Fai una donazione
Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________
- Details
- Hits: 1104
In occasione del centenario di “Storia e Coscienza di Classe”: la dialettica di natura e società tra György Lukács e Alfred Schmidt
di Francesco Bugli
Questo testo è dedicato alla memoria di Roberto Sassi (1960-2023)
Parte I
Nell’influente raccolta di saggi Storia e Coscienza di Classe (dalla cui pubblicazione ricorre il centenario), György Lukács si pose un problema metodologico, ovvero se fosse possibile applicare alla natura il metodo dialettico nella formulazione engelsiana. La risposta secondo l’autore è sostanzialmente negativa, ed è già presente nel primo testo della raccolta intitolato Che cos’è il marxismo ortodosso?. Sappiamo che Storia e Coscienza di Classe è spesso considerato il testo fondatore del cosiddetto marxismo occidentale, incarnato da una rosa di autori che interpretano il pensiero di Karl Marx come separato da quello di Friedrich Engels su molte questioni cruciali, a partire proprio da quella metodologica. La separazione di cui parliamo riguarda cioè il metodo con cui si debba indagare natura e società: ciò non era scontato nella vulgata marxista del tempo che sarebbe confluita nel cosiddetto diamat di matrice sovietica. Il testo Il concetto di natura in Marx di Alfred Schimdt è a nostro avviso segnato da una profonda influenza del testo lukácsiano che lo porta a seguire la traiettoria del pensatore ungherese nella valutazione del pensiero di Engels. In questo articolo si traccerà quindi un ponte tra i due autori: un ponte relativo alla loro valutazione del pensiero engelsiano. Inoltre, verrà tenuta al centro la problematica ontologica, mostrando come essa sia declinata dai due autori in modi differenti.
- Storia e coscienza di classe: metodo e problemi nella conoscenza della natura e della società
A partire dal primo testo di Storia e coscienza di classe, Lukács poneva il problema della differenza di metodo da adottare nell’analisi della società e in quella della natura[1].
- Details
- Hits: 2522
La politica estera degli Stati Uniti è una truffa costruita sulla corruzione
di Jeffrey D. Sachs
La politica estera degli Stati Uniti sembra essere del tutto irrazionale. Gli Stati Uniti entrano in una guerra disastrosa dopo l’altra: Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Ucraina e Gaza. Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti si sono isolati a livello globale nel sostenere le azioni genocide di Israele contro i Palestinesi, votando contro una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco a Gaza sostenuta da 153 Paesi con l’89% della popolazione mondiale, e contrastata solo dagli Stati Uniti e da 9 piccoli Paesi con meno dell’1% della popolazione mondiale.
Negli ultimi 20 anni, tutti i principali obiettivi di politica estera degli Stati Uniti sono falliti. I Talebani sono tornati al potere dopo 20 anni di occupazione statunitense dell’Afghanistan. L’Iraq post-Saddam è diventato dipendente dall’Iran. Il presidente siriano Bashar al-Assad è rimasto al potere nonostante gli sforzi della CIA per rovesciarlo. La Libia è caduta in una lunga guerra civile dopo che una missione NATO guidata dagli Stati Uniti ha rovesciato Muammar Gheddafi. L’Ucraina è stata randellata sul campo di battaglia dalla Russia nel 2023, dopo che gli Stati Uniti hanno segretamente annullato un accordo di pace tra Russia e Ucraina nel 2022.
Nonostante queste notevoli e costose debacle, una dopo l’altra, lo stesso cast di personaggi è rimasto al timone della politica estera statunitense per decenni, tra cui Joe Biden, Victoria Nuland, Jake Sullivan, Chuck Schumer, Mitch McConnell e Hillary Clinton.
Cosa succede?
L’enigma si risolve riconoscendo che la politica estera americana non riguarda affatto gli interessi del popolo americano. Si tratta invece degli interessi degli addetti ai lavori di Washington, a caccia di contributi per le campagne elettorali e di posti di lavoro redditizi per sé, per il personale e per i familiari. In breve, la politica estera degli Stati Uniti è stata violata dai grandi capitali.
- Details
- Hits: 993
La strategia israeliana e Gaza
di Alfa Tau
Mentre perdura l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, è utile fare il punto su alcuni dati di fatto che consentono una lettura degli avvenimenti in Terra Santa significativamente diversa rispetto a quanto media italiani e internazionali hanno raccontato e continuano a raccontare. Crediamo infatti che il solo modo per contribuire a una pace giusta in Medio Oriente sia quello di favorire la comprensione della realtà, sfrondandola da propaganda e manipolazioni mediatiche.
* * * *
Un aspetto fondamentale, emerso da varie convergenti testimonianze, fino a essere oramai seriamente documentato, riguarda il presunto fallimento dell’intelligence israeliana nel prevedere il famigerato attacco terroristico dello scorso 7 ottobre. Una prima voce significativa è circolata quando l’americano New York Times, il 30 ottobre scorso, nel ricostruire la “sorpresa” che lo Shin Bet (servizio segreto militare israeliano) avrebbe subìto, evidenzia un fatto piuttosto singolare:
«l’Unità 8200, agenzia israeliana che si occupa di monitorare le comunicazioni radio nemiche, aveva smesso di intercettare quelle di Hamas un anno prima, poiché lo riteneva uno spreco di forze. Secondo tre funzionari della difesa israeliana, fino quasi all’inizio dell’attacco, nessuno ha ritenuto che la situazione fosse abbastanza grave da dover svegliare il primo ministro Benjamin Netanyahu».
La notizia passa ovviamente inosservata presso i media italiani, votati alla tutela ad ogni costo, soprattutto a quello della verità, dell’immagine dello Stato d’Israele presso la nostra opinione pubblica. Ma, ecco che, non molti giorni dopo, si aggiunge un’altra notizia ancora più sorprendente, riferita dal canale televisivo israeliano N12. Il 23 novembre, il Jerusalem Post riassume così il servizio dell’emittente:
- Details
- Hits: 1727
Zwischen den zeiten. Problemi e contraddizioni del capitalismo negli anni del ritorno dell'inflazione
di Riccardo Bellofiore e Andrea Coveri
Recensione al volume L’inflazione: Falsi miti e conflitto distributivo, Edizioni Punto Rosso
Diamo spazio a una densa recensione di Riccardo Bellofiore e Andrea Coveri al volume L’inflazione: Falsi miti e conflitto distributivo.
Ci sembra infatti utile cercare di approfondire questioni economiche che troppo spesso restano appannaggio di una ristretta cerchia di specialisti, ma ancora più sentiamo la necessità di riflettere su proposte di politica economica che vengano però da una prospettiva di classe e in conflitto con le sfide poste dal capitalismo contemporaneo.
Di seguito una sintesi della recensione scritta dagli stessi autori.
* * * *
Il saggio che qui si presenta dialoga con le tesi contenute in L’inflazione: Falsi miti e conflitto distributivo, edito quest’anno da Edizioni Punto Rosso e contenente saggi di vari autori. Il volume si pone il compito urgente, e con cui non possiamo che concordare, di comprendere i fattori alla base della recente fiammata inflazionistica. Si intende farlo dal punto di vista del mondo del lavoro, armati di una coscienza teorica critica in grado di demistificare le narrazioni dominanti e di svelare i conflitti sociali dietro l’apparente neutralità dell’economico.
Lo scritto è diviso in sette parti. Nella prima, si ricostruisce il contesto all’interno del quale il ritorno dell’inflazione è venuto a manifestarsi fin dal 2021. Si dà brevemente conto dello scenario macroeconomico seguito alla pandemia e all’invasione russa dell’Ucraina. Gli effetti dei lockdown sono stati dirompenti sulle catene transnazionali del valore: aggravati dalle politiche fiscali e monetarie negli Stati Uniti e in Europa, così come dal tentativo dell’Unione Europea di ridurre drasticamente la propria dipendenza dalle importazioni di gas metano proveniente dalla Russia.
- Details
- Hits: 997
L’Europa insiste con l’austerità
di Marco Bertorello e Danilo Corradi
Col nuovo Patto di stabilità l'Ue ribadisce che la spesa non può essere fuori controllo e che non c’è alcuna mutualizzazione del debito all’orizzonte
Quando si parla di modifiche al Patto di stabilità e crescita si parla di debito e quando si parla di debito la discussione spesso diventa surreale e schizofrenica. Nelle ultime settimane il ministro all’economia Giancarlo Giorgetti per frenare i desiderata dei cosiddetti paesi frugali (le formiche) si è proposto come capofila dei paesi maggiormente indebitati (le cicale, il riferimento alla fiaba è volutamente ironico), ricordando che in Europa c’è una guerra e che non si potevano assumere parametri che si sarebbero rivelati immediatamente impraticabili.
Sui parametri impraticabili torneremo più avanti, il problema è che Giorgetti confonde la causa con l’effetto. Paradossalmente nel 2022 il rapporto debito/Pil è sceso di qualche punto grazie alla crescente inflazione, cui aveva contribuito anche la guerra. Oggi la cronicizzazione del conflitto tra Russia e Ucraina non sembra la principale causa di quella mancata crescita che ristagna da tempo e che alimenta l’indebitamento. Se veramente si vuole parlare di parametri impraticabili si dovrebbe andare oltre il contingente e volgere lo sguardo verso ciò che sembra essere strutturale da, almeno, un paio di decadi.
Sovranismo immaginario
Partiamo dalle modifiche al Patto di stabilità e crescita approvate all’unanimità dal Consiglio dei ministri delle finanze dell’Unione europea (EcoFin) che ora dovranno esser ratificate dalla Commissione e dal Parlamento del Vecchio continente. Durante la pandemia il Patto era stato sospeso per consentire ai singoli paesi di fronteggiare le conseguenze del blocco economico e produttivo.
- Details
- Hits: 861
Quanto costa portare la propria testimonianza?
di Chris Hedges
Ci sono decine di scrittori e fotografi palestinesi, molti dei quali sono stati uccisi, che sono determinati a farci vedere l'orrore di questo genocidio. Sconfiggeranno le bugie degli assassini
Ho trovato ieri questo articolo ed ho immediatamente sentito, assieme alla rabbia e all’orrore, il bisogno di condividerlo prima che con voi amici lettori, con i miei “compagni d’arme” della redazione. Il termine non è casuale perché, ognuno a modo suo, stiamo tutti combattendo una guerra selvaggia, principalmente contro l’imbarbarimento delle nostre anime e delle nostre menti. Ho voluto tradurlo per dare ancora un’altra voce ai nostri “contubernali” palestinesi e stranieri, quelli che rischiano tutti i giorni la vita, e molti l’hanno persa, in quel fronte di massacro che è la Striscia di Gaza. Odio la guerra, ma soprattutto odio chi mi porta a combattere contro di lui, perché quest’odio fa di me un essere inumano, perché mi degrada al suo livello. Proprio per questo, per diluire un po’ l’odio dentro di me, ho chiesto a una donna, molto più umana di me, di portare il suo contributo. Grazie a Chris per averci fatto conoscere anche queste voci e un forte abbraccio a tutta la Redazione e a tutti voi. A.deA.
——————–
Questi giorni sono importanti per la nostra cultura cristiana, un periodo che porta la speranza di salvezza grazie alla nascita di Gesù Bambino ma, come l’autore dell’articolo scrive, Gesù ha subito fin dalla Sua venuta in questa parte del mondo gli orrori della perfidia umana: la strage degli innocenti, facendolo diventare il primo rifugiato palestinese. L’orrore di questa ennesima guerra contro i civili, portata aventi con una metodicità allucinante che ci fa rabbrividire, l’ignominia delle informazioni pilotate volte a rassicurarci sulla “bontà” del genocidio, l’accanimento criminale per far tacere le voci dei giornalisti e fotografi che testimoniano con coraggio le stragi perpetuate è ancora più grave
- Details
- Hits: 1185
Sapienti e mercanti. Dagli umanisti al lavoro cognitivo
di Alberto Sgalla*
Con la rivoluzione umanistica all’inizio dell’evo moderno la conoscenza si è subito manifestata come potenza, che la borghesia ha voluto impiegare come dispositivo di potere.
Nella città, politicamente autonoma, si erano concentrate le attività produttive (artigianale, manifatturiera) e d’intermediazione mercantile, aveva preso figura la borghesia, s’era consolidato un nuovo stile di vita, in un processo di generale riconfigurazione delle classi sociali. Nella città s’era concentrata l’accumulazione primitiva di capitale, come fase di transizione dall’economia feudale all’organizzazione capitalistica della produzione.
Su questa base materiale si era sviluppata una nuova cultura: la coscienza moderna della piena dignità dell’uomo, della “libertas” individuale e collettiva unita alla concezione della “civilitas”, che hanno pervaso le lettere e le arti, l’assunzione del lavoro libero come valore fondamentale del vivere civile, l’esaltazione del valore della vita come godimento dei frutti del lavoro, la valorizzazione della razionalità funzionale come strumento d’organizzazione degli affari e forma propulsiva del vivere civile. Gli intellettuali o “sapienti” hanno contribuito a diffondere il mito positivo della libertas cittadina, un ideale di piena e armonica formazione umana e il valore della vita associativa e industriosa, anche con il sorgere di Università e Accademie. In questo contesto si è affermato l’Umanesimo, che accordava nella formazione dell’uomo colto valore preminente alle humanae litterae o studia humanitatis e manifestava una nuova coscienza storica, per cui l’uomo era visto come artefice, forza attiva, legata alla costruzione storica, da attuarsi mediante il progresso civile e l’educazione, attraverso cui l’uomo rinvigorisce ed estende la sua potenza; la necessità di una rinascita, di un rinnovamento dell’uomo nelle sue capacità e nei suoi poteri, rientrando in possesso di quelle possibilità che il mondo classico ha dischiuso, riportando l’uomo all’altezza della sua autentica natura.
- Details
- Hits: 1728
Toni Negri | Toni Negri vincente
di Sergio Fontegher Bologna
Mi riesce difficile scrivere un necrologio. Forse perché ne ho scritto troppi in questo horribilis 2023. Troppi, da quello per Danilo Montaldi su “Primo maggio”, 1975. O forse perché Toni continua a vivere. L’energia che ha sprigionato e si è accumulata ha prodotto una forza inerziale che chissà quando si spegnerà.
Ogni volta che muore un compagno si apre un nuovo capitolo di “politica della memoria”, strumento indispensabile per proteggere la continuità. La prima cosa che mi viene da dire è: liberiamo la figura di Toni Negri dalla divisa di carcerato del 7 aprile! Anche se si continua a evocarla per cancellare la maschera del “cattivo maestro” (lui era orgoglioso di essere chiamato così), o per demolire il teorema Calogero, è pur sempre un modo subalterno di parlare di lui, è il terreno su cui ci fa scendere l’avversario e lì saremo sempre perdenti, sempre in difesa. Lo ha capito Cacciari, che ha parlato, da par suo, degli scritti di Negri, evitando di cadere nel troppo frequentato genere “devozionale”.
Vale la pena invece scoprire il lato vittorioso dell’azione militante di Toni Negri. Dobbiamo ricordare che l’operaismo per un periodo ha visto avverarsi le proprie previsioni, ha assaporato, almeno per qualche anno, la vittoria. Toni Negri ha avuto la fortuna di vedersi incarnare la sua immagine della “moltitudine”: una forza non massificata ma composta di innumerevoli individualità che un giorno convergono in un unico grido, che è di protesta ma anche di programma, convergono in un’unica volontà di vita contro un modo di produzione che ormai è capace solo di morte e distruzione. Toni ha avuto la soddisfazione di vederla passare sotto le sue finestre, la moltitudine, durante le grandi manifestazioni francesi della primavera 2023.
- Details
- Hits: 1187
L’ansiosa metafisica di Cacciari
di Nicola Licciardello
Recensione a Massimo Cacciari, Metafisica concreta, Adelphi 2023
Se, come dichiara il risvolto di copertina, “quest’opera conclude l’esposizione del suo sistema filosofico, avviata con Dell’inizio (1990), proseguita con Della cosa ultima (2004) e Labirinto filosofico (2014)”, non abbiamo più chances di comprenderlo meglio. Userò lo spazio concessomi solo per evocare certe costanti del filosofo-scrittore Cacciari e le novità relative di questo libro. Queste ultime forse quasi più interessanti, per cui corro il rischio di iniziare da qui.
Il titolo: Agli spartiacque del pensiero. Lineamenti di una metafisica concreta doveva intitolarsi l’opera complessiva di Pavel Florenskij: di cui Cacciari qui cita la prima edizione italiana (1974) de La colonna e il fondamento della verità a cura di Elémire Zolla. Riprende Florenskij nel finale del libro: luminoso esempio di Philosophia perennis “come un sì alla vita”. Di Zolla cita anche Lo Stupore infantile, a proposito del simbolo: “Il mito è l’esegesi del simbolo, la sua dilatazione narrativa, che ha però una funzione speculativa”. Se anche non elaborate queste sono novità, Cacciari aveva sempre evitato di poggiare il suo discorso filosofico su un esoterismo trans-culturale (cioè l’indagine di un archetipo, esempio la Madre, la Guerra, etc. in differenti culture). Ancora più rilevanti sono gli accostamenti al sanscrito delle Upaniśad: di Giorgio Colli cita l’identificazione fra il greco “essere” tò ón e il brahman (p.45), pur distanziandosene – ma in prima persona enuncia poi una serie di radici comuni, come sat e satya, omologia sanscrita di Essere e Verità, o affinità come sukha, “piacere” e il latino succus (p.297-300), oppure āyus “salute” ed eternità (greco aiei, aien, aion, p.323). Ancor più pregnante una citazione diretta da quella che definisce tout court “sophia upaniśadica”: dal finale del quarto adhyāya della Bṛhadāraṇyaka, la più antica (coeva forse dell’Iliade): “In verità questo grande e increato ātman, senza vecchiaia o morte, senza paura, è il brahman. In verità il brahman è felicità e diventa il brahman stesso colui che così conosce” (p.305). Questa “sophia” transculturale (greco-sanscrita) è direi innovativa per il nostro.
- Details
- Hits: 850
Sulle contraddizioni
Alcune riflessioni sui contributi di Mao Tse-tung allo sviluppo del pensiero marxista
di Vladimiro Merlin
Mao, riprendendo gli studi di Marx ed Engels e di Lenin sul materialismo dialettico, sviluppa e approfondisce l’analisi della contraddizione.
In particolare sviluppa i concetti di contraddizione principale e contraddizioni secondarie e, sul concetto di principale, tra i due opposti di una contraddizione.
Categorie, queste, che non fissano una volta per tutte, in modo permanente e statico le caratteristiche di una contraddizione, ma sono anzi destinate a mutarsi e anche a capovolgersi nel corso del tempo e in base allo svilupparsi della contraddizione.
Una contraddizione che in un dato momento è la principale, in una situazione che è cambiata può diventare secondaria, mentre una che era secondaria può diventare principale in una fase successiva.
Secondo il pensiero di Mao, fare una analisi corretta e adeguata alla situazione del momento delle contraddizioni che sono in campo è fondamentale per arrivare a una comprensione e a una azione adeguata sulla situazione stessa.
Questo metodo è, per Mao, la giusta applicazione del materialismo dialettico a ogni campo della realtà, dalla scienza alla politica, in particolare in quest’ultimo campo è l’unico modo per evitare di cadere nell’opportunismo di destra o nel dogmatismo settario di “sinistra”.
Mao fa molti esempi di come questi concetti si applicano, in particolare in campo politico, ma non solo; ne cito uno: “Per esempio, nella società capitalistica le due forze in contraddizione, il proletariato e la borghesia, formano la contraddizione principale.
- Details
- Hits: 1087
Euroconfusione a palazzo
di Leonardo Mazzei
L’euroausterità bussa prepotentemente alle porte, e manda la politica romana in euroconfusione. Nel giro di 24 ore l’Italia ha pronunciato un irresponsabile sì al nuovo Patto di stabilità imposto dalla Germania, e un giusto per quanto pasticciato no alla riforma del Mes. Roba da batticuore, che ci dice comunque una cosa: l’austerità tornerà alla grande, ma i problemi interni a quella follia chiamata “Unione Europea” sono destinati ad aggravarsi.
Perché questa schizofrenia del governo
La prima cosa da chiedersi è il perché della schizofrenia del governo italiano. Il leghista Claudio Borghi, certamente persona informata dei fatti, così l’ha spiegato a “il Giornale”:
«C’era da decidere se bocciare il Patto o il Mes», perché «entrambe le cose non si poteva» e «abbiamo scelto quella che faceva più danno all’Italia».
In poche parole, il Borghi ci dice tre cose: che bisognava mandare un segnale a Bruxelles, ma anche all’elettorato; che però non si poteva strappare davvero con la cupola eurista; che per l’Italia la riforma del Mes sarebbe stata pure peggio del nuovo Patto di stabilità. Se i primi due punti ci parlano di un equilibrismo politico portato all’estremo, il terzo è sostanzialmente una spudorata menzogna, dato che il nuovo Patto di stabilità farà danni ben maggiori della pur pessima riforma del Mes.
Una volta tanto, le ricostruzioni giornalistiche sono sostanzialmente credibili. Giorgia Meloni, che nei mesi scorsi aveva sempre parlato di “logica di pacchetto”, lasciando intendere che il nuovo Mes sarebbe stato approvato solo dopo che l’Italia avesse ottenuto concessioni sostanziali sul Patto di stabilità, alla fine è stata costretta a ingoiare due rospi in una volta sola.
- Details
- Hits: 1138
C’era una volta in Italia
di Antonio Cantaro
Libertà e dignità del lavoro nella relazione tenuta il 24 novembre presso l’Università di Teramo al Convegno “Sembra quasi un mare l’erba. Diritto, cultura e società negli anni 70”. Due giornate dedicate al decennio simbolo delle libertà, delle lotte politiche, della creatività e dell’innovazione
Per rispondere alla domanda cosa resta degli anni ‘70 è necessario porsi prima un’altra domanda: cosa sono stati gli anni ‘70? La risposta, per chi non è accecato dalle cattive ideologie dei giorni nostri, è semplice. Gli anni ’70 sono stati il tentativo di mettere in forma gli anni ’60. Un tentativo tragicamente chiuso, dal punto di vista storico-politico, il 16 marzo 1978 con il rapimento di Aldo Moro. Un giorno che segna anche la fine della prima Repubblica.
Senza i costituenti anni ’60 e la rabbiosa risposta ad essi dei poteri costituiti non si capisce un bel niente degli anni ’70. Il tema assegnatomi mi aiuta. La libertà e la dignità del lavoro è, infatti, il terreno che in modo esemplare riassume la passione costituente degli anni ’60 e ’70. Costituente persino nel lessico, se un gruppo musicale, come quello che qui celebriamo, porta impresso nel nome un luogo artigianale e operaio. La forneria. Premiata, un auspicio divenuto ben presto, contro ogni previsione dei benpensanti, realtà.
Non la farò lunga. Potete spegnere per qualche minuto i vostri smartphone. Che c’entrano i cellulari? Molto, moltissimo, come dirò conclusivamente.
Prima dell’autunno caldo
Serve fare un passo indietro. Serve un po’ di storia sociale, civile e politica, di storia vissuta e non meramente statistica. Tornare con il cuore alla condizione del lavoro prima dell’autunno caldo.
- Details
- Hits: 1433
"La pandemia della paura" di Kees van der Pijl
Introduzione di Daniela Danna
Kees van der Pijl: La pandemia della paura. Progetto totalitario o rivoluzione?, curatore Daniela Danna,Asterios, 2023
Il libro che avete in mano è uno strumento preziosissimo per orientarsi nella società attuale, in quest’epoca di passaggio al “modo di produzione informatico”1 con la sua promessa – per le classi dominanti – non solo della sorveglianza totale sui lavoratori e cittadini sottoposti, ormai ritornati al rango di sudditi a cui possono in ogni momento essere “sospese” le libertà e i diritti fondamentali, ma anche del trattamento eugenetico di quella che Kees van der Pijl chiama la “biomassa di 7,5 miliardi di persone”, trattata con gli strumenti della zootecnia imponendo preparati sperimentali che ne possono modificare il genoma su scala planetaria. Chiarisco subito, come farà nei dettagli l’autore, perché non vi è mai stata una reale emergenza sanitaria Covid: gli stessi dati dell’Istituto Superiore di Sanità hanno sempre mostrato numeri bassissimi di deceduti solo per questa malattia, ad esempio il 3% di morti senza altre patologie e un’età media di tutti i classificati “morti Covid” di 81 anni al 30 marzo 20202, mentre le stime sulla letalità della malattia, come queste del CDC - Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitense del 10 settembre 2020, ne mostrano la sostanziale irrilevanza pandemica: nella fascia 0-19 anni: 0,00003 (0,003%); in quella 20-49 anni:
0,0002 (0,02%); 50-69 anni: 0,005 (0,5%) 70+ anni: 0,05 (5%)3.
Kees van der Pijl, l’autore del presente testo, è stato professore di Relazioni internazionali all’università di Amsterdam e a quella del Sussex, dove ha diretto il Centro per la politica economica globale. È attivo politicamente: è stato presidente della Resistenza Anti-Fascista olandese (AFVN/BvA), mentre ora è nel movimento per la pace e anti-lockdown.
- Details
- Hits: 1352
Con il Mes comanda il capitale
di Ascanio Bernardeschi*
Il Mes è un tassello del disegno europeo di affermazione del dominio del capitale sulla politica. Il governo di destra abbandona le promesse sovraniste e cerca di negoziare qualche briciola. L’opposizione di “sinistra” evita di occupare lo spazio di una critica alle devastanti politiche sociali dell’Unione Europea perché è più realista del re. Spetta ai comunisti indicare una diversa strada
* * * *.
L’economista Emiliano Brancaccio ebbe a dichiarare che con il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) siamo di fronte a un disegno di rilancio del dominio del capitale sulla politica. Io più che di rilancio parlerei di accelerazione, perché dall’istituzione dell’Unione Europea (Ue) in poi, fin dal contenuto dei trattati istitutivi, il leitmotiv è stato proprio la sottomissione della politica ai voleri del capitale, fino a stravolgere la stessa democrazia liberale, figuriamoci il compromesso sociale contenuto nella nostra Costituzione.
Per motivare questa affermazione vediamo di che si tratta.
Il Mes, detto anche fondo salva-Stati, non è solo un meccanismo ma un vero e proprio soggetto istituito dall’Ue in sostituzione del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (Fesf) che venne varato nel 2010 per fare fronte ai dissesti finanziari conseguenti alla grande crisi mondiale del capitalismo del 2007-8 e che oggi è rimasto in piedi solo per portare a termine le operazioni già avviate nei confronti di alcuni Stati (Irlanda, Portogallo, Cipro e Grecia). Quindi non è l’Ue, per quanto anch’essa fondata su basi ademocratiche, a gestire il meccanismo ma una istituzione apposita che si regge su basi ancor meno rappresentative.
- Details
- Hits: 898
Althusser e la lepre. Strutture della crisi climatica e pratica politica ecologista
di Camillo Chiappino
Spiazzamento, sporgenza ed epistemologia
La forza della riflessione di Althusser[1] è la sua capacità di sporgenza. A dircelo è Balibar, la stella più fedele di quella formidabile costellazione[2] che fu il circolo di allievi che, negli anni ’60, si riunì intorno al maestro Althusser per rileggere e rinnovare la lettura di Marx. Nel 1996, introducendo la nuova edizione in lingua francese di Per Marx, Balibar avverte di non farsi ingannare dalla forma del testo. Pur trattandosi di una riproposizione di alcuni interventi che Althusser aveva già redatto tra il 1960 e il 1965, la scelta di articolarli insieme in una forma unitaria fece di Per Marx una vera e proprio opera, un libro filosofico a tutti gli effetti. Filosofico: perché esce in un periodo in cui la filosofia cambia stile in quanto <<attraverso la storia e l’antropologia, la psicanalisi e la politica, la filosofia si confronta più intensamente di prima con il suo esterno, il suo inconscio, la non-filosofia>>. Un libro: perché non si trattò soltanto di attingere alla verità autentica di Marx (l’esegesi), ma di lavorare su Marx per produrre <<una straordinaria costellazione di strumenti concettuali>>. Forse rischiando di far dire a Marx qualcosa che non aveva pensato, ma comunque aprendo <<alla possibilità di esportare le nozioni e le questioni presenti in Marx all’intero campo dell’epistemologia, della politica e della metafisica>>[3]. Vista dal punto di vista della congiuntura attuale, in cui la crisi climatica come contraddizione tra società umana ed equilibri non umani è lo sfondo su cui si proiettano, innescano e giustappongono crisi sociali ed economiche, dell’immunizzazione biologica e belliche, ecc., rileggere Althusser è, in primo luogo, ripeterne l’atteggiamento filosofico secondo cui la produzione di concetti è un lavoro di sconfinamento tra diversi saperi – nel suo caso la filosofia, la psicoanalisi, la storia della scienza, la critica dell’economia politica – proprio perché siamo di fronte a ordini di problemi in cui la teoria filosofica troppe volte, per dirla con Kant, cade in uno stato di minorità, sia che si tratti di epidemie, sia che si tratti di equilibri ecosistemici.
- Details
- Hits: 953
Un altro Maidan in Serbia?
di Enrico Vigna
In Serbia, dopo le elezioni che hanno visto una schiacciante vittoria delle forze governative, le forze al servizio degli interessi occidentali hanno tentato un Maidan serbo. La Russia ne ha fornito in anticipo i piani alla Serbia
Pur tra mille contraddizioni, limiti e gravi incognite sul futuro del paese e della sempre più esplosiva situazione nel Kosovo Metohija, la maggioranza schiacciante è andata ai partiti che hanno finora gestito questa delicata e complessa fase politica interna e internazionale. Nei fatti un voto di contenimento e resistenza ai diktat occidentali e NATO. Mentre le forze filo occidentali e natoidi hanno subito una nuova sconfitta, nonostante gli ingenti investimenti economici e mediatici occidentali, e ora tentano una sorta di rivoluzione colorata/Maidan serba, assaltando il parlamento e scatenando violenze nelle strade.
* * * *
Il 17 dicembre si sono svolte in Serbia le elezioni parlamentari e locali. Secondo i dati della Commissione elettorale repubblicana del paese, la coalizione del Partito progressista serbo (SPP), al governo, con la lista "Aleksandar Vucic - La Serbia non deve fermarsi”, ha vinto le elezioni per il Parlamento della Repubblica avendo ottenuto il 48.02% dei voti. La coalizione dell’opposizione filo occidentale “Serbia contro la violenza” ha ottenuto il 24.23%. Al terzo posto si colloca il Partito Socialista Serbo (già in alleanza e nel governo Vucic) con il 6,74%. Segue NADA/ Alternativa Democratica Nazionale, altra forza di opposizione conservatrice, monarchica ed europeista, con il 5.18%. La vera sorpresa è stata la lista “NOI. La voce del popolo” guidata dallo stimato dottor Branimir Nestorovic con il 4.82%, una nuova formazione che si colloca criticamente su alcuni aspetti, ma rifiuta fermamente ingerenze e pressioni per la svendita del paese a interessi stranieri e difende la sovranità nazionale. Oltre alle liste delle minoranze nazionali.
- Details
- Hits: 7357
Due o tre cose che vanno dette su Toni Negri
di Francesco Piccioni
E’ tradizione soprattutto mediterranea, almeno a far data dall’Eneide, quella del parce sepulto, ossia l’invito a non parlar male dei defunti, anche se hanno avuto delle colpe.
L’invito è rispettabile sotto molti aspetti, ma non può essere esteso oltre misura, fino a cancellare ogni critica per quanto fatto o detto o scritto dal dipartito. Altrimenti ogni progresso storico specifico sarebbe congelato come le lapidi di un cimitero.
Nel caso di Toni Negri, in questi giorni, abbiamo visto molte “dimenticanze” da parte dei vecchi o seminuovi protagonisti della stagione dei “movimenti”, i soliti insulti da parte della destra trinariciuta, qualche ricordo non demonizzante anche su alcuni media mainstream.
Ci sta. I ricordi di gioventù sono sempre più dolci che non i sentimenti in tempo reale. E l’odio da parte del nemico spinge a mettere da parte le critiche, a suggerire “compattezza” anche quando questa non c’è stata, neanche in pieno conflitto.
Ma onestà intellettuale vuole che il parce sepulto, nel suo caso, non sia applicabile almeno per quanto riguarda le due principali influenze che a Negri vengono riconosciute: quella sul pensiero politico e sulle pratiche politiche “di movimento”.
Perché la sua influenza è stata – sì – decisamente importante, ma altrettanto decisamente negativa.
E mi sembra necessario che quel poco o tanto di nuova mobilitazione antagonista sia perlomeno informata sugli aspetti più critici, in modo da decidere liberamente su come e se farci i conti. Non c’è infatti nulla di meno rivoluzionario dell’accodarsi a una “narrazione” edulcorata, priva di rilievi critici, accomodante… Inevitabilmente fasulla.
- Details
- Hits: 1364
L’Europa, la sinistra e la necessità di pensieri lunghi
di Alfonso Gianni
La discussione che la redazione di Volere la Luna assai opportunamente ci propone concerne la relazione fra l’Europa e la sinistra. Ovviamente questa è oltre modo necessaria, forse persino un po’ tardiva, se si tiene conto che tra il 6 e il 9 giugno 2024 si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo. Tuttavia sarebbe sbagliato e riduttivo prendere l’argomento dal lato elettorale, perché confinerebbe immediatamente la riflessione entro l’ambito angusto delle alleanze da combinare per cercare di scavalcare l’asticella del quorum. Per cui tralascio completamente, almeno per ora, questo aspetto del problema.
È invece indispensabile chiarire che cosa si intenda per sinistra. Non per postulare categorie definitive, ma almeno per capirsi tra noi. Quando penso alla sinistra, nel nostro paese come nel più ampio contesto dell’Unione europea, prendo in considerazione quelle forze politiche che, al di là delle loro denominazioni, si pongono sul terreno di un’alternativa al sistema capitalista o quantomeno mantengono tale prospettiva nel loro bagaglio teorico e programmatico, anche se con gradualità e qualche approssimazione di troppo. Ne consegue che escludo da questo quadro quei partiti o formazioni politiche che quella prospettiva l’hanno abbandonata da un pezzo, evidenziando la loro fuoriuscita da quell’orizzonte anche attraverso il cambiamento di denominazione. Riferirsi al Pd è d’obbligo, quale caso di specie, poiché il suo travagliato percorso, segnalato anche da mutamenti di nome, ha evidenziato certamente una crisi di identità tuttora irrisolta, ma soprattutto la fuoriuscita dalla storia politica del movimento operaio. La definizione di partito socialdemocratico non si presta a precisare la natura di questa forza mancandone molte delle condizioni che storicamente hanno contrassegnato la storia della socialdemocrazia europea, in primo luogo un consistente radicamento tra la classe operaia del rispettivo paese.
- Details
- Hits: 1365
Sulla rivoluzione russa dell’ottobre 1917
di Alain Badiou
Tratto da Alain Badiou, Pietrogrado, Shangai. Le due rivoluzioni del XX secolo, Mimesisa, 2023, Titolo originale: Petrograd, Shanghai, La Fabrique Éditions, 2018. Traduzione italiana di Linda Valle
È sempre impressionante vedere, nel breve tempo di una vita umana, un evento storico invecchiare, consumarsi, raggrinzire e poi morire. Morire, per un evento storico, è quando quasi tutta l’umanità ti dimentica. È quando, invece di illuminare e guidare la vita di una massa di persone, l’evento appare solo nei libri di storia specialistici. L’evento morto giace nella polvere degli archivi.
Ebbene, posso dire che, nella mia vita personale, ho visto la rivoluzione d’ottobre del 1917, se non morire, almeno agonizzare. Mi si dirà: non sei così giovane, dopotutto, e per di più sei nato vent’anni dopo tale rivoluzione. Quindi ha avuto comunque una lunga vita! E del resto, si parla dappertutto del suo centenario.
La mia risposta è questa: quasi ovunque, questo centenario, come il bicentenario della Rivoluzione francese, maschererà e mancherà il senso di questa rivoluzione, il motivo per cui per almeno sessant’anni ha scatenato l’entusiasmo di milioni di persone, dall’Europa all’America Latina, dalla Grecia alla Cina, dal Sudafrica all’Indonesia. E perché, allo stesso tempo e in tutto il mondo, ha terrorizzato e costretto a ritirarsi il piccolo manipolo dei nostri veri padroni, l’oligarchia dei proprietari del capitale.
È vero che per rendere possibile la morte di un evento rivoluzionario nella memoria degli uomini è necessario cambiarne la realtà, renderlo una favola sanguinosa e sinistra. La morte di una rivoluzione si ottiene con una dotta calunnia. Parlarne, organizzarne il centenario, sì! Ma a condizione che ci si sia dati strumenti dotti per concludere: mai più!
- Details
- Hits: 2370
Possono aspettare con calma, mentre Netanyahu si affanna e sbaglia
di Alastair Crooke - strategic-culture.su
Netanyahu è nel bel mezzo di una "campagna". Ma non è una campagna elettorale, perché non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivere alle elezioni
In una piccola stanza poco illuminata di Gaza, era stato possibile distinguere prima la vecchia sedia a rotelle da museo e poi la figura accartocciata e avvolta in una coperta del paraplegico che la occupava. All’improvviso, dalla sedia a rotelle era arrivato uno stridio acuto; l’apparecchio acustico del suo occupante era impazzito e avrebbe continuato a strillare a intervalli regolari per tutta la durata della mia visita. Mi ero chiesto quanto potesse sentire l’occupante della sedia, con un apparecchio acustico così mal regolato.
Durante la discussione, mi ero reso conto che, disabile o meno, il suo stato mentale era più affilato di una lama. Era duro come il ferro, aveva un ottimo senso dell’umorismo e i suoi occhi brillavano in continuazione. Chiaramente si stava divertendo, tranne quando lottava con i fischi e gli strilli del suo apparecchio acustico. Com’era possibile che un tale carisma fosse racchiuso in una figura così esile?
Quest’uomo sulla sedia a rotelle e con l’auricolare sgangherato – lo sceicco Ahmad Yasin – era il fondatore di Hamas.
E ciò che mi aveva detto quella mattina è arrivato a sconvolgere il mondo islamico di oggi.
Mi aveva detto: “Hamas non è un movimento islamico. È un movimento di liberazione e chiunque, sia esso cristiano o buddista – persino io [Alastair Crooke] – avrebbe potuto farvi parte. Siamo tutti benvenuti”.
Perché questa semplice formula è così significativa e collegata agli eventi di oggi?
L’ethos di Gaza, a quel tempo (2000-2002), era prevalentemente quello dell’Islamismo ideologico. La Fratellanza Musulmana egiziana era profondamente radicata.
- Details
- Hits: 1064
La violenza di genere nel vortice della crisi e il j’accuse di Elena Cecchettin
di Alessio Galluppi
In molti si sono domandati perché il femminicidio di Giulia Cecchettin abbia trovato maggiore eco rispetto agli altri che si moltiplicano con aumentata frequenza in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, in India, Cina e in America Latina. La differenza risiede che in questo caso la crisi generale di un modo di produzione che si ripercuote nella sfera della riproduzione sociale e nel rapporto di specie ha trovato nella persona e nella voce di Elena Cecchettin il riflesso agente dell’impersonalità delle contraddizioni che vengono a maturare con la crisi e che si ripercuotono nella sfera della riproduzione sociale. In sostanza la vicenda è divenuta la punta dell’iceberg di una crisi più generale che sta solcando nel profondo anche la relazione di genere per come essa è stata determinata da un movimento storico causato da necessità impersonali.
Così, Giulia Cecchettin è divenuta icona vittima della violenza sulla donna nella marea umana rabbiosa e commovente nel vento di tramontana della manifestazione di Roma del 25 novembre, una marea composita di giovani ragazze, donne di diverse età e di alcuni giovani ragazzi. Una “icona” che viene usata anche in modo strumentale e ruffiano da altre parti sociali per far precipitare nel dimenticatoio generale il j’accuse della sorella Elena.
Il j’accuse di Elena Cecchettin, aggredendo i nodi generali della questione che il femminicidio sottende, ha suscitato una immediata reazione contraria da parte di quella pancia sociale diffusa e sensibile ai valori di famiglia, di servizio alla procreazione della vita e della proprietà privata dei figli. Ma ha anche ricevuto quella solidarietà paternalistica da parte del pensiero dell’establishment liberale e del centro sinistra, che nel tentativo di conciliare gli interessi generali del capitalismo italiano alle prese con una inarrestabile crisi di natalità e quelli più generali delle donne, ridotti a diritti per sole poche, equiparati alle istanze più corporative che la stessa crisi del rapporto sociale della famiglia e della decrescita della popolazione stanno determinando.
- Details
- Hits: 914
Poetica dell’essere vero: metafisica dei costumi
di Toni Negri
Toni Negri è stato tante cose. Tra queste – tra l’operaismo e la militanza politica – è stato, forse in maniera più silenziosa, un lucidissimo studioso di Leopardi. Su Scenari, vogliamo ricordarlo con un estratto di Lenta Ginestra*. Saggio sull’ontologia di Giacomo Leopardi, opera monumentale che ha aperto nuove prospettive sull’intero corpus leopardiano.
“Non cerco altro più fuorché il vero, che ho già tanto odiato e detestato. Mi compiaccio di sempre meglio scoprire e toccar con mano la miseria degli uomini e delle cose, e d’inorridire freddamente, speculando quest’arcano infelice e terribile della vita dell’universo” [1]. È questo un programma filosofico? Taluno ha insistito a dismisura su questo e analoghi passi leopardiani. Una volta, Leopardi e Schopenhauer, era lo stereotipo che si usava per liquidare la portata sovversiva della critica leopardiana [2]. Ora la moda è cambiata: Leopardi e Kafka per qualche altro menagramo… [3] Leopardi, ovvero il grande vinto, il pessimismo cosmico, ecc. Nulla di meno vero.
Questo andare di citazione in citazione, scegliendo le più disperate e tirandone conclusioni definitorie, è solo un malvezzo: d’altra parte Schopenhauer e Kafka hanno la loro propria grandezza e non si comprende davvero come possano essere chiusi nella fattispecie leopardiana. Niente in Leopardi c’è della schopenhaueriana fenomenologica progressiva teologia del nulla e tanto meno il gusto, affatto dialettico, della negazione e della devoluzione della realtà nelle figure dell’evanescenza l’uomo “vede, ovunque guardi, la sofferente umanità e la sofferente animalità e un mondo evanescente”, non gli basta più quindi “amare gli altri come se stesso e fare per essi quanto fa per sé; ma sorge in lui un orrore per l’essere di cui è espressione il suo proprio fenomeno, per la sua volontà di vivere, per il nocciolo e l’essenza di quel mondo riconosciuto pieno di dolore”[4]: in Leopardi il reale è sempre fuori discussione e lo sfondo del suo materialismo è irriducibile. Né di Kafka vi sono in Leopardi l’allucinazione, una gnoseologia machiana: “nel mondo di Babele c’è come un’asfissia della parola” – poi quella kafkiana, appunto, fenomenistica analitica della psiche: “una fine apparente causa un dolore reale” [5]; in Leopardi la psiche è continuamente riportata al meccanismo del senso – e si fonda e si ricostruisce materialmente.
- Details
- Hits: 821
Dal prestito alle “tavolette” dei Sumeri (con le equazioni di Dgiangoz)
Cronache marXZiane n. 13
di Giorgio Gattei
1. Sul pianeta Marx (quell’insolito corpo astrale comparso nel cielo della economia politica nel XVIII secolo e studiato da astronomi capaci come Adam Smith, David Ricardo e infine da Karl Marx che gli ha dato il nome) io sono stato trascinato nel 1968 dai marXZiani dell’astronave “la Grundrisse”, che mi hanno letteralmente rapito, e nella mia lunga esplorazione di quel pianeta, che sto raccontando in queste “Cronache marXZiane”, sono alla fine approdato alla terra di Saggio Massimo (del profitto) nella quale non si pagano salari. Ma non è paradossale che non si remuneri il lavoro che pure s’impiega nella produzione delle merci? Niente affatto se si segue l’acuta osservazione del cosmonauta (non astronauta!) Piero Sraffa, che ha visitato personalmente quel pianeta prima di me dandone un resoconto preciso in Viaggio di merce per merce (1960), che il salario va considerato come composto di due parti distinte: un “salario di necessità” e uno “di sovrappiù”, con il primo che è dato esogenamente e deve essere necessariamente pagato per la sopravvivenza dei lavoratori «sulla stessa base del combustibile per le macchine o del foraggio per il bestiame», mentre il secondo partecipa in competizione con il profitto alla spartizione del sovrappiù prodotto attraverso il sistema della contrattazione sindacale tra le parti sociali di capitalisti e lavoratori ed è variabile potendo andare da “tutto il prodotto al lavoro” (come recitava la rivendicazione politica di un tempo) a zero quando la forza del lavoro sia così indebolita (per qualsiasi accidente storico, compreso il maledetto fascismo) da dover lasciare l’intero sovrappiù alla parte avversa. Così in quella estrema periferia del pianeta Marx il fatto che non si paghino salari significa soltanto che non si paga il “salario di sovrappiù”, dato che quello “di necessità” rimane, eccome, dentro ciò che in gergo è chiamata la “matrice della tecnica” ad indicare quali e quanti input, ovvero fattori produttivi compresi quindi i beni-salario “necessari”) servono per produrre ogni output.
- Details
- Hits: 930
Re-inquadrare. Funzione intellettuale, cornice e istigazione (in una società di like e influencer) (Seconda parte)
di Gaspare Nevola
1. Sulla funzione intellettuale critico-provocativa e sulla solida persistenza della cornice acquisita
La funzione intellettuale critico-provocativa, va detto, è fisiologicamente esposta all’insuccesso. Questo tende a condizionare la figura dell’intellettuale che la interpreta, portandolo a interrogarsi su quale senso possa mai avere lasciarsi scivolare nella corrente dei “predicatori nel deserto”. La “cornice”, che la funzione intellettuale intende “provocare” mettendola in discussione, trae la sua tendenza a persistere da una solidità che non deriva da fattori banali[1]. Questo argomento merita un minimo di approfondimento.
Filosofi, psicologi, antropologi e sociologi hanno cercato, da tempo immemore, di spiegare le profonde, buone o comprensibili ragioni del perché gli esseri umani e le società siano inclini ad adagiarsi in schemi di pensiero e pratiche di vita accomodanti e dati-per-scontati, evitando di spezzarli almeno fino a quando tali schemi e pratiche non arrivano a opprimerli o a soffocarli[2]. Per dirla in termini semplici, individui, gruppi e società nel suo complesso vivono (perlopiù) di routine a automatismi. Non potrebbero presumibilmente vivere e sopravvivere se dovessero continuamente inventare, ripensare e pensare ex-novo in che modo fare o vedere una cosa: ciò sarebbe poco sostenibile nella vita quotidiana. Ma altro dovrebbe essere il beruf intellettuale (e che qui interessa).
Come ha efficacemente sintetizzato Etzioni con diretto riferimento alla sfera delle idee, all’interno di una società gli individui conducono la loro vita facendo riferimento a idee e conoscenze “stabili” e sono normalmente poco inclini a consentire a idee e conoscenze “trasformative” di mettere in discussione i presupposti di base e “dati per scontati” su cui sono fondate le loro idee e le loro conoscenze sul mondo, sui molteplici aspetti della vita (di ciascuno e collettiva).
- Details
- Hits: 934
Il regime di destra in costruzione, l’assenza dell’opposizione e il ruolo dei comunisti e delle forze anticapitaliste. Editoriale
di Fosco Giannini*
In uno scenario in cui manca una reale opposizione alle forze reazionarie e neofasciste, in cui destra e “sinistra” hanno la stessa agenda politica imperialista, filoatlantista e neoliberista, i comunisti hanno il compito di costruire il nuovo protagonismo delle masse di sfruttati oggi senza voce e depredati della coscienza politica, restituendo loro la speranza in un futuro di liberazione.
* * * *
Il governo Meloni entra in carica il 22 ottobre 2022 (la marcia su Roma è dell’ottobre 1922, che assonanze!). Quali sono gli elementi essenziali che lo caratterizzano? Parliamo di elementi essenziali, non di quelli fenomenologici, di superficie, come le apparenti discrasie tra Meloni, Salvini, Tajani, ma di quelli che ne determinano la natura politica e ideologica di fondo, che ne evocano la strategia, anche quella indicibile.
Cerchiamo di portare alla luce queste “essenze” del governo Meloni e dell’alleanza di centrodestra, di cui le forze più importanti sono Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, attraverso i principali fatti concreti che si sono concatenati in questa prima fase governativa, i principali “grumi” politico-ideologici che sono apparsi, come pustole in via di crescita sul corpo ripugnante del centrodestra e capaci di svelare la natura strategica di questa alleanza di governo.
Page 93 of 610
Gli articoli più letti degli ultimi tre mesi
Carlo Di Mascio: Diritto penale, carcere e marxismo. Ventuno tesi provvisorie
Carlo Lucchesi: Avete capito dove ci stanno portando?
Carlo Rovelli: Una rapina chiamata libertà
Agata Iacono: Cosa spaventa veramente del rapporto di Francesca Albanese
Barbara Spinelli: La “diplomafia” di Trump: i dazi
Domenico Moro: La prospettiva di default del debito USA e l'imperialismo valutario
Sergio Fontegher Bologna: L’assedio alle scuole, ai nostri cervelli
Giorgio Lonardi: Il Mainstream e l’omeopatia dell’orrore
Il Pungolo Rosso: Una notevole dichiarazione delle Brigate Al-Qassam
comidad: Sono gli israeliani a spiegarci come manipolano Trump
Alessandro Volpi: Cosa non torna nella narrazione sulla forza dell’economia statunitense
Leo Essen: Provaci ancora, Stalin!
Alessio Mannino: Contro la “comunità gentile” di Serra: not war, but social war
L'eterno "Drang nach Osten" europeo
Sonia Savioli: Cos’è rimasto di umano?
Gianni Giovannelli: La NATO in guerra
BankTrack - PAX - Profundo: Obbligazioni di guerra a sostegno di Israele
Alessandro Volpi: Come i dazi di Trump mettono a rischio l’Unione europea
Marco Savelli: Padroni del mondo e servitù volontaria
Emmanuel Todd: «La nuova religione di massa è il culto della guerra»
Fulvio Grimaldi: Siria, gli avvoltoi si scannano sui bocconi
Mario Colonna: Il popolo ucraino batte un colpo. Migliaia in piazza contro Zelensky
Enrico Tomaselli: Sulla situazione in Medio Oriente
Gianandrea Gaiani: Il Piano Marshall si fa a guerra finita
Medea Benjamin: Fermiamo il distopico piano “migliorato” di Israele per i campi di concentramento
Gioacchino Toni: Dell’intelligenza artificiale generativa e del mondo in cui si vuole vivere
Fulvio Grimaldi: Ebrei, sionismo, Israele, antisemitismo… Caro Travaglio
Elena Basile: Maschere e simulacri: la politica al suo grado zero
Emiliano Brancaccio: Il neo imperialismo dell’Unione creditrice
Gli articoli più letti dell'ultimo anno
Carlo Di Mascio: Hegel con Pashukanis. Una lettura marxista-leninista
Giovanna Melia: Stalin e le quattro leggi generali della dialettica
Emmanuel Todd: «Non sono filorusso, ma se l’Ucraina perde la guerra a vincere è l’Europa»
Andrea Del Monaco: Landini contro le due destre descritte da Revelli
Riccardo Paccosi: La sconfitta dell'Occidente di Emmanuel Todd
Andrea Zhok: La violenza nella società contemporanea
Carlo Di Mascio: Il soggetto moderno tra Kant e Sacher-Masoch
Jeffrey D. Sachs: Come Stati Uniti e Israele hanno distrutto la Siria (e lo hanno chiamato "pace")
Jeffrey D. Sachs: La geopolitica della pace. Discorso al Parlamento europeo il 19 febbraio 2025
Salvatore Bravo: "Sul compagno Stalin"
Andrea Zhok: "Amiamo la Guerra"
Alessio Mannino: Il Manifesto di Ventotene è una ca***a pazzesca
Eric Gobetti: La storia calpestata, dalle Foibe in poi
S.C.: Adulti nella stanza. Il vero volto dell’Europa
Yanis Varofakis: Il piano economico generale di Donald Trump
Andrea Zhok: "Io non so come fate a dormire..."
Fabrizio Marchi: Gaza. L’oscena ipocrisia del PD
Massimiliano Ay: Smascherare i sionisti che iniziano a sventolare le bandiere palestinesi!
Guido Salerno Aletta: Italia a marcia indietro
Elena Basile: Nuova lettera a Liliana Segre
Alessandro Mariani: Quorum referendario: e se….?
Michelangelo Severgnini: Le nozze tra Meloni ed Erdogan che non piacciono a (quasi) nessuno
Michelangelo Severgnini: La Libia e le narrazioni fiabesche della stampa italiana
E.Bertinato - F. Mazzoli: Aquiloni nella tempesta
Autori Vari: Sul compagno Stalin
Qui è possibile scaricare l'intero volume in formato PDF
A cura di Aldo Zanchetta: Speranza
Tutti i colori del rosso
Michele Castaldo: Occhi di ghiaccio
Qui la premessa e l'indice del volume
A cura di Daniela Danna: Il nuovo volto del patriarcato
Qui il volume in formato PDF
Luca Busca: La scienza negata
Alessandro Barile: Una disciplinata guerra di posizione
Salvatore Bravo: La contraddizione come problema e la filosofia in Mao Tse-tung
Daniela Danna: Covidismo
Alessandra Ciattini: Sul filo rosso del tempo
Davide Miccione: Quando abbiamo smesso di pensare
Franco Romanò, Paolo Di Marco: La dissoluzione dell'economia politica
Qui una anteprima del libro
Giorgio Monestarolo:Ucraina, Europa, mond
Moreno Biagioni: Se vuoi la pace prepara la pace
Andrea Cozzo: La logica della guerra nella Grecia antica
Qui una recensione di Giovanni Di Benedetto