'umanesimo a Hegel.

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le monde diplomatique

Marx, il gran ritorno

Regolare la finanza o superare il capitalismo?

di Lucien Sève*

Trascurati dai partiti socialisti europei in quanto «vecchie teorie semplicistiche» che sarebbe bene abbandonare, detronizzati nelle università dove furono a lungo insegnati come base dell'analisi economica, i lavori di Karl Marx suscitano di nuovo grande interesse. Del resto, è stato proprio il filosofo tedesco ad analizzare a fondo la meccanica del capitalismo, i cui soprassalti disorientano gli esperti. Mentre gli illusionisti pretendono di «moralizzare» la finanza, Marx ha cercato di mettere a nudo i rapporti sociali

Erano quasi riusciti a farcelo credere: la storia era finita, il capitalismo, con generale soddisfazione, costituiva la forma definitiva dell'organizzazione sociale; la «vittoria ideologica della destra», parola di primo ministro, si era ormai compiuta, solo alcuni incurabili sognatori agitavano ancora lo spettro di non si sa quale diverso futuro. Lo spettacolare terremoto finanziario dell'ottobre 2008 ha spazzato via di colpo questo castello di carte. A Londra, il Daily Telegraph scrive: «Il 13 ottobre 2008 resterà nella storia come il giorno in cui il sistema capitalistico britannico ha riconosciuto il suo fallimento (1).» A New York, davanti a Wall Street, i manifestanti brandiscono cartelli con la scritta: «Marx aveva ragione!». A Francoforte, un editore annuncia che la vendita del Capitale è triplicata. A Parigi, una nota rivista, in un dossier di trenta pagine, analizza, a proposito di colui che si diceva definitivamente morto, «i motivi di una rinascita» (2). La storia si riapre...

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liberazione

Dalla fabbrica degli oggetti alla fabbrica delle parole

di Marcello Cini

Facendo riferimento alle considerazioni sull'origine del profitto nel processo di accumulazione del capitale da me esposte in un precedente articolo su Liberazione, è intervenuta, sul manifesto, Rossana Rossanda. Con molta simpatia e stima osserva tuttavia che, "insistendo sul ‘luogo' di accumulazione del capitale e negando con buone ragioni che essa avvenga ormai soprattutto sul tempo di lavoro. [io scorderei] che non è sul dilemma di dove si formi, ma sulla mercificazione della forza lavoro, la sua spersonalizzazione e riduzione a cosa, che è cresciuta la rivolta del proletariato industriale".

Non mi pare tuttavia che questa sia la differenza fra i nostri punti di vista. Anzi è proprio dalla certezza che la "mercificazione della forza lavoro - come dice la stessa Rossanda - si è estesa... sull'insieme della produzione materiale e immateriale, su gran parte della riproduzione e sul complesso dei rapporti umani", che parte il mio tentativo di contribuire a dar vita a una sinistra "senza aggettivi" come nuovo soggetto politico. Il punto essenziale è tuttavia per me distinguere fra produzione di merce materiale e produzione di merce immateriale, perché è fondamentalmente diverso nei due casi il meccanismo di accumulazione del capitale attraverso lo sfruttamento della forza-lavoro.

Il lavoro, nella fase della produzione delle merci materiali nelle fabbriche capitalistiche del XX secolo, è infatti oggettivo, parcellizzato, quantitativamente misurabile come somma dei tempi di atti elementari successivi prestabiliti, compiuti dall'operaio tipo, indifferenziato, impersonato dallo Charlot di Tempi Moderni. Questa forma specifica del lavoro in questa fase del capitalismo spiega perché la mitica "classe operaia" del Novecento non è stata un'invenzione ideologica, ma un soggetto sociale reale concreto, creato e tenuto insieme dalla presa di coscienza dei singoli operai che soltanto per mezzo suo avrebbero potuto contrastare, in nome di tutti, gli interessi e i poteri del capitale, di fronte al quale ognuno di loro era soltanto un erogatore di lavoro astratto, inesistente come persona dotata di proprietà e di capacità individuali.

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infoaut

Per la critica della democrazia politica

di Mario Tronti

Avete fatto molto bene ad assumere il tema della democrazia attraverso una riflessione lunga, attraversandolo dal punto di vista teorico e attraverso gli autori che lo hanno approfondito. E concordo anche sulla preoccupazione che c’è nell’assumere questo tema attraverso una formula così decisa: per la critica della democrazia. Avete detto senza aggettivi. In realtà se dovessimo comporre tutta la definizione dovremmo dire: per la critica della democrazia politica. Che non è una aggiunta come le altre, ma è la specificazione del tema. E io la assumo in assonanza ad un’altra formula che è molto attinente a questa, molto simile, possiamo dire quella originaria. Voglio insistere sulla critica, che è poi la mossa marxiana che ha assunto l’atteggiamento alternativo e antagonistico verso la società capitalistica. L’assonanza è appunto per la critica dell’economia politica. Dirò poi del nesso che vi è tra democrazia ed economia, di come sia cresciuto e si sia sviluppato fino ad una sorta di scambio e nello stesso tempo di identificazione tra le due dimensioni.

Dire critica non è solo l’assunzione della formula, ma anche del metodo. Perché quando Marx diceva per la critica dell’economia politica, come sappiamo, assumeva tutta la tradizione teorica dell’economia politica, quando attraversava e faceva il grande lavoro anche di lettura dei testi degli economisti classici. Questo in un doppio senso: faceva sì critica di quell’elaborazione, ma assumendo poi contemporaneamente la sostanza del discorso. Per la critica dell’economia politica per lui voleva dire formulare la struttura della sua opera maggiore, Il capitale, nonché di tutti gli studi che lo precedevano, che usciranno come Grundrisse. C’era questo doppio livello: impegnarsi in qualcosa che deriva da una lunga storia moderna significa criticarla e assumerla come propria.

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dazebaonews

Perché ancora Marx

di Marcello Musto

Nel corso delle ultime settimane, da quando la crisi finanziaria internazionale si è sviluppata così violentemente da sradicare, con le furie dei propri venti, non solo alcune delle più grandi istituzioni del capitalismo americano, ma lo stesso modello neoliberale spacciato come pensiero unico fino a pochi mesi fa, tutti i principali quotidiani internazionali, non importa se di tendenza riformista o liberale, hanno reso omaggio a Karl Marx e alle sue tesi. Egli è ritornato a essere citato negli editoriali dei maggiori quotidiani finanziari mondiali e a essere ritratto sulle copertine di diffusissimi e autorevoli settimanali di Stati Uniti ed Europa.
 
Alcuni di questi hanno sostituito il viso della Statua della libertà con un profilo soddisfatto di Marx, mentre l'Economist di due settimane fa raffigurava il presidente francese François Sarkozy, in visita a New York, intento a leggere avidamente una copia de Il capitale mentre, sullo sfondo, i palazzi di Wall Street crollavano inesorabilmente.

In tutte le descrizioni e le immagini in cui ho visto ritratto Marx durante queste settimane, egli appariva sempre sorridente e, nonostante il passar degli anni, mi è sembrato piuttosto in forma, anche quando a fare i conti con le sue analisi erano giornalisti che non possono certo essere definiti suoi seguaci.
È per questo motivo che sono rimasto davvero perplesso quando ho letto, invece, proprio sul quotidiano di Rifondazione Comunista, in un articolo a firma del suo direttore Sansonetti sulla crisi del capitalismo e la manifestazione dell'11 di ottobre (che ha visto sfilare 300.000 partecipanti ed è stata definita da tutti a sinistra come un successo), le seguenti parole: “Non mi pare che ci sia altra via percorribile se non quella di ripartire da zero”; non bisogna “pensare per dogmi”, ma “capire che il marxismo, che è una gigantesca teoria politica, non è più sufficiente”.

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manifesto

Il brevetto del nuovo capitale

«Appunti per cercare le ragioni a sinistra

Marcello Cini

Nuovo modo di produrre e nuovo ruolo della scienza, In un mondo messo a rischio nella sua esistenza materiale e nella sua ragione morale. Un contributo alla discussione per non rassegnarsi al declino, tra deriva moderata e resistenza testimoniale

Condivido tuttora, nonostante l'attuale diaspora della sinistra, la domanda che Claudio Fava aveva posto a Chianciano con chiarezza: «Abbiamo paura di impegnarci nella costruzione di una sinistra che sappia finalmente elaborare le culture del comunismo e del socialismo per proporne una sintesi originale? Qualcuno di noi è così miope da vivere questa sfida culturale e politica, che forse prenderà il tempo e lo spazio di una generazione, come un tradimento ai sacri luoghi delle nostre identità? O pensiamo davvero che tra dieci o vent'anni ci saranno ancora, in questo paese, una sinistra cosiddetta 'socialdemocratica' e una sinistra cosiddetta 'comunista', ciascuna gelosa custode delle proprie liturgie e della propria storia? Un nuovo soggetto politico di sinistra non soffocato dall'ornamento dei propri aggettivi è solo una favola ce ci raccontiamo o è realmente una sfida che ci mette tutti (tutti!) in discussione?». Penso ancora che il dibattito su come iniziare a costruire gli strumenti che possono contrastare l'offensiva travolgente che il capitalismo del XXI˚ secolo sta portando avanti contro i popoli della Terra dovrebbe avere la priorità.

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liberazione

 

 

Grundrisse, la profezia incompresa

di Marcello Musto

Piero della FrancescaCosì come accade di nuovo 150 anni dopo, con la crisi dei mutui subprime , nel 1857, gli Stati Uniti furono teatro dello scoppio di una grande crisi economica internazionale, la prima della storia. Tale avvenimento generò grande entusiasmo in uno dei suoi più attenti osservatori: Karl Marx.
Dopo il 1848, infatti, Marx aveva ripetutamente sostenuto che una nuova rivoluzione sarebbe avvenuta soltanto in seguito a una crisi e, quando questa giunse, si decise a riassumere, nonostante la miseria e i problemi di salute che lo attanagliavano, gli intensi studi condotti dal 1850 presso il British Museum di Londra e a dedicarsi nuovamente alla sua opera di critica dell'economia politica. Risultato di questo lavoro, compiuto tra l'agosto 1857 e il maggio 1858, furono otto voluminosi quaderni: i Grundrisse , ovvero la prima bozza de Il capitale.

Dopo questa data, essi giacquero tra le tante carte incompiute di Marx ed è probabile che non siano stati letti neppure dallo stesso Friedrich Engels. In seguito alla morte di quest'ultimo, i manoscritti inediti di Marx vennero custoditi nell'archivio dello Spd, ma furono trattati con grande negligenza. L'unico brano dei Grundrisse dato alle stampe durante

quel periodo fu l'Introduzione, pubblicata nel 1903 da Karl Kautsky. Essa suscitò un notevole interesse (costituiva, infatti, il più dettagliato pronunciamento mai compiuto da Marx sulle questioni metodologiche), fu rapidamente tradotta in molte lingue e divenne, poi, uno degli scritti più commentati dell'intera sua opera.

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 posse

Career opportunities

Dal lavoro sans phrase alla flessibilità

di Augusto Illuminati


este 548181 50000L’Introduzione del 1857 ai Grundrisse, senza esaurire la metodologia marxiana e la dibattuta questione dei rapporti fra Grundrisse e Capitale, ha offerto una sponda a notori dibattiti. La riapertura del discorso si giustifica solo introducendo nuovi termini valutativi, quali la rilevanza postfordista del lavoro intermittente e l’esigenza di una traducibilità reciproca dei vari livelli di scontro in cui si è frammentata la lotta di classe.

Sembra corretto cominciare con il reale e il concreto, con l’effettivo presupposto; quindi, per es., nell’economia, con la popolazione, che è la base e il soggetto dell’intero atto sociale di produzione. Ma, a un più attento esame, ciò si rivela falso .

La popolazione è un’astrazione se si trascurano le classi, di cui si compone e che, a loro volta, sono una vuota espressione a prescindere dagli elementi su cui si basano (lavoro salariato, capitale, scambio, divisione del lavoro, prezzi, ecc. Chiariti i quali si può tornare alla popolazione, ma stavolta non come rappresentazione caotica di un Tutto, piuttosto come una totalità ricca di molte determinazioni e rapporti. Fin qui è buon senso metodologico, contro economisti e sociologi pasticcioni. Da questo punto in poi le cose si fanno più complicate.

Ma queste categorie semplici non hanno anche un’esistenza storica e naturale indipendente, prima delle categorie più concrete? Ça dépend.

L’avvio della terza sezione dell’Introduzione del 1857 pone il concreto quale sintesi di molte determinazioni, unità del molteplice, risultato e non punto di partenza, se non per l’intuizione e la rappresentazione. Il processo logico e quello storico si differenziano non obbligatoriamente come in Della Volpe in modo biunivoco e speculare, che (a parte lo schiacciamento della conoscenza sul reale) troppo accentuerebbe nel risultato il momento della genesi e del divenire, piuttosto nel senso che la gerarchia dei concetti nella loro combinazione pone la definizione di ogni concetto in funzione del suo posto nel sistema e altresì l’ordine diacronico della loro apparizione nel discorso della dimostrazione.

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posse

Ottimismo della ragione?

di Perry Anderson

cezanne1Almeno quattro letture dei tempi tra loro alternative – e ce ne potrebbero essere di più – offrono delle diagnosi sulle direzioni in cui il mondo si sta muovendo, e sono sostanzialmente ottimistiche. Tre di queste risalgono al periodo tra i primi e la metà degli anni novanta, ma sono state sviluppate ulteriormente dopo l’11 settembre. La più nota è, senza dubbio, la prospettiva che si può ritrovare in Impero di Negri ed Hardt, al quale tutte le altre tre fanno riferimento in maniera allo stesso tempo positiva e critica. Le facce del nazionalismo e l’imminente Nazioni globali di Tom Nairn fissano una seconda prospettiva, mentre una terza è costituita da Il lungo ventesimo secolo e da Adam Smith a Pechino di Giovanni Arrighi. I saggi recenti di Malcom Bull, culminati in ‘Stati di fallimento’, ne propongono una quarta. Ogni riflessione sul periodo attuale deve per forza prendere sul serio quelle che superficialmente potrebbero apparire delle letture contro-intuitive dei tempi.


I
La tesi di Tom Nairn dice più o meno così: il Marxismo è stato sempre basato su una distorsione del pensiero dello stesso Marx, che si era formato nelle lotte democratiche della Renania negli anni attorno al 1840. Per cui, mentre Marx assumeva che il socialismo sarebbe stato possibile nel lungo periodo, solamente quando il capitalismo avesse terminato la sua opera, quella di porre in essere un mercato mondiale, l’impazienza sia delle masse che degli intellettuali ha portato alle fatali scorciatoie intraprese da Lenin e Mao, sostituendo alla democrazia e alla crescita economica il potere statale.

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proteo

Das Kapital, aggiornamenti

Enzo Modugno

3309BK1Das Kapital, aggiornamenti. Avrebbe potuto essere questo il titolo del libro di Luciano Vasapollo, Trattato di Economia Applicata, cinquecento pagine nel solco della grande tradizione teorica del movimento operaio. Una mappa della complessa dinamica del modo di produzione capitalistico, resa possibile da un esercizio rigoroso della critica dell’economia politica. Gli aspetti nuovi del capitalismo che vengono analizzati sono molti, ma almeno su un paio possiamo qui cominciare a discutere: l’economia militare e l’economia della conoscenza. Sono però due argomenti sui quali si rischia qualche incomprensione con i marxisti più ortodossi. Con più evidenza negli Usa (ma persino a Foggia si producono le ali del nuovo supercaccia Usa F35), la produzione per la difesa è diventata una necessità della dinamica del ciclo di riproduzione di tutta l’economia. Vasapollo lo sostiene in un intero capitolo che nessuno che tratti della guerra può fare a meno di tenere aperto sul tavolo. E se qualcuno volesse obbiettare che le spese militari non consentono al capitale di realizzare il plusvalore, gli si può rispondere che questo potrebbe essere vero per la totalità del mercato mondiale, ma non per la nazione dominante che se ne avvantaggia a spese di quelle dominate.

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 manifesto

Sassolini nelle scarpe

Rossana Rossanda

egon schiele01Scusate, ma mi devo togliere qualche sassolino dalla scarpa. Se no svengo.

 

1. Non ne posso più di inciampare ogni momento nella «contraddizione principale». Quale è, dove è, non è più quella di una volta. Sembra che non si possa aprir bocca, specie a sinistra, senza negarne una o indicarne un'altra. Cominciamo con l'intenderci.

Contraddizione non mi piace. E' contraddizione quando una parte nega l'altra. «Lei mi sembra matto, lei mi sembra sanissimo di mente» «Il sole gira intorno alla terra, è la terra che gira intorno al sole» sono contraddizioni. Ma nella discussione corrente, si accusa la sinistra di derivazione operaia di aver definito « contraddizione principale» quella fra capitale e lavoro. Temo che sia stato proprio così. Ma non vuol dire che fosse vero. Vero nel senso proprio di contraddizione: che si dà o l'uno o l'altro. E non è un esecizio di vocabolario. E' il capitale a produrre il salariato, il quale prima non esisteva. C'era il singolo che faceva la tal cosa per un altro e ne era retribuito, ma non era un salariato. Il vecchio Marx arriva a scrivere con provocatorio buon senso che un operaio solo non esiste, esiste assieme alla manodopera a lui simile messa all'opera per produrre, e produce non per l'uso suo né per quello del padrone, ma per l'accumulazione del capitale.

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arianna

List oltre Marx: il nuovo libro di Gianfranco La Grassa

di Emiliano Brancaccio e Rosario Patalano

marx 997222cDei cumuli di macerie ci si libera anche lasciandosi alle spalle i feticci di un passato recente non proprio glorioso: un’abusata “correttezza politica”, così come una spesso pelosa, ridondante “non violenza”. Un commento al nuovo libro di Gianfranco La Grassa (Finanza e poteri, manifestolibri) fa dunque esattamente al caso nostro. Con uno stile volutamente scorretto, bellicoso, talvolta gratuitamente viscerale, La Grassa è riuscito in questi mesi ad attirare una certa attenzione sul sito www.ripensaremarx.it, che raccoglie le sue ultime tesi e le sviluppa in un lavoro collettivo – a cura di Gianni Petrosillo - espressamente finalizzato alla uscita definitiva dal marxismo e alla resa dei conti finale con gli ultimi eredi politici di quella gloriosa tradizione. Diciamo subito con franchezza che sul piano teorico generale questa ambiziosa operazione a nostro avviso non riesce, per i motivi che vedremo. Ciò nonostante, come avremo modo di osservare, il contributo di La Grassa offre spunti importanti per la riflessione e per il posizionamento politico, ed è soprattutto per questo motivo che esso merita di esser letto e attentamente valutato.

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manifesto

La potenza inafferrabile del lavoro

Toni Negri

Il potere esercitato dalla finanza si accompagna alla cancellazione della distinzione tra tempo di lavoro e di vita. Un saggio di Andrea Fumagalli sul capitalismo cognitivo

apocalypse horsemenEcco un libro di critica di economia politica che si può leggere da principio alla fine (non è cosa da poco): è Bioeconomia e capitalismo cognitivo di Andrea Fumagalli (Carocci, pp. 240, euro 20,30). Parrebbe, questo libro, l'avvio iniziale (e tuttavia abbozzo maturo) di un trattato di economia politica: si va infatti dalla teoria dell'accumulazione (suddivisa in quattro parti: modi di finanziamento, attività ed evoluzione delle forme di accumulazione, forme dell'impresa, realizzazione monetaria) ad una nuova teoria della prestazione lavorativa (anch'essa articolata in tre parti: come dispositivo di sussunzione totale della vita, come figura cangiante della forza-lavoro nel capitalismo cognitivo, ed infine nello sfruttamento-alienazione delle nuove soggettività al lavoro), fino a una teoria complessiva del capitalismo cognitivo che insiste sugli elementi di contraddizione (il «comune» contro/oltre il pubblico ed il privato) e su un programma postsocialista («reddito di esistenza» e «welfare del comune»).
 

La natura dell'alienazione

Si diceva: sembra che questo libro sia un trattato, ma non è affatto così. Questo libro, infatti, deborda l'economia politica: «l'aspetto economico che viene trattato è quello del potere e della soggettività delle figure sociali che agiscono o subiscono tale potere».